Ecumene

Domenica, 08 Agosto 2004 14:09

Andrea d'Amalfi e la "Santa Rus"

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di Vladimir Zelinskij

"Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo" (Mc.16, 15), disse Gesù ai Suoi discepoli e, "partendo da Gerusalemme" (Rom. 15,19), loro sono andati in ogni parte. "Come dice la tradizione", già antica nella "Storia ecclesiale" d'Eusebio (IV s.), l’apostolo Andrea, soprannominato "il primo chiamato", ebbe in sorte le terre del Nord-Est o "la Scitia". Una leggenda racconta del suo viaggio nell'antica Rus', otto secoli prima della sua nascita. "Seguendo il corso del Dnjepr - scrive il santo monaco e cronista, Nestor (XII s.) l'apostolo giunse fin dove ora è la città di Kiev. Ivi, salito sulle colline, le benedisse, piantò la Croce, mentre diceva ai discepoli: "In questo luogo splenderà la grazia di Dio, vi saranno costruite chiese a Cristo, e la luce della verità scorrerà da qui come il fiume per tutto il paese".

Nel "fiume della verità", la leggenda può diventare storia sacra o addirittura Tradizione ecclesiale. Nella coscienza della vecchia Rus' pensare che la propria fede avesse origine direttamente dalla benedizione apostolica aveva un significato enorme e la figura di sant'Andrea, il messaggero del Cristo, era percepita come quella del precursore del suo battesimo. Così lui è diventato il padrino lontanissimo di quel luogo del pellegrinaggio, invisibile, inafferrabile, ma inesorabilmente vicino, che si chiama "la santa Rus'". Ma quel paese esiste davvero? Fuori delle speculazioni nostalgiche, spesso profumate politicamente, c'è anche una realtà della memoria, immersa nella santità vissuta e legata per sempre ai doni dello Spirito, ricevuti all'inizio. Poiché "la Chiesa universale giunse ai popoli più lontani con tutti i doni più grandi" (Sant'Agostino). Il paese della santità non ha confini geografici e nemmeno confessionali. Ha solo l'inizio: la benedizione d'Andrea, fratello di Pietro.

Nel frattempo il corpo dell'apostolo, dopo il suo martirio a Patrasso, in Grecia, fu portato e venerato a Costantinopoli. Dopo il sacco della capitale bizantina durante la triste IV crociata, il cardinale Pietro Capuano portò le ossa e il cranio dell'apostolo nella sua città d'Amalfi dove si stava ultimando la costruzione della bellissima Cattedrale… Dal 1208 le reliquie si trovano lì, sotto l’altare della cripta. Ma dai tempi più antichi è attestato che il corpo di Sant'Andrea fosse la sorgente di un "miracolo": dalla sua tomba scaturiva il "liquido curativo" o la "manna". Ciò che avviene anche in Amalfi dal 1304 fino ad oggi. Con il canto solenne, le reliquie del santo, sono portate in processione sotto i portici della cattedrale davanti alla città e il giorno dopo, il 28 gennaio (quando si ricorda il ritrovamento di una parte delle reliquie nascoste nella Cripta nell'anno 1846) è il giorno della "grazia". "Abbiamo la manna" - esclama don Andrea Colavolpe, parroco della Cattedrale, dopo aver tratto dalla tomba il piccolo calice di vetro, alla presenza dell'arcivescovo della città Mons. Orazio Soricelli e della folla di fedeli, ondeggiante dall'esaltazione. L'ampolla gira nella cripta e il liquido viene distribuito fra i fedeli sui pezzi di cotone, appena bagnati.

Tutta la scena aveva un sapore incredibilmente russo o piuttosto antico, quando la fede nella sua giovinezza era spontanea e robusta, e le distanze tra la terra e il mondo dell'aldilà sembravano molto più brevi. Ho pensato ancora una volta che la ricerca dell'unità si fa non soltanto ai vertici che a volte parlano fra di loro come sordi, ma in quel patrimonio comune che non fu mai diviso. Dall'inizio la storia ha mescolato i luoghi sacri; così, dopo Gerusalemme, anche l'Italia con la tomba di San Nicola a Bari, di san Marco a Venezia, san Matteo a Salerno, sant'Andrea ad Amalfi, e tanti altri luoghi della presenza dei santi vivi e dei pellegrinaggi di ieri o di domani, è diventata la terra della "santa Rus'". Come anche la terra della divisione.

Nel lontano 1053, Pietro, il vescovo d'Amalfi, partì dalla sua città con il cardinale Umberto per scambiare le scomuniche con il patriarca di Costantinopoli Michele Cerulario. Nessuno di loro sapeva, all'epoca, che questo "scambio" avrebbe portato allo scisma che adesso, quasi mille anni dopo, sembra ancora irreversibile. Dagli stessi posti, però, che portano ancora le ferite della guerra mai finita, deve cominciare il processo lento e spesso invisibile della guarigione. Il suo principio può essere trovato nella riconoscenza reciproca del miracolo vissuto insieme, nella memoria ritrovata in comune, nella Gerusalemme Nuova dove s'incontrano gli apostoli con tutte le terre sante finalmente riunite nell'unico Signore…

Letto 3388 volte Ultima modifica il Martedì, 13 Settembre 2011 18:01
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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