Formazione Religiosa

Domenica, 02 Maggio 2021 17:01

Il ministero dei vescovi (Dario Vitali) In evidenza

Vota questo articolo
(0 Voti)

Unicamente nella logica dello Spirito è dato comprendere la funzione dei vescovi non come funzione di potere, ma come un vero e proprio servizio, a imitazione di Cristo stesso, il quale «non è venuto per essere servito ma per servire e dare la vita in riscatto per la moltitudine» (Mc 10,45).

La seconda parte del cap. III della Lumen gentium sviluppa, in quattro paragrafi (24-27), il tema del ministero dei vescovi. Nello schema de Ecclesia questa sezione corrispondeva al capitolo IV, che trattava dei vescovi residenziali. Il breve capitolo, inquadrando in tre paragrafi la funzione dei vescovi, sia verso la propria diocesi, sia verso la Chiesa universale, riprendeva questioni già discusse al Vaticano I, soprattutto quella dei diritti dei vescovi, non emersa nella Pastor aeternus, interamente dedicata al primato.

D'altronde, nei vota dei vescovi il tema tornava prepotentemente, e la Commissione teologica lo aveva individuato come uno dei nodi più urgenti che il Concilio avrebbe dovuto sciogliere. Poiché nel testo definitivo la questione del rapporto dei singoli vescovi con la Chiesa universale era inquadrato nella sezione sulla collegialità, contenuta nella prima parte del capitolo, questa seconda parte si dedica esclusivamente alla funzione pastorale, con una introduzione generale che inquadra il ministero dei vescovi (24) e tre paragrafi distintamente dedicati ai tria munera: docendi (25), sanctificandi (26) e regendi (27).

Il n. 24 è dunque un testo di carattere introduttorio. Il testo è costruito in due capoversi: il primo, che fissa la radice sacramentale del ministero episcopale, nella linea della successione apostolica; il secondo, che richiama la dimensione giuridica del medesimo ministero, inquadrando le forme storiche in cui si è realizzata la successione apostolica. Risulta subito evidente che l'enfasi è posta soprattutto sul primo capoverso, quasi che le forme storiche poco potessero aggiungere a un ministero che ha il suo fondamento nella volontà stessa di Cristo. Rispetto allo schema de Ecclesia, che parlava di ministeri, il testo si riferisce al ministero dei vescovi, per indicare riassuntivamente le tre funzioni in cui si articola la funzione dei vescovi. Tuttavia, il testo, insistendo sulla predicazione del Vangelo, sembra circoscrivere tale ministero al solo munus docendi: «I vescovi, quali successori degli apostoli, ricevono (il verbo è al presente: accipiunt) dal Signore, al quale è dato ogni potere in cielo e in terra, la missione di insegnare a tutte le genti e di predicare il Vangelo ad ogni creatura, affinché tutti gli uomini, per mezzo della fede, del battesimo e dell'osservanza dei comandamenti, ottengano la salvezza».

Al contrario, LG 21 elencava espressamente le funzioni: Cristo, «per mezzo del loro esimio ministero, predica la parola di Dio a tutte le genti e continuamente amministra ai credenti i sacramenti della fede; per mezzo della loro paterna cura incorpora nuove membra al suo corpo con una nuova nascita; per mezzo della loro sapienza e prudenza dirige e conduce il popolo della nuova alleanza nel suo pellegrinaggio verso l'eterna beatitudine». Evidentemente la scelta tende a sottolineare il principio della successione apostolica, fondandola nella missione affidata da Gesù agli apostoli, come dimostrano le citazioni (cf Mt 28,18-20; Mc 16,15-16; At26,17ss).

L'insistenza sulla predicazione richiama necessariamente l'azione dello Spirito. L'idea di porre il ministero episcopale sotto l'azione dello Spirito è l'elemento di maggiore novità del paragrafo: «Per compiere tale missione, Cristo Signore promise agli apostoli lo Spirito Santo e il giorno di Pentecoste lo mandò dal cielo, perché con la forza di questo Spirito gli fossero testimoni fino alle estremità della terra, davanti alle nazioni e ai popoli e ai re». Tutta la vita della Chiesa è sotto l'azione dello Spirito, il quale «la guida verso tutta intera la verità, la unifica nella comunione e nel servizio, la provvede e la dirige con diversi doni gerarchici e carismatici, la abbellisce dei suoi frutti» (LG 4). A tale azione non si sottrae «la grazia degli apostoli» (cf LG 7): i pastori della Chiesa, «eletti per pascere il gregge del Signore, sono ministri di Cristo e dispensatori dei misteri di Dio, a cui è stata affidata la testimonianza del Vangelo della grazia di Dio e il glorioso ministero dello Spirito e della giustizia di Dio» (LG 21).

Unicamente nella logica dello Spirito è dato comprendere la funzione dei vescovi non come funzione di potere, ma come un vero e proprio servizio, a imitazione di Cristo stesso, il quale «non è venuto per essere servito ma per servire e dare la vita in riscatto per la moltitudine» (Mc 10,45). Il testo sottolinea che la Scrittura parla significativamente di diakonia o di ministero, dettando un profilo netto a quanti sono chiamati nella Chiesa a servire il popolo di Dio «non come padroni delle persone a voi affidate, ma facendovi modelli del gregge» (1Pt 5,3): «Tra voi però non è cosi; ma chi vuole diventare grande tra voi si farà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti» (Mc 10,43-44).

Dario Vitali

(Vita Pastorale, n. 9, 2014, p. 24)

 

Letto 870 volte Ultima modifica il Martedì, 19 Dicembre 2023 11:24
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

Search