Formazione Religiosa

Venerdì, 01 Dicembre 2006 21:49

29. I Sacramenti

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Un settore essenziale della liturgia è la celebrazione dei sette sacramenti. Proprio in questo ambito la teologia negli ultimi decenni ha messo in luce nuovi aspetti e posto accenti nuovi.

La parola latina sacramentum è in primo luogo la traduzione del termine greco-biblico mysterion, che nel NT indica non solo mistero, ma è da intendere specialmente dell’insondabile opera di salvezza di Dio in Cristo (cfr. Ef 1,9 s.), e più precisamente di Cristo stesso, il «mistero della pietà» (1Tm 3,16). Infine, i teologi dei primi secoli cristiani designano come misteri anche le parole e le azioni di Gesù, in quanto furono dette e compiute per la nostra salvezza. Oltre a ciò in seguito sono detti mysteria = sacramenta anche la chiesa, la sua dottrina, la sua liturgia, le sue preghiere, benedizioni e riti. Solo nel sec. XII si sviluppa il concetto di sacramento oggi abituale, in quanto la prima Scolastica distingue tra i sacramenta maiora e i sacramenta minora (= sacramenti grandi e piccoli). Tra i primi essa conta battesimo, confermazione, eucaristia, penitenza, unzione degli infermi, ordine e matrimonio; invece i ‘”sacramenti minori” ricevono la comune denominazione di sacramentali. (1)

Certo si può intendere la parola ”sacramento”, indipendentemente dalla storia teologica del termine, anche nel senso generale di un segno di qualcosa di importante e di significativo e infine si può chiamare sacramento tutto ciò che è portatore di significato, sia persona che cosa. (2) Un tale uso, però, della parola potrebbe oggi ingenerare confusione e nuocere più che favorire la comprensione dei “sette sacramenti”. Dovremmo mantenere questa designazione dei sette sacramenti sviluppatasi nei secoli.1) La definizione da parte del magistero del numero settenario si ebbe al n concilio di Lione del 1274 (DS 860), nel Decretum pro Armenis (con stretto riferimento a s. Tommaso) del concilio di Firenze del 1439 (DS 1310) e al concilio di Trento del 1547 (DS 1601).

... Come agire di Cristo

L’accesso più immediato alla comprensione dei sacramenti è costituito da Gesù Cristo. La sua persona, la sua missione, la sua attività sono il fondamento su cui poggia la fede cristiana e la fonte della quale è alimentata dall’attività mediatrice di salvezza della chiesa. Il NT e la fede della chiesa ispirata dallo Spirito santo fanno su di lui le seguenti affermazioni essenziali:

a) Egli è vero uomo e Figlio di Dio esistente dall’eternità: cioè egli è uomo-Dio.

b) Egli sa di essere chiamato dal Padre a portare agli uomini una nuova buona novella e a dare a essi liberazione e salvezza (cfr. Lc 4,16-19).

c) La sua vita è servizio e dono per gli uomini e culmina nella passione e risurrezione, con la quale egli vince la nostra morte e ci dona «vita in abbondanza» (Gv 10,10).

d) Egli promette alla comunità dei suoi discepoli, la chiesa, lo Spirito Santo e, in lui, la sua presenza permanente (Mt 18,20; 28,20).

e) Egli dà ai suoi discepoli l’incarico e il potere di continuare il suo ministero di salvezza con l’annuncio della parola e la celebrazione dei sacramenti. In ciò egli si unisce e solidarizza con essi L’accesso più immediato alla comprensione dei sacramenti . In ciò egli si unisce e solidarizza con essi così strettamente da riferire a se stesso l’accoglienza o il rifiuto fatto ai suoi discepoli (ad es. Lc 10,16).

Nel suo farsi uomo l’eterno figlio di Dio si dona e si rende presente all’umanità e assume la nostra natura umana. Così in Gesù Cristo ci vengono incontro Dio e l’uomo, l’onnipotenza e l’impotenza, la ricchezza divina e la povertà umana, il trionfo di Dio e la sofferenza e morte dell’uomo. Se noi nel senso della teologia tradizionale intendiamo il sacramento nel suo significato generale come segno visibile di una grazia invisibile, allora possiamo giustamente designare Cristo con il sacramento primordiale. Questo sacramento primordiale che è Cristo è divenuto centro dinamico di una attività salvifica, la quale attraverso la chiesa e la sua liturgia vuole raggiungere e trasformare l’intera umanità.

In certo senso Gesù comunica questa costituzione umano-divina anche alla sua chiesa, in quanto egli stesso si dona e si rende presente a lei e ne fa il suo corpo mistico. Così la chiesa ha una parte visibile, umana, essa è«chiesa di peccatori», alla quale non è sconosciuto il misero fallimento umano, e che sente di essere chiamata alla conversione e alla penitenza. Essa però come corpo di Cristo è anche portatrice di una realtà divina ed è chiamata nello Spirito e nella forza di Cristo a cooperare per la salvezza del mondo. Così essa diventa segno visibile di salvezza tra i popoli, e acquista struttura e funzione sacramentale. Essa si colloca tra il sacramento primordiale, Cristo, e i singoli sacramenti, che celebra per incarico di lui. Il Vaticano II la chiama il sacramento universale di salvezza (3) istituito dallo Spirito di Cristo. Alcuni teologi parlano di «sacramento di Cristo», di «sacramento fondamentale e radicale», di «sacramento principale o totale».

Dietro l’evento “sacramenti” c’è l’onnipotente volontà salvifica di Dio, il quale per mezzo di Cristo e del suo Spirito si comunica agli uomini e opera la nuova creazione dell’alleanza neotestamentaria. Il sommo sacerdote Cristo, che vuole la nostra salvezza, si china sull’uomo e lo eleva verso il Padre.

Cristo come sacramento primordiale realizza la sua volontà di salvezza attraverso la chiesa, sacramento universale. Essa deve render presente e applicare la sua opera di salvezza ad ogni generazione. A questo scopo è sufficiente che egli abbia stabilito e chiarito la finalità delle azioni salvifiche sacramentali. Compito della chiesa però è di dare alla volontà salvifica di Gesù chiaramente orientata la forma concreta del segno e della parola, e quindi di determinare il rito concreto del sacramento. Diventa così comprensibile che la storia della chiesa conosca una certa diversità nella forma dei sacramenti in Oriente e in Occidente, e che anche nell’ambito della chiesa occidentale si siano avuti cambiamenti del rito nel segno e nelle parole, nella materia e nella forma.

... come incontro con Cristo

I sacramenti si fondano sulla efficace volontà salvifica di Dio in Cristo, e in essi Cristo come salvatore del mondo e sommo sacerdote della nuova alleanza si avvicina all’uomo bisognoso di salvezza, servendosi in ciò, quale sacramento primordiale, della chiesa, sacramento universale. Se designiamo tale evento sacramentale di salvezza come un incontro con Cristo, e in lui e attraverso lui con il Padre, questo concetto comporta un’importante constatazione: un incontro tra partner dotati di spirito richiede franchezza reciproca e un avvicinarsi l’uno all’altro. Poiché Cristo prende sul serio l’uomo nella sua libertà, egli non intende imporre a nessuno l’offerta della sua grazia e tanto meno costringere ad accettarla. Egli vuole l’incontro personale, di partecipazione. La “parte” che l’uomo deve portare in esso è la fede in Gesù, quale Signore glorificato e salvatore del mondo, e nel Padre, che lo ha inviato per la santificazione degli uomini, «Il sacramento è in certo qual modo il prolungamento di quel dono infinito che il Padre ha fatto al mondo bisognoso di redenzione nel suo Figlio prediletto, il quale ha voluto offrire se stesso per noi sulla croce. La parola divina di dono si rivolge però all’uomo libero. Per divenire partecipe del dono della salvezza, l’uomo deve credere: deve aprirsi al messaggio della salvezza con umiltà e riconoscenza e rimettersi con fede al Dio che dona». (4)

Così la fede di colui che riceve il sacramento, con la volontà di salvezza e la disponibilità in essa contenute, è la premessa indispensabile per l’agire sacramentale di Cristo e per una ricezione fruttuosa del sacramento. Inoltre ogni sacramento, quale ferma promessa di salvezza da parte di Dio e parola di salvezza concretizzata, è come un seme, che viene piantato nell’uomo e non si sviluppa senza la fede e l’amore di chi lo riceve. In questo senso ogni sacramento è un inizio donato da Dio, che ha bisogno di esser portato avanti fino al compimento. Così il dono del sacramento diventa impegno e obbligo, che non è realizzabile senza la fede perseverante del ricevente.

... Come attività della chiesa

Se designiamo i sacramenti come incontro personale e di partecipazione dell’uomo con Cristo, potrebbe trarne incremento l’idea che in essi è solo questione di un processo attinente la sfera privata di un uomo, il quale cerca e trova il suo Dio e la sua salvezza. A questa visione riduttiva si oppone già il Vaticano II con il linguaggio che gli è proprio: «Le azioni liturgiche non sono azioni private, ma celebrazioni della chiesa che è “sacramento di unità”, cioè popolo santo radunato e ordinato sotto la guida dei vescovi. Perciò tali azioni appartengono all’intero corpo della chiesa, lo manifestano e lo implicano; i singoli membri poi vi sono interessati in diverso modo, secondo la diversità degli stati, degli uffici e dell’attuale partecipazione» (SC 26).

Questo aspetto ecclesiologico dei sacramenti appare innanzitutto nel fatto che essi sono celebrati nella e da parte della chiesa. Essa è anzi, come abbiamo visto, il sacramento universale, che per incarico del sacramento primordiale, Cristo, realizza la volontà salvifica divina. Essa è lo strumento nella mano di Cristo, la sua longa manus visibile a tutti gli uomini, il segno permanente della sua vicinanza e del suo amore soccorrevole. La celebrazione dei sacramenti non è certo l’unico incarico dato da Dio alla chiesa, ma è uno dei compiti essenziali e importanti. Essa appartiene alle sue attività fondamentali e alle sue autorealizzazioni ed è paragonabile all’altra attività di annunciare la parola di Dio. Come la chiesa deve custodire quale preziosa eredità la parola di Dio e, opportunamente o importunamente. deve in ogni tempo tradurla e proclamarla, edificando se stessa, così è anche con i sacramenti. Essi sono in fondo la presenza del mistero pasquale del suo Signore e il dono di Cristo agli uomini bisognosi di salvezza.

Ogni sacramento celebrato e ricevuto, serve all’edificazione del corpo mistico di Cristo, gli dà vita e lo amplia. Poiché i sacramenti, ognuno secondo il proprio fine e il proprio dono di grazia, aggiungono nuovi membri alla comunità della chiesa o danno inizio a nuovi vivaci rapporti con essa e con il suo Capo.

Questo significato di sacramento che riguarda l’intera chiesa, tende chiaro che la sua celebrazione non può essere di natura puramente privata, ma deve avere il carattere di una celebrazione liturgica e deve essere messa in opera in modo corrispondente. Perciò non c’è né una “messa privata” né un battesimo privato in senso proprio. A partire di qui devono essere compresi gli sforzi del Vaticano IIperché tutte le celebrazioni liturgiche siano possibilmente compiute con la presenza e la partecipazione attiva di una sia pur piccola assemblea.

Efficacia dei sacramenti

Da quanto detto finora è ormai chiaro che l’effetto salvifico del sacramento si fonda alla fine su Cristo. Egli è il vero celebrante; le persone incaricate dalla chiesa sono per così dire uno strumento nella sua mano. Ora già nell’antichità cristiana, in connessione con la cosiddetta controversia circa il battesimo degli eretici, sorge la questione se i sacramenti producano il loro effetto anche quando il ministro umano è indegno, ad es. come eretico o come uno che si è reso responsabile di una grave colpa e così ha perduto la grazia. La teologia ha sempre ritenuto che l’attività salvifica di Cristo si ha in ogni luogo dove il ministro umano compie il rito essenziale con l’intenzione di fare ciò che la chiesa intende fare col sacramento, anche se egli personalmente è indegno.

Per quanto riguarda colui che riceve un sacramento, l’effetto sacramentale è sempre dono, mai merito. Ciò che viene richiesto da lui è di aprirsi al Signore - che si avvicina a lui nel sacramento - nella fede e nel dono interiore di sé. In colui tuttavia che a questa operazione di grazia da parte di Cristo oppone un ostacolo (latino: obex) con una cosciente mancanza di fede e con un interiore rifiuto, il sacramento non può produrre alcun effetto. Egli se ne va a mani vuote, anzi si rende colpevole, come si diceva una volta di un sacrilegio. Lo stesso Paolo ha ammonito insistentemente dal ricevere indegnamente il corpo e il sangue di Cristo Cor 11,27-29).

Gerarchia dei sacramenti

La teologia e la prassi della chiesa hanno portato in Occidente al numero settenario dei sacramenti, sebbene nel primo millennio si siano designati con questa espressione anche altri mysteria della chiesa, come la dedicazione di una chiesa, la professione di un monaco e i riti delle esequie - talvolta si contarono più di 30 sacramenti. Per la serie limitata dei sette sacramenti, a partire dalla Scolastica è stato elaborato un seguito ben determinato, a partire principalmente dal momento in cui i sacramenti sono ricevuti. Battesimo, confermazione ed eucaristia rappresentano fin dai tempi antichi i sacramenti delI’”iniziazione”, del divenire cristiano, ed erano celebrati, dopo una preparazione di anni (catecumenato), per lo più nella notte pasquale. Il sacramento della riconciliazione, in quanto «tavola di salvezza dopo il naufragio del peccato (grave)» originariamente era celebrato solo di rado, talvolta solo una volta in vita. L’unzione degli infermi doveva servire a sollevare il malato nel corpo e nello spirito nella situazione grave di una malattia seria. I due sacramenti elencati per ultimi dell’ordine e del matrimonio, detti anche «sacramenti di stato» hanno una particolare funzione sociale-ecclesiologica; l’ordine come conferimento di un ministero per assicurare l’attuazione della salvezza attraverso la testimonianza della fede, la liturgia e l’amore fattivo (Martyria, Leiturgìa, Diakonia); il matrimonio per la fondazione e la santificazione della famiglia, per la costruzione della «piccola chiesa» o «chiesa domestica», come la famiglia è stata chiamata.

Quanto all’ordine gerarchico dei sacramenti tra di loro, l’eucaristia, come memoriale e ripresentazione del mistero pasquale, forma il punto centrale e culminante dell’evento sacramentale, al quale gli altri sacramenti sono più o meno ordinati e dal quale essi traggono la loro forza. Ciò vale anche per l’ampia serie dei sacramentali, delle consacrazioni e benedizioni, e di tutte le altre forme di liturgia cristiana.

La chiesa insegna che tre sacramenti conferiscono a chi li riceve una particolare impronta, il carattere sacramentale (la parola greca carattere significa originariamente stampo, conio), che è incancellabile e perciò impedisce anche di ricevere nuovamente questi sacramenti. Si tratta del battesimo, della confermazione e dell’ordine Secondo Agostino questa impronta significa una consacrazione permanente (consecratio), che rende il ricevente proprietà inalienabile di Cristo . Tommaso d’Aquino vede in esso la partecipazione al sacerdozio di Cristo e una deputatio ad cultum divinum, cioè ogni credente viene deputato a ricevere o a dare agli altri ciò che attiene al culto di Dio.

Note

1) La definizione da parte del magistero del numero settenario si ebbe al II concilio di Lione del 1274 (DS 860), nel Decretrum pro Armenis (con stretto riferimento a s. Tommaso) del concilio di Firenze del 1439 (DS 1310) e al concilio di Trento del 1547 (DS 1601).

2) L. Boff, Kleine Sakramentenlehre, Düsseldorf 19761 (trad. it., Sacramenti della vita, Borla, Roma, dove tra l’altro si parla di un sacramento “della brocca”, “del mozzicone di sigaretta”, della “candela di Natale”, dell’ “insegnantedella scuola elementare”).

3) Costituzione dogmatica sulla chiesa 48.

4) B. HÄRING, Gabe und Auftrag der Sakramente. Meditationen, Salburg 1962, 30 s.

Letto 5128 volte Ultima modifica il Venerdì, 11 Novembre 2011 23:26
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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