Nell'attuale penisola arabica, dove all'epoca di Maometto (VI-VII secolo d. C.) era presente un'influenza delle altre due religioni monoteistiche, quella ebraica e quella cristiana, l’islam è riuscito a diffondere la comune fede in un solo Dio come legame interno del popolo arabo. La Legge, chiamata sharì’a (sentiero, via), è la stessa volontà di Dio nella storia ed è l'insieme dei doveri religiosi, sociali, familiari, politici, personali dei fedeli. Essa regola anche il rapporto con le altre religioni che sono tollerate, purché non siano di danno all'islam.
La vita del credente musulmano è basata su cinque principi (arkân): la testimonianza di fede (shahâda); la preghiera (salât); l'imposta coranica (zakât); il digiuno (sawm) ed il pellegrinaggio alla Mecca (hajj). La pratica religiosa impone al musulmano questi cinque doveri essenziali per il rapporto fra Dio e l'uomo. I riti e gli atti di culto, che ogni fedele deve compiere e che costituiscono l'insieme delle pratiche liturgiche e devozionali dell'islam, sono la parte più importante della shari’a, che deriva la sua autorità dal Corano, libro sacro dell'islàm, e dalla Sunna (il comportamento e i detti del Profeta Muhammad). In particolare, ogni musulmano deve pregare cinque volte al giorno, dovunque egli si trovi, o individualmente, usando il proprio tappetino orientato verso la Mecca, o in gruppo nella moschea a lui più vicina.
La parola moschea, detta in arabo masjid, viene dalla radice araba s-j-d, che significa prostrarsi; quindi, in senso etimologico, la moschea è il luogo della prostrazione. La storia narra che appena il Profeta Muhammad arrivò a Medina perché cacciato dai suoi concittadini meccani, che lo volevano uccidere, fece iniziare la costruzione della moschea che divenne poi il centro dell'attività sociale, politica e religiosa. Questa prima moschea era fatta con mattoni d'argilla con il tetto in foglie di palma, della quale ovviamente non abbiamo più alcun resto.
Il modello della prima moschea nasce dunque in Arabia: un edificio semplice, privo di oggetti di culto, con una sala di preghiera e una corte aperta. All'interno si trova il minbar, il podio per le predicazioni, e il mihrab, la nicchia che indica la direzione della preghiera verso la Mecca. Elementi architettonici caratteristici delle moschee sono:
La cupola. Molte delle soluzioni architettoniche delle moschee sono dettate sia da ragioni simboliche che da questioni pratiche. Per quanto riguarda la cupola, il fatto che converga in un unico punto rappresenta l'anelito del fedele verso l'unità divina (tawhîd). In secondo luogo, la scarsa presenza di legname in queste zone semi-desertiche, impediva la realizzazione di intelaiature interne lignee e ciò ha permesso agli architetti islamici un primato tecnologico sui colleghi occidentali. A sostegno della cupola ci può essere un tamburo con scritte calligrafiche tratte da alcuni versetti del Corano.
Il mihrab. È una nicchia inserita nel muro orientato verso la qibla (la direzione di Mecca); generalmente di piccole dimensioni è sormontata da una semicupola e rappresenta il sancta sanctorum della moschea.
Il minbar. È il pulpito dal quale l'imàm guida la preghiera.
La maqsûra. È la zona recintata all'interno della moschea, riservata al califfo.
La manâra (minareto). È una torre snella ed alta, spesso a forma cilindrica, coperta da una piccola cupola, di diverse forme (cono, sfera, copertura piana, ecc.) a seconda degli usi locali, del clima e dei materiali disponibili. Dalla sommità del minareto vengono lanciati i cinque appelli giornalieri alla preghiera. Nel passato il muezzìn (l'annunciatore) saliva in cima al minareto, su una piccola balconata, oggi per comodità si usano gli altoparlanti. In molte moschee contemporanee i minareti sono più di uno.
La moschea è nata come spazio aperto a tutti, per la trasmissione del messaggio del Creatore, l'insegnamento e la meditazione del Corano. Essa costituì la grande casa della comunità nonché un luogo di dibattito e di decisioni politiche. Il suo concetto architettonico si è evoluto nel tempo in termini di spazio e di layout, col sorgere di esigenze nuove come ad esempio l'insegnamento e lo studio del Corano e delle scienze islamiche, di modo che vengono fondate accanto alle moschee numerose madrasa (scuole, conventi ed università), ed in alcuni casi sono presenti centri di varie attività (sociali, culturali, mediche, ecc.) per la comunità. Altre moschee vennero costruite convertendo alcune cattedrali cristiane durante e dopo il periodo delle conquiste (moschea degli Omayadi a Damasco, Santa Sofia a Costantinopoli ecc.). Altre furono costruite ex-novo. Le moschee più grandiose vennero costruite durante l'ultimo grande impero islamico dei Turchi Ottomani e, dopo la caduta dell'impero ottomano, in tutte le capitali e le grandi città dei paesi islamici.
L’immagine imponente e grandiosa della moschea ha sviluppato un interesse per la sua collocazione urbana, determinando una gerarchia tra le diverse moschee sia di una medesima città sia di un insieme di moschee. In ogni città importante esiste la grande moschea, disposta sulla strada principale e su un'ampia piazza-mercato, in modo da essere raggiungibile facilmente da tutti. In altri casi, l'immagine della moschea dedicata soprattutto alla preghiera e alla meditazione, ha suggerito un contesto con un'atmosfera silenziosa, lontana dal caos urbano, come per esempio la moschea di Roma.
Simboli e decorazioni
Proibendo la raffigurazione di forme umane o animali, perché considerata un blasfemo tentativo di contraffare l'opera dell'Onnipotente, l'islam divenne fonte d'ispirazione di una rinnovata creazione artistica. Gli artisti hanno trovato nella geometria e nella calligrafia floreale un terreno fertile per la loro creatività, proponendo un ricco sistema decorativo. La riproduzione dei versetti (ayàt) del Corano diventa una forma d'arte suprema che arricchisce i luoghi di culto.
L’artigianato islamico trovò la sua massima espressione artistica nell'incisione di motivi decorativi su corni da caccia in avorio e nella realizzazione di vasi in maiolica che segnarono un nuovo stile basato sull'intreccio dei colori bianco, blu e oro smaltato, nonché ornamenti geometrici e scritture coraniche.
I materiali
I materiali per eccellenza nelle decorazioni sono le ceramiche, gli stucchi, i mosaici e le piastrelle; i colori sono estremamente brillanti e vivaci e le forme sono geometriche, sinuose complesse e stilizzate e cambiano secondo la scuola di calligrafia e il luogo.
I tappeti
Alla rigorosa osservanza dei precetti islamici si deve la grande diffusione dei tappeti da preghiera, al centro dei quali compare la raffigurazione stilizzata del mìhrab. I tappeti sono tutti realizzati a telaio e i più pregiati vengono ottenuti con telaio manuale. È un lavoro eseguito principalmente dalle donne, che fanno passare i fili di trama con le mani e a volte con un rocchetto. L'ordito solitamente è costituito da filati resistenti, come il cotone e la lana; raramente vengono utilizzati filati preziosi, ad esempio la seta. La trama può essere realizzata con ogni tipo di filato (seta, cotone, lana, ecc.). Dal momento che la religione musulmana impone ai fedeli di non raffigurare in alcun modo esseri viventi, i disegni sono geometrici o floreali e tendono ad assumere significati simbolici, come i colori (il blu, ad esempio, simboleggia il cielo e l'eternità).
I tappeti possono essere tanto di piccole (50cm. x 70cm.) quanto di grandi dimensioni (6m x 4m). I primi sono utilizzati per la preghiera personale, gli altri ricoprono a scopo ornamentale i pavimenti delle moschee.
Stella e mezzaluna
All'esterno ed in cima al minareto poggia una mezzaluna, e tra le decorazioni è frequente la presenza della stella. Entrambe meritano un'attenzione particolare per il loro significato arabo preislamico. Per alcuni studiosi rappresentano il culto della diade benevola e fecondante del dio Luna, che protegge la vita nel deserto nel periodo delle trasmigrazioni dei greggi e della pioggia, e del pianeta Venere, che ha la funzione di orientamento notturno.
Nella tradizione musulmana, per indicare la moschea, accanto al termine masjìd viene usato dai musulmani oggi il termine jami, sinonimo del luogo dove la comunità si raduna (dalla radice j-m-' che significa radunare). In questo luogo la comunità discute e regola tutto ciò che la riguarda: questioni sociali, culturali, politiche, come anche la preghiera. Tutte le decisioni della comunità si prendono nella moschea. Voler limitare la moschea a "un luogo di preghiera" è fare violenza alla tradizione musulmana.
Il venerdì (yawm al-jum’a) è il giorno nel cui la comunità si raduna, come indica il nome jum'a. Essa si raduna a mezzogiorno per la preghiera pubblica, seguita dalla khutba, cioè dal discorso dell'imàm, che non corrisponde alla predica. Questo discorso affronta le questioni dell'ora presente: politiche, sociali, morali, ecc.
Molti artisti musulmani, per la loro fede in Dio, ci hanno dimostrato come la poetica dell'ascolto, il rispetto del genius loci e della dignità umana, la meditazione, l'insegnamento e le azioni per la pace, possono essere tradotti in espressione artistiche e creative che provocano profonde emozioni e ammirazione. Questi caratteristiche sono comuni a quelle di artisti di altre fedi.
Il momento sublime della creatività è quando la libertà di espressione, il rispetto dell'altro come se stesso e l'eliminazione dei pregiudizi diventano terreno fertile in cui seminare nuove sinergie e poetiche artistiche di grande umanesimo che insieme possiamo liberamente ammirare e con le loro emozioni possono incidere profondamente su tutti noi.
Franco Trad