Una teologia declinata al futuro. A Dakar per un'agenda planetaria in prospettiva liberatrice
di Claudia Fanti
DOC-2321. ROMA-ADISTA. Un’agenda planetaria per la teologia – quella, si intende, liberatrice, contestuale, impegnata a lavorare per “un altro mondo possibile” – almeno per i prossimi due anni, fino cioè al prossimo Forum Mondiale di Teologia e Liberazione (Fmtl): è questo l’obiettivo del Seminario di elaborazione teologica previsto nella IV edizione del Fmtl che si svolgerà a Dakar dal 5 all’11 febbraio sempre nel quadro del Forum Sociale Mondiale, ma stavolta direttamente al suo interno (e non più parallelamente, come nelle tre edizioni precedenti; v. Adista n. 2/11). A Dakar, dunque, il Forum Mondiale di Teologia e Liberazione sarà presente, negli stessi giorni del Fsm, con una serie di workshop aperti a tutti, tra cui quello organizzato dall’Associazione Ecumenica dei Teologi/ghe del Terzo Mondo (Asett o Eatwot) sul tema “Religioni e Pace: la visione, la teologia necessaria per rendere possibile un’Alleanza di Civiltà e di Religioni per il Bene Comune dell’Umanità e la Vita sul Pianeta”, di cui Adista ha già pubblicato sul proprio sito (www.adista.it) la traduzione italiana del fascicolo digitale presentato in rete dalla stessa Eatwot per promuovere la partecipazione virtuale al seminario (nonché, sul n. 2/11, la traduzione del documento finale del fascicolo, sul tema “Religioni, pluralismo e Pace”).
Accanto ai worshop, l’agenda del Fmtl prevede però anche uno spazio riservato alla delegazione dei teologi, quello appunto del Seminario di elaborazione teologica, il cui scopo è di individuare le principali sfide della riflessione teologica attuale a partire dai diversi contesti, elaborando un’“agenda” per la teologia a livello planetario.
Le priorità della riflessione teologica
Secondo il teologo José María Vigil, uno degli oratori della sessione su “Il futuro della teologia nella prospettiva della liberazione”, prevista nella mattina del 9 febbraio (insieme a Nathaniel Y. Soede della Costa D’Avorio, Denise Couture del Canada, Kochurani Abraham Karippaparampil dell’India e Jaume Bottey della Spagna), tale agenda planetaria non deve essere intesa come un programma unico e vincolante, ma come “un insieme ampio di priorità tematiche e di proposte operative” che siano patrocinate dal Fmtl, “come suo contributo per far avanzare le nostre teologie al livello planetario nei prossimi (due?) anni”. Nel suo intervento – che Vigil ha già voluto rendere disponibile in cinque lingue (nella pagina web della Commissione Teologica Internazionale dell’Eatwot all’indirizzo http://internationaltheologicalcommission.org e, solo in italiano, anche su Adista) come contributo alla discussione – tali priorità vengono ricondotte a tre dimensioni centrali, a cominciare da quella liberatrice, legata cioè al fondamento stesso della TdL, quel “principio liberazione” che, riconosce Vigil, gode senz’altro di buona salute, ma che obbliga ora le teologie della liberazione a sfidare “con maggiore energia profetica” l’egemonia culturale neoliberista, accompagnando “più da vicino e più efficacemente le iniziative e i movimenti popolari e anche governativi attualmente in resistenza”, con esplicito riferimento, riguardo al caso latinoamericano, all’Alba e al movimento bolivariano. Un aspetto, questo del radicamento nei processi di cambiamento in corso in America Latina (processi oggi in evidente affanno), rispetto a cui la Teologia della Liberazione rivela da tempo un preoccupante ritardo, tutt’altro che colmato dalla precedente edizione del Fmtl, svoltasi a Belém nel 2009.
Quanto alle altre dimensioni a cui si richiama l’agenda teologica planetaria proposta da Vigil, la prima è quella contestuale, basata sull’“irriducibile varietà di luoghi geografici, sociali ed umani in cui ci muoviamo”, mentre la seconda, che il teologo definisce “assiale”, rimanda alla radicale trasformazione culturale – uno “tsunami culturale”, secondo Vigil - che stiamo oggi sperimentando, frutto di “un concorso di forze che non conosciamo né potremmo controllare”. È questa coscienza di “assialità” (dove per assiale si intende proprio una nuova configurazione religiosa e culturale dell’umanità) che il Fmtl è chiamato ad assumere, dando la priorità al compito di accompagnare e favorire tutte le trasformazioni e le rotture che si renderanno necessarie, e che Vigil propone di raggruppare in cinque nuclei paradigmatici: il paradigma di genere, che accompagna le teologie liberatrici dal principio, facendosi presente nei movimenti e nelle teologie femministe; il paradigma pluralista, su cui già da tempo l’Eatwot ha avviato un’approfondita riflessione (basti pensare ai cinque volumi della serie “Per i molti cammini di Dio”); il paradigma ecologico, sul quale già si era soffermato il Fmtl di Belém (evidenziando peraltro una chiara difficoltà ad articolare il discorso ecologico con quello propriamente teologico, non solo per i problemi legati al dialogo con delle scienze - dall’astrofisica alla cosmologia alla fisica quantistica - con cui la teologia non si è mai confrontata, ma anche per l’entità della sfida: il passaggio dall’antropocentrismo - così profondamente radicato nella tradizione giudaico-cristiana - ad una concezione cosmocentrica); il paradigma post-religionale, fondato sulla tesi che le “religioni” - non la dimensione religiosa profonda propria dell’essere umano - non sono che una costruzione umana risalente alla rivoluzione agraria e destinata a venir meno con la scomparsa (già in corso) di questa; infine, il paradigma epistemologico, legato alla scomparsa del mondo di “credenze religiose veicolate da miti assunti come letteralmente certi” in direzione di una religione libera da verità, dottrine, dogmi, morali, istituzionalizzazioni, e ridotta alla sua essenza spirituale.
(da Adista, Documenti n. 6 - 29 Gennaio 2011)