All'origine della vita umana vi è sempre un incontro fra ovulo e spermatozoo. L'ovulo fecondato presenta un DNA nuovo: è una combinazione degli elementi dei DNA contenuti nell'ovulo e nello spermatozoo, ma è combinazione nuova e imprevedibile. Siamo così di fronte a un programma di vita umana nuovo che sarà presente in tutte le cellule della nuova creatura. Per il credente siamo di fronte a un progetto di Dio per un nuovo essere umano.
Qui occorrono due avvertenze, che possono avere grande importanza nella riflessione morale.
Prima avvertenza: il nuovo patrimonio genetico è contenuto nel nucleo della cellula fecondata. Oggi è possibile, nella fecondazione in provetta (IVF: In Vitro Fertilization: questa è oggi la sigla internazionale), aspirare il nucleo primigenio e inserire al suo posto altro nucleo tratto da una cellula di altro vivente: in tal modo il nuovo essere vivente avrà lo stesso DNA di quest'ultimo, ne sarà un clone. La donazione è già praticata su animali, per ottenere esemplari perfettamente (o quasi) identici al modello desiderato e identici fra di loro. E questo già pone problemi tecnici e morali seri. Ma più gravi sono i problemi morali quando si pensi di donare esseri umani. Tali problemi verranno discussi in seguito.
Seconda avvertenza: vi sono studi miranti ad accertare se il riprodursi della cellula dell'ovocita sia dovuto esclusivamente all'incontro e alla fusione con lo spermatozoo, oppure se quest'ultimo possa essere sostituito da altra stimolazione che lasci inalterato il DNA dell'ovocita. Ne conseguirebbe un prodotto identico a quello della cellula attivata. Si tratta di ipotesi estremamente remote sia sul piano scientifico che su quello dell'applicazione pratica: se però dovessero trovare una qualche validazione, allora nascerebbe un nuovo e gravissimo problema morale e sociale.
Intermediazione medica
I recenti sviluppi della ricerca medica - tutti praticamente nella seconda metà del nostro secolo - offrono oggi sia la possibilità di facilitare o anche pilotare la fecondazione (fecondazione assistita), sia la possibilità di evitare che un rapporto sessuale dia luogo a fecondazione o allo sviluppo della vita embrionale (fecondazione impedita). Si tratta di possibilità e di modalità di intervento che hanno dato luogo ad accesi dibattiti e a interventi magisteriali della Chiesa (non definitori) non ritenuti del tutto convincenti anche da seri teologi. Discutiamo qui il problema morale della fecondazione assistita.
Fra le molte possibilità di facilitare la fecondazione, ve ne sono due che pongono problemi morali gravissimi: problemi riguardanti la liceità dell'atto in se stesso e problemi riguardanti le conseguenze sociali che sono ad esso collegate. Si tratta dell'inseminazione artificiale (che abbreviamo qui con IA) e della fecondazione in provetta con successivo trasferimento dell'embrione nell'utero (in Italia Fivet-Fecondazione In Vitro con Embryo Transfer, ma nel comune uso internazionale IVF).
Caratteristiche comuni a IA e IVF sono:
1 - l'incontro fra gameti non avviene come naturale conseguenza di un rapporto sessuale, ma tramite una procedura di carattere medico;
2 - il seme maschile (nell'IA) o anche l'ovulo (nella IVF) possono provenire da persone estranee alla coppia che desidera il figlio.
Al di fuori di un rapporto sessuale
La procreazione è disgiunta da un singolo rapporto sessuale, e può derivare sia da gameti della coppia (omologa) sia da un gamete di un donatore terzo (eterologa).
La prima caratteristica pone un problema identico per l'IA come per l'IVF: la procreazione al di fuori da un preciso rapporto sessuale è moralmente accettabile? Si tratta di un problema concettualmente indipendente dalla circostanza che la fecondazione sia omologa o eterologa. Naturalmente tale circostanza pone problemi morali diversi, ma il problema di fondo resta un problema previo e pregiudiziale rispetto a ogni ulteriore specificazione (IA o IVF, omologa o eterologa). La disciplina della Chiesa, chiaramente esplicitata in documenti ufficiali (Donum vitae, Istruzione della Congregazione della Fede, 1987), è attualmente contraria a ogni attività procreativa al di fuori del rapporto sessuale. L'argomento fondamentale è che ogni nuovo essere umano deve nascere dall'espressione del dono reciproco fra i due partner, espressione che è insita - per natura - nel rapporto sessuale completo.
La base è l'enciclica Humanae vitae (1968), in cui - seguendo il dettato di Gaudium et spes - si riconosce che nel rapporto sessuale sono compresenti due valori: il valore unitivo (il dono totale e reciproco fra due persone) e il valore procreativo (la finalità "naturale" della procreazione). Questo, come vedremo in seguito, è un grande balzo in avanti rispetto a tutta la tradizione della teologia morale. Ma l'enciclica aggiunge il principio che i due aspetti non possono esser mai deliberatamente disgiunti, e questo principio è alla base del divieto di taluni metodi contraccettivi (procreazione impedita) come del divieto di IA o IVF (procreazione assistita).
Nel nostro caso - fecondazione assistita - si debbono però fare due osservazioni, che da molti teologi sono considerate rilevanti. La prima osservazione è che spesso è difficile identificare quale specifico rapporto sessuale abbia dato luogo al concepimento: nella mente dei partners che si amano veramente non ha rilevanza la connessione fra il concepimento e un preciso rapporto, mentre ha grande rilevanza che il concepimento sia frutto del loro reciproco amore e donazione nella loro permanente vita sessuale. Sarebbe dunque moralmente determinante l'atteggiamento verso l'unione e la donazione non tanto nel singolo rapporto ma nella globalità del loro progetto di vita comune e della sua espressione sessuale.
La seconda osservazione è che molti figli nascono da rapporti sessuali, anche all'interno di coppie sposate, che non esprimono né amore né dedizione, e nascono contro i desideri o la volontà esplicita dei genitori. Nella fecondazione assistita i partner vogliono un figlio e per questo fine si sottopongono a sacrifici e a trattamenti certo non piacevoli. Quel figlio sarà certo desiderato e amato, e - almeno nella fecondazione omologa - sarà anche frutto dell'amore reciproco espresso nella globalità del rapporto sessuale, quando da singoli rapporti sia difficile o impossibile ottenerlo.
Vi è un altro argomento a sostegno della disciplina ufficiale della Chiesa, ed è un argomento di non poco conto. Il figlio nato attraverso IA o IVF può essere considerato un "prodotto", un oggetto desiderabile: non un dono della vita, ma una gratificazione egoistica che la moderna tecnica può soddisfare (e spesso a caro prezzo). A ragione il citato documento della Santa Sede si intitola Donum vitae. Ma l'argomento non conclude che sempre e in ogni caso questo sia l'animo dei partner, mentre anche figli nati normalmente possono esser frutto della stessa mentalità e di motivazioni egoistiche. È indubbio che l'intermediazione medica può indurre questa mentalità, e che la ricerca dell'intermediazione medica può indicare questa mentalità. Ma il giudizio morale dipende dall'animo dei partner, non dal puro fatto materiale.
È perciò mia opinione che non si possa considerare la fecondazione assistita omologa, per il solo fatto che è assistita tramite IA o IVF, come qualcosa di intrinsecamente illecito. Ma per l'IVF, anche omologa, vi sono altri e più gravi problemi che discuteremo in seguito.
La fecondazione assistita eterologa presenta invece altri seri problemi, quali che siano le modalità di attuazione. In essa un elemento proviene da persona esterna rispetto ai partner (il donatore): sempre lo sperma in caso di IA, sperma o talora ovulo in caso di IVF. Esistono già, e ampiamente diffuse in Europa, banche del seme.
Il punto moralmente più grave è il fatto che il nascituro sarà figlio genetico di uno dei due partner e di un'altra persona terza (conosciuta o sconosciuta): ciò porta a due conseguenze. Il figlio non sarà allevato ed educato dalla coppia generante: se si ritiene che vi sia un diritto del figlio ad essere assistito dai suoi genitori "naturali", questo diritto è violato. È vero che in molti casi - divorzio, separazione, morte di un genitore - ciò avviene anche al di fuori della fecondazione assistita eterologa: sono casi sempre tristi e difficili, a cui la società cerca in qualche modo di porre rimedio. Ma generare deliberatamente e fin dall'inizio della gravidanza una situazione simile per il nascituro ci sembra moralmente inaccettabile.
Ma il problema è più complesso: si costituisce una asimmetria nei rapporti della coppia col figlio e nei rapporti interni alla coppia. E si costituiscono così le premesse di disagi psicologici sia nel figlio che fra i partner. Disagi che possono divenire danni psichici per il figlio e causa di disarmonia nella coppia. Quando poi il figlio sarà informato della sua vera paternità (o maternità) genetica, quali reazioni potrà avere? È vero che un problema simile si ha anche in caso di adozione: ma in tale caso cade la pregiudiziale negativa dell'asimmetria con tutti i rischi ad essa connessi. Gli esempi si possono moltiplicare. e la realtà spesso supera la fantasia. La fecondazione eterologa presenta sempre tali rischi per la salute psichica del figlio: sono rischi. è vero, e non certezze. Ma è moralmente accettabile correre tali rischi per soddisfare il desiderio, anche disinteressato, di avere un figlio?
E infine un'ulteriore complicazione: il donatore deve essere conosciuto (o conoscibile) e deve conoscere di chi è padre genetico? Le scuole di pensiero etico e giuridico qui si dividono. Da un lato si sottolinea il dovere del donatore di assumersi le proprie responsabilità (scuola prevalentemente scandinava). Dall'altro lato si sottolinea il rischio di pretese del donatore nei confronti del figlio in contrasto con la coppia educante (scuola prevalentemente franco-belga), o anche quando il figlio sia cresciuto o sia divenuto un adulto di successo. Questa - io ritengo - è la linea da preferire per la salute psichica del figlio. Sarà necessario che del donatore si conoscano tutti i dati medici che possano eventualmente essere utili per la cura medica del figlio: essi dovranno essere conservati in forma riservata, senza il nome del donatore, e disponibili solo su richiesta del medico curante. In casi estremi potrà essere necessario anche risalire alla persona del donatore: tale indicazione dovrebbe essere conservata separatamente dalla precedente da un'istanza giudiziaria di livello elevato, e da usarsi solo in casi veramente eccezionali. Questo sistema del doppio codice dovrebbe salvaguardare al meglio la vita della famiglia in cui il figlio è inserito, al riparo da ricatti o pretese del donatore. Ulteriori precauzioni dovrebbero essere prese per evitare ripetute donazioni da parte di uno stesso donatore tali da poter generare figli inconsapevoli dello stesso padre, che potrebbero in seguito sposarsi. Infine dovrebbe esservi il divieto di disconoscimento della paternità da parte del padre "adottivo".
Sul piano morale la disciplina della Chiesa è univoca nel rigettare fecondazioni assistite eterologhe. Sul piano giuridico il problema è più complesso: si tratta di prassi diffusa, e anche consentita in molti Paesi, e perciò la prima urgenza del legislatore potrebbe essere quella di regolarla in qualche modo, sia sulle linee ora indicate sia su altre simili.
I problemi fin qui discussi sono quelli comuni a ogni forma di fecondazione assistita. Dovremo dunque discutere i problemi gravissimi riguardanti specificamente la IVF, e non sarà un compito facile.
Enrico Chiavacci
(testo tratto dal libro di Enrico Chiavacci LEZIONI BREVI DI BIOETICA)
Si ringrazia Cittadella Editrice www.cittadellaeditrice.com per la gentile concessione della pubblicazione di questo testo di Enrico Chiavacci.