Formazione Religiosa

Domenica, 06 Novembre 2005 18:53

La sapienza del mondo e la stoltezza di Dio (Faustino Ferrari)

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La sapienza del mondo – come la chiama l’apostolo Paolo – resta sotto lo scacco del fallimento. È una sapienza che non riesce a dire tutto sull’uomo. A dargli le risposte ultime sul senso della sua vita e della sua esistenza.

Cos’è la sapienza? Cos’è la saggezza? Abbiamo un metro per misurare l’essere saggi e l’essere sapienti? Quando diciamo di una persona che è saggia? Che è sapiente? Un uomo, una donna sono detti sapienti, non quando hanno una buona preparazione culturale o scientifica o quando hanno una vasta conoscenza di nozioni, ma quando si ritiene che abbiano fatto tesoro nella loro esperienza delle cose della vita. L’uomo saggio, la donna sapiente sono coloro che, attraverso l’esperienza, sanno fare un buon uso della propria vita. E questo viene loro riconosciuto da quanti gli stanno intorno.

Nei vari tempi e nelle diverse culture, la figura del saggio e del sapiente è strettamente legata a quella dell’anziano. L’uomo carico di anni, la donna con alle spalle una lunga esperienza “sanno” cosa vuol dire vivere. Il loro stile di vita lo conferma, la loro parola diventa consiglio ed aiuto a quanti sono più giovani. C’è da notare, tuttavia, che oggi, nella società occidentale, saggezza e sapienza sembrano essere aspetti della vita poco attraenti, scarsamente valorizzati. Possiamo considerarlo uno dei grandi peccati della nostra società. Una società dominata dall’interesse economico ritiene le persone “sagge” meno manipolabili in fatto di consumi, maggiormente impermeabili. L’anziano è la persona che – lo ha imparato nel corso del tempo – ha un atteggiamento più disincantato sull’uso delle cose. Sa che non è l’ultimo modello di automobile o l’ultimo ritrovato elettrodomestico a fargli cambiare il proprio status o ad offrirgli nuove opportunità. Egli conosce l’arte del lungo uso, del riciclo e del riuso. Un vestito usato a lungo, può ancora essere portato. Un oggetto familiare non è soltanto una cosa sciupata dal tempo, ma è anche carica di ricordi. I mass media, la televisione, la pubblicità ci presentano altri modelli di vita. Non ci vengono presentati i modelli di coloro che hanno saputo fare un buon uso della propria vita, ma che anzi, ne stanno facendo un cattivo uso. Un pessimo uso. La trasgressione, l’esagerazione, l’esaltazione di comportamenti dubbi o problematici, sono gli aspetti quotidiani che ci vengono proposti. C’è da chiedersi se resta ancora posto per la saggezza e per la sapienza, oggi, nella nostra società.

Ma cos’è la sapienza dal punto di vista della Parola di Dio? Chi è saggio davanti a Dio? Il testo biblico ci presenta una gradualità di risposte. Innanzi tutto, ci viene detto che la sapienza va ricercata. È la cosa più preziosa per l’esperienza umana. “E’ trovata da chiunque la cerca” (Sap. 6, 12). Ma non solo: è la sapienza stessa che si mette in cerca e va incontro a chi è ben disposto, a chi si è messo in sua ricerca (Sap 6, 16).

C’è da chiedersi in che cosa consista questa cosa così preziosa per l’esperienza umana. Il testo biblico ci dà una prima risposta a riguardo della domanda. Ci dice che la persona sapiente è colei che sa contare il procedere dei propri giorni. «Insegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore» (Sal 90, 12). È la persona che sa misurare il valore del proprio tempo e sa vivere la propria vita in pienezza. Il sapiente è colui che non spreca il suo tempo, non lo butta via, ma che sa dare il giusto valore alle sue opere e sa cogliere che - pur nella brevità della vita - Dio gli riserva un tempo opportuno – questo - da vivere.

«Per ogni cosa c'è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo». Leggiamo nel libro del Qoelet. Ed ancora: «C'è un tempo per nascere e un tempo per morire… Un tempo per piangere e un tempo per ridere, un tempo per gemere e un tempo per ballare… Un tempo per cercare e un tempo per perdere, un tempo per conservare e un tempo per buttare via. Un tempo per fare a pezzi e un tempo per cucire, un tempo per tacere e un tempo per parlare…» (3, 1-8). Per ogni cosa c’è il suo tempo. La persona saggia è quella che impara che per ogni cosa c’è il suo tempo e ne sa fare un buon uso.

Questo del buon uso del tempo e della vita è il primo passo sulla via della sapienza e della saggezza. La bibbia ci dice che è necessario fare un passo successivo: la consapevolezza che siamo nelle mani di Dio. «Che cosa è l'uomo perché te ne ricordi e il figlio dell'uomo perché te ne curi?» (Sal 8, 5; Sal 144, 3). L’uomo saggio, la donna sapiente sono coloro che vivono nella consapevolezza di essere nelle mani di Dio. Anche se apparentemente sembra una cosa facile, in realtà risulta ben difficile poiché la nostra esperienza si basa sulla convinzione di potercela fare sempre e comunque da soli. Di non dipendere dagli altri. Neppure da Dio. Possono sembrare parole affrettate, ma proviamo a chiederci se si è disposti a dire a Dio, dal profondo del proprio cuore: «sia fatta la tua volontà»! (Mt 6, 10). «Sia fatta, non la mia, ma la tua volontà» (Lc 22, 42). Si è disposti a ripeterlo? Sempre e comunque? Vera sapienza, per la Parola di Dio, è essere capaci di affidarsi alla mano provvidente di Dio. Sempre e comunque. «Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? … Ora se Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi?» e Gesù aggiunge un rimprovero: «gente di poca fede». «Il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno» (Mt. 6, 25-34).

In una delle parabole evangeliche ci viene raccontato l’episodio delle dieci ragazze sagge (Mt 25, 1-13). Cinque di esse, vengono definite sagge da Gesù. In che cosa consiste la loro saggezza? Nell’aver fatto un buon uso del loro tempo. Hanno provveduto per tempo. C’è stato un tempo per la spesa ed uno per l’attesa. Un tempo per la veglia ed uno per il riposo. Il tempo del risveglio ed il tempo per la festa. Al contrario, le cinque ragazze stolte, non hanno saputo fare un buon uso del proprio tempo. Sono state trovate “impreparate”.

Ma c’è una sapienza che si rivela stoltezza. «Dov'è il sapiente? Dov'è il dotto? Dove mai il sottile ragionatore di questo mondo? Non ha forse Dio dimostrato stolta la sapienza di questo mondo? Poiché, infatti, nel disegno sapiente di Dio il mondo, con tutta la sua sapienza, non ha conosciuto Dio, è piaciuto a Dio di salvare i credenti con la stoltezza della predicazione. E mentre i Giudei chiedono i miracoli e i Greci cercano la sapienza, noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio. Perché ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini» (1Cor 1, 20-25). La sapienza del mondo – come la chiama l’apostolo Paolo – resta sotto lo scacco del fallimento. È una sapienza che non riesce a dire tutto sull’uomo. A dargli le risposte ultime sul senso della sua vita e della sua esistenza. È una sapienza che resta muta davanti allo scandalo della croce.

La sapienza umana è irriducibile alla stoltezza di Dio? L’uomo deve necessariamente abbandonare questa sapienza umana per poter camminare sulle strade di Dio? La sapienza umana è destinata al fallimento se macchiata dall’ubris (cioè dall’orgogliosa pretesa di elevarsi al mondo divino) per cercare di vivere come déi senza Dio. La sapienza umana che Paolo stigmatizza è quella sapienza incapace di riconoscere che Dio può essere incontrato non attraverso una conoscenza (una gnosi), ma attraverso l’esperienza storica di Gesù di Nazareth. È una sapienza alla ricerca di molte risposte, ma che non sa sostare davanti al silenzio che scaturisce dalle contraddizioni dell’esistenza umana e al silenzio che necessariamente accompagna ogni autentica esperienza del divino.

Non sappiamo né il tempo né l’ora (Cfr Mt 25, 13). La nostra vita è nelle mani di Dio. Ma questo che ci viene dato è il tempo opportuno per fare un buon uso della nostra vita. Lo sposo del quale viene dato l’annuncio dell’arrivo è il Cristo (Mt 25, 6). L’apostolo Paolo ci dice che: «Noi crediamo che Gesù è morto e risuscitato; così anche quelli che sono morti, Dio li radunerà per mezzo di Gesù insieme con lui» (1Ts 4, 14). Per ogni cosa c’è il suo tempo. Un tempo per vivere ed un tempo per morire. Per il cristiano, questo è anche il tempo dell’attesa. Egli vive nell’attesa di essere totalmente riconciliato nella pienezza di Dio.

«O Dio, tu sei il mio Dio, all'aurora ti cerco, di te ha sete l'anima mia, a te anela la mia carne, come terra deserta, arida, senz'acqua» (Sal 63, 2). L’uomo saggio, la donna sapiente sono coloro che sanno cercare Dio nella propria vita. Cercare per trovarlo, per lodarlo e benedirlo. Nel giorno come nelle veglie notturne. Sapendo di restare all’ombra delle sue ali. Di essere nelle sue mani. Sotto il suo sguardo provvidente.

«Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino», ci dice il libro di Isaia (55,6). La sapienza che si mette in ricerca dell’uomo è Dio stesso. È Lui che per primo si muove verso le sue creature. Che si manifesta ben disposto lungo le strade della vita. È questo il tempo opportuno per andarGli incontro perché egli stesso per primo viene incontro all’uomo. E’ l’invito, il grido di gioia che nella notte desta le dieci ragazze: «Ecco lo sposo, andategli incontro!». Nel libro dell’Apocalisse leggiamo: «Ecco, io sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me. Il vincitore lo farò sedere presso di me, sul mio trono, come io ho vinto e mi sono assiso presso il Padre mio sul suo trono. Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese» (3, 20-22). La persona saggia è colei che sa ascoltare la voce dello Spirito. «Sia su di noi la bontà del Signore, nostro Dio» (Sal 90, 17).

Faustino Ferrari

 

Letto 3914 volte Ultima modifica il Lunedì, 16 Gennaio 2017 21:33
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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