A parecchie riprese il cardinale Kasper aveva avuto l’occasione di lasciar intendere che il cammino che conduce all’unità delle Chiese è ancora troppo disseminato di ostacoli perché se ne possa vedere la realizzazione in tempi brevi. Conosciuto per la sua franchezza e il suo parlar chiaro, il Presidente della Commissione pontificia per la promozione dell’unità dei cristiani, ha ripetuto recentemente questa sua convinzione, e senza mezze parole: "Il cammino verso la realizzazione completa dell’unione tra le nostre Chiese è probabilmente ancora lungo". Arrivato in Curia poco più di un anno fa, il nuovo responsabile dell’ecumenismo romano, non ha per il momento manifestato l’intenzione di voler accelerare il movimento, come era lecito sperare.
L’Eucarestia
Per quel che riguarda l’Eucarestia, coloro che attendevano da parte sua un’apertura ecumenica, rischiano di rimanere delusi. Al cospetto dell’assemblea generale della Federazione protestante di Francia, W. Kasper si è attenuto alla stretta ortodossia secondo la quale non si può separare la comunione eucaristica dalla comunione ecclesiale. In altre parole, solo coloro che sono "in piena comunione" possono esserlo per quel che riguarda l’eucarestia cattolica: "La preghiera eucaristica chiama alla comunione con Gesù Cristo, ma anche con i Santi, in particolare con Maria, con il Papa e il Vescovo". La minima crepa in questa adesione alle grandi verità del cattolicesimo , implica, per quanto osservanti si possa essere, l’impossibilità di ricevere l’ostia dalle mani di uno dei suoi sacerdoti.
Un affare di famiglia
Queste idee, in quanto in perfetta continuità con la tradizione cattolica, non meriterebbero nessuna particolare attenzione, se non vi si ravvisassero conseguenze gravi e inquietanti per il futuro delle relazioni ecumeniche. Secondo Monsignor Kasper, è la nozione stessa di "ospitalità eucaristica" (1) che, a ben rifletterci sopra, non dovrebbe essere data per scontata. L’idea è semplice, e sembrerebbe abbastanza nuova: essendo l’ospitalità una nozione derivata dalla "vita civile" ci si deve chiedere se è lecita la sua applicazione in "campo sacramentale e teologico". Sembra che la risposta debba essere chiaramente "no". "Colui che partecipa all’unico pane e all’unico vino, non è da considerarsi un invitato privilegiato, non ha la posizione di invitato, egli appartiene alla famiglia , è nella comunione ecclesiale".
In altre parole, l’Eucarestia è un affare di famiglia, alla quale nessun estraneo può essere invitato a partecipare. I soli casi previsti dal diritto canonico romano, riguardano esclusivamente situazioni del tutto eccezionali come, per esempio, persone in pericolo di morte che volessero comunicarsi (2).
Dominus Jesus
La rilettura di Kasper della famosa dichiarazione Dominus Jesus, deluderà ancor più coloro che ne attendevano una interpretazione più aperta. Bisogna farsene una ragione: le comunità protestanti "non sono delle Chiese nel senso proprio del termine (…) secondo il punto di vista cattolico, manca loro qualche cosa per essere considerate delle Chiese , se si vuole usare questo termine con proprietà" così ha sottolineato il cardinale. Contrariamente a ciò che avevano avanzato alcuni teologi, soprattutto francesi, Dominus Jesus non sarebbe in contraddizione con le più importanti affermazioni ecumeniche del Vaticano II. A sua volta, il Presidente della Commissione pontificia per l’unità dei cristiani, sembra aver fatto sparire dal suo vocabolario l’espressione "Chiese protestanti". Questa strana visione delle cose, è più gravida di conseguenze di quanto non sembri. Come potrebbe il Vaticano pretendere di partecipare serenamente al dibattito per "l’unità visibile delle Chiese" se ai suoi occhi i tre quarti di esse non possono essere considerate tali (…).
Poiché hanno il pregio della franchezza, le dichiarazioni di Kasper permetteranno forse di individuare meglio i numerosi ostacoli che rendono difficile il cammino verso l’unità. la strada rischia di essere effettivamente più lunga dal previsto. Fortunatamente, l’amore è paziente!(1 Co 13, 4).
NOTE
(1) Per ospitalità eucaristica si intende, per una Chiesa, il fatto di accogliere all’eucarestia (o alla Cena del Signore) e in casi eccezionali, membri di un’altra Chiesa. Questa espressione, utilizzata dall’episcopato francese, nella sua celebre nota del 1983, non appare nel diritto canonico cattolico.
(2) Vedere: Direttorio Ecumenico pubblicato dal Vaticano nel 1993, articolo 9 129, ss.