Il fatto di parlare un'altra lingua?
Ma anch'io parlo una lingua diversa dalla sua.
L'avere il colore della pelle diverso dal mio?
Ma il mio colore della pelle è diverso dal suo.
L'appartenere ad una cultura che non è simile alla mia?
Ma anche la mia cultura è diversa dalla sua.
Il fatto di professare una religione che non è la mia?
Ma anch'io professo una religione che non è quella in cui egli si riconosce…
È dunque soltanto una questione di differenti punti di vista?
In realtà, lo straniero,
con il semplice fatto di essere presente,
mi sbatte in faccia una realtà che tendo a dimenticare:
la mia diversità.
La sua elementare presenza comunica
la comprensibile fragilità delle mie certezze.
La sua irriducibile diversità denuncia
l'inammissibile sovrastruttura della mia percezione del mondo e della realtà.
Benvenuto, straniero, che sveli la mia estraneità.
Fausto Ferrari