Lutero (1483 - 1546)
Lutero nacque a Eisleben il 10 novembre 1483 da padre minatore. Fu avviato agli studi di giurisprudenza, divenne in seguito monaco agostiniano e professore alle università di Erfurt, di Marburgo e di Wittemberg. Con la pubblicazione delle 95 tesi a Wittemberg, Lutero prende posizione decisa contro il traffico delle indulgenze particolarmente pesante in Germania tanto da far dire che la Basilica di S. Pietro è stata costruita con i peccati dei tedeschi.
Erano gli anni in cui la diplomazia politica e l'evolversi dell'interesse religioso, stimolato dall'Umanesimo e dal Rinascimento, avevano suggerito a Roma di offrire il cappello cardinalizio ad Erasmo, a Zwingli e indirettamente anche a Lutero. Nel 1519 ha luogo a Lipsia la famosa disputa in cui Lutero respinge, su base biblica, l'autorità papale e quella di Aristotele in materia di teologia. La scolastica ha fatto un torto ad Aristotele perché se è giusto dire, con il filosofo greco, che l'habitus, l'abitudine, è importante per imparare un mestiere, non lo è riguardo alla fede che è sempre un dono di Dio e mai una nostra virtus, altrimenti la giustificazione si trasformerebbe in meriti. Ma intanto la situazione era precipitata e il 5 giugno 1520 viene pubblicata la bolla Exurge Domine che condanna gli scritti di Lutero e ne esige la ritrattazione. Le opere di Lutero cominciano ad andare al rogo in diversi paesi. Il 10 dicembre 1520 una copia della bolla insieme a decretali ed altri scritti viene a sua volta gettata alle fiamme da Lutero e dai teologi suoi sostenitori. Lutero si reca alla Dieta di Worms del 1521 con un salvacondotto concesso dallo stesso imperatore Carlo V. Il giorno 17 aprile viene convocato non per discutere, ma solo per ritrattare i suoi scritti. Tre sono i motivi del suo rifiuto: la Sacra Scrittura, la ragione e la coscienza. Si tratta di tre principi che condizioneranno nei secoli successivi la storia della teologia protestante.
Il lavoro sul Magnificat, sospeso da qualche tempo con l'inizio della Dieta di Worms, viene portato a termine e dato alla stampa a Wittemberg il 10 marzo 1521.
Oggi assistiamo ad una riscoperta di Lutero soprattutto dove è stato avviato il dialogo ecumenico. Si devono infatti registrare notevoli convergenze nell'area della giustificazione per fede. Ricordiamo alcune affermazioni significative da parte cattolica. Lutero è "antiscolastico, ma non anticattolico" anzi vi è in lui "qualcosa di primordiale cattolico", "il suo dissenso non è con la chiesa, ma con quella chiesa". Semmai l'unico torto di Lutero è stato quello di aver ricondotto tutti gli abusi ad un'unica radice quella del "papismo" (così i parallelismi tra i titoli trinitari e quelli usati nei confronti di Maria: Consolatore è lo Spirito, consolatrice è Maria; Avvocato è il Cristo, avvocata è Maria...).
Il commento di Lutero al Magnificat ha avuto comunque un'ampia circolazione e un'accoglienza benevola nell'area cattolica (oggi si torna volentieri anche sul suo lavoro catechetico).
Il commento al Magnificat
A un mese di distanza dal commento di Lutero usciva un altro testo sulla figura di Maria. Era l'opera del riformatore, Giovanni Hüssen: De laudando in Maria Deo. Anche in questo caso si tratta innanzitutto di correggere "alcuni abusi", per esempio la pratica del rosario in cui si saluta tre volte Maria prima di salutare il Signore. Si rispetta di più il sabato dedicato a Maria che la domenica dedicata al Signore. È più fortunata una messa in onore della Madonna che una messa dedicata alla Trinità. Ma bisogna lodare Dio anche per i doni concessi ad altri e quindi a maggior ragione per quelli dati alla Vergine Maria che è "al di sopra di tutti" e "regina di tutti": "tutta la sua vita non era sua, ma di Dio". Ecolampadio ci rende attenti all'importanza di Maria nella liturgia cristiana proprio al momento in cui le tesi sulla giustificazione per fede e l'opposizione alla dottrina dei meriti andavano incendiando la teologia europea.
Non va dimenticato che la dedica a Giovanni Federico di Sassonia del commento di Lutero è fatta a nome del suo "devotissimo cappellano" affinché chi governa governi bene. Il riformatore tedesco era stato sottratto dal suo principe alla caccia degli spagnoli che minacciavano di fargli fare la stessa fine di Giovanni Huss poco più di cent'anni prima. Era stata un azione coraggiosa che permise di passare dalle dispute (verba sine rebus) ai fatti e di incidere fortemente sulla formazione della nostra storia europea.
Il Magnificat ha rivelato, nel tempo e nello spazio, una fortissima carica e passionalità politica. In molti paesi dell'America Latina è stato letto e sentito come la "marsigliese" della comunità cristiana animatrice di piccole e grandi rivoluzioni. Maria è stata descritta come la prima rivoluzionaria dell'ordine nuovo.
Il Magnificat è il canto, la testimonianza e la predicazione di Maria. Il motivo della sua gioia e della sua beatitudine si trova nell'agire di Dio, nel modo di governare la storia del popolo d'Israele. "Governare bene" significa dunque guardare alle opere di Dio perché "i principi non sono neppure in grado di pensare se Dio non li ispira in modo speciale". "Se noi non insegniamo queste opere divine e non vi acconsentiamo, non ci sarà servizio divino, né popolo d'Israele, né grazia...". Filippo deve stare attento perché: Dio usa misericordia ai poveri, sottrae la sua grazia ai superbi, giudica i potenti, innalza gli umili e disdice la sua amicizia a quelli che confidano in se stessi.
Così è stato nella storia d'Israele e così sarà anche nella nostra perché in Cristo tutto converge dalla promessa fatta ad Abramo al suo compimento nel Regno. Il significato della nostra vita affonda le sue radici in questa rivoluzione di Dio cantata da Maria. Il credente non può pensarsi e pensare indipendentemente da tale contesto che lo coinvolge nella breve parentesi che va dalla sua culla alla tomba.
Con Lutero, oltre Lutero
Maria appartiene a quella categoria di persone di cui parla lei stessa nel Magnificat: gli umili che Dio innalza (Lc 1,52) e che l'apostolo Giacomo invita a gloriarsi della loro elevazione (Gc 1,9) (il greco del Nuovo Testamento usa lo stesso termine che, passato indenne nella lingua italiana, assume sfumature poco riverenti: "i tapini"). Di loro è piena la storia biblica della salvezza. Questo ci permette di richiamare qualche esempio soltanto per mettere a fuoco l'importanza della misericordia di Dio e del suo sguardo liberatore.
- "Ho visto le disgrazie del mio popolo in Egitto, ho ascoltato il suo lamento a causa della durezza dei sorveglianti e ho preso a cuore la sua sofferenza". (Es 3,7). Con queste parole Dio si rivolge a Mosè sul Sinai e progetta la liberazione del suo popolo. Il "vedere" di Dio è contemporaneamente liberazione e compimento della promessa fatta ad Abramo. Non c'è separazione tra i due momenti, non c'è rinvio della decisione di Dio.Il Magnificat ci richiama - limitandoci al nostro tema - proprio allo "sguardo" di Dio, al respexit sottolineato da Lutero. Siamo ad un momento cruciale della storia della salvezza. Maria ce lo ricorda esprimendo tutta la sua gioia per essere coinvolta nella grazia in assonanza con tutta la storia del suo popolo e il compimento delle promesse fatte ad Abramo. Nella nostra piccola storia individuale o collettiva ci riscopriamo veramente beati quando la Parola di Dio ci investe con lo sguardo della liberazione. Allora siamo veramente liberi.
- "Il Signore ti benedica e vegli su dite! Il Signore ti sorrida con bontà e ti conceda i suoi doni. Il Signore posi su dite il suo sguardo e ti dia pace e felicità" (Nm 6, 24-26). Sono le parole con le quali Aronne e i suoi figli dovranno benedire il popolo d'Israele. Così Dio aveva ordinato a Mosè. Siamo ancora una volta alle prese con lo "sguardo" di Dio in vista della pace e della felicità del suo popolo. Siamo ricondotti al Magnificat e possiamo aggiungere un altro elemento alla complessità di quello "sguardo" testimoniato da Maria. E uno sguardo ricco di liberazione, di pace e di felicità nel quale Maria è coinvolta in prima persona e, alla stregua di Mosè ed Aronne, ci trasmette come messaggio dei tempi nuovi che Dio ha inaugurato con la venuta del Cristo.
- Anna, la futura madre di Samuele, mentre si trovava al santuario di Silo, alla presenza del sacerdote Eli, "fece al Signore questa solenne promessa: "Signore degli eserciti d'Israele, guarda alla mia miseria! ""(1Sam 1,11). Nella versione greca della Bibbia detta dei Settanta, ricorre in questo caso lo stesso verbo adoperato da Maria nel Magnificat: "guarda". È un richiamo interessante anche perché gli esegeti mettono spesso in parallelo le due figure di Anna e di Maria. In questo caso "guardare" significa un appello all'esaudimento e una promessa che puntualmente si verificano con la nascita del futuro profeta Samuele. Abbiamo quindi un altro elemento per comprendere la portata di quel "respexit" sul quale si era fermato Lutero nel suo commento.
- Veniamo ora ad un'ultima segnalazione. All'improvviso in mezzo alla gente che seguiva Gesù un uomo si mise a gridare: "Maestro, ti scongiuro, vieni a vedere mio figlio: è l'unico che ho! Talvolta uno spirito maligno lo assale e improvvisamente si mette a gridare. Poi gli fa venire le convulsioni e la bava alla bocca. Alla fine lo lascia, ma a fatica, dopo averlo straziato". "... Gesù disse: "Gente malvagia e senza fede fino a quando dovrò restare in mezzo a voi e dovrò sopportarvi?... Portami tuo figlio"". "Gesù gridò contro lo spirito maligno e il ragazzo guarì"(Lc 9,38ss). Ancora una volta quella richiesta "vieni a vedere mio figlio" è espressa nell'originale greco, con lo stesso verbo che Maria adopera per testimoniare dello "sguardo" di Dio. In questo caso si tratta di invocare una guarigione. "Guardare" vuol dire "guarire". Non è senza importanza che sia nel latino sia nel greco i termini guarigione e salvezza siano espressi da uno stesso vocabolo (salus e soteria).
Abbiamo così raccolto alcuni elementi significativi (senza pretesa di essere minimamente esaurienti) che ci aiutano a comprendere la profondità di quello "sguardo" divino rivolto a Maria. Certamente si tratta di un punto fondamentale della nostra storia universale che annuncia in Gesù: liberazione, benedizione, esaudimento e guarigione (salvezza).
Riferimenti bibliografici
M. LUTHER, Commento al Magnificat, Centro di Studi Ecumenici Giovanni XXIII, Sotto il Monte (BG) 1967; G. ECOLAMPADIO, La lode di Dio in Maria, Edizioni Monfortane, Roma 1983; B.GHERARDINI, Lutero nella recente storiografia cattolica, in Protestantesimo, 38 (1983) p. 129-150; R. BERTALOT, voce Protestanti, in Nuovo Dizionario di Mariologia, a cura di S. De Fiores e S. Meo, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo 1985, p. 1169-1179; IDEM, Per dialogare con la Riforma, LIEF, Vicenza 1989; IDEM, Il Magnificat di Lutero, in Theotokos, 5 (1997) p. 539-548; GRUPPO DI DOMBES, Dialogo su Maria, in Il Regno-documenti 43 (1998) n. 3, p. 95-120; IDEM, Accordo su Maria, in Il Regno-documenti 43 (1998) n. 5, p.183-200. [Edizione italiana integrale del documento: GRUPPO DI DOMBES, Maria nel disegno di Dio e nella comunione dei santi, Edizioni Qiqajon, Comunità di Bose, Magnano (Biella) 1998].
Renzo Bertalot