Sono parecchi mesi che il tentativo di riavvicinamento incontra molte difficoltà, soprattutto a causa della recente decisione del Vaticano, di creare quattro diocesi cattoliche sul territorio della federazione russa. In seguito, altri episodi spiacevoli si sono verificati, tra gli altri la rimozione ritenuta ingiustificata, di Monsignor Jerzy Mazur, vescovo cattolico di Irkoutsk, in Siberia, in quanto di nazionalità polacca. Di conseguenza, sono stati interrotti i lavori della Commissione internazionale incaricata del dialogo tra ortodossi e cattolici, che si era già riunita a Baltimora, negli Stati Uniti, nel mese di luglio del 2000.
I recenti contatti diplomatici hanno reso manifesta questa volontà di riavvicinamento, già espressa pubblicamente dal Patriarca, creando così condizioni favorevoli alla ripresa del dialogo. All’inizio di dicembre del 2002, il cardinale Walter Kasper, incaricato dell’Unità dei cristiani, presso la curia romana, aveva definito come un "passo in avanti" la visita da lui effettuata a Istanbul, per incontrare il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I°. "Il Patriarca si è espresso in favore della ripresa del dialogo, e ha manifestato l’intenzione di coinvolgere i capi delle Chiese". Kasper aveva inoltre prospettato la possibilità di tenere un primo incontro di lavoro nell’autunno del 2003 allo scopo di ristabilire contatti regolari, anche ad alto livello. E se è vero che Costantinopoli non è Mosca, è pur legittimo pensare che questo viaggio non potrà mancare di avere dei riflessi sull’insieme del mondo ortodosso.
Un mese prima, il metropolita Kyrill di Smolensk, responsabile dei rapporti esteri del Patriarcato di Mosca, aveva fatto un primo passo in avanti proponendo un incontro tra Alessio II e Giovanni Paolo II per "per porre fine ai contrasti e permettere di aprire una nuova pagina nella storia dei rapporti tra le due Chiese".
Senza alcun dubbio Walter Kasper considera la ripresa del dialogo tra cattolici e ortodossi la sua principale priorità. Pur ricorrendo spesso al linguaggio della fermezza, e assumendo alcune decisioni non gradite, quale per esempio la creazione delle quattro diocesi in Russia, il cardinale è convinto, che, a medio termine, le relazioni debbano ritrovare il loro corso normale, quello cioè che si era instaurato con la creazione, nel 1979, della Commissione internazionale del dialogo, annunciata in occasione della visita di Giovanni Paolo II al patriarcato ecumenico di Costantinopoli, logico seguito del celebre incontro del gennaio 1964 a Gerusalemme, di Paolo VI e Athenagora.
Al di là di questi movimenti a livello diplomatico, di fatto i rapporti tra cattolici e ortodossi russi, sono tuttora caratterizzati da un clima di tensione e di incomprensione. La sezione russa dell’Associazione internazionale per la libertà religiosa (indipendente dalle Chiese) continua a denunciare "l’espulsione pianificata di correligionari venuti dall’estero, allo scopo di mettere in forse l’esistenza stessa delle parrocchie cattoliche in territorio russo".
Il problema è quello di sapere se queste espulsioni sono da attribuire a funzionari che sono ancora legati ai metodi del totalitarismo, o che agiscono su ordine della loro gerarchia.
(Tradotto e adattato da M. Grazia Hamerl da Actualité des Religions n°46)