Famiglia Giovani Anziani

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Martedì, 24 Aprile 2012 08:04

I livelli familiari trigenerazionali

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Gli operatori del Centro di consulenza per la Famiglia vengono a contatto con numerose storie di vita, complesse e dense di sofferenza. Tra queste spicca quella di Maria, una donna preoccupata delle condizioni di vita di suo figlio, della nipote e della nuora. L'intervento sistemico, destinato alla famiglia allargata, scioglie i nodi delle diffidenze reciproche e restituisce una nuova cornice agli affetti.

Il mio lavoro di psicologa mi porta a incontrare tante persone, coppie, famiglie e le loro storie. Sono storie narrate da chi meglio di tutti può raccontarle, da chi riesce a riprodurne colori, sfumature e a contenerne la complessità. Sono storie complesse che a un certo punto sono diventate storie di sofferenza, di dubbio, di timore, di insicurezza. Qualcosa è intervenuto a modificare un equilibrio che fino ad allora aveva retto.

Sono storie che meritano accoglienza, empatia, fiducia. Il lavoro terapeutico parte dall'ascolto di queste storie, dagli eventi, dai vissuti, dagli elementi che le compongono, per poi tentare di approdare a storie nuove e a differenti punteggiature (Watzlawick, Beavin e Jackson, 1971), in cui eventi, vissuti, elementi rimangono gli stessi, ma possono essere raccontati in modo diverso, storie meglio formate (Sluzki, 1999), che sappiano alleggerire la sofferenza. E un lavoro paziente, fatto di piccoli passi, si tratta di una co-costruzione, in cui l'utente rimane l'esperto di sé stesso e il terapeuta lo affianca nel cammino, apportando nuovi stimoli e significati differenti, in un continuo gioco di formulazione e abbandono di ipotesi, guidate dalla circolarità e da una neutralità (Selvini Palazzoli et al, 1980) che assume i toni della curiosità (Cecchin, 1988) e consente di intravedere nuovi punti di vista e sperimentare mosse alternative, alla ricerca di patterns che connettono (Bateson, 1984). Sono storie raccontate al presente, a cui è possibile attribuire significati nuovi e letture alternative. Una di queste storie (di Maria e della sua famiglia), è giunta sino al Centro di Consulenza per la Famiglia.

Il Centro Consulenza per la Famiglia

Il Centro di Consulenza per la Famiglia è un consultorio diocesano aderente alla confederazione dei consultori di ispirazione cristiana, al cui interno opera un' équipe specializzata e multidisciplinare composta da diverse figure professionali: consulente morale e spirituale, psicologi e psicoterapeuti, pedagogisti, legali, medici (ginecologo, pediatra, psichiatra), assistente sociale, ostetriche, insegnanti di metodi naturali, insegnante di tecniche corporee. Il Centro svolge la propria attività all'interno di due ambiti diversi, ma interagenti: la formazione e la consulenza.

Accoglienza e ascolto, i così come caratterizzano la consulenza, sono elementi distintivi della formazione svolta dal Centro. Una formazione che, accanto alla disponibilità di professionisti e alla divulgazione di contenuti teorici, si pone sempre l'obiettivo di realizzare un coinvolgimento attivo dei partecipanti, offrendo loro l'occasione di scambio e confronto reciproco. Il Centro propone percorsi di formazione per fidanzati e sposi, per genitori e futuri genitori, per ragazzi e per insegnanti.

I percorsi di consulenza, individuali, di coppia e familiari, sono rivolti all'adulto, all'adolescente e al bambino. La consulenza prende avvio da un primo contatto col Centro, che può avvenire telefonicamente o presentandosi di persona, a cui segue l'assegnazione di una cartella, di un corrispondente numero di riferimento, a tutela della privacy e della riservatezza, e un appuntamento per un primo colloquio con uno psicologo. In concomitanza con la richiesta di appuntamento non vengono richieste altre informazioni, se non il nome di battesimo e un recapito telefonico, a meno che non si ritenga opportuno un breve colloquio con uno psicologo, al fine di valutare l'urgenza della situazione ed eventualmente fissare il primo colloquio nell'arco della settimana in spazi opportunamente riservati alle urgenze.

La prassi del Centro prevede che, al fine di accogliere le persone e comprendere al meglio le loro richieste, motivazioni e aspettative, sia riservato un vero e proprio colloquio all'ascolto di una storia e all'analisi della domanda, così da poter offrire agli utenti tutto il tempo che questo richiede.

La discussione in équipe

Al primo colloquio segue la discussione in équipe, durante la quale lo psicologo che ha condotto il primo colloquio riporta ai colleghi la storia, la motivazione che ha portato a rivolgersi al Centro, le richieste esplicite e implicite, le impressioni, le emozioni provate nel corso dell'incontro e le ipotesi che ne sono scaturite.

Il confronto in équipe permette di ampliare ulteriormente quell'accoglienza e quell'ascolto, che sono elementi caratterizzanti e prioritari nell'agire del Centro, arricchisce le riflessioni, favorisce l'emergere di punti di vista nuovi e alternativi, restituendo a ogni storia la complessità che la contraddistingue.

Entrare nelle storie, infatti, è complesso. Spesso è necessaria una condivisione di carichi emotivi che si fanno sentire, e sempre utile è un confronto con chi ascolta la storia, la legge da fuori e può portare, grazie anche a formazioni e approcci diversi, nuovi stimoli. I momenti di supervisione si rivolgono anche al vissuto e alle emozioni provate dal consulente negli incontri, egli entra nelle storie delle persone, delle coppie, delle famiglie e finisce in certo modo per fame parte.

Il percorso terapeutico, infatti, dà origine a un nuovo sistema che, oltre alla persona, alla coppia, alla famiglia, comprende anche il terapeuta. Mentre con la cibernetica di primo ordine si riteneva di poter parlare di un sistema osservato e di un terapeuta che ne rimane esterno, con la rivoluzione epistemologica della cibernetica di secondo ordine (von Foerster, 1987) si fa strada l'idea che si tratti, invece, di un sistema osservante, di cui il terapeuta è parte integrante. Con la semplice azione di osservare il sistema, il terapeuta modifica il sistema stesso e determina la nascita di un sistema nuovo, a cui lui stesso appartiene, con i suoi vissuti, le sue emozioni e i suoi pregiudizi.

La complessa storia di Maria

La storia di Maria è complessa e articolata, coinvolge più nuclei familiari, è stata raccontata da più voci e ha richiesto più orecchie per ascoltarla.

La prima a rivolgersi al Centro di Consulenza per la Famiglia è proprio Maria, che in un pomeriggio di inizio giugno viene accolta in un primo colloquio individuale. Maria è una donna di circa settant'anni, anche se di aspetto appare discretamente più giovane, ha modalità molto decise, che, quasi, sforano nell'aggressività. Arriva portando un carico pesante e inonda il colloquio di parole e preoccupazioni. Le preoccupazioni riguardano Emma, una bambina con cui ha un forte legame affettivo: è la sua unica nipotina, ha sette anni ed è figlia di Carlo (unico figlio di Maria e del marito Luigi), e Sara, moglie di Carlo da nove anni.

I problemi erano cominciati circa sei mesi prima, ma gli attriti tra Maria e la famiglia del figlio, in realtà, hanno radici più lontane. Maria, nel suo racconto, risale alla nascita della piccola Emma e alla decisione presa dai genitori di iscrivere la bambina all'asilo nido, anziché affidarla alle cure della nonna. Maria, che ha garantito al figlio l'opportunità di trascorrere in famiglia la primissima infanzia, si era fortemente opposta a questa scelta, ma le sue obiezioni non sono state ascoltate. È qui che inizia a incrinarsi la fiducia nelle capacità genitoriali di Carlo e Sara.

Carlo è sempre stato un discolo fin da bambino e le ha dato tantissimi problemi nell' età adolescenziale. Sara, noncurante di quanto Carlo si mostri inaffidabile, gli ha più volte lasciato in custodia la bambina per andare in vacanza con le amiche. Oltre tutto anche il giorno in cui era stato fissato il termine della gravidanza, Sara era uscita con le amiche, senza preoccuparsi del clima rigido, ed era solita, nei primi mesi di vita di Emma, portarla a passeggio durante l'inverno, senza vestirla adeguatamente. Sono tanti gli episodi che Maria racconta: dalle sue parole traspare una grande preoccupazione per la nipote, preoccupazione diventata sempre più forte, fino ad assumere toni ansiosi.

Maria ha colto diversi segnali di malessere della piccola: rifiuto del cibo, alimentazione selettiva e peso scarso, sonno vigile e disturbato, tendenza a disegnare mostri privilegiando il colore nero, giochi frettolosi e aggressivi, calo delle prestazioni scolastiche, difficoltà nei compiti, disorganizzazione e disordine. Le preoccupazioni di Maria si sono sommate a timori più datati, che hanno sede nel passato di Sara. La signora sa che la nuora ha sofferto di disturbi alimentari che non sono mai stati curati, in quanto, dopo alcuni incontri con uno psicologo, i consuoceri se ne sono disinteressati e hanno smesso di preoccuparsi della sua salute.

La forte ansia vissuta da Maria la porta ad affrontare Carlo e Sara e a domandare con insistenza al figlio di rivolgersi insieme a lei a qualcuno per farsi aiutare per il bene della bambina. E' dal giorno di quell'incontro/scontro che Maria non vede la nipote. Maria porta al Centro tutta la sofferenza che questa situazione racchiude in sé e la richiesta di poter avere un colloquio insieme lei e Carlo.

Ogni qualvolta un elemento nuovo viene a contatto con un sistema, questo determina una perturbazione del sistema stesso, che, pur non potendo prevedere in quale direzione avverrà il cambiamento (Malagoli Togliatti, Telfener, 1991), muterà totalmente in modo autoriflessivo (Keeney, 1985). I sistemi, infatti, sono caratterizzati da totalità e retroazione.

La totalità è propria dei sistemi per cui un cambiamento di un elemento A del sistema provoca un cambiamento anche in tutti gli altri elementi. La retroazione è quella proprietà per cui il cambiamento degli altri membri del sistema provoca, in modo retroattivo, un cambiamento di A stesso. Così l'agito di Maria porta Carlo e Sara alla decisione di non farle più vedere Emma. Questo cambiamento ha un effetto su Maria, che sente il bisogno di rivolgersi al Centro di Consulenza per la Famiglia, e, in modo retroattivo, anche su Carlo e Sara, che fanno altrettanto. Le perturbazioni del sistema ne modificano quindi l'equilibrio e lo trasformano in un sistema che chiede aiuto.

Anche Carlo e Sara fanno richiesta di un incontro e vengono ricevuti da un consulente del Centro in un primo colloquio, che si rivela ricco di emozioni e vissuti profondi.

Sara, tra le lacrime, porta la sua sofferenza. Riconosce il forte legame tra Emma e Maria e sente il sospeso nei confronti della piccola, che da mesi non vede la nonna. Il pianto che si scatena nel parlare di Maria rivela come, a dispetto di una descrizione di rapporto conflittuale e distaccato, il legame con lei si sia tinto di vissuti emotivi e sia diventato profondo e significativo. Carlo è preoccupato per la madre, che tanto ha ingigantito la situazione. Si chiede come aiutare Maria, che vede preda di ossessioni e angosce.

Entrambi sentono il bisogno di riflettere su tempi e modalità per far nuovamente incontrare Emma e la nonna.

Una nuova cornice

La storia di Maria, coinvolge diverse persone e diversi (nucleo familiare di Maria e Luigi, nucleo familiare di Carlo, Sara ed Emma, la famiglia di origine di Sara). Il terapeuta rivolge il proprio ascolto alle singole persone, ma, per poter agire come fattore di cambiamento, l'intervento deve considerare anche il sistema nel suo complesso, prendendo in considerazione i comportamenti dei singoli e le relazioni fra le parti, in uno spostamento del focus dal cosa e dal contenuto, al come e al processo, dall'individuo al sistema (Malagoli Togliatti, Telfener,1991).

Un allargamento del contesto consente di avere un orizzonte più ampio e di rivolgere lo sguardo anche a chi rischierebbe, altrimenti, di non essere preso in considerazione. In occasione, infatti, di un incontro di supervisione, seguito ai due primi colloqui, viene stabilito di convocare all'incontro successivo tutta la famiglia, rivolgendo un esplicito invito anche a Luigi, che fino a quel momento, in un gioco di causalità circolare, in cui ogni elemento è contemporaneamente stimolo e risposta, si era tenuto ai margini ed era stato messo in ombra.

L'allargamento del contesto, anche al livello trigenerazionale, permette, inoltre, la nascita di nuove ipotesi, che possono poi guidare l'agire terapeutico. Colpiscono certamente i confini in questo sistema familiare, in cui le demarcazioni tra le generazioni sembrano essere confuse e sfumate, in un tutt'uno in cui Luigi è relegato in un ruolo di assente e Carlo sembra essere fortemente chiamato a fare coppia con la madre, ancora in una dinamica di causalità circolare, in cui da un lato subisce l'interesse prioritario di Maria, dall'altro, preso dalle preoccupazioni per lei, non riesce a svincolarsi.

Difficile in un tale contesto il ruolo di Sara, che sembra essere, a risarcimento di un 'infanzia vissuta come bambina trascurata, alla ricerca di un sostituto materno, in un legame che coinvolge emotivamente al punto da portare una nuora a piangere per la suocera. Un primo intervento terapeutico è rappresentato dalla convocazione agli incontri successivi, convocazione che diventa costruttore di senso e significato e che permette di rimandare alla famiglia un chiaro messaggio rispetto a chi fa parte del sistema e a quali sono i sottosistemi che lo compongono. La convocazione dei due nuclei permette agli operatori del Centro di costruire una cornice terapeutica entro cui prendersi cura della famiglia e delle singole persone. Viene identificato un referente della complessità della famiglia, che, a seguito del confronto di équipe, può incontrare l'intera famiglia e rendere noto a tutti quanto già fatto e, soprattutto, come proseguire.

La convocazione di tutta famiglia permette di ribadire che i nuclei sono due, connotare positivamente (Selvini Palazzoli et al, 1975) i contributi di ognuno e definire in una cornice allargata l'intenzione di offrire percorsi separati ai due nuclei, per poi ritrovarsi periodicamente tutti insieme. Una nuova cornice rappresenta il punto di partenza per co-costruire, insieme a Maria, Luigi, Carlo, Sara ed Emma, veri esperti di loro stessi e della loro storia, una narrazione nuova, capace di diminuire il carico di sofferenza e preoccupazione.

 

Marcella Ascari (psicologa e psicoterapeuta sistemico-relazionale presso il Centro di Consulenza per la Famiglia)- Famiglia Oggi anno 2011, n. 5, pg. 64

 


B I B L I O G R A F I A

  • Bateson G., Mente e natura, Adelphi, Milano, 1984;
  • Cecchin G., "Revisione dei concetti di ipotizzazione, circolarità, neutralità: un invito alla curiosità".
  • Ecologia della Mente, n. 5, pp. 29-41, 1988.
  • Foerster von H., Sistemi che osservano, Astrolabio, Roma, 1987.
  • Keeney B.P., L'estetica del cambiamento, Astrolabio, Roma, 1985.
  • Malagoli Togliatti M., Telfener V., Dall'individuo al sistema, Bollati Boringhieri, Torino, 1991.
  • Selvini Palazzoli M., Boscolo L., Cecchin G., Prata G., Paradosso e controparadosso, Feltrinelli, Milano, 1975.
  • Selvini Palazzoli M., Boscolo L., Cecchin G., Prata G., "Ipotizzazione, circolarità, neutralità" in Terapia Familiare, n. 7, pp. 7-19,1980.
  • Sluzki C.E., "Punti di attrazione inconsueti e trasformazioni narrative in terapia familiare" in Terapia Familiare, n. 61, pp. 25-47,1999.
  • Watzlawick P., Beavin J.H. e Jackson D., Pragmatica della comunicazione, Astrolabio-Ubadini, Roma. 971.
Letto 2760 volte Ultima modifica il Venerdì, 04 Maggio 2012 10:14

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