Preghiamo con i Padri della Chiesa
Ippolito
Probabilmente Ippolito fu di origine greca; visse però quasi sempre a Roma dove fu consacrato prete e dove scrisse la maggior parte delle sue opere.
Origene, avendo avuto l'occasione, durante un breve soggiorno a Roma, di assistere a una serie di istruzioni religiose, profonde nel contenuto ed eleganti nello stile, tenute da Ippolito, lo definì «prete romano e dottore stimatissimo».
Ippolito scrisse opere dogmatiche, apologetiche, scritturistiche, storiche, liturgiche. La più importante di queste ultime - perché ci riporta l'eco della liturgia romana dei primissimi secoli - è la Tradizione apostolica, il più antico Rituale che si conosca. Esso tratta dell'organizzazione della gerarchia, del catecumenato, dell'agape, delle offerte, dell'eucaristia, e contiene molte preghiere della primitiva comunità cristiana.
A causa del suo eccessivo rigorismo, Ippolito si mise in grave conflitto con il papa Callisto I al quale rimproverava la troppa indulgenza verso i peccatori. Divenne antipapa e capo di uno scisma che si protrasse fino a quando, durante la persecuzione di Massimino il Trace, fu deportato in Sardegna col papa san Ponziano. Là si riconciliò con la Chiesa e insieme al vero papa subì il martirio.
Verso l'anno 236-237 papa Fabiano fece trasportare i resti mortali dei due martiri a Roma: papa Ponziano fu sepolto con grande solennità nella cripta papale di san Callisto e Ippolito nel cimitero di via Tiburtina che porta ancora il suo nome.
Preghiera eucaristica
E’, questa, la più antica Preghiera eucaristica che conosciamo. Essa lascia capire che, al tempo d'Ippolito, la Liturgia abbandonò l'improvvisazione per le formule fisse. Prima di lui, come attesta san Giustino nel capitolo 67 della prima Apologia, il vescovo innalzava verso il Cielo preghiere e rendimenti di grazie spontanei, e il popolo rispondeva « Amen ». Ippolito riporta una formula determinata, la quale però non ha nulla di obbligatorio e - come afferma egli stesso - lascia al celebrante il diritto di formularne una sua propria (cfr. Quasten, Patrologia, I, pp. 444-445).
Ti rendiamo grazie, o Dio,
per mezzo del Figlio tuo diletto Gesù Cristo
che, in questi ultimi tempi,
hai mandato a noi come salvatore,
redentore e messaggero della tua volontà.
Egli è il tuo Verbo inseparabile,
per mezzo del quale hai creato tutte le cose
e nel quale hai posto le tue compiacenze.
L'hai mandato dal cielo
nel seno d'una vergine;
concepito nell'utero, si è fatto carne
e si è rivelato come Figlio tuo,
nato dallo Spirito Santo e dalla Vergine.
Egli adempiendo la tua volontà,
acquistandoti un popolo santo,
stese le braccia sulla croce
per liberare dalla sofferenza
coloro che credono in te.
Egli offertosi volontariamente alla passione
per distruggere la morte,
spezzare le catene del diavolo,
calpestare l'inferno, illuminare i giusti,
confermare l'Alleanza
e manifestare la sua risurrezione,
prese del pane
e, dopo aver reso grazie a te, disse:
«Prendete e mangiate, questo è il mio corpo
che viene spezzato per voi ».
Lo stesso fece col calice dicendo:
«Questo è il mio sangue che è sparso per voi.
Quando fate questo, fate la memoria di me».
Ricordando dunque la sua morte
e la sua risurrezione,
ti offriamo il pane e il vino,
rendendoti grazie per averci giudicati degni
di stare davanti a te
e di offrirti il servizio sacerdotale.
E ti chiediamo di mandare il tuo Spirito Santo
sull'offerta della santa Chiesa.
Riunendoli insieme,
concedi a tutti i santi che la ricevono
per venire riempiti dallo Spirito Santo,
di consolidare la fede nella verità,
affinchè ti lodiamo e ti glorifichiamo
per mezzo del Figlio tuo Gesù Cristo,
per mezzo del quale viene
la gloria e l'onore a te, Padre,
al Figlio insieme allo Spirito Santo,
nella santa Chiesa,
ora e per i secoli dei secoli. Amen.
(La Tradition apostolique de saint Hippolyte, a cura di Botte, Münster Westfalen 1963, 12-16)
Per la consacrazione di un vescovo
Alla consacrazione di un vescovo - che allora veniva scelto da tutto il popolo e nella maniera più pubblica possibile - partecipavano il vescovo e il clero dei dintorni insieme a tutta la comunità cristiana. Il clero e i fedeli pregavano in silenzio, i vescovi imponevano le mani sull'eletto e uno di essi pronunziava ad alta voce questa preghiera. (cfr. Quasten, Patrologia, I, pp. 443-444).
Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo,
padre delle misericordie
e Dio di ogni consolazione...
effondi ora la potenza che viene da te,
potenza dello Spirito sovrano
che per mezzo del tuo Figlio diletto,
Gesù Cristo,
hai donato ai santi apostoli,
i quali, in sostituzione del tempio,
edificarono la tua Chiesa perché glorifichi
e canti in eterno il tuo Nome.
O Tu, che conosci i cuori di tutti,
effondi su questo tuo servo
che hai scelto per il santo episcopato,
il dono di esercitare in modo irreprensibile
il tuo sommo sacerdozio
servendo a te giorno e notte;
fa' che possa ininterrottamente
rendere propizio il tuo volto
ed offrirti le oblazioni della tua santa Chiesa;
fa' che,
in base allo spirito del sommo sacerdozio,
abbia il potere di rimettere i peccati
secondo il tuo comandamento,
di distribuire gli uffici secondo il tuo precetto
e di sciogliere anche ogni nodo
secondo il potere che hai dato agli apostoli;
e che possa piacere a te
per la dolcezza e purità del suo cuore,
offrendoti un profumo soave
per mezzo del Figlio tuo
Gesù Cristo Signore nostro
attraverso il quale hai gloria, potenza e onore,
insieme allo Spirito Santo
ora e sempre e per i secoli dei secoli. Amen
(La Tradition apostolique de saint Hippolyte, a cura di Botte, Münster Westfalen 1963, 6-10)
(da Preghiamo con i Padri della Chiesa, 1992. Ed. Paoline. Biografia, p. 210. Preghiera Eucaristica, p 131-132. Per la consacrazione di un vescovo, pp 179-180)