Un fenomeno recente dagli imprevedibili sviluppi
Occorre prima di tutto rendersi conto che la comunicazione di massa (in seguito: Cdm) è una realtà molto recente. Definisco Cdm una comunicazione da una sorgente di messaggi (di qualunque tipo) a un'area di riceventi anonimi che sia molto ampia (più o meno oltre il milione di persone). Può essere rivolta a un pubblico generico, può anche esser rivolta a una categoria specifica (un target: un bersaglio) per età, per condizione sociale o culturale, per lingua, ecc.: resta sempre la necessità di un grande numero, per motivi che vedremo fra poco.
Si tratta di una realtà nuova, che ancora dobbiamo comprendere e i cui possibili sviluppi sono a tutt'oggi difficilmente prevedibili. Ricordiamo che fino agli ami '30 l'unica possibilità tecnica per la Cdm era la stampa: ma la diffusione era minima. I giornali erano destinati a chi era in grado di leggerli (e capirli), e era disposto a pagare per leggerli; i libri erano destinati a un pubblico ristrettissimo. La grande maggioranza degli italiani era contadina; molte scuole elementari di campagna erano pluriclasse (nella mia parrocchia fino al 1963), e raramente consentivano una sufficiente istruzione primaria.
Negli anni '30 la radio comincia a diffondersi anche fra i non ricchi (e vanno ricordati anche i notiziari visivi proiettati nei cinema: in Italia i cosiddetti film-luce). Qui la storia europea si differenzia da quella nord-americana, come vedremo in seguito. Nasce la prima vera Cdm, privata in Usa, pubblica in Europa. Essa è in Europa strumento fondamentale dei governi dittatoriali europei (Italia, Germania, Urss, Spagna).
Negli anni '40-'50 nasce la televisione. Ma radio e Tv sono ancora oggetti ingombranti e costosi. Il vero salto di qualità si ha con la rivoluzione del silicio (i transistor, anni '60). Costo, dimensioni, potenza ricettiva rendono radio e Tv disponibili anche ai poveri (da non sotto-valutare l'importanza dell'autoradio). Solo a questo punto si può parlare propriamente di Cdm nel senso sopra definito. Si aggiungerà presto un nuovo elemento: il satellite. Nato per scopi militari, consente ormai collegamenti diretti fra ogni parte del globo: la Cnn nel 1994 aveva già satelliti coprenti ogni area abitata del pianeta. E nasce anche il cavo a fibre ottiche, capace di trasmettere contemporaneamente e senza disturbi un grande numero di segnali di ogni genere, sia audio che video (ciò dipende dalla digitalizzazione in atto di ogni tipo di segnale). Oggi si tende a fare la città cablata - come a Siena - in cui il cavo telefonico serva da supporto per ogni genere di segnale, abolendo così la selva di antenne dai tetti delle case. Questo oggi riveste grande importanza per il miglioramento e la diffusione di internet. Mi è qui impossibile entrare nei dettagli tecnici.
L'importante è comprendere due cose: 1) ricevere trasmissioni di ogni genere e da tutta la terra oggi è possibile a bassissimo costo per chiunque, in e da ogni parte della terra; 2) le spese di produzione e le apparecchiature che generano tale possibilità hanno costi altissimi. E qui acquista rilievo la tradizione Usa, in cui i trasmittenti sono quasi esclusivamente imprese private. In Europa, radio e Tv erano quasi esclusivamente pubbliche, con poche eccezioni; ma negli ultimi 20 anni il privato si è affiancato al pubblico e sta ormai prevalendo su di esso. E vi è una precisa ragione.
Quasi tutti i film di grande richiamo sono prodotti da privati, così come i tanti serials: l'ente pubblico deve comprarne i diritti (che non sempre sono concessi, per riservarli al privato). Tutte le grandi agenzie di pubblicità sono private, e la pubblicità può esser concessa o negata esclusivamente nell'interesse dell'agenzia: in genere la pubblicità si concede in orari convenienti e per trasmissioni di grande richiamo. La proprietà o l'accesso a satelliti costa molto, e gran parte delle grandi reti di trasmissione sono private. Il pubblico nella Cdm è perciò sempre condizionato o ricattato dal privato.
Gli enormi costi di produzione e di trasmissione (di rete) richiedono investimenti colossali, tanto che - a partire dal 1995 con la fusione di Walt Disney e Abc (la maggior rete Tv degli Usa) – imprese che producono qualunque materiale da trasmettere e imprese che possiedono le reti di trasmissione si stanno fondendo, sia per coordinare le rispettive esigenze sia per ridurre gran parte dei costi. Ma da pochi anni, accanto a produzione e rete, è apparso un altro componente sulla scena finanziaria: il produttore e detentore delle alte tecnologie necessarie (per es., Sony, Intel e altri per sistemi di memoria e microprocessori vari, e altri colossi già padroni di tecnologie militari per i satelliti, come Raytheon). Dato che il mondo della Cdm offre forti profitti, sono entrate in scena altre potenze finanziarie del tutto indipendenti dal sistema della Cdm. Così, per es., la General Eletric si è comprata di peso la Nbc, la seconda grande rete americana; e il connubio si è esteso e va sempre più estendendosi alle potenze finanziarie della carta stampata e dei Cd come la potentissima Bertelsmann. La tecnologia usata nella Cdm potrebbe ovviamente essere un formidabile strumento di apertura fra culture, lingue, mentalità diverse: uno strumento di arricchimento umano per tutta la famiglia umana. Già non avviene, e non può purtroppo avvenire in tempi ragionevoli.
L'informazione: dal criterio vero-falso al criterio di efficienza
Occorre qui una premessa sul concetto di informazione: nella sua forma più generica l'informazione è passaggio di messaggi fra trasmittente e ricevente, qualunque essi siano. Nei campi tecnico (automazione robotizzazione, elaborazione di microprocessori) e biologico (Rna messenger, proteine, volo delle api) l'informazione è mirata a modificare (o anche mantenere) lo stato iniziale del ricevente. Mentre sto scrivendo quest'articolo ogni tasto che uso è un'informazione inviata al computer per modificarne lo stato precedente o per mantenerlo (operazione salva modifiche): sul video mi appare la modificazione avvenuta. Il Dna invia informazioni che si diffondono tramite l'Rna alle varie cellule (comprese le mutazioni). Gli esempi si possono moltiplicare a piacere.
Noi siamo abituati dall’inizio della nostra specie a considerare l'informazione tra esseri umani come qualcosa di radicalmente diverso: la sua finalità è essenzialmente far sapere. Questo può voler dire molte cose: dare una notizia, comunicare uno stato d’animo, convincere argomentativamente o coinvolgere emozionalmente. In queste comunicazioni l’elemento etico determinante è la verità-falsità del messaggio: in forme diverse, sia la notizia sia l'argomentazione sia l'emozione comunicata (il mondo dell'arte) chiede di essere condivisa e deve essere sincera. Menzogna e ipocrisia sono lo stesso male morale. Nella comunicazione, in una seria visione teologica, l'essere umano si offre sempre all'altro sia pure in forme diverse e con diverso grado di intensità; e anche in una visione filosofico-umanistica il criterio vero-falso è essenziale, sia per il rispetto dovuto all'altro, sia per la possibilità di Convivenza (non si ha convivenza senza un livello medio di affidabilità).
Nella Cdm odierna il concetto stesso d'informazione è quello tecnologico: cambiare lo stato iniziale del ricevente. Ormai la stessa potenza dei media richiede enormi investimenti che esigono un ritorno. Nessun privato investe in perdita. Occorre dunque avere il coraggio di riconoscere una verità che è del resto sotto gli occhi di tutti, ma molti hanno occhi e non vedono. Oggi la Cdm è solo un affare a fini di lucro (o di potere politico, che è quasi sempre condizione di maggior lucro: i nuovi esecutivi in Italia e in Usa mi sembrano un chiaro esempio). Qui trova la sua importanza il criterio dei grandi numeri: l'essere umano non reagisce automaticamente come una macchina o una proteina. Solo con un alto numero di riceventi si può ottenere una percentuale statisticamente probante di quanti rispondano positivamente al cambio di stato: ecco l'importanza fondamentale, per tutto il sistema, degli indici di ascolto e degli indici di gradimento. Nella Cdm il criterio vero-falso non ha alcun senso é radicalmente sostituito dal criterio dell'efficienza.
Questo è vero in ogni caso e in ogni settore della Cdm. Notiziari, réclames, intrattenimento vario e anche film, tutto sottostà, direttamente o indirettamente, alla medesima logica. Il ritorno finanziario si ha prima di tutto attraverso la pubblicità, e questo penso sia ovvio. Meno ovvio è il fatto che le grandi agenzie pubblicitarie che gestiscono il budget pubblicitario delle imprese clienti sono finanziaria-mente molto potenti, spesso più dei loro clienti, e spesso sono anche finanziariamente collegate in vari modi (partecipazioni azionarie) con i blocchi produttore-trasmittente, così da poter dettare programmazione, orari e quant'altro sia funzionale ai loro fini e sia di danno per produttori-trasmittenti concorrenti, che si vedono così rifiutate pubblicità appetibili.
Dominio del grande capitale privato e funzionale al medesimo: quali conseguenze
Ma il controllo privato della Cdm, a puro fine di lucro o di potere, è in sostanza un meccanismo oppressivo e disumanizzante. Esso genera la mentalità consumistica, induce bisogni inesistenti, induce - ed è la cosa più importante - modelli di vita buona in larghe fasce della popolazione mondiale. Si noti che gran parte della Cdm è originata o controllata dalle potenze finanziarie del Nord: è una comunicazione unidirezionale. Noi vediamo qualche film o ascoltiamo qualche musica iraniana o indiana o africana solo come curiosità esotica (e in genere in orari notturni o di scarso ascolto), mentre tutto il pianeta è invaso dai film di Hollywood o dalla musica rock (o simili). In molti paesi poveri o molto vasti non esistono infrastrutture (ripetitori), salvo che nelle ristrette aree delle grandi città: si vede la Tv solo con l'antenna parabolica e il satellite. Recentemente mi trovavo in un'area sperduta del Sud Est asiatico: nel modesto alberghetto per turisti c'era la Tv e l'elenco dei canali disponibili, ma l'unico canale era la Cnn che alternava pariteticamente brevi notiziari proposti con l'ottica politico-economica Usa a serie di pubblicità tutte centrate sulla desiderabilità dell'american way of life. E quanti film di serie B infestano il mondo intero o mostrando la desiderabilità di armi sofisticate e come eroe positivo il top gun, o presentando come eroe positivo il giustiziere solitario (Clint Eastwood o Chuck Norris o Arnold Schwarzenegger o altri), o presentando come normale una società in cui il possesso e l'uso di armi personali sia segno di distinzione, una società in cui uno senza la pistola si senta praticamente nudo (come in realtà avviene in gran parte degli Usa), in cui la parola d'ordine sia first shoot, then ask questions.
Si deve onestamente riconoscere che la grande forza della democrazia americana è proprio nella relativa indipendenza di taluni grandi quotidiani, come Washington Post, New York Times, International Herald Tribune, e di coraggiosi produttori e registi cine -TV: si pensi a Platoon o a Apocalypse Now. Ma in Usa i grandi quotidiani sono letti solo da una ristretta élite: sono praticamente ignorati nella provincia, e anche nelle grandi città è difficile trovarli nelle edicole fuori dal centro: coraggiosi registi si vedono tagliare o modificare il film per ordine del produttore; altrettanto coraggiosi produttori indipendenti vedono boicottati i loro film dai distributori.
Mi sembra che - al di là di questi ovvi esempi - i temi centrali siano sostanzialmente due: il consumo a tutti i costi con la relativa induzione dei bisogni e l'affermazione di sé sugli altri, qualunque sia il costo che gli altri debbano pagare. E questi sono appunto i cardini di un liberismo economico e sociale mondiale, del tutto funzionale agli interessi privati delle grandi potenze finanziarie. È dunque in atto una vasta operazione di omologazione culturale, di distruzione di culture (compresa la cultura sociale europea), di una subdola ma efficace imposizione di un modello di vita buona. Lo stesso fecero, per ignobili fini politici, Mussolini e Hitler col monopolio statale della radio e dei giornali: mezzi assai poveri rispetto a quelli attuali, infinitamente più potenti, più subdoli e operanti su scala planetaria.
Occorre convincerci che oggi tutto quello che la Cdm ci offre non è né vero né buono: è semplicemente funzionale (efficiente) ai fini di potere privato di enormi centrali finanziarie. Anche un'informazione vera è quasi sempre falsata o falsa. Può essere falsata attraverso la selezione del filtro sulle informazioni da passare o da tacere, oppure attraverso la modulazione del contesto (tono di voce, immagini, colori, manipolazione di interviste di cui io stesso due volte sono stato vittima, ecc). Può essere falsa, anche se contenutisticamente vera, perché ti è data non per fati sapere la verità, ma perché funzionale alla finalità del trasmittente: ti è data per farti reagire nel modo voluto.
Alcuni anni or sono, con l'introduzione di internet, molti - e anche io - vedevamo una nuova possibilità nella capacità interattiva della www: è invece successo che tutti i portali di accesso sono passati nelle mani di finanziarie nuove (quasi sempre controllate da quelle già esistenti). Le grandi possibilità pubblicitarie, di suggestione all'acquisto, di filtro, di intermediazione finanziaria, di mercificazione del sesso in forma discreta e molto altro ancora hanno creato un mercato azionario nuovo estremamente vivace: le vicende dei listini tecnologici sono di grande importanza per le borse di tutto il mondo. Nessuno può ignorare almeno questo: è una realtà presente tutti i giorni sui giornali, che dovrebbe far crollare ogni scetticismo sul mio triste discorso di questo articolo. E la recente fusione fra Aol (America on line) e la Time-Warner, i due maggiori colossi dei portali www il primo e della Cdm tradizionale (cinema, Tv, stampa) il secondo, è la dimostrazione della dura realtà con cui l'annuncio morale cristiano - individuale e sociale - deve fare i conti. Resta aperto, e per ora non risolvibile, il problema di se e come la Chiesa possa far passare l'annuncio evangelico attraverso questi canali.
Enrico Chiavacci
(pubblicato in Rivista di Teologia Morale, 2001, n. 131, pp. 327-332)