Ecumene

Giovedì, 08 Gennaio 2015 21:12

L'immagine di quell'incontro. Il papa e il patriarca a Istanbul (Vladimir Zelinskij)

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Ma oltre a tutti gli orizzonti teologici, politici e culturali - sia quelli sereni, sia quelli plumbei – ce n’è anche un altro: eterno, evangelico. Il Vangelo continua ad agire all’improvviso, creando gli spazi della santità.

Quando il Papa, capo della Chiesa cattolica, cioè universale, incontra il Patriarca Ecumenico, ciò vuol dire, nel nostro pianeta, che il mondo cristiano spezzato nel tempo passato, sembri scoprire il senso della propria identità indivisibile. Per lunghi secoli tali incontri non erano neanche immaginabili, ma negli ultimi 50 anni sono diventati tradizionali. Ogni volta pare che lo Spirito dipinga di nuovo con le figure umane l’icona dell’unità – così vicina, ma sempre inaccessibile. L’icona, però, non è il ritratto di ciò che esiste sulla terra, ma di ciò che è trasfigurato in Dio. La visita del Papa Francesco al Fanar è stata particolarmente commovente e ricca del simbolismo della fraternità: l’abbraccio, la benedizione, chiesta umilmente dal Papa al Patriarca, senza parlare della posizione comune sui punti caldi del mondo attuale (preoccupazione per i cristiani perseguitati in Medio Oriente, la guerra in Ucraina, ecc.). Si pone inevitabilmente una domanda: l’accordo dei capi sulle vicende umane può portare anche al consenso sulle cose divine? Pietro e Andrea che si abbracciano possono trovare la riconciliazione definitiva delle loro Chiese?

La domanda è assurda nella sostanza: nessuno è di Pietro o di Andrea; Cristo è stato forse diviso? - chiede san Paolo (1 Cor 1,13). Da tanto tempo invece la Chiesa (sia d’Oriente, sia d’Occidente) si vedeva solo in se stessa – una ed unica Chiesa di Cristo – per cui tutti gli altri semplicemente non esistevano. I padri, insieme alle proprie famiglie religiose, procedevano per strade separate. Quando si sono accorti degli altri, è nato il movimento ecumenico – che ci ha portato i tanti frutti dell’amicizia (il più importante: il riconoscimento reciproco del battesimo) – , ma che si è fermato davanti al calice comune. Questa sosta promette d’essere lunga perché le divergenze, le differenze e le diffidenze accumulate nei secoli passati sono parecchie e le loro interpretazioni, dalle due parti, sono diverse. L’Oriente insiste sulla purezza teologica del primo millennio come condizione per la comunione, l’Occidente cerca solo la comunione, lasciando all’Oriente tutta la sua eredità intatta. Il problema diventa più complicato in una prospettiva politica, secondo la quale Costantinopoli tende più all’Occidente, mentre Mosca, da cui Roma aspetta sempre un invito, si trova nell’orbita dell’Oriente; e con l’attuale conflitto russo-ucraino, ancora di più. Le altre cattedre ortodosse si trovano a metà strada tra le due. Ma la differenza più radicale si trova nel ruolo diverso del Papa e del Patriarca. Se domani il Papa proclamasse la comunione con le Chiese ortodosse, otterrebbe l’applauso di tutto il mondo; se il Patriarca facesse la medesima cosa, il suo “profitto” sarebbe il rimprovero di tante Chiese ortodosse – se non la scomunica. Il Patriarca, da solo, non può prendere decisioni così radicali; soltanto il Concilio panortodosso, in preparazione per 2016, può attuare un provvedimento simile. Ma che, per il momento, non è all’ordine del giorno. Quando vediamo l'abbraccio fraterno del Papa e del Patriarca, pensiamo, certo, all’apertura, alla spontaneità, all’umiltà del successore del Pietro che quasi “si ritira” dal suo primato, ma anche al coraggio del successore di Andrea, che compie tutto a proprio rischio.

Ma oltre a tutti gli orizzonti teologici, politici e culturali - sia quelli sereni, sia quelli plumbei – ce n’è anche un altro: eterno, evangelico. Il Vangelo continua ad agire all’improvviso, creando gli spazi della santità. La santità è una presenza divina nell’umano. O, detto in altro modo, il riflesso del volto di Cristo sulle azioni degli uomini. Figlioli miei, che io di nuovo partorisco nel dolore finché non sia formato Cristo in voi! - esclama san Paolo (Gal. 4,19). E questa immagine si è potuta cogliere nell’incontro al Fanar. 

Vladimir Zelinskij

 

Letto 2327 volte Ultima modifica il Giovedì, 08 Gennaio 2015 21:40
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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