Quello che si vede, nelle celebrazioni sono dei riti, dei segni, dei simboli. La Messa, nella quale “annunciamo la morte e proclamiamo la risurrezione”, ci appare (e forse neanche questo si vede) come una “cena”: c’è una mensa, con tanto di tovaglia, di fiori e di lume di candela, un banchetto solenne. Su questa mensa vengono a trovarsi pane e vino: tutto qui? Eppure questi segni sono il tramite, per cui la realtà della Pasqua si rende presente.
Prima di badare ai singoli segni (il pane, il vino, l’acqua, l’olio, la candela, i gesti…), bisogna che comprendiamo che valore hanno le azioni simboliche, quali l’immersione battesimale, la cena eucaristica, e tutte quelle celebrazioni che chiamiamo “sacramenti”.
Sembra che la parola latina “sacramentum” fosse utilizzata nell’ambito militare, per indicare il “giuramento”, con il quale il soldato (il termine deriva dal “soldo” della paga giornaliera) giurava fedeltà al suo imperatore. Allora il servizio militare non era di breve durata, ma “di carriera”. Con questo giuramento il milite “si consacrava” al servizio di Cesare.
I cristiani hanno pensato: Anche noi ci siamo consacrati al nostro Re, Cristo Gesù, quando siamo stati battezzati. Il nostro battesimo è quindi il nostro giuramento, il nostro “sacramentum”.
Il termine non esprime tutta la realtà del battesimo cristiano: ne manifesta un aspetto, e cioè la parte dell’uomo: la sua fede, il suo impegno, quelle che noi chiamiamo le promesse battesimale: il nostro giuramento, appunto. Ci sono tanti altri aspetti, che mostrano l‘azione divina nel rito del battesimo. Ecco perché il solo termine “sacramento”, preso nel senso che aveva nell’uso romano, va completato con altri aspetti, che si esprimono con altre parole. Tuttavia questo termine è stato canonizzato, ha acquistato un significato tecnico, e dal battesimo si è esteso ad altri riti cristiani, specialmente a quei sette, che sono stati chiamati semplicemente “sacramenti”. Essi sono tutti segni impegnativi, ma non possiamo pensare che ognuno di essi sia un “giuramento”, nel senso detto di sopra.
I Padri della Chiesa hanno utilizzato il termine, nel senso etimologico e più largo, di “segno sacro”. Così hanno parlato di sacramento dell’acqua, del sale, della cenere. Oggi, ancora più profondamente, diciamo che per “sacramento” intendiamo un “segno e strumento” di salvezza per l’uomo. Così il “sacramento” fondamentale (o primordiale) è Cristo Gesù, segno che Dio salva (il nome Gesù significa proprio questo), e strumento con cui salva.
Dopo di Lui, e in forza della sua continua presenza attiva, la Chiesa, intesa come comunità di salvati, si presenta come segno e strumento (=sacramento) di salvezza per tutta l’umanità. Le sue azioni salvifiche sono quindi azioni “sacramentali”.
Ildebrando Scicolone