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Giovedì, 17 Dicembre 2020 10:59

Dal ventre del pesce (Giona 2) (Luca Mazzinghi) In evidenza

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La preghiera che Giona rivolge a Dio dal ventre del pesce è particolarmente interessante e merita di essere analizzata con calma. Osserviamo prima di tutto come secondo molti commentatori tale preghiera è stata in realtà aggiunta al libro di Giona in un secondo tempo.

 

Il testo di Giona 2

Ma il Signore provvide che un grosso pesce inghiottisse Giona; Giona restò nel ventre del pesce tre giorni e tre notti. Dal ventre del pesce Giona pregò Signore suo Dio e disse:

«Nella mia angoscia ho invocato il Signore
ed egli mi ha risposto;
dal profondo degli inferi ho gridato
tu hai ascoltato la mia voce.
Mi hai gettato nell'abisso, nel cuore del mare,
e le correnti mi hanno circondato;
tutti i tuoi flutti e le tue onde
sopra di me sono passati.
lo dicevo: "Sono stato scacciato
lontano dai tuoi occhi;
eppure tornerò a guardare il tuo santo tempio".
Le acque mi hanno sommerso fino alla gola,
l'abisso mi ha avvolto,
l'alga si è avvinta al mio capo.
Sono sceso alle radici del monti,
la terra ha chiuso le sue spranghe
dietro a me per sempre.
Ma tu hai fatto risalire dalla fossa la mia vita,
Signore mio Dio.
Quando in me sentivo venir meno la vita,
ho ricordalo il Signore.
La mia preghiera è giunta fino a te,
fino al tuo santo tempio.
QueIli che servono idoli falsi
abbandonano il loro amore.
Ma io con voce di lode
Offrirò a te un sacrificio
e adempierò il voto che ho fatto
la salvezza viene dal Signore».

E il Signore parlò al pesce ed esso rigettò Giona sulla spiaggia.

Il pesce di Giona

Il racconto di Giona ci parla di un «grande pesce», senza però dirci di che animale si tratta; la fantasia degli antichi si è, così, scatenata e si è passati dal pensare a una balena fino al mitico Leviatan di Sal 104,26. Per gli scrittori moderni si va da Giulio Verne sino al pesce che inghiotte il povero Pinocchio, che là ritrova il suo papà Geppetto. E’ molto difficile in realtà risalire alle fonti originali del testo di Giona; c'e chi ha pensato all'influsso di leggende greche o persino indiane che circolavano nel porto di Giaffa all'epoca in cui il libro venne scritto.

L'evidente funzione simbolica del pesce all'interno del racconto ha stimolato sia la tradizione ebraica che quella cristiana. Nel Midrash su Giona il pesce diventa cosi immagine della tomba nella quale simbolicamente Giona è sceso.

Nel Nuovo Testamento i tre giorni nel ventre del pesce diventano uno dei segni privilegiati per indicare il riposo di Gesù nella tomba, nell’attesa della risurrezione; a questo proposito va ricordato l’importante testo di Mt 12,38-42, il «segno di Giona».

Nella lettura patristica il racconto veniva accolto in senso letterale e il riferimento a Cristo è sempre presente; nell'iconografia cristiana antica, le parole di Gesù su Giona renderanno ancora più popolari numerose raffigurazioni artistiche del pesce che inghiotte Giona e chi. rinvia alla morte e risurrezione di Gesù. Un particolare curioso si incontra nell'iconografia tedesca del medioevo: i pulpiti a forma di balena: il predicatore deve, come Giona, passare attraverso le difficoltà se davvero vuole essere efficace nel suo predicare

L'immagine del pesce che inghiotte il povero Giona e senz'altro molto famosa; nel contesto di questa storia il pesce acquista un valore simbolico molto forte. Facendolo inghiottire da un enorme pesce, Dio fa comprendere a Giona che la sua vita non dipende più da lui. Con un vero e proprio atto di violenza Dio mette Giona in una situazione umanamente impossibile: il testo ci parla di tre notti e tre giorni nel ventre del pesce, un periodo dopo il quale non c'e più speranza (cf. Lc 24,21). Il narratore non si perde in dettagli inutili (com'e possibile che un uomo sopravviva tanto in bocca a un pesce?), ma punta a mettere in Luce come ogni via d'uscita appaia realmente sbarrata.

Se all'inizio della sua chiamata Giona si era messo a fuggire, qui le cose sono cambiate: dal ventre del pesce Giona adesso prega. Chi ascolta questa storia ha già compreso che il Signore sta dietro alle vicende del profeta; sarà Dio stesso a comandare al pesce di vomitare Giona sulla terra asciutta (v. 11). Adesso lo sta capendo anche Giona. Eppure, nel momento in cui il pesce inghiotte Giona gli ascoltatori della storia si domandano: che cosa accadrà al profeta? Davvero Signore lo vuole morto?

Osserviamo ancora come nella scena precedente (Gio 1) tutti pregano: prima ciascun marinaio prega il suo Dio (1,5), poi essi giungono a scoprire la presenza del Signore, Dio di Israele (1,14). Giona era l'unico che non pregava e durante la tempesta: adesso, nel cuore del mare e dal ventre del pesce, in una situazione di estrema angoscia, udiamo la sua preghiera. Giona sembrava non volerne sapere di Dio; ed ecco che prega!

La preghiera di Giona (2,3-10)

La preghiera che Giona rivolge a Dio dal ventre del pesce è particolarmente interessante e merita di essere analizzata con calma. Osserviamo prima di tutto come secondo molti commentatori tale preghiera è stata in realtà aggiunta al libro di Giona in un secondo tempo, dal momento che non rispecchia affatto i temi propri del libro. Che la preghiera di Giona possa essere un'aggiunta successiva è plausibile, ma è anche possibile vedere le cose sotto un altro aspetto: non è affatto un caso che la preghiera di Giona esprima preoccupazioni diverse da quelle che ci saremmo aspettati: Giona non prega per il successo della sua missione a Ninive, ma è molto preoccupato per la propria vita.

E’ possibile pensare che il testo di questa preghiera sia originale e che il narratore l'abbia volutamente inserita per mostrarci come Giona non sia ancora realmente cambiato. Se poi volessimo pensare che la preghiera di Giona sia stata aggiunta in un secondo tempo, dobbiamo ammettere che chi lo ha fatto l'ha ben inserita nel contesto della narrazione. Da questo punto di vista, il movimento del salmo posto in bocca a Giona risulta particolarmente interessante: esso si presenta infatti come un lamento, all'inizio, e come un ringraziamento alla fine. Potrebbe cosi trattarsi di un testo liturgico, utilizzato nel culto del tempio per ringraziare Dio dopo uno scampato pericolo, preghiera che il narratore ha rielaborata e riutilizzata per meglio sottolineare la situazione in cui si trova Giona.

Osserviamo ancora come la preghiera si presenti come una collezione di testi salmici; il lettore attento non mancherà di accorgersi che ci troviamo come davanti a un puzzle nel quale ogni frase rinvia a un versetto di qualche salmo già noto; si tratta per lo più di salmi di lamento. Così, da un lato Giona prega utilizzando la tradizione d'Israele; dall'altro, prega in un modo un po' artificiale, limitandosi a mettere insieme formule già scritte; la preghiera di Giona, da questo punto di vista, è sincera e formale insieme.

Un altro aspetto deve essere sottolineato: la preghiera di Giona è in forma di poesia. Il narratore ha compreso un fatto importante: nei momenti di maggior tensione e di sofferenza la narrazione cede il passo alla poesia, con la quale soltanto l'uomo è in grado di esprimere ciò che con la ragione non sarebbe in grado di esprimere affatto. La preghiera in forma di poesia di Giona costituisce così un interludio che ci aiuta a riflettere sulla sorte del profeta, mentre ne ascoltiamo le parole.

Da questo ulteriore punto di vista è facile vedere come la preghiera di Giona metta in luce una dimensione precisa della sua vita: la profondità. Giona si sente gettato nel profondo degli inferi, nell’abisso, nel cure del mare (vv. 3-4), sommerso nell’acqua fino alla gola (v. 6), nelle parti più basse della terra (v. 7). Si sente ormai lontano da ogni possibilità di salvezza e, improvvisamente, si sente sollevato e portato in salvo (vv. 7-8), perchè dalla profondità (cf Sal 130,1) può sempre salire una preghiera che giunga sino al Signore. 

Giona, Dio e gli altri 

C'e ancora un aspetto della preghiera di Giona che deve essere sottolineato: la sua preghiera è interamente centrata su se stesso; al v. 5 è ironico che chi prima cercava di fuggire lontano dalla presenza del Signore, adesso si senta come gettato via lontano da lui!

Al v. 10 Giona promette di offrire sacrifici, evidentemente una volta che sarà uscito dal pesce e ritornato al tempio (cf. v. 8); ma i marinai avevano già prima di lui offerto sacrifici a Dio (cf. 1,16). Notiamo a questo riguardo che la scena dei marinai pagani che offrono sacrifici è realmente eccezionale, perché  nella legislazione mosaica i sacrifici offerti da non israeliti non possono essere accettati (cf. Lv 22,25). I marinai si sono certamente dimostrati migliori di lui.

Nell' unico versetto in cui Giona cita altri uomini, egli critica coloro che servono idoli falsi («nullità», nel testo ebraico). Non c'è nella preghiera di Giona né una parola per Ninive né per i marinai che volevano salvarlo, vengono stigmatizzati proprio nel suddetto versetto; non c'è una sola parola di pentimento nei confronti della fuga da lui fatta di fronte a Dio. Eppure proprio i marinai sono stati coloro che hanno compreso per primi come Dio stava dietro tutta questa vicenda e si sono preoccupati di Giona; se prima erano idolatri, ora non lo sono più. Ci chiediamo allora quanto la preghiera del profeta sia sincera e quanto piuttosto essa esprima il suo egoismo ancora dominante.

In conclusione, la preghiera di Giona ci presenta un profeta dal volto davvero molto umano: è sincero nella sua disperazione, nella sua fede un po' egoista, nella sua preghiera dove solo lui è al centro. Tale preghiera e un disperalo SOS rivolto a un Dio che Giona ancora non comprende e in questo senso  è vera preghiera.

Ci troviamo di fronte a una caratteristica importante della narrativa biblica: i personaggi sono sempre profondamente umani; le loro reazioni non sono sempre quelle che il lettore si aspetta; Giona è capace di sorprenderci.

E infine: la frase finale della preghiera, “la salvezza viene dal Signore", è ambigua; la salvezza di chi? Di Giona? Ma egli si accorgerà ben presto che la salvezza è per tutti, anche per gli abitanti di Ninive.

Luca Mazzinghi

(in Parole di Vita, maggio-giugno 2009)

 

Letto 1290 volte Ultima modifica il Giovedì, 17 Dicembre 2020 11:14
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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