Da una costola della Chiesa copta egiziana nacque la Chiesa copta etiope (640 d.C., diventata poi autonoma nel 1948) dalla quale, a sua volta, si staccò la Chiesa copta eritrea (1993). Oggi i copti in Egitto sarebbero (non esistono statistiche ufficiali) tra i 10 e i 15 milioni e sono guidati da papa Shenuda III, che vive al Cairo ed è il 117° patriarca dalla predicazione di San Marco. In Etiopia, i copti sono invece 32 milioni. Il loro patriarca è abune Paulos. Infine, in Eritrea i copti sono due milioni. Recenti dispute di carattere politico hanno portato alla destituzione del patriarca Antonios e alla sua sostituzione con abune Dioskoros, non riconosciuto però dalle altre Chiese ortodosse (cfr box).
Digiuno, un precetto per tutto l’anno
Per i copti il digiuno è un precetto importantissimo. Durante il digiuno non è permesso mangiare dall’alba al tramonto. Dopo il tramonto non è poi consentito consumare alcun prodotto di origine animale (carne, pesce, uova, latte, ecc.). Si calcola che i fedeli digiunino 210 giorni l’anno. I copti si astengono dal cibo tutti i martedì e i venerdì. A questi giorni si aggiungono quelli del «Grande digiuno» osservato durante la Quaresima: un periodo di 47 giorni (i 40 della Quaresima più sette pre-quaresimali) che devono ricordare il digiuno di Cristo nel deserto. Altri importanti periodi di astinenza sono l’Avvento, il digiuno degli Apostoli, quello della Santa Vergine e quello di Niniveh.
Lalibela, l’Unesco csopre le Chiese
Per i copti etiopi è luogo di preghiera, una città santa voluta da un re e costruita dagli angeli. Per i turisti è una meraviglia architettonica e un’isola di spiritualità. Lalibela è un posto ricco di fascino con le sue undici splendide chiese rupestri intagliate nella roccia. Oggi come in passato è meta di pellegrinaggi di migliaia di fedeli e, da alcuni anni, è diventata anche una frequentatissima tappa turistica. Nei secoli però le splendide chiese hanno subito i danni del tempo. Così, recentemente, i tecnici dell’Unesco hanno costruito coperture temporanee su cinque delle undici chiese. Queste coperture dovrebbero proteggere gli edifici dalle intemperie e, allo stesso tempo, permettere di realizzare il restauro del complesso monumentale nell’arco di una quindicina d’anni. E restituirle così all’antico splendore.
Aghapy, la tv dei copti
Si chiama Aghapy Tv ed è la televisione della Chiesa copta egiziana. Nata nel 2005, il suo nome è una parola copta che significa «amore incondizionato» (deriva dal greco agape). Il suo quartier generale è al Cairo in Egitto, ma le trasmissioni sono mandate in onda in arabo attraverso la piattaforma satellitare nordamericana Spiritcast Satellite System. In questo modo, si raggiungono i fedeli in Egitto e quelli della diaspora in Nord America e in Europa. Ma si evita anche che gli impianti possano essere distrutti da integralisti islamici. I programmi hanno un contenuto religioso e sono rivolti a un pubblico di famiglie: funzioni religiose documentari, approfondimenti, cartoni animati.
Festa dell’Assunta con i musulmani
C’è chi dice fossero due milioni. Forse la cifra non è così elevata, ma comunque i partecipanti al pellegrinaggio ai monasteri di Gabal Durunka a sud di Assiut in (Egitto) in occasione della festa dell’Assunta, in agosto, erano migliaia. C’erano copti (in maggioranza) e cattolici, ma anche tantissimi musulmani. La devozione degli islamici nei confronti della Madonna è nota, il Corano dedica una sura a Mariam, madre del profeta Gesù (lssa in arabo). Ciò che è particolare è il fatto che i rapporti fra copti e musulmani in Egitto sono stati, negli ultimi anni, molto tesi e caratterizzati da frequenti scontri e violenze. Ma quando si tratta di devozione popolare, si innescano meccanismi psicologici profondi che fanno cadere tutte le barriere e comunità sempre divise e molto diffidenti l’una dell’altra si uniscono in preghiera.
Una liturgia, due lingue
In Egitto, i cristiani ortodossi tutt’oggi utilizzano per la liturgia la lingua copta. Questo idioma discende dall’egiziano antico e non ha nessuna parentela con l’arabo. Pur essendo una lingua afro-asiatica, il copto viene scritto con i caratteri dell’alfabeto greco integrati da alcuni grafemi. A differenza dell’arabo, comprende le vocali ed è scritto da sinistra verso destra senza lasciare spazi fra le parole. Il copto è stato lingua nazionale dell’Egitto dal III secolo, dopo la conversione della popolazione al cristianesimo, fino al XII secolo, quando, con l’espansione islamica, fu abbandonato in favore dell’arabo. Da allora, è diventata una lingua morta, utilizzata solo nella liturgia.
In Etiopia e in Eritrea invece per la liturgia si utilizza il ge’ez, un’antica lingua semitica. Inizialmente era parlato solo dai contadini eritrei ed etiopi. Successivamente divenne l’idioma della corte imperiale etiope. Dal ge’ez sono poi nate alcune lingue moderne: l’amarico, il tigrino e il tigrè. Anche il ge’ez è oggi una lingua morta, ma viene utilizzata a scopi liturgici da ortodossi, cattolici e beta Israel (gli ebrei etiopi).
(da Popoli, novembre 2007)
Abune Antonios
Abune Antonios, il terzo patriarca della Chiesa copta eritrea, ha pagato cara la sua opposizione al dittatore eritreo Isayas Afeworki. In un Paese, come l’Eritrea, dove non esistono più partiti politici di opposizione e la società civile è duramente repressa, aveva fatto scalpore la presa di posizione del Patriarca che si era opposto alle intrusioni del potere politico nella Chiesa ortodossa e aveva denunciato abusi e arbitri del regime. Nessuno però pensava che Afeworki avesse Il coraggio di inimicarsi gli ortodossi. Invece l’alto prelato è stato arrestato (e con lui centinaia di sacerdoti). Nel maggio 2007 è stato poi eletto un nuovo patriarca: abune Dioskoros. Questa elezione non è stata riconosciuta dalle altre Chiese ortodosse e oggi abune Antonios, nonostante viva agli arresti domiciliari e sia gravemente malato, è riconosciuto come il vero patriarca della Chiesa copta eritrea.