Nel prossimo maggio sarà distribuito in Francia un libro d’interviste tra realizzato tra il nuovo papa eletto ed il rabbino Abraham Skorka, rettore del Seminario latino-americano a Buenos Aires: Sulla terra come in cielo, con il sottotitolo La famiglia, la fede, il ruolo della Chiesa nel ventunesimo secolo: le convinzioni di Papa Francesco. Il libro è stato pubblicato nel 2010 in Argentina, quando Jorge Bergoglio era ancora semplice cardinale e arcivescovo di Buenos Aires.
Analogamente che in Francia, ove il capo rabbino Gilles Bernheim e Philippe Barbarin, Arcivescovo di Lione, nel 2008 avevano pubblicato un libro d’interviste simile, il rabbino e l'arcivescovo argentino discutono d’argomenti quali l'ateismo, l'Olocausto, il capitalismo, ma anche l'aborto - cui si oppone fermamente mons. Bergoglio - e l'omosessualità, che l'arcivescovo chiama "demone infiltrato nelle anime”. I due uomini si conoscono da vent'anni e condividono alcuni punti di vista comuni su questi temi - così come la passione comune per il calcio.
All'uscita del libro in spagnolo, quasi tre anni fa, il quotidiano argentino La Nación ha pubblicato alcuni estratti. Un passaggio, in particolare, risuona stranamente oggi, quando le accuse sul ruolo della Chiesa in Argentina, accusata di passività durante la dittatura militare (1976-1983), sono tornate alla ribalta con l'elezione di Papa Francesco. L'atteggiamento del vescovo, in particolare, è contestata: è accusato di essere a conoscenza delle azioni della giunta e di aver "abbandonato" due gesuiti, arrestati e torturati dalla polizia del regime.
In Sobre la tierra y el cielo, nella versione originale, il rabbino Skorka ricorda, nel caso della comunità ebraica, il ruolo svolto da Marshall Meyer, una figura importante nel giudaismo argentino avversario del regime, la cui la "battaglia solitaria" è stata riconosciuta dal presidente Raul Alfonsin, il primo presidente dopo la fine della dittatura. "Nel caso della Chiesa cattolica, è più complicato a causa del rapporto storico che ha mantenuto con lo Stato” riconosce da parte sua Jorge Bergoglio. “Che cosa ha fatto la Chiesa durante questo periodo? Ha fatto quel che qualsiasi organizzazione che ospita santi e peccatori ... Gli orrori che sono stati commessi durante la dittatura militare, noi li abbiamo conosciuti poco a poco, con il contagocce. Per me questo è uno delle più grandi stimmate che affliggono il nostro paese...".
Papa Francesco è noto per le sue posizioni a favore del dialogo inter-religioso, e specialmente le buone relazioni con l'ebraismo. Quando era ancora arcivescovo di Buenos Aires, ha partecipato regolarmente alle celebrazioni delle festività ebraiche come Hanukkah o Rosh Hashanah, alle commemorazioni della Notte dei Cristalli e dell’attacco del 1994 contro la comunità ebraica in Argentina. Dopo la sua elezione, ha inviato un messaggio al rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, dove ha annunciato la sua intenzione di contribuire al dialogo con gli ebrei, in uno spirito di "collaborazione rinnovata”. Alla messa inaugurale del 19 marzo, Papa Francesco, su questo tema, si è posto nella continuazione del suo predecessore, il dimissionario Benedetto XVI. Francesco, nella sua omelia, ha citato una sola confessione: il giudaismo. "Ringrazio per la loro presenza i Rappresentanti delle altre Chiese e Comunità ecclesiali, come pure i rappresentanti della comunità ebraica e di altre comunità religiose", ha detto all'inizio della lettura del testo, mostrando implicitamente un'attenzione particolare ai credenti ebrei.
(tratto da Fait-religieux.com)
(traduzione dal francese a cura di Fausto Ferrari)