I Sacramentali
1. Considerazioni di principio
Poiché la chiesa ha una struttura fondamentale sacramentale (di incarnazione) e in essa è operante Cristo quale sommo sacerdote della nuova Alleanza, anche il suo complessivo agire salvifico diviene sacramentale, e cioè ha una componente percepibile sensibilmente e una invisibile-divina. I «segni visibili di una grazia invisibile» da essa compiuti consistono però non solo nei sette sacramenti, dei quali nel capitolo VIII si è detto che sono delle azioni fondamentali della chiesa in punti nodali della vita umana. Quando nella chiesa occidentale del sec. XII si cominciò a rilevare nel cosmo dei segni e delle azioni liturgiche visibili i sette sacramenti, li si chiamò sacramenta maiora, e invece i rimanenti sacramenta minora1 . Ancora nello stesso secolo si diede a essi il nome di “sacramentali”(Pietro Lombardo).
Anche i sacramentali sono quindi azioni liturgiche simboliche, «per mezzo dei quali, ad imitazione dei sacramenti, sono significati e, per impetrazione della chiesa, vengono ottenuti effetti soprattutto spirituali» (SC 60). Incontriamo in gran numero tali elementi liturgici simbolici già nell’ambito della celebrazione dei sacramenti (ad es. nel battesimo l’imposizione del segno di croce sulla fronte, la benedizione dell’acqua ecc.), per illustrare il mistero e disporre gli uomini a una ricezione fruttuosa. Anche l’anno liturgico è accompagnato da essi (ad es. la benedizione e la processione delle candele e delle palme, l’imposizione delle ceneri, la lavanda dei piedi e l’adorazione della croce) e trova in essi abbondantemente dei messaggi percepibili e una molteplice comunicazione di salvezza nei tempi e nelle feste del Signore, e in quelle dei santi. Ugualmente ci sono nella vita della parrocchia e nella vita privata dei cristiani e delle loro famiglie numerose benedizioni. Dietro a esse c’è sempre la preghiera della chiesa, che è unita a Cristo e perciò opera efficacemente. La teologia ha espresso questo fatto dicendo che i sacramentali operano ex opere operantis (= orantis) ecclesiae (per opera della chiesa che agisce ( prega). Le cose benedette diventano così segno della presenza di Dio in questo mondo.
2. Il nuovo ordinamento postconciliare
Il Vaticano II cosciente di una carenza nell’ambito dei sacramentali sollecitò una riforma: «Si faccia una revisione dei sacramentali, tenendo presente il principio fondamentale di una cosciente, attiva e facile partecipazione da parte dei fedeli, e considerando anche le necessità dei nostri tempi» (SC 79). All’occorrenza possono essere aggiunti anche nuovi sacramentali. Solo pochi devono essere riservati. L’amministrazione di certi sacramentali deve essere resa possibile anche ai laici (ivi).
Dopo lunga attesa è apparso il Benedizionale romano come parte del Rituale romanum, con il titolo De benedictionibus. Nel decreto di pubblicazione della Congregazione per il culto divino, del 31 maggio 1984, si dice delle celebrazioni contenute nel libro, che esse «come azioni liturgiche.., portano i fedeli a lodare Dio, e li dispongono a conseguire l’effetto precipuo dei sacramenti e a santificare le varie circostanze della vita». Il considerevole volume (540 pagine) s’inizia con delle “premesse generali” e si articola in cinque parti, le quali a loro volta contengono numerose premesse all’inizio della parte e delle singole celebrazioni7.
All’edizione latina ha fatto per così dire da battistrada l’edizione di studio del Benedizionale tedesco del 1978, nel quale erano stati riconosciuti nel loro valore usi e tradizioni locali, gli stessi che dovranno trovare considerazioni nelle future edizioni in lingua parlata.
Alla base del Benedizionale tedesco, che apparve preceduto da una introduzione pastorale di grande qualità, stanno tre principi8, che costituiscono i criteri guida anche dell’edizione latina: a) le benedizioni sono strutturate come celebrazioni comunitarie; b) alla parola di Dio è riconosciuto il posto e il peso dovuto; c) nelle benedizioni di cose la preghiera si riferisce alle persone che usano tali oggetti9.
Le premesse generali dopo aver parlato della benedizione nella storia della salvezza e nella vita della chiesa vengono a trattare degli uffici e ministeri; al riguardo si afferma che anche dei laici battezzati e cresimati, in base al sacerdozio universale e a un particolare incarico, possono compiere certe benedizioni. Determinante per la questione del ministro è il riferimento delle singole benedizioni alla diocesi, alla parrocchia e alla famiglia; così al vescovo sono riservate le benedizioni nelle quali emerge una particolare relazione con la diocesi; il sacerdote, il diacono o un laico incaricato compiono benedizioni attinenti la vita della parrocchia o la vita pubblica del luogo, i genitori benedicono nella famiglia (18).
Quanto alla struttura delle benedizioni si dice che essa comporta due parti principali e cioè la proclamazione della parola di Dio (eventualmente preceduta da una monizione e seguita da una spiegazione o esortazione od omelia), e la lode della bontà di Dio con l’implorazione del suo aiuto (= formula di benedizione, non di rado accompagnata da un segno particolare ed eventualmente preceduta o seguita da un’orazione); la celebrazione è poi di norma incorniciata da brevi riti di apertura e conclusione (20-22). La celebrazione potrà essere adattata, ampliandola o abbreviandola, alla situazione, però la struttura nei suoi elementi principali deve essere mantenuta (23 e 32). Si parla inoltre di segni proposti per la celebrazione: i più usuali sono quelli di estendere, innalzare, congiungere, imporre le mani; il segno di croce; l’aspersione dell’acqua benedetta e l’incensazione.
L’abbondante complesso delle benedizioni si divide in cinque parti: 1. Benedizioni delle persone, 2. Benedizioni di edifici e di attività varie dei fedeli, 3. Benedizioni di oggetti o arredi relativi al culto, 4. Benedizioni di cose varie e di oggetti di devozione, 5. Benedizioni generiche. Al termine del libro si ha un‘appendice di canti di antifone e di altri testi.
3. L’esorcismo
La rivelazione e l’esperienza mostrano che l’uomo in tutti i tempi sa di essere insidiato dalla potenza del male e minacciato nella sua salvezza temporale ed eterna. Gesù stesso ci insegna a pregare: «Liberaci dal male». Nel passato la comprensione della fede partiva dall’idea incontrastata che questo “male” è un essere spirituale-personale, che dalla Bibbia è chiamato Satana (= avversario) o Diavolo (prestito dal greco diébolos = calunniatore). Ultimamente si hanno anche nella teologia cattolica tentativi di vedere nel “male” semplicemente il male impersonale e di considerare il diavolo solo come un’altra parola per indicare il peccato Di orientamento contrario è lo studio presentato e raccomandato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede Fede cristiana e demonologia 11.
Non è possibile qui addentrarsi nelle difficili questioni dell’esistenza, dell‘essenza e delle possibilità d’azione delle potenze demoniache. Senza dubbio - e gli esegeti di tutte le tendenze sono pienamente d’accordo - talune affermazioni del NT risentono dei tempi e della cultura e abbisognano di un attento discernimento. A noi interessano qui quelle preghiere e quelle azioni della chiesa che si trovano nella liturgia come una forma particolare di sacramentale.
L’opinione molto diffusa nella prima era cristiana, per cui tutti i pagani erano sotto il dominio di Satana portò ad accogliere numerosi esorcismi (dal greco exorkìzein = scacciare le potenze cattive) nella celebrazione del catecumenato e, in forma abbreviata, anche nel rito del battesimo dei bambini12. Inoltre ci furono molti esorcismi riguardanti le cose13. Si distinguono esorcismi imprecatori, nei quali si tratta di comandare alle potenze del male con l’invocazione di Dio, e gli esorcismi deprecatori, preghiere per la liberazione dal male.
Il Rituale Romanum del 1614 oltre a certi esorcismi riguardanti le cose conosce anche un esorcismo imprecatorio per coloro che sono considerati sotto il dominio delle potenze del male (ossessi)14. Finora esso poteva essere praticato solo con l’autorizzazione del vescovo. A motivo del pericolo di valutazioni errate e di sbagli15, questo esorcismo è molto discusso e ha bisogno di una sostanziale revisione.
«Si può solo auspicare che l’uso del Rituale Romanum caratterizzato da tali criteri e tali pratiche sia sospeso il più rapidamente possibile e non si ricorra più a esso prima di una riforma approfondita» 16. L’editio typica del Rituale Romanum del 1925 contiene anche un “Esorcismo minore contro Satana e gli angeli decaduti”, che venne pubblicato nel 1890 sotto Leone XIII.
Gli esorcismi ancora presenti nei nuovi rituali del battesimo non hanno più nulla in comune con tali forme imprecatorie. Essi vengono chiamati preghiere per la liberazione, nelle quali il concetto di possessione non è né nominato né appoggiato. I libri liturgici rinnovati hanno anche rinunciato agli esorcismi riguardanti le cose.
Il nuovo CIC stabilisce nel can. 1172 che nessuno può praticare esorcismi su ossessi se non ha ricevuto lo speciale ed espresso permesso dell’Ordinario del luogo 17. Appare incerto se la “Preghiera per la liberazione di una persona sotto il dominio della potenza del male”, in preparazione, sarà accolta nel Rituale Romanum. Sicuramente non ci saranno più esorcismi imprecatori Tutte le preghiere per la liberazione hanno però il loro modello nell‘ultima domanda del Padre nostro: «Liberaci dal male».
Note
- Questa distinzione è usata anche nell’ambito dei sette sacramenti, in quanto battesimo ed eucaristia sono classificati come sacramenta maiora e gli altri come sacramenta minora. Cfr. Y. CONGAR, L’idea di sacramenti maggiori o principali, in Conc. 1(1968)35-47.
- J. BAUMGARTNER, Pastorale Schwerpunkte in de, Segnungspraxis, in ID. (ed.), Gläubiger Umgang mit der Welt, Einsiedeln - Freiburg i. Br. 1976, 110.
- G. LANGGÄRTNER, Die Sakramentalien, Würzburg 1974, 10.
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- Benedizione delle persone (I), di edifici e di attività varie (II), di oggetti e arredi riferiti al culto (III), di cose varie e di oggetti di devozione (IV), generiche (v).
- Sono quelli indicati nelle due lettere della Congregazione per i Sacramenti e il culto divino, del 27 febbraio 1976 e del 21 febbraio 1977; cfr. KACZYNSKI, op. cit. (nota 4), 260.
- Sull’iter del Benedizionale tedesco cfr. H. HOLLERWEGER, Das neue deutsche Eenediktionale, in LJ 30 (1980) 69-89.
- Cfr. ad es. H. HAAG, Abschied vom Teufel, Einsiedeln 1973 [trad. it., Liquidazione del diavolo, Queriniana, Brescia]; In., Teufelsglaube, Tübingen 1974..
- Lo studio, non firmato, apparve su L’Osservatore romano del 4 luglio 1975. Pubblicato anche in Nachkonz. Dok. nr, 52, Trier 1977. Altri lavori: W. KASPER - K. LEHMANN (edd.), Teufel-Dämonen-Besessenbeit. Zur Wirklichkeit des Bösen, Mainz 1978 [trad. it., Diavolo, demoni, possessione. Sulla realtà del male, Queriniana, Brescia]: R. SCHNACKENBURG (ed.), Die Macht des Bösen und der Glaube der Kirche, Düsseldorf 1979.
- Cfr. A. STENZEL, Die Taufe, Innsbruck 1958 [trad. it., Il Battesimo, Paoline, Alba).
- Cfr. E. BARTSCH, op. cit. (nota 6).
- Descrizione con maggiori particolari in R. KACZYNSKI, Der Exorzismus, in HLW VIII, 286-288.
- Cfr. il “caso Klingenberg”. Al riguardo la documentazione di M. ADLER e altri, Tod und Teufel in Klingenberg, Aschaffenburg 1977.
- W. KASPER, Die Lebre der Kirche vom Bösen, in R. ScHNACKENBURG, op. cit. (nota 11), 68-84, qui 82.
- Si veda anche ad es. la prudente presa di posizione del Catechismo tedesco degli adulti, pp. 328 s., che conclude con la frase: «In nessun caso l’esorcismo può essere un surrogato all’impiego della scienza medica».
- Cfr. R. KACZYNSKI, op. cit. (nota 14), 290.