I figli sono il “bene comune” del futuro del nostro Paese, ma il loro costo è oggi in gran parte responsabilità privata delle famiglie, anziché essere un investimento pubblico. Di conseguenza il costo privato sostenuto dalle famiglie è troppo elevato; il “rischio economico” dell’investimento sulle nuove generazioni è distribuito in modo non equo, a scapito delle famiglie, né coerente con l’obiettivo sociale di uno sviluppo sostenibile e dell’equilibrio demografico tra le generazioni.
Per questo, è assolutamente centrale il tema dell’equità fiscale verso la famiglia, che sostiene da sola i costi della riproduzione della popolazione, ossia del ricambio fra le generazioni, e dovrebbe essere riconosciuta in questo suo ruolo sociale. Lo Stato italiano, invece, non solo non riconosce questo ruolo alla famiglia, ma penalizza la famiglia che ha figli, e la penalizza quanti più figli ha.
Si spiega anche così il fatto che le famiglie con figli in Italia siano diventate meno del 50% delle famiglie. Il peso della riproduzione della popolazione cade su delle minoranze: cioè sul 21,9% delle famiglie che hanno un figlio, il 19,5% che ne ha due, il 4,4% che ne ha tre, mentre le famiglie con quattro figli o più rappresentano lo 0,7%. E ci si chiede: possibile che, con questi numeri, non si riesca a fare di più per sostenere le famiglie che hanno dei figli o che ne desiderano uno in più?
Anche per questo le famiglie faticano ad arrivare alla fine del mese. Dall’inedita indagine Cisf 2009 emerge che il 16,4% delle famiglie arriva “con grande difficoltà” a fine mese (area della povertà), e il 18,0% “con una certa difficoltà” (area a rischio di povertà). La distribuzione dei redditi familiari assomiglia più a quella di un Paese del Terzo Mondo: il 60,2% della popolazione vive con un reddito familiare inferiore a 1.500 euro al mese. Ciò induce a pensare che la popolazione italiana sopravvive decentemente proprio perché rinuncia ad avere figli.
Anche dai dati Istat emerge che il rischio di collocarsi sotto uno standard di vita ritenuto “accettabile” aumenta al crescere del numero di figli. In particolare si osserva un evidente aumento del rischio per le famiglie numerose: quando nella famiglia sono presenti almeno tre figli l’incidenza di povertà assoluta è doppia (8,0%) rispetto a quella calcolata per il complesso delle famiglie italiane (4,1%) e tripla rispetto a quella stimata per le coppie con un solo figlio (2,6%).
Questi temi, i dati che li documentano e le loro implicazioni per la politica economica, fiscale e sociale del nostro Paese sono stati discussi martedì 15 giugno 2010, a Roma, presso il Chiostro del Convento di Santa Maria sopra Minerva, con la presenza del Presidente del Senato, sen. Renato Schifani, del Direttore del Cisf, Francesco Belletti, del curatore del volume e sociologo, Prof. Pierpaolo Donati, di rappresentanti del mondo politico, sindacale, imprenditoriale e dell’associazionismo familiare (vedi programma allegato). Per informazioni scrivere a: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o telefonare a 0248072703