"Quale è il padre, tale è il figlio". Questo motto, preso alla lettera, fa dipendere totalmente la condotta dei fanciulli dai loro genitori. Esso in qualche misura si ritrova nel "comportamentismo", una scuola psicologica secondo la quale a determinati stimoli corrispondono necessariamente risposte correlative. Dunque un programma educativo o didattico scientificamente studiato e coerentemente attuato non può non conseguire gli esiti previsti.
I difetti dei bambini: dipendono dagli adulti?
Secondo le più accreditate dottrine psicologiche e pedagogiche il bambino non è una "tabula rasa" su cui si possa scrivere qualunque cosa, o una "molle cera" da plasmare arbitrariamente, ma è un soggetto dotato fin dalla nascita sia di una inconfondibile individualità, sia della libertà che connota essenzialmente la persona. Ogni bambino possiede un patrimonio genetico che è "unico" (come le sue impronte digitali), ha un grado di salute psicofisica che incide profondamente sulla sua condotta, ha un suo particolare ritmo di maturazione, fruisce della "libertà psicologica" in crescente misura, a mano a mano che acquisisce nuove abilità e compie nuove esperienze.
Tuttavia, come già rilevato in precedenti articoli, lo sviluppo morale del bambino dipende soprattutto dal suo ambiente di vita: in senso stretto, la famiglia, la scuola, il vicinato; in senso lato, i comportamenti più diffusi, i mass media.
Frequentemente si parla dei difetti dei bambini, di vario genere e di diversa gravità: irrequietezza, impulsività, incostanza, disordine, sgradevolezza, ribellione sistematica, forte aggressività verso persone o cose. Questi atteggiamenti infantili certamente esistono, si verificano quotidianamente; ma onestà vuole che ci si chieda se essi non dipendano in larga misura dagli adulti.
Scrive a tale proposito A. Berge: «Dal momento in cui ci si propone di studiare i difetti dei bambini, dal punto di vista educativo conviene mettere l'accento sulla psicologia dell'educatore e soprattutto sul modo in cui egli è naturalmente portato a reagire davanti a tali difetti. Il suo atteggiamento infatti influenza in modo talora decisivo il comportamento del bambino, che si trova spinto sia alla rivolta o allo scoraggiamento, sia al contrario alla fiducia e alla buona volontà, senza di cui non si potrebbe ottenere alcun progresso duraturo».
Non si tratta di colpevolizzare sbrigativamente genitori e insegnanti, ma di sollecitarli a un esame di coscienza severo e al tempo stesso sereno. Perciò lo stesso autore così si esprime: «Dobbiamo riconoscere, a loro discolpa, che gli adulti, sia per pudore sia per amor proprio, dissimulano spesso ai figli le loro debolezze; ed hanno probabilmente e in parte ragione a mantenersi così discreti, perché i bambini soffrono delle manchevolezze dei genitori, ed in verità non vi credono se non quando siano essi stessi a scoprirle. Ma a questo punto accade che, per reazione, li guardino con una severità proporzionata alla loro delusione».
I bambini, dunque, sono naturalmente inclini a stimare gli adulti per loro significativi; tuttavia quando ne scoprono direttamente i difetti, ne soffrono e diventano giudici severi. Anche per questo motivo è bene che genitori e insegnanti vincano l'amor proprio e... si guardino sovente allo specchio per controllare se, e in quale misura, i difetti dei bambini a loro affidati non dipendano dalle proprie carenze personali e metodologiche.
Immaturità morale
Analizzando i momenti della condotta morale ho chiarito che essa coinvolge l'intera personalità, benché nel primo momento (inibizione) e nel quarto (esecuzione) prevalga la volontà, mentre nel secondo (deliberazione) interviene principalmente l'intelligenza e nel terzo (decisione) hanno la preminenza i sentimenti.
Tenendo presente questa distinzione, non è difficile rilevare i diversi aspetti dell'immaturità morale. Chi normalmente non sa frenare i propri impulsi, adducendo i soliti pretesti ("sono fatto così", "non posso vincere questa abitudine", "bisogna essere se stessi"), è un immaturo. Lo è pure chi non sa distinguere il bene dal male, non sa valutare le proprie scelte operative alla luce dei principi morali, ma assume a criterio di comportamento le "mode" passeggere, oppure ciò che fa la massa. Immaturi moralmente sono anche gli irresoluti che non sanno "decidere" perché non sentono adeguatamente la bellezza degli ideali, perché sono dei cerebrali o dei pavidi. Logicamente immaturi sono pure gli incostanti, i pigri, che non sanno portare a compimento ciò che hanno deliberato e deciso di fare.
Non mancano purtroppo gli adulti che sono rimasti al livello dell'egocentrismo (considerare se stessi e i propri interessi come unico criterio di azione), che seguono ancora "il principio del piacere" (fare solo ciò che aggrada, che soddisfa immediatamente), che non hanno superato la fase della eteronomia (imitare pedissequamente gli altri: conoscenti, personaggi dei mass media), che si intimoriscono alla sola prospettiva di "andare contro corrente" in nome di un alto ideale, che non sanno resistere ai condizionamenti dei gruppi di appartenenza (gregarismo).
Le norme morali, in quanto leggi, pur non costringendo fisicamente obbligano ogni coscienza. Esse hanno il carattere della universalità e della immutabilità, impegnano alla corrispondenza tra il pensiero (la conoscenza del bene morale) e l'azione (l'attuazione di esso), esigono la "coerenza nel tempo" del pensiero e dell'azione (non ammettono ingiustificati mutamenti nella valutazione etica e nella conseguente esecuzione).
Irresponsabilità e incoerenza degli adulti
Gli stessi bambini, quando ritengono che le regole dei loro giochi siano immutabili e universali, quando intuiscono l'opportunità di obbedire ai comandi ragionevoli degli adulti, dimostrano di essere disponibili alla vita morale e di cercare educatori credibili, capaci di guidare verso la rettitudine della condotta. È dunque un difetto particolarmente grave l'incoerenza di chi ha precise responsabilità formative. Si tratta purtroppo di un errore diffuso e frequente, che è tra le cause principali del basso livello della moralità pubblica e privata.
L'incoerenza è riscontrabile nei singoli adulti che passano inopinatamente dal permissivismo all'autoritarismo o viceversa, a seconda degli umori del momento, del proprio stato psicofisico, delle suggestioni provenienti dai mezzi di comunicazione sociale. Forse più frequente è l'incoerenza che assume la forma di contrasto educativo fra la madre e il padre, un contrasto derivante da forti differenze di carattere, di esperienze, di idee, di cultura.
Spesso il dissidio sfocia in tentativi di assurda compensazione. La moglie, in ipotesi permissiva, cede sempre di più agli impulsi e alle pretese del figlio, per realizzare una sorta di equilibrio di fronte al comportamento del marito, in ipotesi autoritario. Ovviamente può accadere il contrario, ma il risultato è sempre negativo, poiché si instaura un circolo vizioso che disorienta e amareggia il bambino, anche se egli ne approfitta per trovare nel genitore debole un comodo alleato.
Sergio Spini (tratto da Missione Salute, n. 5/2004 – pp. 16-17)