Formazione Religiosa

Domenica, 11 Gennaio 2015 16:19

Dio è con noi! (Mario Bizzotto)

Vota questo articolo
(3 Voti)

Non è pensabile un insulto più empio perpetrato contro Dio quanto infangare il suo nome associandolo a crimini di inaudita ferocia. Chi uccide un uomo, negando così la sua umanità, è come se uccidesse Dio.

Dio è con noi. Sì. Con i sofferenti e crocifissi, mai con i crocifissori. È sempre vicino a chi allevia le sofferenze dei poveri mortali, mai a chi ne aggrava il peso. Questa la lezione del Calvario. Eppure sia le grandi figure della fede sia i grandi criminali hanno agito servendosi dello stesso motto: Dio è con noi. La linea di demarcazione che divide gli uni dagli altri non lascia incertezze. Esiste ed è inequivocabile come inequivocabile è la differenza che divide la vittima dal carnefice. È il Vangelo stesso a suggerirla: dai loro frutti li conoscerete. Sono dunque le opere che dicono il vero, non le dichiarazioni o i ragionamenti. Sono loro che smascherano l'ipocrisia.
Chi aiuta, assiste, cura, protegge sarà sempre diverso da chi rapina, perpetra violenze, sparge sangue, anche se tutto questo viene fatto, purtroppo, in nome di Dio. Basta un po' di buon senso per capirlo. Non è necessaria una particolare educazione e sensibilità morale per distinguere chi porta salvezza da chi rovina, chi dona la vita da chi infligge la morte.

Dio in causa

Come mai anche al criminale viene in mente Dio e lo associa alle sue bassezze? Sarebbe meglio non lo facesse, ma se lo fa, e perché ha i suoi motivi. Se infatti non lo facesse i suoi crimini figurerebbero come puri e semplici crimini e sarebbe costretto mostrarsi per quello che è: malvagio e aberrante. Dio è utile anche al delinquente, gli serve da maschera per nascondere il volto ripugnante dell'odio. Una volta che si appella a Dio può guardarsi allo specchio, senza provare orrore di se stesso.
Albert Camus nel dramma I giusti descrive lo stato d'animo d'un terrorista nella Russia degli zar. È un individuo carico di astio e quando parla esprime sentimenti che gelano il cuore. «Io non amo niente e odio, sì, odio i miei simili [...]. Dove troverei la forza di amare? Mi resta almeno quella di odiare». Il terrorista di Camus odia e ha il coraggio di dirlo. Ma c'è un terrorista che è ancora peggiore. Odia e pretende di contrabbandare i suoi rancori come fossero sentimenti ispirati da Dio. Si sa, l’odio suscita indignazione. È necessario coprirlo e camuffarlo. Come fare? È poi possibile nasconderlo? È l'odio stesso a suggerire lo stratagemma che lo salva dalla vergogna e dal disprezzo: chiamare in causa Dio, ammantare di amore ciò che è la sua negazione.
Bisogna pur salvarsi dalla riprovazione generale se non si vuole essere annoverati tra la schiera dei mostri. Bisogna pur confondere le idee, altrimenti si rischia un disprezzo insopportabile. Niente di meglio che chiamare in causa Dio e proclamare l'innocenza delle proprie intenzioni: Dio è con noi, Dio lo vuole.

Un crimine è sempre un crimine

Non siamo noi a volere sangue, è la causa di Dio a comandarne lo spargimento. Il crimine crea la sua mistica, si traduce in una missione profetica ed è elevato a gesto sacro. Ma il crimine è sempre crimine, qualcosa di ripugnante e lo diventa ancora di più quando si tenta di giustificarlo.
Dio è l'autorità suprema, al di sopra di lui non c'è nessun altro giudice. Se Dio è al nostro fianco, ci si può irridere di ogni ordinamento morale e civile. Una volta che si è guadagnato il suo beneplacito, non ci sono più limiti alla propria azione. Si può far tutto: rapine, omicidi, torture e ogni genere di porcherie. Si è sempre con le spalle al sicuro e con la coscienza tranquilla. La prepotenza, l'arroganza, la sopraffazione, la ferocia vengono riferite ad un disegno superiore.
La storia ripropone di continuo questo inganno. Unisce alla violenza il peccato dell'ipocrisia. Gli assassini vengono tramutati in martiri, gli aguzzini crocifissori in crocifissi. La loro colpa è duplice. La prima li porta a seminare morte e la seconda a legittimarla. Se la prima è mostruosa, la seconda lo è ancora di più. Fare il male denota un animo cattivo, ma volerlo esaltare come gesto altamente morale rasenta una malizia diabolica. Dopo aver ferita la dignità umana dire: Dio è con me! è come dire: io sono Dio! La mia azione è insindacabile.
È questa la tattica adottata dai despoti più spietati, da Nerone a Hitler fino ai mistici del terrore di oggi. Hanno scoperto il modo di commettere usurpazioni e continuare a commetterle. Le loro "mani sono piene di stragi". Ne hanno commesse molte e ogni giorno sono pronti ad aggiungerne altre, convinti d'aver dalla loro parte Dio.

Dio e odio sono inconciliabili

Cosa pensare di questo travisamento che identifica il proprio arbitrio con la volontà di Dio? Dire che è un inganno è poco, ma se proprio si vuole parlare di inganno, bisogna aggiungere che è proprio della peggiore specie. È difficile immaginare qualcosa di più nefando. Soloviev ha parlato del male in termini sacri, chiamandolo l'Anticristo, satana nascosto sotto l'immagine di Dio, Cristo capovolto nel suo contrario. Sarebbe questo il più clamoroso successo che il principe delle tenebre può conseguire. Di più non è possibile. Qui si tocca il fondo dell'iniquità. Si contrabbanda il peggiore dei mali come il migliore dei beni, la menzogna più spudorata come verità sacra. In conclusione ci si sostituisce a Dio. Non è pensabile una peggior forma di ateismo. Non è l'ateismo di chi non conosce o è ostacolato da pregiudizi, è empietà disonesta e maliziosa.
Chi versa sangue e inneggia a Dio, si rende colpevole d'un insulto contro di lui. L'immagine di Dio chiamata in causa per coprire l'odio si capovolge nel suo contrario. Dio è Dio finché dice sì alla vita. La Bibbia chiama Dio amore. A lui è riferita ogni vita e chi la disprezza si pone per ciò stesso contro Dio. La formula già usata nei regimi liberticidi: Dio con noi, si traduce di fatto in un "noi contro Dio".
Un iman ha detto: «La vita del miscredente non è sacra». Un'affermazione che oltre essere un attacco all'uomo è un'offesa a Dio. Chi è poi l'infedele per questo musulmano? È chiunque non accetta il credo di Maometto. Tutte le altre confessioni non sono ammissibili. L'umanità allora si divide in due schieramenti: in credenti e miscredenti o meglio in musulmani e miscredenti.
L'alternativa non è nuova.
Ricorre già in Jaspers, il noto contestatore del nazismo e del comunismo sovietico. Di quest'ultimo ha sintetizzato lo spirito con il motto: o tutti rossi o tutti morti. Questa era la proposta di pace lanciata al mondo e chi come Jaspers non l'accettava, passava come un guerrafondaio.

E chi ha un altro credo religioso?

A costui non viene riconosciuta la dignità di cittadino, o peggio viene contestata la sacralità della sua vita, è un infedele da convertire. Chi rivendica Dio solo per sé e lo nega all'altro non può che nutrire disprezzo nei confronti di quest'ultimo, anzi, dal momento che non è essere sacro, può far di lui quello che vuole. Chi si arroga il diritto d'essere l'unico detentore della verità di Dio e in forza di essa si concede qualunque ingiustizia, non solo fa un cattivo servizio all'uomo ma anche a quel Dio che intende testimoniare.
Anche il cristiano sa che la rivelazione divina arriva al suo vertice e ad una pienezza di verità in Cristo, tuttavia non usa il suo credo condannando gli altri. La sua professione di fede si esplicita attraverso i frutti: la promozione della vita, la salvezza dell'uomo, l'amore a tutti perfino ai nemici. Per il cristiano non ci sono nemici da odiare. Il suo è un amore universale. Il suo è un Dio che si testimonia amando e aiutando chi è nel bisogno e soffre, indipendentemente dal credo o colore o tradizione culturale alla quale appartenga. Anche il cristiano afferma: Dio è con noi. È il saluto che viene fatto nella liturgia: il Signore sia con voi! Sa di portarlo con sé quando lo imita, non dimenticando che il suo Dio fa scendere la pioggia sul campo del giusto e dell'ingiusto e fa splendere la luce del sole sui buoni e sui cattivi. Il Dio cristiano non fa distinzione tra vita del miscredente e del credente. La vita è sempre sacra e inviolabile. È anche un Dio democratico che non nega il rispetto a nessun cittadino contro ogni fanatismo di partito.

Mario Bizzotto

(tratto da Missione Salute, n. 2, 2006, pp. 34-35)

 

Letto 6487 volte Ultima modifica il Domenica, 11 Gennaio 2015 16:31
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

Search