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Giovedì, 06 Dicembre 2012 21:00

Salmo 125

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Cantico delle ascensioni.

Supplica per il ritorno degli esuli.

Salmo di fiducia, escatologico.


1 Quando il Signore ristabilì la sorte di Sion,

ci sembrava di sognare.

2 Allora la nostra bocca si riempì di sorriso,

la nostra lingua di gioia.

Allora si diceva tra le genti:

"Il Signore ha fatto grandi cose per loro".

3 Grandi cose ha fatto il Signore per noi:

eravamo pieni di gioia.

4 Conduci, Signore, i nostri prigionieri,

come i torrenti del Negheb.

5 Chi semina nelle lacrime

mieterà nella gioia.

6 Nell'andare, se ne va piangendo,

portando la semente da gettare,

ma nel tornare, viene con gioia,

portando i suoi covoni.

Leggi attentamente queste righe ti aiuteranno a ben comprendere il salmo e ad immergerti in esso.

Questo è il salmo della speranza, virtù teologale, e il suo posto appropriato è giusto. sulle soglie del tempio. Una speranza che non nasce dall'uomo, né si appoggia sull'uomo. Emerge e si rivela proprio quando, a livello umano, non appare un minimo di spazio su cui ragionevolmente appoggiarla. E' il miracolo stupendo della fede: come Abramo sul monte del sacrificio. E' esattamente la situazione del salmo. II piccolo "resto" di Giuda viveva la sua avvilente schiavitù in Babilonia, senza prospettive. Improvvise giungono la vittoria e l'editto di Ciro a capovolgere la situazione, e... "il Signore ricondusse i prigionieri di Sion". Una cosa talmente bella e inattesa che "sembrava di sognare". Finalmente " la bocca si aprì al sorriso" e a "canti di gioia" tra lo stupore ammirato dei popoli. Ma poi le cose non avevano seguito il corso previsto. Questo povero "resto" non era riuscito a realizzare in Gerusalemme le prospettive aperte dal rientro, e molti di loro erano rimasti tuttora esuli e prigionieri. Di qui la delusione della speranza appena assaporata, delusione narrata in un solo versetto, formulata in preghiera: "Riconduci, Signore, i nostri prigionieri.....".

Ma proprio qui, dove a livello umano si attenderebbe disperazione amara e ribellione, proprio qui questo sconosciuto giudeo del VI secolo a. C. ci dà una lezione di speranza che trova riscontro solo nelle pin belle pagine del vangelo. E la certezza dei covoni portati con giubilo "nel tornare" si dilata negli spazi aperti dal Cristo: dalla beatitudine delle lacrime al seme gettato nel solco, alla vite potata dal Padre: dal Getsemani, dal Calvario, dal sepolcro sigillato, alla notte della risurrezione, all'ascensione in cielo, all'avvento finale dell'Agnello vittorioso. "Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, RITORNERÒ e vi prenderò con me" per riporre nei granai del cielo i covoni della semente gettata "nelle lacrime".

Ora rileggi lentamente il salmo e verifica di averlo compreso..

Poi riferisciti alla frase del Nuovo Testamento.

E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare alla sua gloria. Io ritengo infatti, che l sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà esser rivelata in noi. Rm 8, 17-18.

E concludi con la colletta salmica:

Preghiamo

Mentre andiamo seminando nel pianto, apri, Signore, i nostri cuori alla tua gioia, nella certezza della mietitura.

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Letto 4960 volte Ultima modifica il Venerdì, 03 Gennaio 2014 18:26

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