Il Figlio e la Madre
di D. Denis Huerre osb
La Chiesa sempre, soprattutto negli ultimi cento anni, ha riflettuto molto su questo argomento: Dio si è compiaciuto di unire Gesù e Maria in modo così intimo che nessuno può volgersi all'uno e non immediatamente anche all’altra né darsi all’uno e non all’altra né lasciare l’uno senza perdere anche l’altra.
E tutto questo si riassume e si spiega in poche parole: Maria è la Madre di Gesù. Infatti non si può dire: Maria è stata la Madre di Gesù, come si dice di ogni altra creatura umana che vive e muore: ha avuto la tale donna per madre. Ma di Gesù invece che vive e regna nei secoli dei secoli si deve dire: Gesù ha Maria per Madre.
Per capire il concetto è necessario un solo distinguo. Se si vuole indicare che la carne purissima di Gesù ha avuto origine dalla carne purissima di Maria, che il corpo di Gesù è il frutto del grembo di Maria ed è un vero corpo di uomo, si deve dire: Gesù ha avuto Maria per Madre, “è nato dalla Vergine” (Credo).
Ma se si pensa che Gesù dopo la sua Passione e la sua morte, è risorto; che il Cristo siede corpo e anima alla destra del Padre dove vive e intercede per noi “Redentore eterno”(Ebr 9,12); se si comprende che la morte di Gesù è avvenuta e si è compiuta soltanto per noi, per la nostra redenzione, così che Gesù nato Salvatore, morto Salvatore, vive oggi come Salvatore e non è altro che questo: il Salvatore; che la nostra redenzione, perfetta al momento della sua morte è però un tutto unico dall’ Annunciazione fino alla risurrezione nostra dai morti; allora si deve ammettere che Maria rimane oggi, in modo attuaIe la Madre sua. Infatti la missione da Dio a lei offerta, di diventare Madre, e da lei accettata non finirà mai. La sua maternità non avrà mai fine. Non si può forse dire di Maria che è “Madre in eterno”, così come di Gesù, il Verbo incarnato, si dice che è “Sacerdote in eterno”?
Al momento dell’Annunciazione la figlia di Dio diventa la Madre di Dio; ormai si trova in un ordine a parte fra tutte le creature. Inoltre dall‘Annunciazione in poi ogni membro del Corpo di Cristo è in costante dipendenza da entrambi: il Sacerdote e la Madre; è cristiano solo in quanto sotto l’influsso di Gesù e di Maria. Ne derivano quindi obblighi gravi nei riguardi della Vergine Santissima: obblighi anzitutto di riflettere spesso sul carattere unico, a parte, esclusivo della sua maternità; poi l’obbligo di viverne consapevolmente.
Pensarvi. Il carattere unico della maternità di Maria è messo bene in rilievo nell’Evangelo. Fra tutte le donne la Vergine ha avuto il Figlio in condizioni di privilegio. Non solo è e resterà vergine nel corpo fisicamente, ma soprattutto è stata prevenuta, sollecitata da Dio stesso a dare il suo consenso. Le madri non sanno quel che sarà il loro figlio. Più grande di loro, Elisabetta conoscerà la missione di Giovanni Battista quando ancora egli vive nel suo grembo. Maria, più grande di tutte, conosce quella di Gesù già prima che sia concepito. Dio realizza ciò che vuole e s’incarna nella creatura umana da Lui scelta, ma non prima che la Madre sappia tutto del Figlio, globalmente, se non nei particolari, mentre le madri nulla affatto sanno dei loro figli.
La missione di Maria dura sempre: il suo ruolo attuale, cioè libero, amante, spontaneo dura e durerà quanto la redenzione degli uomini compiuta da Gesù, cioè sempre. Maria non cesserà mai di essere la Madre di Colui che ci salva. Semper Virgo (cf inno Ave, maris stella) semper Mater.
Viverne. Se il vincolo che unisce Gesù e Maria è di una tale stabilità che parlando dell’uno e dell’altra - poiché sono due si deve dire Gesù-Maria, come se fossero uno, non si può stupirsi dei progressi sorprendenti per la loro rapidità e soprattutto per la loro continuità che si osservano nei cristiani o nelle cristianità che si occupano di Maria, che a lei si interessano, che le fanno posto, ritraendosi per presentarsi a Dio con lei, in lei, come lei. Tale perfezione di quelli che vivono con la Santissima Vergine appare come una certa agilità di spirito, una grande facilità a percepire il soprannaturale. Tutto dipende dal modo con cui si presentano a Dio. Diciamo anzitutto che si presentano a Dio come Maria nel mistero dell’Annunciazione. Occorrerà aggiungere: si presentano a Dio come chi fa parte di Maria, ex Maria Virgine.
1) Presentarsi a Dio come Maria nell’Annunciazione. Infatti non si può sperare di presentarsi a Dio in un modo qualsiasi. Non è indifferente parlare a Dio come Mosè che trema e si copre il volto, come Abramo che si prostra fino a terra, come Davide o Giobbe imili e poveri dopo il peccato o nella sventura, e parlare a Dio come spesso facciamo noi con orgoglio e sfrontatezza o quanto meno con distrazione. Un solo atteggiamento è perfetto: quello della Vergine visitata da Gabriele. L’atteggiamento di Mosè, di Abramo, di Davide e di tutti i giusti nient’altro è che l’atteggiamento di Maria alla presenza di Dio. Il loro comportamento è il suo, intravisto, preparato. Lo dice Lei stessa prendendosi cura di citare Abramo e i Padri quando canta il Magnificat. In lei Dio realizza la sua promessa perché in lei Dio trova la perfezione della fede e dell’ amore che attendeva da tanto tempo. Questa perfezione si rivela con la pace che la Vergine Maria respira. Turbata per un momento, nella sua purissima umiltà, perché un Angelo le parla - Dio è sempre Dio, a Nazaret come sul Sinai ed è motivò di stupore che possa occuparsi di una debole giovinetta - Maria risponde svelta a Gabriele nel modo più ingenuo, chiaramente, umilmente. Il suo turbamento non proveniva affatto da una coscienza oscurata dal peccato, come era il caso dei patriarchi e dei profeti. Era un turbamento giovanile, di purezza e di amore. Quanto è grande davanti a Dio la piccola santa Vergine Maria, la “serva”! quanto più di ogni cristiano, poiché ha, d’un tratto la stessa statura del Figlio Gesù. Avevamo infatti I‘Angelo di Dio e Maria e, un momento dopo, abbiamo Gesù e Maria. La grazia del Figlio riempie tutta la Madre; con Maria la pace sostanziale appare nel mondo. Noi, davanti a Dio, come Maria…. sarebbe impossibile se non fosse anche la Madre nostra.
2) Presentarci a Dio come figli di Maria. Appena Gesù è concepito lo siamo anche noi, spiritualmente. Anche qui non è indifferente, in queste condizioni, presentarsi a Dio come isolati, indipendenti, o come figli. Il primo caso è falso, irreale. Il secondo è la vocazione di ogni uomo che si ritrova figlio di Eva secondo la carne, figlio di Maria secondo lo spirito e infine, essenzialmente, figlio di Dio. Poiché le due prime filiazioni altro non sono che la terza preparata e realizzata concretamente. Essere figlio di Dio è essere figlio di Eva e figlio di Maria. Figlio di Eva: nessuna creatura umana rifiuta di esserlo perché la cosa si impone a tutti e, talvolta, in un modo anche molto gravoso. Ma quanti si preoccupano di essere figli di Maria? Come stupirsi, allora, di essere così poco figli di Dio? e così lontani dal Cristo? E’ chiaro che vi è un solo modo di trovare Dio: è l’itinerario che Egli stesso ha scelto per noi e che si riassume in due parole: Gesù-Maria.