l'evangelista intende rappresentare la situazione del popolo di Israele. Il popolo, che è sottomesso alla legge, è morto e il popolo che è escluso dalla legge vive una situazione di impurità, rappresentato dalla donna con il flusso di sangue.
L'episodio della figlia del capo della sinagoga racchiude in sé l'altro episodio.
Ciò che unisce i due episodi è:
- la cifra 'dodici', indicata come anni di malattia per la donna e come età per la figlia del capo della sinagoga. Il numero 'dodici', lo sappiamo, è il numero che rappresenta le dodici tribù di Israele, quindi indica tutto il popolo di Israele: questi due personaggi hanno quindi un valore rappresentativo relativo a Israele.
- e l'altro termine è il termine 'figlia' , adoperato da Gesù per la donna che viene guarita, e per indicare la figlia del capo della sinagoga.
In entrambe le situazioni si guarisce, si recupera la vita attraverso una trasgressione della legge tradizionale. Gesù tocca, prende la mano della bambina, del cadavere, - azione proibita per un ebreo – e la bimba ritorna in vita, mentre nel brano della donna con perdite di sangue è la stessa donna che compie questa trasgressione.
Scrive l'evangelista che questa "donna", anonima come la figlia di Giairo – abbiamo già visto che un personaggio anonimo rappresenta una situazione nella quale ogni lettore si può immedesimare – "aveva perdite di sangue". Il sangue è la vita, e perdere sangue significa perdere la vita. Una donna in queste condizioni, secondo il Libro del Levitico, è una donna in perenne condizione di impurità, una donna che non ha nessuna speranza: non può entrare nel tempio, non può celebrare la Pasqua, è equiparata a un lebbroso. C'è qui il richiamo all'episodio del lebbroso già visto nel primo capitolo del Vangelo di Marco.
Se questa donna continua ad osservare la legge va incontro alla morte, ma lei, che ha sentito parlare del messaggio di Gesù, il Gesù che ha purificato il lebbroso, ci prova. Ma ci prova di nascosto perché una donna che nelle sue condizioni, pubblicamente e volontariamente, toccava un uomo, veniva messa a morte, perché lo rendeva impuro.
Sentendo quindi parlare di Gesù, di questo amore dal quale nessuno si deve sentire escluso, di un Dio che guarda le necessità delle persone, allora "Da dietro gli toccò il mantello". La donna, secondo il Libro del Levitico, secondo la legge, compie una trasgressione, un sacrilegio.
Gesù avverte che una "forza era uscita da lui", una forza di vita e chiede "chi mi ha toccato le vesti?" Il comportamento dei discepoli manifesta una sorta di meraviglia verso Gesù, non capiscono, dicono "tu vedi la folla che ti si stringe attorno e ti chiedi 'chi ti ha toccato'?". L'evangelista vuol farci capire che i discepoli sono accanto a Gesù, ma non gli sono vicini nell'intimo, loro lo accompagnano, ma non lo seguono perché non lo hanno ancora capito. Non basta stare accanto a Gesù per percepirne e riceverne la forza della vita.
Ma Gesù guarda "per vedere colei che aveva fatto questo". E la donna è impaurita e tremante, perché ha compiuto una trasgressione per cui merita la pena di morte e si attende il rimprovero, il castigo dal Signore.
"Gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità". Quello che agli occhi della religione è considerato un sacrilegio, agli occhi di Gesù invece ... "Gesù le disse 'Figlia' " – e per dire figlia usa la stessa parola adoperata per la figlia del capo della sinagoga che indica quindi il popolo di Israele – " 'La tua fede ti ha salvata!' "
La tua fede ?!? La donna ha trasgredito un precetto religioso: ma quello che agli occhi della religione è una trasgressione e un sacrilegio, per Gesù è un gesto di fede.
E non solo. Gesù non la manda al tempio a offrire i due piccioni come era previsto dalla legge, ma dice "Va' in pace", va' verso la felicità della vita guarita. Dio non si concede come un premio per la buona condotta, ma come un regalo gratuito.
Come questa donna rappresenta la parte di popolo giudaico irrimediabilmente emarginata perché considerata impura, così la figlia di Giairo rappresenta un altro gruppo: le persone integrate dentro l'istituzione religiosa oppressiva.
La bambina non è una figura adulta, ma dipende da un padre che è il rappresentante dell'istituzione religiosa, e la tutela che questa istituzione esercita sul popolo giudaico osservante, mantenendolo nell'infantilismo, esaspera il popolo che abbandona le pratiche religiose, ma facendo ciò, privo di punti di riferimento, è come morto.
Gesù, offrendo un'alternativa fuori del quadro religioso tradizionale, può dare una soluzione a questo problema, può far risorgere il popolo a nuova vita.
Come la figura della donna si collega al lebbroso, così quello della ragazza si collega all'uomo dal braccio atrofizzato (vedi scheda 4), che non può più agire.
L'unione delle due figure, donna e bambina, comprende la situazione di tutto il popolo, che appare così composto di due parti: quelli considerati impuri perché non osservano tutta la legge, e quelli chiusi dentro l'istituzione religiosa. Marco intreccia i due racconti per significare che le due figure comprendono la totalità del popolo.
Gesù torna a Nazaret, e per l'ultima volta insegna in una sinagoga; in seguito il suo rapporto non sarà più con i luoghi dell'ufficialità religiosa, ma diretto con la gente.
Il rifiuto dei suoi compaesani è simbolo della non accettazione di tutti i suoi compatrioti, che vedono meravigliati i segni che Gesù compie, riconoscono alle volte la sua sapienza, ma non riescono a fare il passo della fede in lui.
Per i suoi stessi compatrioti, infatti, Gesù era "motivo di scandalo", essi guardano scettici e sospettosi questo nazaretano fuori da ogni norma. Compaesani che fanno pronunciare a Gesù, sconcertato per la loro incredulità, parole molto amare: "Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua" .
Nessuno dei suoi compatrioti riesce a capire chi è Gesù. La novità da lui portata era al di fuori della loro comprensione, non riescono a vedere in lui se non la riedizione di figure del passato, come Elia, Geremia, uno dei profeti, o Giovanni Battista redivivo. Si scandalizzano di lui, non possono credere in un Dio che si fa uomo.
Gesù non compie segni a Nazaret perché non c'è la disponibilità, l'apertura a cogliere il messaggio, anche se pure lì Gesù non manca di essere vicino ai malati.
Filippo Giovanelli
Parrocchia di San Giacomo – Sala
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"Il Vangelo di Marco: ANNO B"
in "La Messa, occasione di ... catechesi della Parola"