Formazione Religiosa

Attenzione

JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 85

Venerdì, 08 Gennaio 2010 21:39

“Chi non è con me” o “con noi?” (Gianfranco Ravasi)

Vota questo articolo
(5 Voti)

Bibbia: le domande scomode. Si tratta di due detti di Gesù, che vanno visti e capiti nei contesto. Se estrapolati, perdono la loro verità.

 “Chi non è con me” o “con noi?”

 di Gianfranco Ravasi

 

 Questa volta faremo riferimento a una richiesta specifica che ci viene da un lettore di Bari che punta la sua attenzione su una contraddizione presente nei vangeli, contraddizione che può avere una ridondanza teologica importante. In Marco 9,40 Gesù dice ai suoi discepoli: «Chi non è contro di noi, è per noi». In Matteo 12,30 e in Luca 11,23 Gesù, invece. fa questa dichiarazione: «Chi non è con me, è contro di me». La prima frase sarebbe di evidente taglio “ecumenico”; la seconda, invece, rispecchierebbe un’impostazione di stampo più “integralista”.

La domanda che il lettore pone è abbastanza semplice e scontata: se si suppone come più antica la versione marciana (tra l’altro Marco è una delle fonti primarie degli altri due sinottici), come mai Matteo e Luca hanno alterato quel lòghion (o detto) di Gesù fino al punto di stravolgerne il senso?

In effetti, a prima vista i due detti di Gesù sono diametralmente opposti e si deve optare per l’uno o per l’altro, qualora si voglia ricostruire un’unica frase autentica detta dal Gesù storico. Il nostro lettore, che non è certo digiuno in materia esegetica, sceglie la versione marciana (per altro più “amabile” ai nostri giorni per il suo taglio “ecumenico”) adducendo come argomento di sostegno il dato, ormai pacificamente accolto da tutti, che quello di Marco sia il vangelo più antico e la fonte degli altri due Sinottici, Matteo e Luca.

Rimarrebbe, allora, solo da spiegare il perché dello stravolgimento operato da questi ultimi. La risposta era data già da alcuni studiosi, come ad esempio J. L. Houlden, che consideravano la nuova redazione matteana e lucana di quella frase come espressione di una Chiesa delle origini «gelosa del principio di ortodossia», preoccupata di definire le credenziali del proprio messaggio e il perimetro della sua identità rispetto alla comunità giudaica e a quella pagana.

In realtà, le cose sono un po’ più complesse. E la prima sorpresa la si ha già per la frase dura e antitetica di Matteo-Luca: «Chi non è con me è contro di me»: essa, per ragioni che non possiamo qui allegare, è ritenuta dagli esegeti appartenente alla cosiddetta Fonte Q (dal tedesco Quelle, “fonte”). Si trattava di un antico documento contenente parole, parabole e discorsi di Gesù, documento composto in aramaico e poi tradotto in greco, preesistente ai vangeli canonici e usato da Matteo e Luca come fonte per elaborare il loro scritto (assieme al già esistente vangelo di Marco). Quindi siamo di fronte a un’altra frase antica del Gesù storico e non a una libera rielaborazione della Chiesa delle origini. A questo punto si potrebbe concludere - come fa ad esempio S. Légasse - che «se le due frasi sono attribuite al Gesù storico, si percepiscono due atteggiamenti contradditori», l’uno di apertura e l’altro di chiusura.

D’altronde sappiamo che, ad esempio, l’atteggiamento del Gesù storico nei confronti dei pagani, stando ai vangeli, fu variegato, oscillando talora in un rigetto («lo non sono stato mandato che alle pecore perdute della casa di Israele») ma anche in un’esaltazione (il centurione di Cafarnao o la parabola del buon samaritano).

In quel caso, però, si riusciva a intravedere nettamente e a ricostruire nei vangeli la linea evolutiva positiva. Per quanto riguarda, invece, i due lòghia o detti di Gesù ora in questione, la tensione è forte. Una soluzione a favore della compatibilità dei due detti è, però, possibile, anzi necessaria. Decisivo, infatti, è il contesto che come è ovvio - assegna il genuino significato alle frasi che, se estrapolate da esso, perdono la loro verità e pertinenza.

Ebbene, nel caso prospettato da Marco siamo in presenza della segnalazione a Gesù, da parte dell’apostolo Giovanni, dell’esistenza di un esorcista estraneo alla comunità cristiana, che operava contro il male satanico nel nome di Cristo: «Noi glielo abbiamo vietato perché non era dei nostri», spiega l’apostolo con orgoglio integralistico. E Gesù reagisce proprio con quella frase di grande apertura nei confronti del bene ovunque si manifesti: «Chi non è contro di noi, è per noi» (Mc 9,40), frase che tra l’altro rifletteva un proverbio diffuso (usato anche nel mondo romano, come attesta Cicerone nel Pro Ligario 32).

In Matteo e Luca, invece, il contesto della nuova frase è totalmente diverso. Si tratta, infatti, dello scontro diretto contro il maligno che Gesù compie con vigore e che viene volutamente deformato dai farisei. In questo caso è necessario schierarsi apertamente con chi - come Cristo - ha scelto di combattere il male: «Chi non è con me è contro di me e chi non raccoglie con me, disperde» (si legga Mt 12.24-30). È evidente, a questo punto, che entrambe le frasi sono logiche e non contraddittorie, corrispondenti a finalità e a contesti differenti e divergenti.

 (da Vita Pastorale, settembre 2008)

 

Letto 11933 volte Ultima modifica il Venerdì, 24 Gennaio 2014 17:34
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

Search