Ecumene

Martedì, 10 Agosto 2004 21:46

La nuova Europa, ripensando all'Assemblea Ecumenica di Basilea

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di Olivio Bolzon

Il documento finale firmato nell'assemblea ecumenica delle Chiese, svoltasi a Basilea dal 15 al 21 maggio 1989: e presentato alle Chiese europee da Alessio, allora vescovo di San Pietroburgo e ora patriarca di Mosca e di tutte le Russie, presidente della Kek (organismo rappresentativo delle Chiese europee non cattoliche), e dal cardinale Carlo Maria Martini, presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali europee (organismo che rappresenta gli episcopati cattolici), si rivolge a tutti i popoli d'Europa. L'assemblea ecumenica traccia l'itinerario da intraprendere per fare dell'Europa una "casa comune". Si tratta di avviare un processo conciliare di reciproco impegno per la giustizia, la pace e la salvaguardia del creato. È programmatico e indicativo il titolo: "Pace nella giustizia".

"Oggi più di 950 milioni di esseri umani mancano di ciò che è elementarmente necessario per la vita... La crisi del debito è forse l'esempio più spettacolare dell'ingiustizia economica" (n. 9 del documento). La violenza presente tende a sconfiggere la pace: "A partire dal 1945 in quello che spesso è erroneamente chiamato periodo del dopoguerra, sono state combattute più di cento guerre... Gli spropositati arsenali di armi nucleari, convenzionali e di altro tipo minacciano l'intero genere umano" (n.10) L'ambiente è sempre più devastato: "Migliaia di specie animali e vegetali sono oramai estinte sulla terra... Siamo incerti su come regolare gli sviluppi scientifici problematici come quelli dell'ingegneria genetica. Incidenti e catastrofi come Chernobyl, Bhopal e l'inquinamento del Reno forniscono una prova del degrado" (nn. 12 e 13).

Le Chiese europee a Basilea si sono rese conto che il loro peccato di divisione si riversa nel mondo perché è mancanza di fedeltà a Dio e invitano tutti i cristiani a confessare il proprio peccato e a intraprendere insieme un cammino di conversione: "Oggi la conversione a Dio significa impegnarci a superare le divisioni: per entrare in una società dove gli esseri umani hanno gli stessi diritti e vivono in solidarietà gli uni con gli altri; per entrare in una Europa della pluralità di culture, di tradizioni e di razze; per entrare in una comunità nuova di uomini e di donne nella Chiesa e nella società dove le donne dividono la piena responsabilità con gli uomini e portano liberamente i loro talenti: le loro percezioni, i loro valori e le loro esperienze; per entrare in una comunità che riconosca il bisogno costante di essere perdonata e rinnovata e che renda gloria i Dio per il suo amore e i suoi doni" (nn. 44 e 45).

Oggi abbiamo alle spalle un'altra devastante guerra. La lucida ostinazione di Giovanni Paolo II ci ha salvato dal parteciparvi come fosse guerra di religione e di civiltà. L'Europa si sta realizzando e allargando con l'entrata di nuovi Paesi soprattutto dell'Est. Si sta dando anche una Carta costituzionale. È urgente che tutte le Chiese europee portino un contributo determinante a prefigurare profeticamente un modello di comunione prima di tutto tra loro e poi tale da attrarre e convogliare il desiderio di tutti gli stati europei. Il modello comunionale delle Chiese rende possibile la diversità come ricchezza, il rispetto delle varie culture come fedeltà all'identità di ogni cultura, la solidarietà come stile quotidiano di ogni progresso civile ed economico. La profezia di Basilea è stata per le Chiese d'Europa indicazione di un cammino che è aperto a tutti e non si nutre di esclusione, ma apre all'inclusione di tutti. Non è sufficiente per vivere, la co-esistenza. È costume cristiano vivere nella pro-esistenza. Le Chiese d'Europa non hanno programmi nè ideologie da proporre, ma aiutano a riscoprire la forza dell'intercessione, l'attuazione delle umane speranze come beatitudine della vita C'è da ripensare alla missione anche perché le Chiese continuano talvolta a essere infedeli alla loro vocazione, a perdersi ancora nelle piccole battaglie che tendono a varie supremazie che non sempre riusciamo a comprendere. Gli elementi di divisione non segnano mai vittoria, ma infedeltà allo Spirito. I fatti quotidiani sono per tutti noi cristiani "Parola di Dio" comunicata giorno per giorno, diventando invito a operare nella fiducia. È un momento di vigile attesa che ci tiene desti nella speranza. È l’attrattiva della pace e della fraternità che deve farsi coscienza personale e comunitaria. Nella nostra libertà sta l’impegno che può portare a un’azione efficace.

(da Jesus, febbraio 2004)

 

 

 

 

Letto 2547 volte Ultima modifica il Mercoledì, 14 Settembre 2011 18:03
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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