E’ la sana relazione tra i membri di una famiglia che garantisce il sussistere di un processo educativo concreto e veritiero. Prova di ciò è il fatto che allorché le relazioni familiari diventano disfunzionali, negative o, addirittura, pericolose il processo educativo si interrompe e all'inevitabile regressione educativa dei figli segue, per esempio, l'intervento dei Servizi sociali o dei Tribunali per i minorenni con decreti e provvedimenti di riduzione, sospensione o annullamento della potestà genitoriale e il conseguente inserimento dei figli in strutture residenziali, socio-assistenziali ed educative. Tale negatività nelle relazioni familiari causa anche negli adulti situazioni di sofferenza e di perdita del proprio equilibrio psicoemotivo oppure, in alcuni casi, anche manifestazioni patologiche della personalità.
Riappropriarsi e difendere relazioni educative efficaci, privilegiate ed empatiche significa, in primo luogo, fare in modo che la famiglia ritrovi la definizione e la complementarità dei ruoli propri di ogni membro, abbia il coraggio di trovare del tempo per ripristinare un dialogo concreto, profondo e intimo e, infine, difenda la necessità e l'importanza di uno spazio, di un tempo e di un luogo di convivenza e condivisione tra tutti i membri che la compongono.
Un'esperienza affettiva elementare
L'ambiente familiare sano rappresenta concretamente un'esperienza educativa importante e questo tipo di famiglia, dove cioè c'è cura nelle relazioni, rispetto reciproco e dialogo, diventa realmente il luogo dove il soggetto umano fa l'esperienza affettiva e morale elementare, basilare, dove sperimenta che vale, ha valore per sé stesso. Qui sta l'origine profonda di quella che chiamiamo autostima, una stima che non viene prodotta o rinforzata dall'esterno, ma che nasce dall'esperienza amorosa i di essere riconosciuti soggetti di dignità. «L'avventura educativa può svilupparsi a partire da questa base sicura familiare, da questa esperienza relazionale basilare che è affettiva e morale al tempo stesso»1.
Sia la mamma sia il papà ricoprono dei ruoli fondamentali e delle funzioni educative basilari. Essi sono stati sempre ben definiti sin dall'origine dell'istituto familiare. In passato sono stati, certamente, più chiari e definiti dal momento che l'uomo era impegnato soprattutto a guadagnare e procacciare, attraverso il suo lavoro e il suo impegno personale, i mezzi primari di sussistenza; mentre alla donna erano tradizionalmente affidati compiti di cura e gestione della casa e dei figli. «In questa visione di compiti genitoriali, la madre diventava garante unica della crescita psicoaffettiva del bambino: questo compito valorizzava socialmente la donna, tuttavia le richiedeva una disponibilità totale verso il bambino, anche sacrificando suoi bisogni o aspettative personali. Il compito paterno appariva invece assai meno specifico, non richiedendo un rapporto affettivo con il figlio, ma solo un compito di acculturazione nei suoi confronti. Non a caso buon padre è stato considerato in passato anche chi dava un buon esempio con la sua condotta lavorativa e sociale e lavorava per mantenere la famiglia, anche senza avere rapporti costanti e significativi con i propri figli»2.
L'emancipazione femminile e i cambiamenti sociali verificatesi nella storia hanno portato oggi a un quadro dove, molto spesso, i ruoli sono confusi o, comunque, intercambiabili. Tutto ciò costituisce, certamente, un aspetto positivo ed efficace, ma nel contempo, può rappresentare la causa di aspetti disfunzionali. Infatti il ruolo del materno e quello del paterno dovrebbero ritrovare e vivere più esplicitamente le loro specificità, entrambe molto utili per una crescita sana e sicura della famiglia.
Una ridotta comunicazione
Alla confusione dei ruoli si aggiunge anche la forte e tangibile diminuzione della comunicazione all'interno della famiglia. La vita frenetica che la società moderna ci propone e a cui, troppo spesso, ci conformiamo, non permette che, nel corso della giornata, una famiglia possa ritrovarsi per dialogare.
Il lavoro dei genitori e l'organizzazione scolastica moderna impedisce che, per esempio, un nucleo familiare possa ritrovarsi per consumare insieme il pranzo e avere, quindi, la possibilità di ritrovarsi per la sua importanza e la sua bellezza. Spesso, quando questi aspetti si indeboliscono, i genitori sembrano eclissarsi e vivere nel nascondimento il loro ruolo e le loro funzioni e soltanto un intervento di consulenza familiare o, nei casi patologici, di psicoterapia familiare, può aiutare quella famiglia a ritrovarsi come luogo positivo e sereno di comunicazione, confronto e crescita.
Entrare nel vissuto
L'analisi di un caso, attraverso l'uso di nomi di fantasia, trattato presso il nostro Consultorio Familiare, può esserci di aiuto per entrare in un tema così delicato e complesso.
I dissapori tra la coppia genitoriale erano cresciuti così tanto che negli ultimi mesi Luana, parrucchiera di 42 anni, e Roberto commercialista libero professionista di 44 anni, non si rivolgevano più la parola e si erano allontanati, nonostante, tra fidanzamento e matrimonio, la loro unione durasse da circa vent'anni. Da due mesi a questa parte le discussioni erano diventate molto accese e Luana aveva deciso di lasciare la casa coniugale portando con sé Edoardo e Lucio, i loro due figli rispettivamente di sette e tredici anni. Erano andati a stare con i nonni, a circa un chilometro di distanza da dove abitavano, e nella stessa casa vivevano anche due giovani zii: il fratello e la sorella minori di Luana poco più che trentenni. Ai due bambini si parlava in modo negativo del padre; sia i nonni sia gli zii lo descrivevano come un uomo superficiale e poco attento alla famiglia.
Del resto, i motivi per cui Roberto e Luana litigavano erano sempre incentrati sull' eccessiva dedizione di lui al lavoro e del tempo che sottraeva, secondo Luana, a lei come moglie e ai due figli. Anche Luana veniva accusata di essere assente in casa dal momento che, gestendo un'attività libera come parrucchiera lavorava tutto il giorno e, nelle ore di chiusura, si dedicava a frequentare corsi e stage che riteneva molto utili per il suo aggiornamento. Tutta questa situazione aveva portato Lucio, il figlio maggiore, a esplodere pubblicamente durante una violenta discussione intrapresa con la mamma, arrivando sino ad alzarle le mani e a richiedere l'intervento risolutivo dello zio, fratello di Luana. Dopo questa discussione Lucio scappa dalla casa dei nonni cercando rifugio nella sua abitazione, dove era nato e cresciuto.
Alla gioia di Roberto per il ritorno del figlio Lucio a casa, è, però, seguita la grande sofferenza per la totale e decisa, almeno apparentemente, indifferenza del piccolo Edoardo che non rispondeva più al telefono né, tantomeno, ai messaggi affettuosi che il papà cercava di inviargli sul cellulare della mamma
e tramite il figlio più grande che lo riusciva a incontrare all'ingresso di scuola ogni mattina. La sofferenza di Lucio, che constatava ogni giorno nel fratellino un senso di ostilità nei suoi confronti, cresceva di giorno in giorno ed, essendo lui vissuto per qualche tempo nella casa dei nonni, attribuiva alla mamma e ai suoi parenti la colpa di tale atteggiamento. Tutto ciò sfocia in una ulteriore fuga di Lucio che, un pomeriggio, al rientro da scuola e dopo aver speso un ennesimo tentativo di ripristinare una relazione con il fratellino, si allontana da casa per giungere nel cortile della casa dei nonni e distruggere la macchina della mamma, frantumandone tutti i vetri con dei sassi e incidendo con un chiodo parole molto offensive sull'intera carrozzeria.
La richiesta di aiuto
È a questo punto che il padre, sollecitato dagli insegnanti di entrambi i figli che avevano notato qualcosa di molto strano nel comportamento dei ragazzi, soprattutto, nel tono del loro umore piuttosto basso, e spinto dal fatto che Luana si era rivolta ai Carabinieri per l'episodio accaduto, si è rivolto a me per chiedere aiuto sia nel gestire la sofferenza del figlio ormai adolescente sia per ricostruire una possibile comunicazione in famiglia visto che sin dal primo momento lui ha detto di nutrire un sentimento di amore nei confronti di Luana e di non riuscire a spiegarsi il perché del suo comportamento.
Dopo aver accolto Roberto in una seduta individuale, gli ho detto che per lavorare con tutta la famiglia era necessario che anche la moglie fosse d'accordo. A fine seduta, Roberto ha condiviso con me l'intenzione di scrivere a Luana una lettera per chiederle di iniziare un percorso di consulenza familiare.
Dopo circa tre settimane da quel primo appuntamento, Roberto mi ha contattato nuovamente per dirmi che Luana aveva acconsentito a iniziare il percorso, anche se alla sua lettera, lei aveva frettolosamente risposto solo con una sintetica e-mail che diceva: «Per me è O.K». Alla delusione di Roberto è, però seguito, un senso di speranza, nel telefonarmi e chiedermi come dovevamo procedere. Ho allora rimandato telefonicamente a Roberto il fatto che la disponibilità di Luana era un aspetto importante e che, a questo punto, preferivo vedere la coppia genitoriale per qualche seduta separatamente. Ho quindi proceduto in questo modo con il fine di costruire un 'alleanza con tutti e due, aiutarli ad allentare un po' la rabbia che provavano e, soprattutto, evitare che finissero per litigare nel corso della seduta qualora li avessi visti congiuntamente. A tre sedute fatte con Roberto e a quattro con Luana, in modo da porla in una condizione di equilibrio con il marito nel rapporto con me, considerato che Roberto aveva già avuto un colloquio iniziale con me presso lo studio, è seguita la mia richiesta di vedere separatamente i due figli.
Tutta questa serie di sedute individuali mi sono servite per creare una buona alleanza con tutti i membri della famiglia, in modo da poter proporre un incontro congiunto di tutto il nucleo in una seduta che li avrebbe occupati per almeno un paio di ore, visto che al colloquio congiunto avrei fatto seguire la proposta di una seduta di compito congiunto dove io sarei stato osservatore essendo il mio studio fornito di vetro unidirezionale. Tale incontro è, indubbiamente, ciò che maggiormente caratterizza l'approccio familiare ed esso, molto spesso, «viene a costituire per la famiglia separata una situazione molto anomala rispetto all'organizzazione di vita vissuta sino ad allora durante e dopo la separazione: infatti la compresenza di entrambi i genitori con i figli può essere un avvenimento molto raro nell'esperienza quotidiana»3. Tale esperienza è riuscita da un lato a darmi una serie di informazioni utilissime soprattutto attraverso l'osservazione dei comportamenti e della comunicazione vissuta dai membri della famiglia e, dall'altro, ad accendere l'occasione di incontro e confronto che è riuscita a focalizzare il reale problema del nucleo familiare: l'assenza di comunicazione e di dialogo e la tiepidezza dei ruoli educativi e delle diverse assunzioni di responsabilità.
Il Conjoint family drawing (Cfd) è un «valido aiuto nella comprensione del funzionamento familiare: riesce a unire in sé i vantaggi di un metodo interattivo e proiettivo»4. Nel nostro caso la signora è stata molto invadente, tentando di gestire il gioco, occupando uno spazio importante e realizzando al centro del foglio la sua figura di mamma molto alta e centrale. Al disegno della mamma è seguito quello del più piccolo, il grande e il padre sono stati rispettivamente il terzo e il quarto. La mamma ha mantenuto lo sguardo fisso sul piccolo per quasi tutto il tempo di esecuzione della prova quasi per controllarlo nel desiderio, che di tanto in tanto cercava di esplicitare, di dialogare con il padre cercando motivi anche futili.
La mamma ha forse voluto creare una barriera tra il figlio piccolo e il padre frapponendosi con il suo corpo tra di loro. Il grande, dopo un po' di resistenza, ha iniziato improvvisamente a rispondere alle domande che insistentemente la madre gli rivolgeva. Il piccolo, con il suo pennarello, ha disegnato sé stesso assimilandosi molto alla figura del padre. Infatti, dopo che ogni membro della famiglia ha disegnato sé stesso, il piccolo ha voluto riprendere, con fare deciso, il suo pennarello per realizzare delle righe identiche sul suo corpo e su quello del padre andando, inoltre, ad abbellire e rifinire, con il pennarello utilizzato dal padre, la figura che aveva precedentemente prodotto. Ogni membro della famiglia ha utilizzato esclusivamente il suo pennarello e le quattro produzioni grafiche sono risultate autonome e separate, tranne quando il fratello maggiore, nel disegnare sé stesso, ha voluto che la sua mano si toccasse con quella del fratello minore.
Allo stesso modo, il piccolo, ha voluto aggiungere, al termine del disegno, due copricapo sulla sua testa e su quella del fratello maggiore e delle lettere sulle loro maglie. Tutto ciò, se da un lato manifesta le difficoltà relazionali esistenti in questo nucleo, dall'altro è sembrata una esplicita richiesta di voler entrare in relazione, da parte del piccolo, con quei membri della famiglia, il padre e il fratello maggiore, da cui era stato tenuto lontano e, da parte del maggiore, di recuperare un rapporto affettivo, esplicitato dalle mani unite nella sua produzione grafica, con il fratellino.
Aprire le prospettive
Edoardo e Lucio, sempre in occasione di questo colloquio, hanno iniziato a parlare tra loro senza rendersene conto, presi com'erano a colorare il disegno fatto. Allo scadere del tempo e al mio rientro in stanza, sono rimasto molto colpito dall'atmosfera che si era creata, e alla mia richiesta ai minori, di dirmi come era andata, sono rimasto molto colpito da Edoardo che avanza la proposta di andare a cena tutti e quattro insieme raccogliendo il consenso unanime degli altri membri della famiglia. L' occasione creatasi presso lo studio è stata favorevole per permettere ai genitori di uscire allo scoperto e riappropriarsi dei propri ruoli educativi, oltre che per offrire la possibilità di comunicare creando un contesto, un canale e una condizione altamente favorevoli e positivi. È come se i quattro membri della famiglia avessero avuto l'occasione per prendersi cura, in uno spazio protetto e sicuro, delle loro relazioni dal momento che «occuparsi del benessere individuale o familiare equivale a occuparsi delle relazioni interpersonali giocate nella famiglia, nella dinamica del dare-ricevere cura, che attraversa le generazioni. Operativamente ciò significa lavorare per accompagnare il soggetto o la famiglia a riscoprire la relazione come luogo e occasione di crescita personale, di autorealizzazione»5.
A partire da questo momento è nata l'esigenza di prendersi maggiormente cura delle relazioni interpersonali all'interno della famiglia, privilegiando un primo lavoro di consulenza familiare di coppia che i due genitori hanno tempestivamente intrapreso con il desiderio di ritrovare un loro equilibrio e prendere decisioni sane per un armonico sviluppo emotivo dei loro figli.
Ermanno D'Onofrio (sacerdote, psicologo, psicoterapeuta,consulente familiare, esperto in psicoterapia breve e psicodiagnostica)
NOTE:
- Comitato per il progetto culturale della Cei, La Sfida Educativa, Editori Laterza, Bari 2009, pago 41;
- Ibidem, pago 35;
- Filippo Petruccelli (a cura di), Argomenti di Psicologia Giuridica, Franco Angeli, Milano 2004, pag. 166;
- Ibidem;
- C. Mazzoleni, Empowerment familiare, edizioni Erikson, Trento 2004, pp. 10-11.
BIBLIOGRAFIA
- M. Andolfi (a cura di), La crisi della coppia, una prospettiva sistemico-relazionale, Raffaello Cortina, Milano 1999;
- C. Mazzoleni, Empowerment familiare. il lavoro psicosociale integrato per promuovere benessere e competenze, Erikson, Trento 2004;
- P.P. Donati (a cura di ), Famiglia e società del benessere. Sesto Rapporto CISF sulla Famiglia in Italia, San Paolo, Ciniselfo Balsamo 1999;
- P. Milani (a cura di), Manuale di educazione familiare: ricerca, intervento, formazione, Erikson, Trento 2001;
- F. Petruccelli (a cura di), Argomenti di Psicologia Giuridica, Franco Angeli, Milano 2004;
- G.B. Sgritta, Il Gioco delle generazioni. Famiglie e scambi sociali nelle reti primarie, Franco Angeli, Milano 2002.