6. Sacerdozio battesimale e ministeriale
di Marino Qualizza
3. Il sacerdozio comune secondo la Lumen Gentium (LG10)
Nella costituzione dogmatica sulla Chiesa, ma non solo, il concilio ha dedicato una attenzione particolare al sacerdozio comune o battesimale dei fedeli. Essa si spiega con la ripresa della riflessione sulla natura e sull’identità della Chiesa, iniziata in modo originale subito dopo la prima guerra mondiale, e dunque negli anni ’20 del XX secolo. Un primo punto importante sul tema fu segnato dal grande lavoro del teologo domenicano francese Y. Congar e l’opera che maggiormente contribuì ad un allargamento della visione fu ‘Per una teologia del laicato’ edita in Italia dalla Morcelliana nel 1966 ed oggi introvabile. Nella edizione originale francese s’intitolava: ‘Jalons pour une théologie du laicat’. Il libro suscitò anche forti riserve, che furono superate solo più tardi, si potrebbe dire alla vigilia del concilio.
Superamento del clericalismo
La tesi principale era che bisognava superare la classica divisione fra clero e laici, docente e discente, attiva e passiva, ma si doveva puntare su una Chiesa tutta ministeriale. Non tutto filò liscio in questa impostazione, perché si corse il rischio di appiattire la Chiesa su una ministerialità generica. Difatti fu il Congar stesso, dopo il Concilio a frenare in questo senso. Ma intanto era stato lanciato un segnale importante e fu raccolto dal concilio ed ebbe la prima formulazione in LG 10.
<<Cristo Signore, Pontefice assunto di mezzo agli uomini (cfr. Eb 5, 1-5), fece del nuovo popolo “un regno e sacerdoti per il Dio e Padre suo” (Ap 1,6; cfr 5,9-10). Infatti, per la rigenerazione e l’unzione dello Spirito Santo i battezzati vengono consacrati a formare un tempio spirituale e un sacerdozio santo, per offrire, mediante tutte le opere del cristiano, spirituali sacrifici , e far conoscere i prodigi di Colui, che dalle tenebre li chiamò all’ammirabile sua luce (cfr 1Pt 2,4-10)>>.
Il testo è inserito nel capitolo secondo della costituzione, che ha come tema ‘Il popolo di Dio’. A proposito di questo capitolo si parlava di una ‘rivoluzione copernicana’, in quanto veniva anteposto a quello sulla gerarchia, che da sempre aveva la prima attenzione. A dire il vero, se di rivoluzione si tratta, essa riguarda non un singolo capitolo, ma la concezione stessa di tutto il testo e della visione che lo caratterizza; in pratica dell’aver messo al primo posto il mistero della Chiesa in Dio uno e trino, e poi dell’aver trattato immediatamente, alla luce dello stesso mistero, del popolo di Dio, non per parlare dei laici, ma di tutti i credenti, gerarchia e laici, riuniti nell’unità della fede.
Universalità del sacerdozio del popolo di Dio
Così si passa a parlare in modo del tutto coerente del sacerdozio comune, che riguarda tutto il popolo di Dio e lo fa erede legittimo del popolo dell’AT, per perpetuare nei secoli la memoria viva dei prodigi di Dio. L’attività principale di questo popolo, sinteticamente espressa è di carattere liturgico e missionario. Con la liturgia si uniscono al sacrificio di Cristo e con l’annuncio missionario ne continuano l’opera di evangelizzazione. Non si dice nulla di nuovo, perché era già stato detto da sempre, come indicano i riferimenti biblici, ma viene ripreso in modo nuovo, dopo secoli di relativo se non totale oblio. Tutti i cristiani, senza esclusione sono chiamati ad essere attivi nella Chiesa di Dio.
<<Il sacerdozio comune dei fedeli e il sacerdozio ministeriale o gerarchico, quantunque differiscano essenzialmente e non solo di grado, sono tuttavia ordinati l’uno all’altro, poiché l’uno e l’altro, ognuno a suo proprio modo, partecipano dell’unico sacerdozio di Cristo…I fedeli, in virtù del loro regale sacerdozio, concorrono all’oblazione dell’Eucaristia, e lo esercitano con ricevere i sacramenti, con la preghiera e il ringraziamento, con la testimonianza di una vita santa, coll’abnegazione e l’operosa carità>> (LG10).
Distinzioni necessarie
Una precisazione doverosa, sulla differenza fra il sacerdozio ministeriale e comune. Il concilio adopera una frase che ha suscitato molti e difficili commenti. Basti, nel nostro caso, affermare che il sacerdozio ministeriale è basato su un terzo sacramento, oltre il battesimo e la confermazione e la cosa risulta più che chiara. I fedeli che non sono ministri ordinati esercitano un ruolo attivo nella Chiesa, a cominciare dal fatto più importante: la celebrazione dell’Eucaristia.