Le Chiese e le liturgie di Gerusalemme.
La Chiesa Russo-Ortodossa in Israele
di Joan Poulin
È mezzanotte. Alcune religiose, vestite con lunghi abiti neri, la testa coperta da un cappello rotondo e da un velo che scende fino a terra, avanzano, con un libro di preghiere in una mano e un cero nell'altra. Si preparano a prendere posto nella penombra a della chiesa ancora non illuminata. La liturgia pasquale di san Giovanni Crisostomo, nel monastero russo di San Giovanni, ad 'Ain-Karim, a sud di Gerusalemme, ha inizio, e con essa un vero incanto per gli occhi e le orecchie.
La cerimonia si prolunga poi verso le prime ore del mattino, ma i ceri continuano a illuminare questi pallidi volti che, come maschere, si stagliano nella loro cornice nera. Alle invocazioni del sacerdote che officia dietro la scintillante iconostasi, fanno eco delle voci aeree che si ripercuotono da un muro all'altro dell'edificio. Le voci unite ai canti «a cappella» accrescono ancora maggiormente questo sentimento d’irrealtà. Verso le tre, nel momento cui l'inizio del giorno proietta una luce dorata all'interno dell’edificio, la cerimonia ha termine. Emergo con fatica da questo sogno a occhi aperti prima di ridiscendere verso il villaggio, accompagnata dal mio vicino, un ebreo; e da una giovane coppia russa recentemente immigrata in Israele. Tutte le liturgie celebrate nelle chiese russe della Terra Santa hanno in comune questa atmosfera irreale che non è turbata né dal rumore dei bambini né dall'agitazione di una grande comunità.
Poche famiglie russe ortodosse vivono oggi in Israele. La maggior parte di esse discendono da pellegrini che si sono stabiliti in Terra Santa. Il denaro offerto dallo zar a coloro che compivano un pellegrinaggio nei luoghi santi attirò, nella metà del XIX secolo, migliaia di pellegrini russi. Molti si fermavano per parecchi mesi, soprattutto tra Natale e Pasqua, per celebrare queste due feste «sulle orme di Gesù». I grandi ostelli destinati ad accogliere i viaggiatori provenienti dalla Russia e a venire in loro aiuto, risalgono a quell'epoca. Erano gestiti dalla Società Imperiale di Palestina (ora Società Ortodossa di Palestina), fondata nel 1847, che in seguito assunse la gestione delle scuole libere destinate ai bambini ortodossi del paese, Ventitré di queste scuole funzionano nella sola Galilea all'inizio del XX secolo. Il primo archimandrita russo assunse la sua carica nel 1844 e un console venne nominato nel 1858.
La situazione della Chiesa russa in Terra Santa cambiò radicalmente con la rivoluzione d'ottobre del 1917. I pellegrinaggi cessarono, le scuole e gli ostelli furono abbandonati, le chiese si svuotarono e la Chiesa stessa fu totalmente disorganizzata. Solo a Betania rimase una piccola scuola per ragazze.
Dal dicembre 1989, le promesse di cambiamento che nascono in Russia scuotono nuovamente la Chiesa russa in Terra Santa. Ma nessuno può dire quale ne siano la natura, l'intento, né le implicazioni.
Secondo l’egumeno Elisei, segretario della Missione ecclesiastica russa del Patriarcato di Mosca, la Chiesa russo-ortodossa in Israele rappresenta la Chiesa russa in seno alla comunità delle Chiese ortodosse di Terra Santa su cui il Patriarca greco ha diritto di preminenza. Il Patriarcato di Mosca non desidera sostenere una comunità locale. I monasteri e le chiese, che assicurano oggi la presenza russa in Terra Santa, dovrebbero, nell'ipotesi di uno sviluppo dei pellegrinaggi provenienti dalla Russia, venire incontro ai bisogni dei pellegrini.
Gli avvenimenti politici - ed essi rappresentano in Terra Santa un elemento determinante della vita delle Chiese - hanno avuto come conseguenza di dividere la Chiesa russa. Le chiese che tra il 1948 e il 1967 si sono ritrovate all'interno dei confini del regno di Giordania, sono state rivendicato dalla Chiesa russa ortodossa in «esilio» il cui «centro amministrativo» è a New York e i cui membri sono in maggioranza fuggiti dalla Russia dopo la rivoluzione del 1917. Quelle chiese che, nel medesimo periodo, si trovarono all’'interno dei confini israeliani sono siate rivendicate dalla Chiesa russa ortodossa del Patriarcato di Mosca. Dal 1967, data in cui alcuni territori dipendenti dalla giurisdizione di Mosca caddero in mano d'Israele, lo status quo è stato conservato, sebbene ogni gruppo ne rivendichi l'esclusiva proprietà.
Un archimandrita è alla testa di ognuna delle due Chiese russe che vivono attualmente in Terra Santa. Uno è designato da Mosca, l'altro da New York. La posizione di quest’ultima comunità si è indebolita nel corso degli ultimi sei o sette anni perché, dopo la partenza dell'ultimo archimandrita, non hanno più un rappresentante ufficiale.
Nel marzo 1991, poco dopo la sua elezione alla testa del Patriarcato di Mosca e di tutta la Russia. Alessio II si recò in Israele in visita ufficiate. I suoi colloqui con Izhaq Shamir, primo ministro d'Israele, e con altri membri del governo si accentrarono su una delle sue principali preoccupazioni: restituire al Patriarcato di Mosca le proprietà dipendenti dalla giurisdizione di New York.
(da Il mondo della Bibbia n. 20)