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Domenica, 02 Giugno 2019 17:56

Ascensione del Signore – 2 Giugno 2019

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Prima lettura: At 1,1-11

Nel primo racconto, o Teòfilo, ho trattato di tutto quello che Gesù fece e insegnò dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo, dopo aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito Santo.

Egli si mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio. Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l’adempimento della promessa del Padre, «quella – disse – che voi avete udito da me: Giovanni battezzò con acqua, voi invece, tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo».
Quelli dunque che erano con lui gli domandavano: «Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?». Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino ai confini della terra».
Detto questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo».

Salmo: 103

Alleluia, Alleluia, Alleluia.

Rit.: Ascende il Signore tra canti di gioia.

Popoli tutti, battete le mani! 

Acclamate Dio con grida di gioia,
perché terribile è il Signore, l’Altissimo,
grande re su tutta la terra. Rit.

Ascende Dio tra le acclamazioni,
il Signore al suono di tromba.
Cantate inni a Dio, cantate inni,
cantate inni al nostro re, cantate inni. Rit.

Perché Dio è re di tutta la terra,
cantate inni con arte.
Dio regna sulle genti,
Dio siede sul suo trono santo. Rit.

Seconda lettura: Eb 9,24-28; 10,19-23

Cristo non è entrato in un santuario fatto da mani d’uomo, figura di quello vero, ma nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore. E non deve offrire se stesso più volte, come il sommo sacerdote che entra nel santuario ogni anno con sangue altrui: in questo caso egli, fin dalla fondazione del mondo, avrebbe dovuto soffrire molte volte.
Invece ora, una volta sola, nella pienezza dei tempi, egli è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso. E come per gli uomini è stabilito che muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio, così Cristo, dopo essersi offerto una sola volta per togliere il peccato di molti, apparirà una seconda volta, senza alcuna relazione con il peccato, a coloro che l’aspettano per la loro salvezza.
Fratelli, poiché abbiamo piena libertà di entrare nel santuario per mezzo del sangue di Gesù, via nuova e vivente che egli ha inaugurato per noi attraverso il velo, cioè la sua carne, e poiché abbiamo un sacerdote grande nella casa di Dio, accostiamoci con cuore sincero, nella pienezza della fede, con i cuori purificati da ogni cattiva coscienza e il corpo lavato con acqua pura. Manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza, perché è degno di fede colui che ha promesso.

Canto del Vangelo: (Mt 28,19.20)

Alleluia, alleluia!

Andate e fate discepoli tutti i popoli, dice il Signore,
ecco, io sono con voi tutti i giorni,
fino alla fine del mondo.

Alleluia!

Vangelo: Lc 24,46-53

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto».
Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio.

OMELIAOMELIA

Con l’ascensione, Gesù entra definitivamente ‘nel cielo’ di Dio (v. 51).
Stiamo attenti a comprendere bene i termini: il cielo non è quello che sta sopra le nuvole. Con l’evento dell’incarnazione il cielo s’è fatto carne. Io sono ora il cielo di Dio.
L’ascensione non sarà perciò un allontanarsi di Dio dall’uomo, ma il compimento di un’unione totale, indissolubile, per sempre con ogni uomo. Possiamo dire che con l’ascensione si è passati dal Dio-con-noi al Dio-in-noi.

Interessante notare che i discepoli dopo l’ascensione di Gesù a Betania, scendono a Gerusalemme, simbolo della città per antonomasia, del quotidiano, della vita insomma, e lì ‘stanno sempre nel tempio lodando Dio’ (v. 53). Anche qui occorre comprendere cos’è questo tempio di cui si parla. Non è quello in muratura – tra l’altro già distrutto da circa quindici anni quando Luca scrive – dove magari trovare rifugio e protezione da un mondo cattivo. Il tempio è la dimora di Dio con gli uomini, è la stessa città di Gerusalemme, definita in Apocalisse come ‘nuova’ (Ap 21, 2), in cui – tra l’altro – non esiste più alcun tempio! (Ap 21, 22). Questo significa che con la mia vita, con il mio vivere la quotidiana avventura, io sono il tempio di Dio: «Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?» (1Cor 3, 16). Con l’avventura terrena di Gesù, dall’incarnazione all’ascensione, non possiamo più separare l’umanità e Dio.
Per cui con l’ascensione Gesù da una parte ci apre alla consapevolezza che siamo una cosa sola con Dio, come l’onda è una cosa sola col mare anche se distinta, dall’altra ci ricorda che per fare esperienza di questa unione, occorre entrare nel vivo delle dinamiche terrene, delle relazioni umane, per la causa e nella cura dei fratelli.

Sì, oggi se vogliamo fare esperienza di Dio, occorre vivere e frequentare un tempio tutto particolare. Non più quello dove vige la logica del commercio, fondato sul dare e avere nei confronti della divinità, sulle pratiche religiose, le osservanze a leggi e precetti, il tutto condito da un po’ di sentimentalismo lacrimogeno. Gesù ci ha insegnato a stare al mondo senza bruciare incensi a nessuna autorità, religiosa o civile che sia. Tutto questo fu spazzato via quando Gesù stesso scacciò con forza dal tempio tutti i suoi commercianti (cfr. Lc 19, 46). Non sarà mai infatti l’ottemperanza ad una legge ad assicurarci la salvezza, infatti Gesù è sempre il «crocifisso secondo la Legge». Il ‘tempio altro’ in cui siamo chiamati a dimorare è cominciare a vivere ‘da Dio’, essendo noi ormai un’unica realtà con lui, facendone esperienza in tutti i poveri cristi uccisi secondo le leggi, civili o religiose che siano.

Buon cammino!

"Una guida sintetica per condurre la Liturgia della Parola"

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Letto 28300 volte Ultima modifica il Domenica, 02 Giugno 2019 18:06

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