Lc 8,1-3; 10,38-42; 7,36; 11,37; 14,1: durante la sua vita pubblica Gesù, insieme col gruppo dei discepoli, vive con le offerte dei simpatizzanti e con l’ospitalità generosa di amici e ammiratori.
Mc 14,3-9: Gesù , senza scrupoli e ascetismi, sa apprezzare il gesto generoso di stima e simpatia da parte di una donna alla vigilia della sua morte.
2. Gesù e le classi sociali del suo tempo
Mt 4,18-22, Mt 9,9: la condizione sociale dei discepoli è la classe media.
Mc 12,41-44; Lc 21,1-4: Gesù prende le difese e solidarizza con gli appartenenti alla classe più povera. La vedova è una tipica rappresentante dei poveri.
Mt 19,16-22: un uomo importante e ricco chiede consiglio a Gesù: che cosa deve fare per salvarsi? La proposta di Gesù: mettere i beni a disposizione dei poveri e impegnarsi così a seguirlo.
Lc 19,1-10: l’incontro con un altro uomo ricco, alto funzionario degli uffici del fisco a Gerico: Zaccheo. L’accoglienza di Gesù trasforma la sua vita e cambia la sua posizione sociale.
3. Esigenze del regno di Dio riguardo ai beni.
Un nuovo modo di giudicare i beni:
Mt 5,3; Lc 6,20: il regno di Dio, cioè il suo intervento efficace e salvatore, ha come destinatari i poveri.
Lc 16,19-31: il giudizio di Dio sul ricco e sul povero è diametralmente opposto alle valutazioni mondane.
Mt 6,19-21; Lc 11,41; 12,33-34; 14,33: la distribuzione gratuita dei beni ai poveri, conforme alla giustizia, cioè alla volontà di Dio, è l’unico modo di riscattare i beni posseduti.
Libertà dall’ossessione possessiva:
Lc 12,13-21: falsa sicurezza fondata sull’accumulo dei beni: corrisponde all’ateismo biblico. L’uomo ricco è schiavo di una illusione mortale.
Mt 6,24; Lc 16,13: alternativa senza compromessi. Si deve scegliere tra Dio e l’idolo – denaro.
Mt 6,25-34; Lc 12,22-31: nota caratteristica dei discepoli è la libertà dalla preoccupazione ossessiva per i problemi della sussistenza. La fiducia nel Padre li rende liberi di impegnarsi totalmente per il regno di Dio e la sua giustizia.
Nella vita
1. Il vangelo e la scelta dei poveri
Gesù sceglie di stare dalla parte dei poveri per annunciare e testimoniare ad essi dal di dentro l’intervento efficace e salvante di Dio a loro favore. È possibile evangelizzare i poveri, cioè rendere presente efficacemente con l’azione e con la parola l’amore salvante di Dio, senza scegliere di stare con i poveri e per i poveri? Chi sono oggi i «poveri» evangelici? È corretto e giusto applicare lo schema socio – culturale di «classe» alla nozione di poveri evangelici? È questa una lettura riduttiva o ideologica della realtà storica e socio – economica testimoniata dal vangelo? Le altre letture «neutrali» sono prive di pregiudizi o schemi culturali e ideologici? È giustificata una «scelta di classe» in nome del vangelo: la scelta della classe dei ricchi, dei poveri, o della classe media? È giustificata in nome del vangelo una neutralità al di sopra delle classe?
2. Giudizio e uso dei beni in un’economia avanzata
Nella società palestinese del primo secolo d. C. i beni accumulati erano improduttivi o servivano per i piaceri e il prestigio dei ricchi.
È ancora valido il giudizio evangelico sui beni in una società a economia avanzata, quando i beni dei «ricchi» sono investiti in lavoro produttivo? Qual è il giudizio evangelico sull’accumulo privato dei beni? Qual è il volto moderno di mamona: il profitto, il potere economico, le multinazionali, l’ossessione del denaro e del possesso?