Lettura liturgica del Libro di Isaia
I «Canti del Servo» nella liturgia cristiana
di Angelo Lameri
Ci proponiamo di leggere le pericopi di Is 42,1-9; 49,1-6; 50,4-9a; 52,13-53,12 (in seguito questi testi verranno indicati con numeri arabi da 1 a 4) alla luce del loro utilizzo nella celebrazione liturgica, nel cui contesto la parola di Dio si arricchisce di una interpretazione nuova e di una insospettata efficacia (cf Premesse al Lezionario, n. 3).
Le pericopi del «Servo sofferente» nel corso dell'anno liturgico
La presenza delle quattro peri copi è particolarmente evidente nella Settimana Santa: i canti 1-2-3 sono utilizzati come prime letture rispettivamente nei giorni di lunedì, martedì e mercoledì, mentre il canto n. 4 apre la liturgia della parola nell'azione liturgica del Venerdì Santo. Inoltre la pericope 3, in una forma abbreviata che si ferma al versetto 7, è utilizzata anche la domenica delle palme.
Non possiamo però ignorare che anche in altri momenti dell'anno liturgico siamo invitati all'ascolto di questi testi isaiani, precisamente quattro volte in domeniche del Tempo Ordinario e una volta nel proprio dei Santi. In dettaglio: 42,1-4.6-7 nella domenica del Battesimo di Gesù - anno A, che chiude il Tempo di Natale e inaugura le settimane del Tempo Ordinario; 49,3.5-6 nella seconda domenica «Per annum» A e, con qualche modifica (49,1-6), nella messa del giorno della solennità della natività di Giovanni Battista; 50,5-9a nella XXIV domenica «Per annum» B; 53,2a.3a.10-11 nella XXIX domenica «Per annum» B. Quest'ultima lettura infine compare tra i testi suggeriti per la Messa votiva della S. Croce.
• Nella domenica del Battesimo di Gesù il primo canto del Servo del Signore è posto in relazione alla pericope evangelica di Mt 3,13-17. Dai «titoli» assegnati ai due testi appare evidente l'invito a leggere la figura del Servo, designato con solennità e abilitato alla predicazione dallo spirito del Signore (Is 42, 1), in riferimento a Gesù Cristo e alla sua missione. Il titolo della prima lettura infatti sottolinea: Ecco il mio Servo nel quale mi sono compiaciuto, ad esso fa eco il canto al Vangelo: Si aprirono i cieli e la voce del Padre disse: Questi è il mio Figlio diletto, ascoltatelo. La seconda delle collette alternative, infine, applica le prerogative del Servo «alleanza del popolo e luce delle nazioni» a Gesù: Padre d'immensa gloria, tu hai consacrato con potenza di Spirito Santo il tuo Verbo fatto uomo, e lo hai stabilito luce del mondo e alleanza di pace per tutti i popoli ...
• La seconda domenica del Tempo Ordinario ha il compito di operare un collegamento tra il Tempo di Natale, conclusosi con la festa del Battesimo di Gesù e il tempo «Per annum». Affermano le Premesse al lezionario: «Nella seconda domenica del TO il Vangelo si riferisce ancora alla manifestazione del Signore, celebrata nella solennità dell'Epifania: tale riferimento è sottolineato dalla pericope tradizionale delle nozze di Cana e da altre due pericopi, tratte esse pure dal Vangelo di Giovanni» (n. 105). Nel ciclo A, Giovanni Battista manifesta Gesù come l'agnello di Dio che toglie il peccato del mondo (cf Gv 1,29-34) e la lettura di Is 49,3.5-6 applica a questo agnello di Dio il compimento della missione del Servo, prototipo del vero Israele, di divenire luce delle nazioni per portare la salvezza fino all'estremità della terra. Viene infatti associato a questa pericope il Salmo 39: Ecco, io vengo, Signore, per fare la tua volontà, che la lettera agli Ebrei mette sulle labbra di Gesù nel momento della sua incarnazione. Quindi il Servo, che Jahvè ha plasmato dal seno materno, è il Cristo, venuto per fare la volontà del Padre, prendendo su di sé il peccato del mondo per portare la salvezza fino all'estremità della terra.
• Le domeniche del Tempo Ordinario adottano per i Vangeli il criterio della lettura semicontinua dei Sinottici e le prime letture, tutte dall' AT, rispondono al criterio della concordanza tematica con la pagina evangelica. Affermano le Premesse al Lezionario: «Si è fatto il possibile perché le letture scelte fossero brevi e facili. Ma si è anche cercato che fossero assegnati alle domeniche molti testi importanti dell'Antico Testamento. È vero che questi testi dell'Antico Testamento sono inseriti nel Lezionario senza ordine logico, per poterli riferire al brano del Vangelo; tuttavia il tesoro della Parola di Dio verrà aperto in così larga misura, che i partecipanti alla Messa domenicale potranno conoscere quasi tutte le pagine più importanti dell'Antico Testamento» (n. 106). Ci troviamo quindi di fronte ad una triplice preoccupazione, di natura didattica, catechetica: il loro legame con la pericope evangelica, che costituisce il criterio fondamentale di scelta; la semplicità e la brevità dei testi per favorirne la comprensione; la sufficiente completezza del ciclo triennale che presenta tutte le pagine più significative dell'AT per farle conoscere ai praticanti delle Messe domenicali.
Ecco perché nella XXIV domenica Balla pericope di Mc 8,27-35, che attraverso il titolo vuole mettere in evidenza la verità sulla persona di Gesù Cristo, Figlio dell'uomo che deve molto soffrire, viene associata la pagina di Is 50,5-9, invitando così a leggere le parole del profeta come annuncio della passione del Signore che, schernito e oltraggiato, non ha attenuato la sua fiducia in Dio.
Il quarto canto del Servo sofferente è utilizzato nella XXIX domenica B. Il Vangelo infatti ritorna sul tema della passione e morte:
Il Figlio dell'uomo è venuto per dare la propria vita in riscatto per molti per poi ricordare ai discepoli di ogni tempo che la vera grandezza sta nel servire e nel dare la vita (Mc 10,35-45). È quanto afferma il profeta: la vita del Servo del Signore, all'apparenza segnata dal disprezzo e dalla sofferenza, diviene causa di salvezza e di giustificazione per molti.
• Infine, anche nella messa del giorno della solennità di Giovanni Battista viene proclamato uno dei nostri testi: Is 49,1-6. Qui probabilmente non si intende applicarlo direttamente a Gesù, visto che il Vangelo descrive la nascita del Battista (Lc 1,57-66.80), ma viene utilizzato per illustrare la missione del profeta, chiamato fin dal seno materno. Conduce verso questa interpretazione anche l'analoga scelta della messa della vigilia, che propone come prima lettura Ger 1,4-10 che narra la vocazione del profeta Geremia, stabilito profeta delle nazioni e consacrato prima ancora che uscisse alla luce.
La Settimana Santa
La Settimana Santa si colloca al termine dell' itinerario quaresimale, caratterizzato in modo originale nella proposta delle peri copi evangeliche, che seguono un loro percorso nei tre cicli, e delle letture dall'Antico e dal Nuovo Testamento.
La domenica delle Palme, che per certi aspetti è inserita nell' itinerario quaresimale nel quale costituisce la sesta domenica, apre questa settimana singolare, cui scopo è quello di ricordare la Passione di Cristo fin dal suo ingresso messianico in Gerusalemme (cf Norme sull'anno liturgico e il calendario, nn. 30-31). (1)
Le premesse al Lezionario propongono una sintetica indicazione circa la proclamazione della Parola di Dio: «Nella domenica "delle Palme e della Passione del Signore ", per la processione sono scelti, dai tre Vangeli sinottici, testi riferiti all'ingresso solenne di Gesù in Gerusalemme; alla Messa invece si legge il racconto della Passione del Signore» (n. 97). Abbiamo quindi, a differenza delle altre domeniche, quattro testi biblici, di cui due dal Vangelo.
La celebrazione si apre con la commemorazione dell'ingresso di Gesù in Gerusalemme, che nella forma solenne prevede un rito di benedizione dei rami di palma o di ulivo a cui segue una processione verso il luogo della celebrazione dell'Eucaristia.
Il primo testo biblico viene proclamato nel corso del rito di benedizione che precede la processione e costituisce la memoria dell'ingresso trionfale di Gesù in Gerusalemme secondo i brani evangelici dei sinottici.
La celebrazione della Messa è caratterizzata fortemente dalla lettura della Passione del Signore secondo i sinottici, mentre le prime due letture permangono identiche nei tre anni del ciclo: Is 50,4-7: Non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi, sapendo di non restare deluso (terzo canto del Servo del Signore) e Fil 2,6-11: Cristo umiliò se stesso, per questo Dio l'ha esaltato.
La domenica delle Palme ormai introduce negli eventi pasquali della morte e risurrezione del Signore. Cessano i richiami alla conversione e viene proposto alla fede il Cristo sofferente e glorioso. È quindi già l'inizio della celebrazione degli eventi pasquali, che nelle due domeniche di passione e di risurrezione mostrano la Pasqua nèHasùa unità di passione/morte e di risurrezione.
In questo contesto la liturgia utilizza i quattro canti del Servo sofferente, distribuendoli nei primi tre giorni e il Venerdì Santo, facendone emergere la specificità.
Il lunedì viene proclamata la prima pericope, associata all'episodio dell'unzione di Betania (Gv 12,1-11). Il profeta presenta il Servo eletto sul quale il Signore ha fatto scendere il suo spirito. Di questo Servo vengono delineate la funzione e le qualità: proclamerà e stabilirà il diritto con fermezza, sarà luce e salvezza per le nazioni, non griderà e non spezzerà la canna incrinata. questa lettura risponde il Salmo 26: il Signore è mia luce e mia salvezza, che applica il tema della luce al Servo che non temerà perché il Signore è difesa della sua vita. Il brano evangelico invita poi a vedere in Cristo il compimento della figura veterotestamentaria: l'unzione con nardo profumato di Cristo, Servo umile e docile, strumento di salvezza nelle mani di Dio, annuncia la sua morte e sepoltura. Al tempo stesso però il luogo in cui l'episodio avviene, la casa di Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti, lascia intravedere che la fiducia che Cristo ha riposto in Dio non verrà delusa perché Egli offrirà un luogo di rifugio nel giorno della sventura. La colletta infine legge la passione di Gesù nel suo valore salvifico: in realtà sfinita per la propria debolezza mortale è l'umanità, mentre il Cristo sofferente è fonte di vita.
Al martedì è assegnato il secondo canto. Esso riprende il tema del primo: io ti renderò luce delle nazioni perché porti la mia salvezza fino agli estremi confini della terra. La liturgia però, attraverso il titolo assegnato alla lettura, se del primo canto richiamava in modo particolare la mitezza e l'umiltà del Servo, di questo secondo sottolinea la sua missione salvifica universale. Il Salmo responsoriale (dal Salmo 70) infatti, canta i prodigi del Signore: La mia bocca annunzierà la tua giustizia, proclamerà sempre la tua salvezza, che non so misurare ... e ancora oggi proclamo i tuoi prodigi. La pagina evangelica (Gv 12,21-38) richiama infine che questa salvezza passa attraverso il buio della notte, della sofferenza, del tradimento (di Giuda e di Pietro). Gesù-Servo di Dio però non ha faticato e consumato invano le sue forze, perché su di lui Dio manifesterà la sua gloria, che la Chiesa riconosce acclamando: Salve, nostro Re, obbediente al Padre ... (cf canto al Vangelo).
Mercoledì ascoltiamo il terzo canto. È il canto della passione per eccellenza. Risulta infatti immediato l'abbinamento di quanto il Servo dice di sé con i particolari della passione di Gesù: Ho presentato il dorso ai flagellatori, la guancia a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. Particolari ripresi dal salmo 68, che però si conclude lodando Dio che ascolta i poveri e non disprezza i suoi che sono prigionieri. La pericope evangelica riprende il tema del tradimento, che inserisce nel contesto della celebrazione pasquale. Ancora oggi la Chiesa nei santi misteri celebra la passione del Figlio, che attraverso il supplizio della croce ci ha liberati dal potere del nemico (colletta) e ci ha rigenerati alla vita eterna (orazione dopo la comunione). Proprio per questo il mistero del Figlio, obbediente al Padre, che non ha opposto resistenza e non si è tirato indietro, deve essere testimoniato nella vita di ogni credente (orazione sulle offerte).
Il Venerdì Santo celebra la Passione del Signore. Il quarto canto del Servo, trafitto per i nostri delitti e schiacciato per le nostre iniquità, è associato alla lettura della passione secondo Giovanni che attribuisce un carattere «trionfale» alla morte di Cristo. Proprio dalla morte di croce Cristo appare vincitore:
Avrà successo, sarà innalzato, onorato, esaltato grandemente. La lettura di Eb 4,1416; 5,7-9 aiuta poi a celebrare la passione/morte di Cristo in tutto il suo valore soteriologico, perché Cristo diviene causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono: Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ricevere misericordia e trovare grazia ed essere aiutati al momento opportuno.
Conclusione
La pur sommaria presentazione dell'utilizzo dei canti del Servo nella liturgia ci conferma prima di tutto il «proprium» della lettura liturgica della parola di Dio, che è sempre una lettura cristologica. In questo caso specifico poi la liturgia fa propria una tradizione costante, che già a partire dal Nuovo Testamento legge nella persona di Gesù Cristo il compimento della figura del Servo di Dio, sofferente e glorioso. E significativa a questo riguardo la pagina di At 8,26-40nella quale viene descritto l'incontro di Filippo con il funzionario etiope della regina Candace. Il diacono spiega al suo interlocutore Is 53,7-8 in riferimento alla vicenda di Gesù Cristo, anzi proprio a partire da quel passo della Scrittura, gli annunciò la buona novella di Gesù. L'etiope accoglie l'annuncio e chiede il battesimo, riconoscendo nella fede Gesù Cristo come il Figlio di Dio, come aggiunge una glossa antica che si ispira alla liturgia battesimale (cf v. 37).
A questo proposito sottolineiamo che le nostre pericopi isaiane sono lette in modo particolare nel contesto delle celebrazioni della passione e morte del Signore. Di questa passione e morte i testi in questione e il contesto eucologico nel quale sono inseriti invitano a cogliere la dimensione soteriologica, il «per noi». Il Servo infatti è luce per le nazioni e alleanza del popolo; ricondurrà i superstiti di Israele e porterà la salvezza fino agli estremi confini della terra perché si è caricato delle nostre sofferenze, è stato trafitto per le nostre iniquità. La passione di Cristo infatti è redentrice e rinnova l'universo (prefazio della passione I); è per noi forza che ci ottiene il perdono e ci libera dal potere di Satana (collette dei primi tre giorni della Settimana Santa) proprio perché Cristo, che era senza peccato accettò la sua passione per noi peccatori e, consegnandosi a un 'ingiusta condanna, portò il peso dei nostri peccati. Con la sua morte lavò le nostre colpe e con la sua risurrezione ci acquistò la salvezza (prefazio della domenica delle palme).
Non dobbiamo infine dimenticare che questi testi sono proclamati nel contesto della celebrazione eucaristica, memoriale della morte e risurrezione del Signore. Memoriale che non costituisce un semplice ricordo soggettivo, che riduce il passato ad un aneddoto, ma è un atto di memoria collettiva, che mette in movimento il presente e dischiude un avvenire. La Chiesa celebrando la passione e morte del suo Signore è rinnovata ad immagine di Cristo e grazie a lui ogni cristiano porta in sé l'immagine dell'uomo celeste, così che dal perdono si accresca la fede e si rinforzi la certezza della redenzione eterna (Venerdì Santo, orazione sul popolo).
1) Cf A. LAMERI, L'anno liturgico come itinerario biblico, Queriniana, Brescia 1998 (Interpretare la Bibbia oggi, 4.5), pp. 65-81.(da Parole di Vita, 5, 1999)