Formazione Religiosa

Sabato, 02 Luglio 2011 14:43

La liturgia negli itinerari di iniziazione cristiana (Gianfranco Venturi)

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Per introdurre il nostro tema, ci sembra necessario fare anzitutto riferimento a due testi che collocano la liturgia all'interno dell'itinerario dell'iniziazione cristiana come una sua componente.


1. La liturgia è componente dell'itinerario di iniziazione cristiana

Per introdurre il nostro tema, ci sembra necessario fare anzitutto riferimento a due testi che collocano la liturgia all'interno dell'itinerario dell'iniziazione cristiana (= IC) come una sua componente.

Seguendo il decreto conciliare Ad gentes (13-14), il Rito dell'iniziazione cristiana degli adulti al n. 19 parla di quattro vie che concorrono a strutturare l'IC:

Il catecumenato è un periodo di tempo piuttosto lungo, in cui i candidati ricevono un'istruzione pastorale e sono impegnati in un'opportuna disciplina (Cf. Ad gentes 14); in tal modo le disposizioni d'animo, da essi manifestate all'ingresso nel catecumenato, sono portate a maturazione. Questo si ottiene attraverso quattro vie.

1. Un'opportuna catechesi, fatta dai sacerdoti, dai diaconi o dai catechisti e da altri laici, disposta per gradi e presentata integralmente, adattata all'anno liturgico e fondata sulle celebrazioni della Parola, porta i catecumeni non solo a una conveniente conoscenza dei dogmi e dei precetti, ma anche all'intima conoscenza del mistero della salvezza, di cui desiderano l'applicazione a se stessi.

2. Prendendo a poco a poco familiarità con l'esercizio della vita cristiana, aiutati dall'esempio e dall'assistenza dei garanti e dei padrini, anzi dei fedeli di tutta la comunità, i 'catecumeni si abituano a pregare Dio, a testimoniare la fede, a mantenersi sempre nell'attesa del Cristo, a seguire nelle loro opere l'ispirazione divina, a donarsi nell'amore del prossimo fino al rinnegamento di se stessi. Con queste disposizioni «i neoconvertiti iniziano un itinerario spirituale in cui, trovandosi già per la fede in contatto con il mistero della morte e della risurrezione, passano dall'uomo vecchio all'uomo nuovo che in Cristo trova la sua perfezione. Questo passaggio, che implica un progressivo cambiamento di mentalità e di costume, deve manifestarsi nelle sue conseguenze di ordine sociale e svilupparsi progressivamente nel tempo del catecumenato. E poiché il Signore, in cui si ha fede, è segno di contraddizione, non di rado chi si è convertito va incontro a crisi e a distacchi, ma anche a gioie che Dio generosamente concede» (cf. Ad gentes 13).

3. Nel loro itinerario i catecumeni sono aiutati dalla madre chiesa mediante appositi riti liturgici per mezzo dei quali vanno progressivamente purificandosi e sono sostenuti dalla benedizione divina. A loro utilità sono predisposte opportune celebrazioni della parola di Dio, anzi essi già possono insieme accedere con i fedeli alla liturgia della Parola per meglio prepararsi alla futura partecipazione all'eucaristia. Di norma, tuttavia, se non ci siano particolari difficoltà, quando partecipano all'assemblea dei fedeli, devono esser con gentilezza congedati prima dell'inizio della celebrazione eucaristica: devono infatti attendere il battesimo, dal quale saranno inseriti nel popolo sacerdotale, e avranno il diritto di partecipare al nuovo culto di Cristo.

4. Poiché la vita della Chiesa è apostolica, i catecumeni imparino anche a collaborare attivamente all'evangelizzazione e all'edificazione della chiesa con la testimonianza della loro vita e con la professione della loro fede (cf. Ad gentes 14).

La seconda e la quarta di queste che sono state chiamate «vie», nella riflessione successiva sono state sintetizzate in un'unica via o dimensione, per cui, sinteticamente si parla di tre componenti: parola, liturgia e vita. Questo testo è divenuto il punto di riferimento per tutta la successiva riflessione pastorale prospettando che l'IC non può essere ridotta a una sola componente, ma è il risultato del concorso di varie dimensioni; la liturgia vi entra come una componente, anche se non allo stesso modo.

Il secondo documento è tratto da una Nota dell'Ufficio catechistico nazionale sull'accoglienza e l'utilizzazione del catechismo della CEI: Il catechismo per l'iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi. In essa si afferma che «il catechismo dei fanciulli e dei ragazzi ha la sua prima qualifica nel presentarsi come "catechismo per l'iniziazione cristiana"». Delineando questa intenzione si accennava a tre dimensioni costitutive dell'IC di cui una è quella liturgica:

Originalità e tipicità di una catechesi che si richiama all'iniziazione cristiana consistono in un'armoniosa interdipendenza e integrazione tra il momento dell'annuncio e della memoria della fede, quello di una sua esperimentazione e celebrazione nella chiesa e quello del suo esprimersi nella vita dei catechizzandi. L'itinerario di base, che il progetto dell'iniziazione cristiana nel Catechismo dei fanciulli e dei ragazzi di conseguenza promuove, sviluppa un ascolto-accoglienza della Parola, la celebrazione dei sacramenti, la testimonianza di vita. Dalla Parola al sacramento, alla vita nuova: è questa la dinamica profonda dell'esistenza cristiana. La Parola svela progressivamente il disegno di Dio, la celebrazione inserisce nel mistero pasquale di Cristo, la testimonianza rende ragione della propria fede e la esplicita nella missionarietà. Nel catechismo per l'iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi queste tre dimensioni dell'esistenza cristiana si richiamano reciprocamente e trovano la loro migliore espressione nei contenuti e nella pedagogia dell'anno liturgico e nella celebrazione eucaristica nel giorno del Signore.

Più oltre venivano così riassunte queste tre dimensioni:

Per iniziazione cristiana si può intendere il processo globale attraverso il quale si diventa cristiani. Si tratta di un cammino diffuso nel tempo e scandito dall'ascolto della Parola, dalla celebrazione e dalla testimonianza dei discepoli del Signore, attraverso il quale il credente compie un apprendistato globale della vita cristiana e si impegna a una scelta di fede e a vivere come figlio di Dio, ed è assimilato, con il battesimo, la confermazione e l'eucaristia, al mistero pasquale di Cristo nella chiesa.

Appare chiaro che l'IC non si riduce alla sola catechesi o alla sola liturgia; esse ne costituiscono «un» elemento. Si tratta di una novità rispetto a un recente passato, quando il divenire cristiani si riduceva a una buona catechesi.

Per comprendere e valutare il senso della Nota si tenga presente che è stata pubblicata quando il catechismo era già stato redatto e si è sentita la necessità che esso assumesse il carattere di iniziazione; per questo fu chiamato «Catechismo per l'iniziazione cristiana» e la Nota avrebbe avuto il compito di guidarne l'utilizzazione in chiave catecumenale. In realtà, però, il catechismo non ha potuto usufruire di un'impostazione iniziatica perché ciò avrebbe comportato una sua ristrutturazione in modo da dare origine a un reale e autentico itinerario di tipo catecumenale con una compresenza e interdipendenza tra le tre componenti ora citate. Pertanto, il titolo «Catechismo per l'iniziazione cristiana», più che descrivere l'impianto generale del testo, vuole indicare una prospettiva per la sua utilizzazione.

L'avvio della riflessione per un catechismo di tipo veramente catecumenale avviene successivamente con la pubblicazione della Nota del Consiglio permanente della CEI, L'iniziazione cristiana 2. Orientamenti per l'iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi dai 7 ai 14 anni. In essa si riaffermano le tre componenti dell'IC nei termini seguenti:

Ogni itinerario di iniziazione cristiana è un tirocinio di vita cristiana. Esso deve prevedere tutti gli elementi che concorrono all'iniziazione: l'annuncio-ascolto-accoglienza della Parola, l'esercizio della vita cristiana, la celebrazione liturgica e l'inserimento nella comunità cristiana (O2, 30).

Per avviare la costruzione di itinerari di tipo catecumenale in cui entrassero in gioco queste tre componenti, il Servizio nazionale del catecumenato ha elaborato una Guida, proponendo degli esempi in cui è possibile rendersi conto della nuova impostazione che dovrebbe assumere l'incontro di iniziazione cristiana.

Ispirandosi a questo testo è attualmente in atto la sperimentazione e l'elaborazione di sussidi e testi di varia natura, ad opera di singoli o di uffici catechistici diocesani. Non è mio compito prendere in esame quanto si sta pubblicando o verificare come le tre componenti vengano fatte interagire; mi limito solo a delineare il senso e il posto che occupa la liturgia in un itinerario di tipo catecumenale e come si articola all'interno di esso, sempre partendo dalle indicazioni offerte dai documenti ufficiali. Solo avendo chiara la funzione propria della liturgia all'interno di un itinerario iniziatico è possibile mettere in atto un itinerario che potenzi le singole componenti e le faccia interagire in modo corretto, senza trascurarne alcuna.


2. La liturgia componente «fondamentale» dell'itinerario di iniziazione cristiana

Le varie componenti dell'iniziazione cristiana hanno ciascuna una loro funzione, sono tutte necessarie; tuttavia quella liturgica viene detta «fondamentale»:

Componente fondamentale dell'itinerario dell'iniziazione, anche se non prima in ordine cronologico, è quella liturgica, dove emerge chiaramente che l'iniziazione è opera di Dio, che salva l'uomo, suscita e attende la sua collaborazione (O2, 36).

Con il termine «fondamentale» si vuole evidenziare che l'iniziazione cristiana non è un semplice fatto educativo che, servendosi di metodologie pedagogiche, cerca di sviluppare e far maturare la persona nelle sue varie dimensioni. Non è nemmeno un fatto didattico, scolare, culturale, cioè soltanto un itinerario catechistico. Tanto meno è un fatto giuridico, anagrafico, richiesto dalla situazione sociologica cristiana. Non è neanche un semplice fatto rituale, formale, per indicare l'inizio di un'appartenenza a una comunità e l'assunzione di determinati impegni nel suo interno. Non è nemmeno un itinerario per apprendere un sistema morale e determinati tipi di comportamenti personali e religiosi.

Certamente l'iniziazione cristiana è anche questo insieme di realtà, ma ciò che la qualifica è di essere un «mistero» nel senso liturgico del termine, in cui operano Dio, la chiesa e l'iniziato: è il compiersi del mistero pasquale di Cristo sotto forme simboliche diverse e concorrenti. Dicendo che la liturgia è una componente fondamentale si vuole evidenziare che l'attore principale è Dio. Seguendo il Decreto conciliare Ad gentes, l'Introduzione generale al Rito del battesimo dei bambini afferma:

Per mezzo dei sacramenti dell'iniziazione cristiana, gli uomini, uniti con Cristo nella sua morte, nella sua sepoltura e risurrezione, vengono liberati dal potere delle tenebre, ricevono lo Spirito di adozione a figli e celebrano, con tutto il popolo di Dio, il memoriale della morte e risurrezione del Signore .

Nell'Introduzione propria al RICA si ribadisce:

Questi sacramenti... sono l'ultimo grado, compiendo il quale gli eletti, ottenuta la remissione dei peccati, sono aggregati al popolo di Dio, ricevono l'adozione a figli di Dio, sono introdotti dallo Spirito Santo nel tempo del pieno compimento delle promesse e anche pregustano il regno di Dio mediante il sacrificio e il banchetto eucaristico (RICA 27).

Si noti che in questi due testi non a caso i verbi usati sono nella forma passiva: l'IC infatti non è principalmente opera dell'uomo, ma di Dio. Di qui l'importanza della liturgia e la scelta di celebrare ogni momento o tappa di avvicinamento alla celebrazione ultima.

L'accento ora posto sull'aspetto liturgico, cioè su quello oggettivo dell'intervento divino, non deve però far perdere di vista gli altri aspetti; la celebrazione dei tre sacramenti è certamente il punto centrale, ma si esige anche un adeguato apprendistato alla fede e alla vita della comunità alla quale si viene incorporati. Il concilio e il RICA includono perciò nell'iniziazione anche il catecumenato, che rappresenta il primo farsi del sacramento: infatti già nell'ammissione al catecumenato «Dio largisce la sua grazia» (RICA 14).


3. Pluralità di celebrazioni

Proprio perché l'iniziazione è un evento fondamentalmente liturgico, la celebrazione ne accompagna ogni tappa o momento:

La celebrazione non è collocata solo al termine del percorso iniziatico, quale punto culminante costituito dai tre sacramenti dell'iniziazione; essa accompagna tutto l'itinerario, diventando espressione della fede, accoglienza della grazia propria di ogni tappa, adesione progressiva al mistero della salvezza, fonte di catechesi, impegno di carità, preparazione adeguata al passaggio finale (O2, 36).

Il rito è sempre il punto di riferimento, il banco di prova.

Celebrazioni sono previste per il periodo che precede l'entrata nel catecumenato. Il Decreto Ad gentes, afferma: «Coloro che hanno ricevuto da Dio, tramite la chiesa, il dono della fede in Cristo siano ammessi nel corso di cerimonie liturgiche al catecumenato» (n.14); e poi per tutto il periodo del catecumenato fino alla sua conclusione, «i catecumeni siano convenientemente preparati al mistero della salvezza e alla pratica delle norme evangeliche, e mediante dei riti sacri, da celebrare successivamente, siano introdotti nella vita religiosa, liturgica e caritativa del popolo di Dio» (n. 14).

Secondo quest'ultimo dettato conciliare è attraverso la celebrazione liturgica (i riti sacri) che si è introdotti alla vita religiosa e caritativa; di più, anche alla liturgia si è introdotti o iniziati attraverso la celebrazione, per cui si può dire anche che «la liturgia educa alla liturgia». Possiamo distinguere due grandi categorie di celebrazioni: quelle previste dal rito stesso e quelle da esso derivate per adattamento o nuova creazione.

a)   Le celebrazioni previste dal RICA

Per scandire la crescita cristiana del candidato il RICA prevede tre gradi e quattro tempi, tutti segnati da celebrazioni liturgiche appropriate. I tre gradi (ammissione al catecumenato, elezione, celebrazione dei sacramenti) sono le tappe fondamentali dell'intero itinerario e sono costituite dalle celebrazioni più solenni. I singoli tempi (dell'evangelizzazione e del «pre-catecumenato», del catecumenato vero e proprio, della purificazione e dell'illuminazione, della mistagogia) comportano al loro interno tutta una serie di celebrazioni molto significative.

b) Celebrazione da adattare

Tutte le celebrazioni previste dal capitolo I del RICA, con al centro la celebrazione dei sacramenti dell'iniziazione nella notte di Pasqua, sono quelle fondamentali in un itinerario di IC, e sono relative agli adulti che domandano il battesimo. Il RICA stesso, nei capitoli II-V, offre indicazioni per un suo adattamento ad alcune situazioni tipo; nel capitolo VI mette a disposizione una serie di testi eucologici e di pericopi bibliche a cui attingere per le varie celebrazioni.

Partendo dal RICA, la chiesa italiana nelle tre note sull'iniziazione cristiana ha dato indicazioni e operato degli adattamenti per le varie situazioni: per gli adulti, per i ragazzi dai 7 ai 14 anni, per gli adulti che hanno ricevuto solo il battesimo da bambini e portano a compimento la loro iniziazione, oppure riprendono il loro cammino di fede all'interno della comunità ecclesiale. Il Servizio nazionale per il catecumenato ha accompagnato con una Guida la seconda nota; le celebrazioni previste dal capitolo V del RICA vengono adattate, altre ne sono aggiunte e inserite opportunamente nell'itinerario catecumenale. Inoltre, la Guida offre degli esempi di come inserire la celebrazione in ogni incontro.


4. Caratteristiche delle celebrazioni

Le celebrazioni che si fanno nell'iniziazione, pur diverse tra loro, non sono slegate e ciascuna, a modo suo, concorre alla realizzazione dell'itinerario. Prese globalmente possiamo dire che hanno le seguenti caratteristiche:

  • Unitarietà degli elementi che costituiscono l'iniziazione cristiana. Le celebrazioni non sono qualcosa a parte; devono «giocare» con gli altri fattori costitutivi dell'itinerario. Con il RICA la chiesa propone un modello di IC incentrato sulla celebrazione liturgica, facendo però convergere verso di essa sapientemente la progressiva conoscenza del mistero della salvezza, l'impegno di conversione, l'assunzione di un nuovo stile di vita. Con questa scelta si è arrivati a costruire un equilibrio tra elementi oggettivi (primato dell'azione di Dio espresso dalle celebrazioni liturgiche della chiesa) e soggettivi (apporto del singolo, risposta personale all'azione di Dio attualizzata dalla chiesa).
  • Celebrazione e comunità. La scelta della liturgia come momento, unificante di tutta l'iniziazione comporta che la comunità cristiana sia in vario modo sempre presente e partecipe in ogni passaggio e tempo dell'itinerario: essa è il soggetto dell'iniziazione, non solo nel senso che opera l'iniziazione, ma che si pone essa stessa in stato di continua iniziazione.

L'iniziazione dei catecumeni si fa con una certa gradualità in seno alla comunità dei fedeli, i quali, meditando insieme con i catecumeni sull'importanza del mistero pasquale e rinnovando la propria conversione, li incoraggiano col loro esempio a corrispondere più generosamente alla grazia dello Spirito Santo (RICA 4).

Partendo da questo testo la seconda nota della CEI ribadisce che la chiesa, «come vera madre nella cui fede il ragazzo è iniziato, deve saper mettere in atto tutto quanto favorisce l'iniziale chiamata alla salvezza fino al suo compimento». Essa realizza questa sua missione  in particolare attraverso il gruppo:

Il contesto in cui viviamo non porta facilmente i fanciulli e i ragazzi alla fede, né li sostiene nel loro cammino; è necessario quindi creare un ambiente adatto alla loro età, capace di accompagnarli nella loro progressiva crescita nella fede, in un autentico cammino di conversione personale e di adesione a Cristo. Questo è possibile attraverso l'inserimento del fanciullo e del ragazzo in un gruppo «catecumenale», con la presenza di alcuni adulti (catechisti, accompagnatori, padrini), della famiglia e, almeno in alcuni momenti più significativi, della comunità tutta.

  • Partecipazione progressiva alla liturgia della comunità. Il RICA prevede che gli iniziandi partecipino progressivamente alle celebrazioni proprie della comunità cristiana; culmine delle quali è la celebrazione dell'eucaristia. E’ una scelta molto sapiente, che rispetta, da una parte, il necessario tempo per una maturazione nella fede e, dall'altra, non procrastina il relativo inserimento pieno nella comunità di salvezza. Il ragazzo non può entrare subito nella celebrazione della comunità; occorre una certa gradualità. Per questo la Guida suggerisce di partire da celebrazioni in cui non è presente l'intera comunità, ma solo alcuni adulti (genitori e altri). Di più. Non sono solo gli iniziandi che devono adattarsi alle celebrazioni della comunità - vi è anche questo aspetto -, ma è anche la comunità che spesso partecipa a celebrazioni adattate, le quali gradualmente portano alla partecipazione piena dell'eucaristia. In questo modo la comunità viene re-iniziata - in un certo qual modo -alla vita di fede e all'eucaristia. Il Direttorio per le messe dei fanciulli distingue due tipi di celebrazioni: «Messe per gli adulti presenti anche i fanciulli» (c. II) e «Messe per i fanciulli con la partecipazione di alcuni adulti» (c. III).
  • Celebrazioni con al centro la parola di Dio. Le celebrazioni dell'itinerario dell'iniziazione sono costruite attorno alla Parola.

A loro utilità, sono predisposte opportune celebrazioni della parola di Dio, anzi essi già possono insieme accedere con i fedeli alla liturgia della Parola per meglio prepararsi alla futura partecipazione all'eucaristia (RICA 19).

In questo modo il catecumeno riceve una formazione biblica autentica. La Parola che egli avvicina non è più quella di un libro scritto, ma quella viva e attuale, grazie alla presenza del Signore nella comunità che celebra. Interpellato personalmente e attualmente dal Signore, egli è in grado di entrare in un dialogo vivo con lui e fare con lui la strada che lo porta alla salvezza in un atteggiamento di vera sequela di discepolo. Vi è anche un ulteriore aspetto. L'incontro catechistico dovrebbe assumere la forma di una liturgia della Parola:

Il modo migliore per arrivare all'incontro vivo con Cristo e con la chiesa, è quello di far assumere al momento dell'annuncio una certa qual configurazione di liturgia della Parola. [...]. In questo modo il momento dell'annuncio segue una dinamica propria della chiesa antica, quella della «traditio-redditio» (O2, 33).

  • Celebrazioni con riti appropriati ed espressivi. Le celebrazioni proposte non si riducono a elementi verbali (letture, canti...) o a catechesi fatte sotto forma di celebrazione; l'annuncio della salvezza trova il suo compimento nelle molteplici forme rituali utilizzate. I riti hanno la capacità di rendere presenti e fare partecipi a quanto la Parola di salvezza va dispiegando; hanno un valore «simbolico», cioè hanno il potere «mettere insieme», mettere a contatto con l'evento che la Parola attesta presente.
  • Celebrazioni che iniziano al mistero di Cristo nel tempo. Le celebrazioni non sono un susseguirsi catechistico; non adempiono la funzione di scandire un itinerario; sono anche questo, ma esse mirano principalmente a inserire nel mistero di Cristo che la chiesa vive nel tempo; trovano perciò il loro momento culmine nella celebrazione del mistero pasquale e nella partecipazione all'eucaristia. Le celebrazioni sono pertanto inserite nello svolgersi dell'anno liturgico, in stretta relazioni con la celebrazione del giorno del Signore e di tutte le feste. L'anno liturgico fa da sfondo e da ispirazione a tutto l'itinerario dell'iniziazione.
  • Una progressione di celebrazioni che iniziano gradualmente alla preghiera personale. Attraverso l'ascolto della Parola, la partecipazione alle diverse celebrazioni e la testimonianza della comunità il candidato viene iniziato a una solida vita di preghiera, ispirata alla liturgia e alla parola di Dio. La riconsegna del Simbolo della fede e dell'orazione domenicale sono il punto rituale più significativo di una preghiera che manifesta la fede in Dio Padre onnipotente e nel Padre di Gesù e Padre nostro.
  • Una progressione di celebrazioni che abilitano gradualmente alla partecipazione liturgica. Sempre attraverso le diverse celebrazioni avviene l'iniziazione alla liturgia. Esse infatti abilitano gradualmente al celebrare cristiano, introducono ad accogliere la parola di Dio come attuale annuncio di salvezza, a scoprire - proprio grazie alla Parola - il senso e la pregnanza dei riti che si compiono in modo che la partecipazione diventi consapevole e piena.

 

5. Conclusione

Riassumendo possiamo dire che l'IC è un itinerario costituito da tre componenti: Parola, liturgia e vita; la liturgia, in forza della sua identità, ne è una componente «fondamentale». Essa però non vive e agisce da sola; entra nel «gioco» iniziatico insieme alle altre componenti. Dal loro mutuo rapportarsi danno vita al mistero.

Gianfranco Venturi

docente di Teologia sacramentaria presso l'Università pontificia salesiana di Roma

Sommario

 

Facendo riferimento al RICA e ai documenti della CEI sull'iniziazione cristina dei ragazzi, viene messo in evidenza che il diventare cristiani non si riduce alla sola catechesi o alla sola liturgia, ma richiede l'integrazione di tre elementi tutti essenziali: l'ascolto della Parola, la celebrazione liturgica dei sacramenti e la testimonianza della vita. I tre elementi non sono separabili, ma interagiscono nella formazione e nella crescita di fede. D'altra parte, questo processo globale non è un prodotto automatico di mezzi umani, non è principalmente opera dell'uomo, ma è Dio il grande iniziatore. In questo senso l'iniziazione cristiana è un itinerario che avrà termine solo nell'incontro faccia a faccia con il mistero ultimo dell'amore rivelatosi in Gesù Cristo. Mediante una pluralità di celebrazioni, il catecumeno è aiutato gradualmente a conoscere, celebrare e vivere i doni di grazia che Dio continua a elargire nella storia dell'umanità.

 

(da CredereOggi n. 161, pp. 62-73, Edizioni Messaggero Padova).

Si ringrazia la segreteria di CredereOggi per l'autorizzazione alla pubblicazione.

Letto 3282 volte Ultima modifica il Martedì, 26 Marzo 2013 12:24
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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