Prima accoglienza, campagne di sensibilizzazione, coordinamento di progetti, area comunicazione, mense e centri diurni. Ma anche ruoli direttivi e amministrazione. Sono questi gli ambiti in cui si impegnano i circa 60 mila volontari che, secondo il Rapporto 2009 dell'organizzazione, collaborano con la Caritas in Spagna. Una realtà il cui peso specifico è assai rilevante, basti pensare che il volontariato rappresenta il 92% delle persone operanti in Caritas, mentre il personale remunerato o a contratto rappresenta l'8% delle forze attive.
«Questa presenza è non solo numericamente rilevante, ma anche qualitativamente decisiva – afferma Emilio Lopez Salas, dell'Area volontariato di Caritas Spagna -, perché rappresenta un elemento di dinamismo, critica costruttiva e proposta, specie in situazioni di particolare vulnerabilità ed esclusione. È bene che il ruolo del volontariato sia sempre più sviluppato, purché i volontari non siano orientati principalmente e solo alla realizzazione pratica di compiti e servizi, ma svolgano anche incisiva attività di sensibilizzazione e denuncia sociale, andando oltre il mero rapporto strumentale che può crearsi tra i volontari e gli enti presso cui svolgono la loro attività».
Strategie di motivazione
Ma qual è il ruolo del volontariato nella Spagna di oggi, paese che ha visto svilupparsi una legislazione specifica alla metà degli anni Ottanta sia in ambito statale che nei diversi governi regionali? Il quadro legale di riferimento è costituito in particolare dalla legge sul volontariato (6/1996) e le persone impegnate in questo ambito sono circa 4 milioni. Tra esse, circa un milione svolgono attività in ambito sociale e vi è una decisa e generale prevalenza di donne (60%). Quanto all'età dei volontari spagnoli, circa il 43% si colloca nella fascia tra i 18 e 35 anni, il 33% tra i 36 e 55 anni, il 14% tra 56 e 65 anni e l'8% ha più di 65 anni.
«Il volontariato in Spagna è tradizionalmente collegato al mondo giovanile, perché da un lato vi è la tendenza a percepirlo come un tempo di acquisizione di competenze prima dell’inserimento lavorativo, e dall’altro si è diffusa un'immagine del volontario conforme a un profilo di gente giovane» chiarisce Emilio Lopez Salas.
Però, anche in Caritas, ma soprattutto in ambito istituzionale si sta cominciando a insistere sulla necessità di diversificare l'età dei volontari promuovendo un incremento del volontariato in modo particolare tra i pensionati. «Il 23 dicembre è stato approvato l'ultimo dei periodici Piani statali sul volontariato. Per gli anni 2010-2014: ci auguriamo che l’anno che l'Unione europea dedica a questo tema sia per tutti noi motivo di impegno ulteriore, anche sotto il profilo della riflessione e del confronto circa i problemi aperti, le sfide e le prospettive che il volontariato propone nel nostro paese».
Di queste sfide sono testimonianza le conclusioni dell’Annuario del terzo settore di Azione Sociale, piattaforma di ong spagnole: “il volontariato – vi si legge – rappresenta una sfida importante nella gestione del capitale umano e delle organizzazione che operano in ambito sociale.
Questo è dovuto soprattutto al fatto che la collaborazione disinteressata spesso sostiene la struttura organizzativa e funzionale di queste realtà. Tuttavia, dato che la motivazione di queste persone non è economica, sembra essere rilevante che queste organizzazioni sviluppino altre strategie per la formazione e la motivazione del volontariato: l’acquisizione di esperienza professionale, di competenze specifiche, la socializzazione o altre aspettative personali.»
Sara Martini