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Venerdì, 20 Aprile 2018 20:02

IV Domenica di Pasqua – Domenica 22 Aprile 2018 -

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Prima lettura: At 4,8-12

In nessun altro c’è salvezza.

In quei giorni, Pietro, colmato di Spirito Santo, disse loro:

«Capi del popolo e anziani, visto che oggi veniamo interrogati sul beneficio recato a un uomo infermo, e cioè per mezzo di chi egli sia stato salvato, sia noto a tutti voi e a tutto il popolo d’Israele: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi risanato.

Questo Gesù è la pietra, che è stata scartata da voi, costruttori, e che è diventata la pietra d’angolo.

In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati».

Amen

Salmo: 117

Rit. La pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d’angolo.



perché il suo amore è per sempre.

È meglio rifugiarsi nel Signore

che confidare nell’uomo.

È meglio rifugiarsi nel Signore

che confidare nei potenti. Rit.

Ti rendo grazie, perché mi hai risposto,

perché sei stato la mia salvezza.

La pietra scartata dai costruttori.

è divenuta la pietra d’angolo.

Questo è stato fatto dal Signore:

una meraviglia ai nostri occhi. Rit.

Benedetto colui che viene nel nome del Signore.

Vi benediciamo dalla casa del Signore.

Sei tu il mio Dio e ti rendo grazie,

sei il mio Dio e ti esalto.

Rendete grazie al Signore, perché è buono,

perché il suo amore è per sempre. Rit.

Dica Israele:

«Il suo amore è per sempre».

Dica la casa di Aronne:

«Il suo amore è per sempre».

Dicano quelli che temono il Signore:

«Il suo amore è per sempre». Rit.

Seconda lettura: 1Gv 3,1-2

Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui.

Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.

Parola di Dio

Canto al Vangelo (Gv 10,14)

Alleluia, alleluia.

Io sono il buon pastore, dice il Signore,
conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me.

Alleluia

Vangelo: Gv 10,11-18

In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.

Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.

Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

Parola del Signore

OMELIA

“Ho altre pecore che non provengono da questo recinto” (v.16).

Dio non fa preferenza di persone (cfr. Rm 2, 11). E l’amore non può essere rinchiuso in un recinto. Gli amati non s’identificano con una parte. Dinanzi a Dio non ci sono migliori o peggiori, preferiti o reietti. Nessun ‘popolo eletto’ dunque, con buona pace degli israeliti di ieri e gli israeliani di oggi. Nessuna ‘salvezza’ riservata ai cristiani dentro la Chiesa Cattolica dunque, con buona pace dell’antico adagio: Extra Ecclesiam nulla salus [non c’è salvezza fuori dalla Chiesa].

Gesù è venuto a liberare l’umano da tutti i recinti e da tutte le coercizioni, da tutte le leggi e tutte le proibizioni. Perché Dio è l’Amore che apre a ‘pascoli sconfinati’ l’intera umanità, aldilà dei recinti di religione, di credo o di appartenenza. Gesù è venuto a spezzare le staccionate che definiscono, separano, distinguono comprese quelle della morale e dell’integrità. È vero, Gesù è la porta, ma proprio per questo nel mondo di Dio le porte son state scardinate tutte.

Dio chiama all’unità, che è l’esatto opposto dell’uniformità. L’amore esalta le differenze, la paura uniforma, frullando tutto in un indistinto, per poi magari chiamarlo ‘virtù’. L’Amore fa sì che ciascuno venga pienamente alla luce di sé, e attraverso la libertà possa edificarsi nella propria individualità, nella propria differenza cominciando ad amare i fratelli nella rispettiva alterità.

La vera pace accadrà quando le differenze saranno occasioni per vivere nell’amore, quando finalmente Caino accetterà che Abele possa essere diverso da lui, senza il bisogno di eliminarlo per essere fieramente l’unico.

Più Dio s’affermerà nella storia più si avrà l’esaltazione della diversità e del ‘diverso’, perché Dio altro non è che la Verità che rende liberi, liberi di essere finalmente se stessi, di amare in modo diverso e di credere in modo diverso.

«Ci vuole molta attenzione nella catechesi, per creare coscienze di figli piuttosto che di sudditi schiavi di una legge. Le norme ‘legano e rilegano’ l’uomo, fino a farne una mummia religiosa che si conserva morta per sempre. Meglio sbagliare ed essere liberi che fare il bene per schiavitù. Lo schiavo non può permettersi di sbagliare. Chi sbaglia è perché crede bene il male ma mantiene la sua libertà, ma chi rinuncia a questa fa il male peggiore: rinuncia alla sua dignità di figlio e defrauda Dio di quella di Padre» (Silvano Fausti, Elogio del nostro tempo).

CAMMINO DELLA SETTIMANA

Tre spunti su cui meditare, a Voi cercarne altri:

  • «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Io …. conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me,

  • Dio chiama all’unità, che è l’esatto opposto dell’uniformità.

  • La vera pace accadrà quando le differenze saranno occasioni per vivere nell’amore, ----

Buon cammino!

"Una guida sintetica per condurre la Liturgia della Parola”

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