Famiglia Giovani Anziani

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Mercoledì, 28 Luglio 2010 08:25

Il papà solo

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Ecco la nuova  rivoluzione delle famiglie in Italia: aumentano gli uomini che in solitudine crescono un  figlio.

 “la Repubblica” 06/07/2010  Estratto da pagina: 45 (Vera Schivazzi; adattamento di E. Pepe)

….Cristiano Ronaldo ha annunciato – via Facebook e Twitter – di essere il feice papà di un bambino e di avere l’intenzione di allevarlo da solo… già 57mila tifosi si sono complimentati con lui… Ma il calciatore portoghese si ritrova ad essere la bandiera di un esercito che non è il suo e che non gli assomiglia neppure: di quei 353.000 padri soli che in Italia vivono con i figli, oltre il 16 percento delle famiglie monogenitoriali (con una crescita del 23 per cento soltanto tra il 2003 e il 2008, anno dell'ultima rilevazione Istat, ma la percentuale sta ancora salendo) e dei molti altri che si incatenano in piazza o fanno lo sciopero della fame per poterli imitare, o almeno per poter riabbracciare una prole che non vedono da mesi o da anni, in quella tempesta di cattiverie tra adulti che una separazione può portare con sé.

È un esercito che cresce anno dopo anno anche nella conservatrice Italia, in un paese cioè dove, fino a dieci anni fa, di affido condiviso non si parlava neppure e occorrevano motivi gravissimi perché un Tribunale decidesse di affidare un bambino soltanto al papà. Oggi quei padri-pionieri sono diventati molti di più, quasi 400mila. Le star come Ronaido sono poche, più numerose le storie di gente semplice, come Canneto Scibilia, 48 anni, torinese, da due solo con i suo ragazzi che ora ne hanno 14 e 18. Carmelo non polemizza, non porta rancore, non grida, anzi, si dichiara fortunato: «Ho un panificio, lavoro di notte ma dopo posso gestire il mio tempo. Cosi il mattino corro a casa alle 7 per la sveglia e la colazione, per tutte quelle cose che magari la sera prima abbiamo dimenticato, come firmare il diario o controllare i compiti. A pranzo di nuovo a casa, tutti insieme. Modestamente a cucinare me la cavo benino, i ragazzi lo sanno e spesso invitano gli amici. Poi io riposo un po’,  loro fanno i compiti e dopo se c'è bisogno li accompagno nelle loro attività, altrimenti torno al lavoro».

Gli fa eco Daniele Lombardo, agente immobiliare, vicepresidente dell'Associazione papà separati e figli, una delle tante nate per tutelare i diritti dei maschi che non vogliono rinunciare alla paternità: «Ogni bambino ha diritto a due genitori, e non c'è alcuna ragione per la quale se ci si separa non debba crescere col padre. I Tribunali stanno cominciando a capirlo, ultimamente gli affidi esclusivi a noi sono più frequenti, anche se per lo più si trat-ta di casi nei quali la mamma non può farlo o è palese la sua inaffidabilità». Cioè il carcere, la droga, i maltrattamenti.

Ma qualcosa sta cambiando, spesso sono gli stessi adolescenti a chiedere di cambiare casa e trasferirsi da papà, mentre sui blog impazzano le voci pacificatrici: «Ho visto quel papà in una pizzeria semideserta, di sabato sera, tagliare a pezzettini la margherita della sua bambina che aspettava buona buona. E ho pensato che non è giusto escluderli solo perché noi siamo arrabbiate», scrive Simona su "Voci di donna".

Insomma, ne è passato di tempo da quando un ispirato Peter Bogdanovich sostituì in corsa, nel 1973, John Huston alla regia di Paper Moon, la pellicola in bianco e nero che racconta la storia struggente di una ragazzina (Tatum O'Neal) che durante la Grande Crisi americana si trova a vagare per le campagne con un padre improprio e improvvisato, Moses, di mestiere venditore di Bibbie (lui è il vero padre della baby attrice, Rian). Lombardo insiste: «La nostra associazione (ne esiste più d'una, e ultimamente si è registrata anche una diaspora) non manifesta davanti ai Tribunali, ma prova piuttosto a creare una sensibilità nuova nella cultura italiana, che è rimasta per molto tempo ancorata a un'idea di maternità superata dai fatti. Se è vero come è vero che la maggior parte delle donne oggi lavora, che ragione c'è di considerare una madre necessariamente migliore di un padre quando si deve scegliere l'affidamento esclusivo a uno dei due genitori? Anche l'affidamento condiviso (una norma entrata in vigore nel 2006, ndr) deve esserlo davvero, mentre spesso resta soltanto sulla carta». Il demografo Alessandro Rosina, uno dei più attenti studiosi del cambiamento sociale in Italia, è d'accordo con lui: «I padri soli sono un fenomeno in espansione, da guardare con il dovuto interesse. E’ un comportamento emergente che sta conoscendo un forte e deciso aumento». Ma anche Rosina sa che per gli uomini è più difficile. Sono le donne, nell'organizzazione sociale formale e informale in Italia, a poter contare su una rete di sostegno, di comprensione, di aiuto, non sempre sufficiente ma certo condivisa da tutti. Ai padri, invece, tocca barcamenarsi tra i pochi congedi parentali (i maschi che li chiedono sono ancora di gran lunga inferiori al 10 per cento), la condiscendenza un po' vittimista della famiglia d'origine («Poverino, gli tocca perfino cucinare») e lo scetticismo degli insegnanti, che spesso vedendo un padre a colloquio chiedono ancora «La sua signora non sta bene?».

Oggi però qualcuno comincia ad aiutarli. Da Torino, dove Comune e Compagnia di San Paolo hanno creato la prima residenza sociale destinata ai padri soli, a Roma e Milano dove nascono iniziative analoghe. Gli eredi di Rian O 'Neal, o gli emuli di Ronaldo che non possono disporre della stessa agiatezza, hanno innanzitutto bisogno di un luogo dove vivere: «In troppi - dice Lombardo - dormono in auto o nelle stazioni». La crisi economica ha provocato una nuova ondata di separazioni, o le ha rese economicamente insostenibili: «Uomini e donne - dice Giulia Facchini, avvocato familiarista – dovrebbero pensarci bene pri-ma di provocare una rottura che spesso è inconciliabile con la realtà». E anche gli assegni non pagati e la maggiore disponibilità economica dei padri sono all'origine della crescita degli affidamenti di fatto ai genitori maschi, soprattutto tra gli adolescenti che possono dire ciò che pensano. Se è vero che ci sono papà poveri e onesti che si stracciano le vesti su Intemet («Oggi la mia cucciola è stata obbligata a restare da un'amica di mamma mentre io la aspettavo», scrive un disperato Andrea '78) è vero anche che ci sono i padri che non rinunciano al tentativo di comprarsi l'amore dei figli a colpi di vacanze e di cellulari costosi. E molti ragazzini potrebbero essere tentati - se scegliere toccasse a loro - di preferire un calciatore milionario a una mamma californiana…

Vera Schivazzi

Letto 4640 volte Ultima modifica il Giovedì, 13 Gennaio 2011 10:39

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