Formazione Religiosa

Mercoledì, 18 Luglio 2007 01:04

Per leggere il Messale Romano (Silvano Birboni)

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Un nuovo commento a quattro mani uscito dalla penna di Rinaldo Falsini e di Angelo Lameri offre ancora l’occasione di ripercorrere la storia e il contenuto dottrinale e rituale dei riti della liturgia. Una lettura guidata, completa e aggiornata, che cerca di individuare la mens che sta dietro alle rubriche e alle ultime modifiche del Messale per favorire celebrazioni eucaristiche corrette e pastoralmente efficaci.

 

Un commento alla terza edizione italiana

di Silvano Birboni

Un nuovo commento a quattro mani uscito dalla penna di Rinaldo Falsini e di Angelo Lameri offre ancora l’occasione di ripercorrere la storia e il contenuto dottrinale e rituale dei riti della liturgia. Una lettura guidata, completa e aggiornata, che cerca di individuare la mens che sta dietro alle rubriche e alle ultime modifiche del Messale per favorire celebrazioni eucaristiche corrette e pastoralmente efficaci.

Nella nostra particolare situazione di "postcristianità", il rinnovamento della Chiesa prende l’avvio dalla celebrazione eucaristica che, se è momento culminante nell’itinerario di iniziazione, non di meno è fonte permanente della vita e della missione della Chiesa (cf Sacrosanctum concilium 10; Presbyterorum ordinis 5). «D’altra parte non è possibile che si formi una comunità cristiana se non avendo come radice e come cardine la celebrazione della sacra eucaristia, dalla quale deve quindi prendere le mosse qualsiasi educazione tendente a formare lo spirito di comunità» (PO 6).

Gli orientamenti pastorali della Chiesa italiana per questo primo decennio del XXI secolo ribadiscono «che la comunità cristiana potrà essere una comunità di servi del Signore soltanto se custodirà la centralità della domenica [...] con al centro la celebrazione dell’eucaristia» (Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia 47).

I diversi gruppi incaricati della traduzione della terza edizione latina del Messale romano (2002) già da alcuni mesi hanno portato a termine il loro lavoro secondo le norme dell’istruzione Liturgiam authenticam (2001). È già iniziata anche la fase di revisione. Se non è imminente, non è certo molto lontana la pubblicazione della terza edizione del Messale romano in lingua italiana. Poiché la modifica di alcuni termini e di alcuni gesti rituali è finalizzata alla corretta e significativa comunicazione del deposito della fede, è indispensabile conoscere il senso globale dei vari riti per dare loro il giusto contesto e la più eloquente espressività.

Opportunamente Giovanni Paolo II poneva come concreto impegno dell’anno eucaristico 2004-2005 «di studiare a fondo in ogni comunità parrocchiale l’Ordinamento generale del Messale romano» (Mane nobiscum Domine 17). Il terreno per una corretta e fruttuosa recezione della terza edizione del Messale deve essere preparato con molto anticipo perché costituisca un ulteriore passo in avanti nella riforma conciliare della Chiesa. Sono molti i preti, le suore, i catechisti che chiedono sussidi per spiegare la messa. Se sono utilissimi i sussidi di carattere storico, catechistico, spirituale, in primo luogo è insostituibile una lettura guidata dell’Ordinamento, pubblicato dalla Cei in edizione separata nel 2004. (1)

Padre Rinaldo Falsini, che da circa mezzo secolo rende un prezioso servizio alla Chiesa italiana cercando sempre di evidenziare lo spessore teologico della riforma liturgica e le sue ricadute pastorali, già nel 1996 aveva curato un apprezzato commento alla seconda edizione italiana del Messale (1983). (2) Ora, con la collaborazione di Angelo Lameri, dell’Ufficio liturgico nazionale, padre Falsini ha rifuso, aggiornato e integrato quel prezioso lavoro che viene ripubblicato dall’editrice Messaggero di Padova. (3)

La liturgia, luogo educativo e rivelativo della fede

Il commento si apre con un’opportuna sintesi storica che ripercorre le vicende che dalla prima edizione del Messale nel 1969 hanno condotto alla terza. Non mancano poi, con molto rispetto, alcuni rilievi critici a cominciare dalla traduzione di institutio con ordinamento: termine che, «se ha il pregio di evitare la divisione fra principi e norme, ha però l’evidente limite di orientare la lettura del testo sul versante prevalentemente giuridico-rubricale» (p. 10). Proprio per evitare questo rischio, il commento si rivela particolarmente opportuno. Infatti, la sostituzione dell’ordo servandus con una institutio (non semplice regola, ma istruzione, insegnamento, principio formativo) ha lo scopo di superare la precedente impostazione rubricale e giuridica, richiamando sempre quei contenuti dottrinali che giustificano le norme e ne suggeriscono un’intelligente applicazione, non semplicemente materiale. Oggi le premesse ai vari riti costituiscono una felice sintesi fra dottrina e prassi rituale nella consapevolezza che la liturgia è deposito della fede celebrato e comunicato per ritus et preces (cf SC 48). La liturgia è luogo educativo e rivelativo della fede (cf CVMC 49).

Giustamente il commento sottolinea che nella terza edizione non vi sono novità eccezionali se non l’aggiunta del capitolo IX sull’adattamento e l’estensione della comunione sotto le due specie fino a farla diventare una disciplina comune o quasi (cf OGMR 283).

«Vi sono poi alcune sottolineature che segnaliamo in modo sintetico e che emergeranno nel corso della nostra analisi del testo: la raccomandazione della celebrazione quotidiana dell’eucaristia rivolta a ogni sacerdote, l’insistenza sul valore sacramentale ed esemplare delle celebrazioni presiedute dal vescovo nella sua Chiesa particolare, l’insistenza sul valore del canto nella celebrazione, il richiamo al valore della preghiera dei fedeli e allo stile della sua formulazione, la valorizzazione del silenzio, una più adeguata presentazione del ministero del diacono e dei ministri laici eliminando ogni distinzione tra uomini e donne, compreso l’incarico di distribuire la comunione ad actum» (pp. 13-14).

Orientamenti e chiavi interpretative

Prima di iniziare il commento alle varie parti dell’institutio, questa nuova edizione premette opportunamente alcune pagine sul "senso del mistero" riguardo al quale non mancano oggi ambiguità, malintesi e strumentalizzazioni (cf pp. 15-19). Poche pagine che indirettamente orientano a una corretta risposta di fronte a tante polemiche sull’orientamento dell’altare e dei fedeli durante la preghiera liturgica, sulla lingua, sulla musica e il canto. Il commento ai vari capitoli delle premesse, pur occupando quasi cento pagine, è sobrio e non rubricistico. Offre semplicemente la chiave interpretativa per una corretta e globale lettura dei singoli numeri.

Per esempio, sull’importanza del canto il commento non si attarda in polemiche, ma si limita a evidenziare il primato dell’assemblea. «Il canto assembleare è dunque da privilegiare rispetto a quello della schola perché favorisce l’unione interiore ed esprime la partecipazione unanime in perfetta sintonia con il senso del rito [...]. Altrimenti la celebrazione si trasforma in concerto o spettacolo, perde la sua autenticità di azione di fede compiuta dalla Chiesa riunita in preghiera. Un’assemblea costretta al silenzio subisce una mortificazione e la celebrazione viene stravolta» (p. 37).

Quanto ai riti offertoriali, questo il commento: «Purtroppo oggi, in non rari casi, la processione dei doni all’altare diventa uno degli sfoghi di una male intesa creatività liturgica. In essa viene portato proprio di tutto, con l’accompagnamento di didascalie a volte ben mirate, a volte molto simili alle fantasiose associazioni degli allegoristi medievali. Queste spiegazioni allegoriche sono la rivelazione dell’evidente imbarazzo di chi deve spiegare, e quindi rendere ragione ai presenti, del perché per la celebrazione dell’eucaristia, che elementari nozioni bibliche associano immediatamente al pane e al vino, sia necessario portare all’altare palloni, scarpe o sandali, magliette, catechismi, bibbie, mattoni, cemento, megafoni o quant’altro» (pp. 48-49).

Sono sufficienti queste citazioni per intuire lo stile pastorale del commento, che non analizza nei dettagli le aggiunte e le omissioni operate nella terza edizione latina delle premesse. Questa operazione è stata fatta e pubblicata dall’Ufficio liturgico nazionale. (4) Operazione che è utile soprattutto allo studioso e che permette in qualche modo di individuare la mens che sta alla radice di certe modifiche. Lo scopo del commento è semplicemente quello di offrire gli strumenti per una corretta conoscenza dell’Ordinamento generale del Messale romano, sia per «una corretta e pastoralmente efficace celebrazione, sia per un rinnovato stile di celebrazione del più alto mistero della fede» (p. 14).

( da Vita Pastorale, 2, 2007)

Note

1) Ordinamento generale del Messale romano, Libreria Editrice Vaticana 2004.

2) Principi e Norme per l’uso del Messale romano. Testo e commento, OR Milano 1996.

3) Falsini R. - Lameri A., Ordinamento generale del Messale romano. Commento e testo, Messaggero 2006, Padova.

4) Quaderni della Segreteria Cei, Notiziario dell’ULN n. 22, maggio 2004.

Letto 7700 volte Ultima modifica il Venerdì, 30 Marzo 2012 13:46
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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