Dobbiamo dire che sono state le prime traduzioni dei salmi nelle diverse lingue che hanno iniziato a dare il desiderio di pregarli insieme. La struttura della Preghiera delle Ore era troppo pesante anche per il Clero e non era possibile a certe Congregazioni e a delle parrocchie di realizzare una preghiera dell’Ufficio divino riservato al Clero. Il Clero stesso angosciato dall’obbligo di recitare tutto l’ufficio ogni giorno aveva preso delle strane abitudini incoraggiate spesso dai moralisti: un sacerdote molto occupato e pio tentava di dire tutto l’ufficio del giorno alla mattina e prima della Messa e così le Ore si dicevano l’una dopo l’altra fino a Compieta che avrebbe dovuto essere celebrata alla fine della giornata e prima di coricarsi. Tutto era condizionato dall’obbligo sotto pena di peccato grave.
Ma tutto questo è il passato ed il rinnovamento della liturgia ha cambiato profondamente questo atteggiamento e ha reso più accessibile a tutti la Preghiera delle Ore. Ormai essa non è più riservata al Clero ed ai monaci ma è divenuta progressivamente un bene comune di tutta la Chiesa.
Perché la Chiesa e la Chiesa locale devono cantare l’ufficio divino?
Si deve sottolineare la dimensione soteriologica dell’Ufficio divino. La “Costituzione sulla liturgia” al numero 83 introduce il suo discorso sull’Ufficio divino partendo dal sacerdozio di Cristo: questi porta sulla terra la lode eterna che risuona attorno a Dio e unendo a questo suo canto la comunità umana fa si che il suo sacerdozio continui immutato sulla terra.
Però se l‘uomo prega, la sua preghiera è sempre espressione del rapporto fondamentale umano che unisce l’uomo a Dio e rispettivamente lo distingue da lui. Se applichiamo questo principio all’uomo e a Cristo dobbiamo notare delle differenze essenziali.
La preghiera dell‘uomo fuori di Cristo resta sempre l‘espressione di un rapporto unitivo-distintivo umano e in questo colloquio l’elemento distintivo sarà sempre predominante.
Quando prega Cristo egli prega come “essendo tutta l’umanità”. Conseguentemente la preghiera di Cristo è un avvenimento salvifico e manifesta e attua la salvezza umana, perché l’umanità ridiventata figlia di Dio, parla col Padre in Cristo. Quando la preghiera è continuazione della preghiera di Cristo nell’umanità e per l’umanità, allora questa attua di nuovo l’avvenimento salvifico col quale Cristo ci dà la possibilità di chiamare Dio con la sicurezza di essere ascoltati. Abbiamo già parlato dell’anamnesi che caratterizza la celebrazione eucaristica, attualizzando il sacrificio di salvezza: così per l’ufficio divino che Cristo presiede sempre. La “Costituzione sulla liturgia” scrive che la Chiesa continua l’azione sacerdotale di Cristo nel mondo non solo con la celebrazione eucaristica ma anche con quella dell’ufficio divino (n. 83) l’Ufficio divino ha dunque un valore soteriologico, un valore eucaristico, e ha un valore ecclesiologico cioè coinvolge tutta la Chiesa. Nel numero 84 la “Costituzione sulla liturgia” dice: “Quando a celebrare questo mirabile canto di lode.., sono i fedeli che pregano insieme col sacerdote, allora è veramente la voce della Sposa, anzi è allora la preghiera che Cristo unito al suo Corpo eleva al Padre. Cosi la Chiesa locale attorno al suo capo, è vista come colei che realizza in pieno la realtà del Corpo ecclesiale unito al suo Capo Cristo”.
Non c’è dubbio che la preghiera comunitaria della Chiesa sia potente e costituisca, sempre più profondamente la comunità cristiana. Qui abbiamo Cristo che prega con noi il suo Padre e la nostra voce nella sua diventa potente e capace di provocare degli avvenimenti di salvezza per tutto il mondo.
Si deve dunque preferire questo genere di preghiera alle preghiere individuali di devozione, senza che queste siano disprezzate. Però, tra il Rosario e l’ufficio divino si deve preferire l’ufficio divino. Notiamo che i 150 grani del Rosario hanno preso il posto dei 150 salmi, quando questi non erano più capiti dai fedeli. Senza per niente abbandonare il Rosario, si dovrà, però, dare il primo posto all’ufficio divino.
Come realizzare la Preghiera delle Ore nella Chiesa locale e parrocchiale?
1. Legge del progressivo sviluppo
Non si dovrebbe pretendere di realizzare l’Ufficio divino completo in una parrocchia. Ma si deve tentare progressivamente di realizzare una piccola parte dell‘ufficio.
Per esempio iniziare dalla domenica mattina in cui si potrebbero cantare le lodi prima della prima celebrazione eucaristica. In un successivo passo si potrebbe cantare il vespro prima della celebrazione domenicale serale. Poi si potrebbe pensare un sabato sera ad organizzare una veglia, corrispondente all’ufficio delle letture.
2. Legge della necessaria catechesi
Si devono istruire i fedeli e spiegare il perché di queste celebrazioni dell’ufficio divino e presentare una teologia accessibile dell’ufficio.
Questa catechesi suppone la spiegazione letterale e spirituale dei salmi che faremo cantare. Questa catechesi è indispensabile come quella sulla teologia dell’Ufficio.
3. Legge di costruzione dell’ufficio adatto alla parrocchia
Un gruppo molto ristretto deve preparare la struttura e il contenuto di queste celebrazioni, ed è legittimo non seguire ciò che è proposto nel libro ufficiale della Preghiera delle Ore se questo non è adatto, almeno all’inizio, alla parrocchia.
In conseguenza si dovrà strutturare l’ufficio semplicemente.
a) Invocazione iniziale: “Signore, vieni in mio aiuto”, oppure se è la prima preghiera del giorno: “Signore apri le mie labbra”.
b) Un inno che conviene al giorno e che dovrebbe essere cantato.
c) Salmi, per la loro scelta rispettare l’ora nella quale si canta l’ufficio: scegliere salmi facili e far precedere il loro canto dalla frase del Nuovo testamento proposto nel libro ufficiale della Preghiera delle Ore, così il salmo viene cristianizzato.
Per il numero dei salmi iniziare da uno per passare poi a due, quindi a tre.
Tra ciascun salmo rispettare un momento di silenzio e poi dare il significato del seguente lasciando uno spazio tra questa catechesi e l’inizio del salmo.
Il migliore sistema per il canto sarebbe scegliere il modo antifonale, cioè proporre ai fedeli un’antifona da ripetere dopo ciascun versetto; all‘inizio sarebbe il miglior sistema. Poi si potranno utilizzare altri sistemi, cioè canto dell’antifona e canto della Schola, poi i fedeli si dividono i versetti.
Penso che si debba pensare all’inizio ad una certa brevità della celebrazione.
d) Se la celebrazione si fa separata dalla celebrazione eucaristica, una breve lettura scritturistica sarebbe buona e da scegliere in corrispondenza con il giorno. Oppure una lettura patristica o di un Autore anche moderno.
e) Il canto del Padre nostro
f) L’orazione
g) La Conclusione.
Penso che non sarebbe indicato, almeno all’inizio, congiungere un’ora dell’ufficio alla celebrazione eucaristica; questa potrebbe disturbare i fedeli. La soluzione migliore sarebbe celebrare l’ufficio e poi dopo un breve intervallo iniziare la celebrazione eucaristica.
Per lodi o vespro sarebbe bene proporre una preghiera universale prima del Padre nostro. Se la celebrazione eucaristica non segue immediatamente l’ora sarebbe opportuno fare un’altra preghiera universale.
4. Legge di perseveranza
Si debbono fare degli esperimenti che non saranno sempre seguiti da un vero successo. E’ bene riflettere al come iniziare e non fare troppo all’inizio ma rispettare la legge della progressività.
Conosco l’esempio di un parroco che ha iniziato da solo a dire Lodi prima della messa domenicale ad alta voce e da solo nella sua chiesa. Lentamente certi fedeli si sono interessati a questa preghiera e finalmente sono stati più di una cinquantina. Ma si deve aspettare e qui gli animatori hanno un grande esempio da dare e dovrebbero essere i primi ad essere presenti a questi esperimenti.
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