Nella letteratura “apocalittica” il mondo e la storia sono considerati come l’ambito in cui scontrano il bene e il male, angeli e demoni, materia e spirito, oppressi e oppressori.
I due libri dei Maccabei offrono una documentazione sostanzialmente attendibile della storia del popolo ebraico nel II secolo a.C., interpretata in chiave religiosa come negli altri libri storici della Bibbia.
Il Libro della Sapienza, scritto in greco, in ordine cronologico è l’ultimo libro del canone dell'Antico Testamento. Si può caratterizzare con tre aggettivi: è un libro ecumenico, progressista e ottimista.
Lo scopo dichiarato di Gesù ben Sirach è di inculcare l'osservanza della Legge e delle tradizioni dei padri, in un tempo di crisi e di cambiamento religioso e culturale.
Il libro del Qoèlet si presenta come una raccolta di riflessioni, simile a un “diario di pensieri” o trattato quasi filosofico sul senso e lo scopo del vivere umano.
La raccolta dei “proverbi” è fatta per associazione tematica e lessicale, alfabetica e numerica. Lo stile è caratterizzato dal ritmo poetico dei distici e delle quartine.
Il libro di Giobbe si articola in due parti diseguali. La prima è il dramma in prosa, che comprende un prologo e un epilogo. La seconda parte abbraccia il dramma poetico, strutturato in tre atti, con alcune aggiunte e inserzioni redazionali.
Nei testi profetici e storici della Bibbia si parla di una forma di insegnamento sapienziale negli ambienti della corte e del tempio. Il re Salomone è presentato come il prototipo del “re saggio”.
Il Libro dei Salmi è il più citato nel Nuovo Testamento, dove si contano oltre un centinaio tra citazioni esplicite e allusioni.
Destinatari del Libro di Daniele sono gli ebrei sottoposti alla persecuzione e costretti sotto minaccia di morte a rinnegare la propria fede.