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Lunedì, 20 Dicembre 2004 01:20

PRIMA LETTERA AI CORINZI

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 Cor 1/1-16

 

 LECTIO

Saluti e azione di grazia

    Paolo, chiamato ad essere apostolo di Gesù Cristo per volontà di Dio, e il fratello Sostene, alla Chiesa di Dio che è in Corinto, a coloro che sono stati santificati in Cristo Gesù, chiamati ad essere santi insieme a tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo, Signore nostro e loro: grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo.

   

    Ringrazio continuamente il mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù, perché in lui siete stati arricchiti di tutti i doni, quelli della parola e quelli della scienza. La testimonianza di Cristo siè infatti stabilita tra voi così saldamente, che nessun dono di grazia vi manca, mentre aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo: fedele è Dio, dal quale siete stati chiamati alla comunione del Figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro!

 

Le divisioni nella chiesa


    Vi esorto pertanto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, ad essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e d’intenti. Mi è stato segnalato infatti a  vostro riguardo, fratelli, dalla gente di Cloe, che vi sono discordie tra voi. Mi riferisco al fatto che ciascuno di voi dice: «Io sono di Paolo», «Io invece sono di Apollo», «E io di Cefa», «E io di Cristo!».

    Cristo è stato forse diviso? Forse Paolo è stato crocifisso per voi, o è nel nome di Paolo che siete stati battezzati? Ringrazio Dio di non aver battezzato nessuno di  voi, se non Crispo e Gaio, perché nessuno possa dire che siete stati battezzati nel mio nome. Ho battezzato, è vero, anche la famiglia di Stefana, ma degli altri non so se abbia battezzato alcuno.

La città di Corinto


    L’antica città greca di Corinto fu prima distrutta e quindi ricostruita dai romani. Essa si trovava in una posizione strategica, che le permetteva di controllare il commercio che passava attraverso la stretta lingua di terra posta tra l’Egeo el’Adriatico, inoltre era essa stessa un grande centro commerciale e una città cosmopolita, ove Greci, Latini, Siriani, Asiatici,Egiziani...lavoravano spalla a spalla, per cui rappresentava uno biettivo ovvio per Paolo. Stabilire una Chiesa qui significava mettere il messaggio cristiano in grado di diffondersi rapidamente in tutte ledirezioni.

    Eppure è difficile immaginare un luogo meno adatto per impiantarvi il cristianesimo. La città era dominata dal tempio di Afrodite, eretto sull’acropoli. Migliaia di prostitute sacre, una vasta popolazione mobile e cosmopolita avevano contribuito acrearle una cattiva fama e a rendere il nome della città sinonimo di immortalità e di licenza sessuale (tanto che era stato creato un verbo apposito: “corintizzare”).


 MEDITATIO


    Il nostro pensare, il nostro desiderare e progettare, il nostro agire, come cristiani dovrebbe essere motivato e confrontato con la Parola. Troppo sovente è orientato da tradizioni locali, da luoghi comuni, da motivi culturali tutt’altro che riferentesi all’insegnamento e alla vita di Gesù.

    La scelta della Prima Lettera ai Corinti di San Paolo apostolo è motivata da alcune ragioni di fondo.

    Prima di tutto è uno degli scrittori più antichi del Nuovo Testamento e una delle prime Lettere di Paolo, databile dopo la permanenza di Paolo a Corinto negli anni 50-52d.C., quindi a distanza neppure di venti anni dagli eventi pasquali (cena-morte-risurrezione) di Gesù.

    In un secondo luogo è uno degli scritti del Nuovo Testamento che ci lascia penetrare nella Sacra Scrittura tutta; e contemporaneamente strumento eccezionale per un cammino e progetto di vita cristiana.

    Ci annuncia la centralità e assolutezza di Gesù, Cristo e Signore (1 Cor 1, 10-4, 13) rispetto ad ogni sapienza umana e ad ogni interesse e prospettiva di parte.

    Ci rivela l’azione vivificante dello Spirito Santo, nel ministero di Paolo (1 Cor 2, 4; 7, 40) nell’esperienza di discernimento e di preghiera (1 Cor 2, 10-16), nella novità divita dei credenti (1 Cor 6, 11), nell’esperienza di fede e in ogni atto di fede (1 Cor 12, 3), nel sacramento e nell’abituale nutrimento e crescita(1 Cor 12, 13), nel dono di carismi e dei ministeri (1 Cor 12,4.7); infine nell’utilizzo stesso dei doni (1Cor 14, 1.2.14-15). Come Gesù, lo Spirito, è Spirito datore di vita (1Cor 15, 45).

    Ci rivela poi il Padre (vedi sin dall’indirizzo iniziale) nel suo disegno d’amore nella storia.

    Inoltre coniuga i concreti problemi e scelte della vita quotidiana con il primato di Gesù, nostro Dio e Signore.

  1. Affronta i problemi della vita sessuale, addirittura in chiave “eucaristica” e in Spirito Santo (1 Cor 5, 1-13; 6, 12-20).
  2. Mette in guardia dal ricorrere ai tribunali; essendo disdicevole farsi giudicare dai pagani (1 Cor 6, 1-11).
  3. Illumina sulla scelta vocazionale e sulla condizione di vita da condurre: matrimonio o verginità (1 Cor 7, 1-40).
  4. Il problema dell’idolatria, rispetto all’acquisto della carne immolata agli dei permette di affrontare il tema della vera libertà, sempre motivata e rapportata all’agàpe (1 Cor8-10).
  5. Viene colto poi il cuore della vita cristiana: le assemblee (ekklesia) in cui si celebra l’Eucarestia. Come celebrarla? (1 Cor 11).
  6. Ma la comunità cristiana è organicamente e complementariamente arricchita dallo Spirito di carismi e di misteri (1Cor 12).
  7. Il dono per eccellenza, il carisma qualificante ogni carisma e ministero è l’agàpe (amore cristiano). E qui abbiamo il memorabile encomio dell’agàpe (1 Cor 13).
  8. Alla luce dell’agàpe sono da coordinare e regolare tutti gli altri carismi (1 Cor 14).
  9. L’orizzonte permanente e orientante tutto l’essere e l’agire dei credenti è la Risurrezione di Gesù e la risurrezione nostra (dimensione escatologica: 1 Cor 15).


    Questa mirabile lettera ci propone globalmente un progetto di vita cristiana: ed è un dono per la nostra Chiesa,per il momento storico che sta vivendo. Ci sono tra noi tanti credenti, con il “cuore toccato” dal Buon Dio. Ma ci sono tanti disattenti, tanti indifferenti, tanti che vivono come Dio non fosse.

    Siamo di fronte a una Chiesa (Comunità cristiana di Corinto) e a concreti comportamenti ecclesiali e antiecclesiali che ci aiutano a ringraziare quel che il Signore ci ha concesso, a verificarci nelle nostre divisioni, arrivismi, pluri appartenenze conflittuali, a renderci disponibili ad un cammino di purificazione del cuore e di crescita nella fede — speranza e nell’amore— agàpe.

    Il riferimento prioritario e fondante è sempre Gesù e il Padre, sia per l’identità e il ministero di Paolo, sia per tutti i credenti: «santificati»,«quelli che in ogni luogo invocano il Signore». Non c’è dunque comunità cristiana (parrocchia, diocesi, gruppo, movimento, associazione) che possa prescindere da questo radicamento in Gesù e nel Padre (mistero; cioè presenza operante di Dio).

    Una rilettura cristiana dei destinatari della lettera, e dei destinatari di ogni nostro gesto cristiano e pastorale, fa cogliere immediatamente il «dono di grazie» e la«ricchezza di tutti i doni» in cui sono confermati i cristiani di Corinto.

    Sono poi due le constatazioni da fare, una sempre attentissima al mistero, a Dio salvatore, l’altra alla situazione concreta della comunità nel suo versante problematico.

Nell’un caso:
la fedeltà di Dio (Dio fa un’alleanza che dura per sempre, al di là delle nostre fallibilità) che ci chiama alla comunione col Figlio, Gesù. Grazie a questo dono che il Padre fa del Figlio, in modo fedele, Paolo può esortare con fiducia «ad essere tutti unanimi nel parlare, perchè non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e di intenti». Non è utopia. È l’effetto dell’azione del Padre e del Figlio, là dove sono lasciati operare. Nelle famiglie, nel presbiterio, nelle comunità consacrate, nei gruppi cristiani, nelle parrocchie,nella nostra Chiesa.

Nell’altro caso:
la condizione concreta è ben evidenziata. Ci sono discordie e divisioni. Ogni rapporto o appartenenza o riferimento a uno dei “predicatori” o a uno degli apostoli è buona occasione per accrescere questi conflitti. Paolo si distingue e si distanzia: non ha dato, neppure con la celebrazione di un sacramento, motivo per far dividere.

    Come un grido, nella mischia, esprime l’interrogativo: «Cristo è stato forse diviso?».

    Dopo aver riletto il brano biblico applicalo a te; lascia che la pagina divina ti parli.

 

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Letto 7958 volte Ultima modifica il Mercoledì, 26 Febbraio 2014 15:59

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