John L. McKenzie
Teologia
dell’Antico Testamento
Riduzione di Cesare Filippini
Ringrazio il Direttore dell’Editrice Queriniana
P. Vittorino Gatti
per aver permesso la pubblicazione in forma ridotta
- pur essendo ancora in catalogo -
dell’importante opera del McKenzie.
Teologia dell'Antico Testamento
1. Introduzione
A proposito dell’Antico Testamento è normale che ci si chieda se, nella varietà del suo formarsi per una lunga serie di secoli e attraverso situazioni storiche, politiche e sociali quanto mai diverse, esso conservi – e come – una sua unità.
La risposta al quesito si può dare percorrendo un duplice cammino.
Anzitutto è chiaro che, da qualunque parte lo si guardi, l’Antico Testamento si dischiude sempre come una realtà religiosa. Questa inevitabilità della prospettiva religiosa sta a indicare che proprio su questo terreno si trova il punto di raccordo dell’intero mondo veterotestamentario.
Il difficile inizia quando, passando a una seconda tappa, si cerca di precisare dove stia, all’interno della visione religiosa, il fulcro dell’unità.
Essendo posta al di là di tutto ciò che è verificabile empiricamente, la percezione del Signore che vive da vicino la vicenda del suo popolo si incarna bensì in tutti i momenti della vita, ma non vi si esaurisce; anzi, ne riemerge intatta, pronta a fecondare ogni ulteriore manifestazione.
È perciò naturale che i vari strati della tradizione israelitica si richiamino al passato e insieme lo superino. Vi si richiamano perché ad esso li salda la continuità dell’esperienza; li superano, perché nell’ambito della verifica cambia continuamente.
In questo dinamismo di continuità e di innovazione il cristianesimo si inserisce in maniera sua propria, perché presenta il Cristo come il punto di verifica di questo «compimento» cristologico, è impresa ardua, poiché esso non può venire accertato come la conclusione di un teorema o di un sillogismo, ma è frutto, in definitiva, della presa di contatto personale col Cristo.