Ad Aachen, la medioevale Aquisgrana di Carlo Magno, dalle parole dello stesso Kirill sono stati evidenziati atteggiamenti propositivi che lasciano intravedere qualche miglioramento sul versante del dialogo ecumenico tra ortodossi e cattolici, dopo una crisi senza precedenti che si trascina ormai dal febbraio 2002, quando Mosca reagì duramente alla decisione del Papa di erigere quattro nuove diocesi nel territorio dell'ex Urss. Il numero due del patriarcato di Mosca si è detto convinto che il peggio sia passato e "che sia giunto il tempo di cambiare l'attuale situazione di difficoltà tra Chiesa ortodossa russa e Chiesa cattolica".
Di più: "Mosca è pronta a discutere: i punti sono sul tappeto. Superate queste difficoltà, l'incontro tra il Papa e il patriarca di Mosca volterà definitivamente la difficile pagina del passato". Non è una dichiarazione da poco.
La Chiesa d'Occidente e la Chiese d'Oriente sono chiamate ad affrontare con decisione le sfide del mondo contemporaneo.
Ci sono, a suo avviso, esempi positivi di testimonianza cristiana comune tra cattolici e ortodossi?
Penso ci siano. Le risoluzioni comuni in seno al Consiglio ecumenico delle Chiese sui problemi più scottanti del mondo contemporaneo ne sono un esempio. Un altro esempio è stata la posizione comune riguardo alla guerra in Iraq. Praticamente tutte le Chiese, come una Chiesa unita, hanno detto no alla guerra, ed è stata una voce profetica. Quello che oggi avviene in Iraq deve insegnare ai potenti di questo mondo che non è affatto male ascoltare la voce delle Chiese.
Come interpretare la sua presenza ad Aachen, accanto a vescovi ed esponenti della Chiesa cattolica?
Mi consenta di fare cadere un mito secondo il quale il dialogo fra la Chiesa ortodossa di Mosca e quella cattolica sarebbe stato interrotto. Si dice che la Chiesa cattolica insista sul dialogo, mentre la Chiesa ortodossa sarebbe piuttosto restia ad accettarlo. In genere si traggono conclusioni spiacevoli a proposito della Chiesa ortodossa. Si tratta senza ombra di dubbio di un mito lontano dalla realtà. Anche negli anni più difficili, a partire dal '90, quando la violenza si diffondeva in Ucraina occidentale ed era in corso non una guerra fredda, ma un conflitto aperto tra ortodossi e greco-cattolici ogni anno si è tenuto un round d'incontri ufficiali tra Vaticano e patriarcato di Mosca. Con nessun'altra Chiesa ortodossa la Chiesa cattolica ha avuto un confronto così regolare e continuato. Spero che non si sia persa la comprensione del fatto che il dialogo non è un fine, ma uno strumento. Quando il dialogo diventa un fine assomiglia molto alla propaganda. Voglio dire: è molto importante che il dialogo porti a risultati concreti. Con grandissima tristezza devo constatare che nessuna delle decisioni prese in quegli incontri è stata tradotta in maniera concreta.
Per questo non vogliamo continuare il dialogo per il dialogo. Noi siamo pronti a incontrare in qualsiasi parte del mondo i rappresentanti della Chiesa cattolica per risolvere i problemi che ci sono tra le nostre Chiese. Non abbiamo da porre alcuna precondizione. Nel corso degli ultimi anni non abbiamo fatto incontri ufficiali, ma abbiamo avuto un contatto continuo con il Vaticano. C'è poi una serie d'incontri non ufficiali, in occasione di colloqui come questi di Aachen.
Il dialogo allora continua, anzi non si è mai interrotto...
Abbiamo contatti di lavoro assolutamente normali. Si rivolgono a noi molte organizzazioni che ci propongono una mediazione, anche personalità politiche di primo piano - non ne farò i nomi, voi li conoscete - si offrono come apripista per ristabilire il dialogo. Devo dirvi con franchezza: non abbiamo bisogno di alcuna mediazione, non abbiamo bisogno di ristabilire i contatti, perchè i contatti non sono mai stati interrotti. Non abbiamo alcuna difficoltà psicologica a riprendere il dialogo. Da entrambe le parti, ortodossa e cattolica, c'è la volontà di risolvere le cose per il meglio. Noi abbiano esperienza di dialogo e sappiamo come raggiungere un accordo. Il problema principale non è raggiungere un accordo, ma realizzarlo concretamente là dove vive la gente e si scontrano interessi differenti. Non sempre la possibilità di regolare le situazioni a livello locale dipende dagli organi centrali. Questo aspetto è compreso molto bene sia a Mosca che dal Vaticano Credo che oggi esista una chiara convergenza su un punto: la necessità di lavorare insieme sui problemi per trovare insieme una soluzione.
Quali sono i problemi aperti e quali passi in avanti sono stati fatti?
Tra Vaticano e Mosca non c’è nessuna differenza nel sistema di valori. Ma nella vita reale talvolta avviene tutto al contrario. Noi riteniamo che gli accordi che si raggiungono debbono essere realizzati. Il principale punto dolente, attualmente, è l'attività missionaria. Ortodossi e cattolici conveniamo sul fatto che non si debba condurre il lavoro missionario l'uno contro l'altro. Nessuno dei preti russi ortodossi in Occidente ha ricevuto istruzioni per convertire all'ortodossia il popolo tedesco o il popolo italiano. E sappiamo anche che nessun prete cattolico che lavora in Russia ha ricevuti una tale indicazione da Russia. Eppure oggi la missione dei preti cattolici in Russia è una realtà. Come questo, ci sono altri punti dolenti che devono essere sanati, per passare ad un altro livello di relazione. Sarebbe un bellissimo gesto simbolico se questa nuova pagina nelle relazione tra le due Chiese venisse scritta insieme dal Papa e dal patriarca.
Non ci sono problemi soltanto tra cattolici e ortodossi. Come proseguire il dialogo tra ortodossi e Chiese evangeliche?
La comparsa dell'ordinazione delle donne nelle Chiese protestanti ha provocato grossi intoppi sul versante del dialogo. Non siamo stati noi a dare inizio a queste difficoltà. Nessuno si è consultato con noi preventivamente. La decisione del Consiglio ecumenico delle Chiese è stata di avallare l’introduzione dell'ordinazione delle donne nelle Chiese evangeliche senza prendere in considerazione il problema ecumenico. Noi ortodossi abbiamo assunto in modo molto serio l’idea dell’unità dei cristiani. All’inizio del cammino ecumenico c’erano speranze molto forti, c’era anche molto romanticismo e sembrava che si potesse raggiungere l’unità in un futuro prevedibile. Molti pensavano che entro la fine del Ventesimo secolo si potesse completare il cammino ecumenico. L’introduzione dell’ordinazione femminile nelle Chiese protestanti ha fatto cambiare prospettiva al dialogo. Come andare avanti? Alcuni ortodossi non vedono alcun senso in questo dialogo. Io non condivido questo punto di vista, credo che il dialogo vada continuato. La prospettiva dell’unità si è spostata in un futuro più lontano, ma questo non vuol dire che dobbiamo vivere nell’isolamento. Dobbiamo cercare nuovi obiettivi e lavorare insieme, soprattutto perché si conservino e si tramandino i valori cristiani nella società.