Il popolo eletto
di Giuseppe Scattolin
L’islam non è solo un credo religioso, o un codice di comportamento morale, ma una realtà molteplice e complessa, da conoscere nella sua globalità
Leggere l’islam sul modello del cristianesimo moderno e post, cioè come una religione della coscienza privata, quasi senza influsso sulla realtà pubblica, ha creato illusioni sistematicamente e, molte volte, drammaticamente smentite dalla realtà. L’islam è un movimento storico complesso che ha dato origine ad una sua civiltà originale. La civiltà islamica per più di quattordici secoli costituisce uno dei principali capitoli della storia umana passata; ed è pure una realtà destinata ad influenzare il prossimo futuro. Occorre quindi conoscerla bene, per rapportarsi in modo reale e concreto con essa. Certi aspetti fondamentali risultano sempre presenti, anche se con accentuazioni diverse, in tutti i movimenti islamici. La forza portante lungo tutta la sua storia è la coscienza che l'islam possiede di avere una missione essenzialmente religiosa: la proclamazione del monoteismo assoluto (tawhîd), contro tutte le forme nascoste o palesi di idolatria. Le sue fonti sono il libro rivelato (Corano) e i fatti e i detti (hadith) di Mohamed, il profeta dell’islam.
La religione islamica si articola in un insieme di pratiche o doveri religiosi ('ibâdât, riassunte nei cinque "pilastri") e di credenze o dogmi (‘aqâ’id, riassunte negli articoli di fede). Le pratiche e le credenze sono state molto presto codificate nella "legge islamica" (sharî’a). Nell'islam sunnita, con l'oscurarsi della funzione del califfo, all'inizio successore (khalîfa) del Profeta alla guida della comunità sia in campo temporale che spirituale, l'interpretazione delle fonti è stata presa in carica dal corpus dei dotti della legge islamica ('ulamâ), costituiti come punto di riferimento per l'ortodossia sunnita. L’islam sciita invece si è frastagliato lungo la serie di imâm (capi con carisma ereditario) che hanno preteso di essere le guide qualificate per la comunità dei credenti.
L’islam non si limita al privato ma coinvolge l'insieme dei rapporti sociali (famiglia, matrimonio ed eredità, rapporti economici, relazioni di convivenza e convenienze sociali... mu’âmalât): tutta la vita umana deve essere regolata dalla "legge di Dio" (sharî’a). I musulmani oppongono volentieri la legislazione islamica a quelle delle altre società umane, occidentali comprese, qualificate (o squalificate) come legislazioni di origine "umana" e da rivedere alla luce di quella "divina". Nell'islam si sono formate scuole giuridiche (quattro quelle sunnite; la hanfîta, la malikîta, la shafi'îta, la hanbalîta) che si sono incaricate di interpretare e applicare la legge di Dio, desunta dalle fonti (Corano e sunna, o tradizione del Profeta). Questo "sforzo interpretativo" iniziale (ijtihâd; si è concluso con il fondatore dell’ultima scuola giuridica, Ibn Hanbal, nell’VIII-IX secolo) è diventato il punto di riferimento autorevole per tutte le generazioni seguenti. Non rimarrebbe, quindi, che l'applicazione imitativa (taqlîd) di ciò che hanno detto i pii e saggi predecessori (salaf). Ma ciò è messo oggi in crisi dall'incontro con la modernità: molti pensatori musulmani richiedono l'apertura della "porta dell'interpretazione" per dare alla giurisprudenza islamica un nuovo respiro che la metta all'altezza dei tempi moderni.
Sintesi coranica
Quella islamica è una civiltà umana originale che si inserisce fra le grandi civiltà antiche e moderne dell'umanità Questo non significa che l'islam l'abbia creata dal niente, anzi storicamente ha attinto a piene mani da quelle precedenti, in particolare dalla civiltà greco-romana e altre (persiana, indiana...). Non si è limitato a copiare, ma è riuscito a produrre una sintesi originale di tutte le conoscenze e scienze ereditate, fondendole nella sua visione religiosa basata sul monoteismo coranico.
Il Corano è il punto sintetizzante di tutta la cultura islamica, cioè della sua visione dell'uomo e del mondo. Su tale base, l'islam ha sviluppato il retaggio culturale antico con contributi originali in tutti i campi dello scibile umano, dalle scienze umanistiche a quelle naturali. È questo il fondamento delle civiltà storiche dell'islam, delle molteplici espressioni della sua cultura nello spazio e nel tempo.
Tuttavia, nonostante tale innegabile splendore, la civiltà islamica alla fine del medioevo è entrata in una profonda crisi che dura tuttora. La causa principale sembra essere un diffuso immobilismo teorico e pratico che si limitava alla ripetizione e imitazione (taqlîd) del glorioso passato mentre il mondo prendeva nuove strade. Un esaurimento interno della propria creatività, quindi, piuttosto che coercizione esterna delle potenze coloniali, come una certa propaganda islamica vuoi far credere alle masse. Non bisogna infatti dimenticare che l'impero ottomano è stato, fino all'inizio del secolo XX, una grande potenza mondiale. Mentre è stato proprio l'impatto con l'occidente che ha messo in moto, anche se in condizione di colonizzati, il movimento di rinascita islamica (nahda).
È possibile una vera rinascita della civiltà islamica oggi? A quali condizioni? È partendo da tali problematiche che molti pensatori musulmani cercano di avviare un riforma profonda che porti ad una nuova civiltà islamica.
Fra tutti gli aspetti della vita umana, quello politico gioca un ruolo fondamentale. Tale convinzione è espressi nel detto, ripetuto all'infinito dai musulmani, che l'islam "è religione e stato" (dîn wa-dawla). Nonostante tutto, in molta informazione occidentale ciò è spesso trascurato, quasi fosse un'invenzione per screditare l’islam. Eppure tutti sanno che Mohamed è stato allo stesso tempo profeta della nuova religione e capo politico dello stato islamico di Medina, prima realizzazione storica della religione islamica in tutte le sue dimensioni e quindi, modello e ideale per ogni società islamica.
La politica
Tale stato rappresenta l'ideale di unificazione del mondo, secondo la concezione islamica, in una religione (dîn) unica, in una nazione (umma) unica e sotto una guida (imâm) unica. Storicamente Mohamed, agendo dall'interno del mondo tribale arabo, ha trasposto elementi tribali nella nuova religione, caricandoli di un senso religioso nuovo (come il rituale del pellegrinaggio attorno alla Ka'ba, che già esisteva nel paganesimo della Mecca). Inoltre, già in Mohamed appare la coscienza che il suo messaggio religioso è destinato a dominare il mondo intero: nell'ultimo anno di vita inviò quattro lettere ai grandi del suo tempo (l'imperatore di Bisanzio, lo scià di Persia, il negus dell'Etiopia e il governatore dell'Egitto) invitandoli a convertirsi all'islam. Autentico o no, tale fatto rivela la convinzione di una missione universale; questa, assieme ad altri più terreni, è stato il movente delle prime grandi conquiste islamiche (futûhât).
A differenza di altri popoli, gli arabi musulmani dall'inizio avevano - e conservarlo tuttora - la coscienza di essere un popolo eletto, come dice il Corano: "Voi siete la migliore delle nazioni (umma) che (Dio) ha suscitato tra gli uomini" (3,110). Tale coscienza di elezione per una missione universale scaturiva dal cuore del messaggio religioso islamico, quello del più assoluto monoteismo (tahwîd), di cui i musulmani si sentono i latori per il mondo intero.
Sulla base di tale coscienza, il mondo viene diviso in due parti: quello dell'islam, dove regna l'ordine (dâr al islâm) e la pace (dâr al salâm), e quello della non-credenza (dâr al-kufr), ostile all'ordine islamico e da affrontarsi con la guerra (dâr al-harb) per sottometterlo alla fede. I musulmani sentono il dovere di combattere in tutti i modi (jihâd) il mondo dell'infedeltà e della miscredenza (kufr) per portarlo all’obbedienza a Dio.
Su queste basi si può parlare di imperialismo religioso islamico come il movente sottinteso della sua storia, ideologia ora espressamente ripresa dai movimenti islamisti moderni. L'islam non è quindi neutro riguardo all'ordine sociale e politico, ma tende a imporre la propria visione religiosa a tutti i livelli, anche quello politico. Un tempo il centro dell'unità della nazione islamica era il califfo; ora tale ruolo sembra essere assunto dalle varie organizzazioni internazionali islamiche, che agiscono molte volte in concorrenza fra loro perché sponsorizzate da potenze islamiche diverse. C'è pure l'ipotesi che qualche stato ricco e potente (come l'Arabia Saudita) aspiri alla leadership dell'intero mondo islamico per realizzare l'unica umma sotto la leadership dell'imâm-guida. Per questo starebbe manovrando dietro le quinte delle diverse differenti organizzazioni islamiche.
Un secolo di risorgimento islamico
Il percorso delle società islamiche è stato quello di liberarsi dal dominio coloniale e recuperare la propria identità.
1926: 'Abd al-‘Aziz Ibn Sa'ûd segue il rigido tradizionalismo dottrinale dei wahlâbiti si proclama re dell’Hijâz, e nel 1932 fonda il regno dell'Arabia Saudita. Inizia lo sfruttamento del petrolio e la leadership saudita dell’islam tradizionalista (salafismo) in tutto il mondo.
1926: maulânâ Muhammad Iliyâs (1885-1944) fonda vicino a Delhi (India) il movimento Tablîgh-i Jamâ’at di riforma morale, "dal basso", dell'islam.
1928: Hasan al-Bannâ (1906-49) fonda in Egitto l'associazione dei Fratelli musulmani, primo movimento islamista moderno che intende restaurare l'islam come "governo di Dio" sulla terra con la rigida applicazione della legge islamica (sharî'a). Riforma "dall'alto".
1948: sconfitta degli arabi da parte di Israele, la cui esistenza è considerata dagli arabi come un’imposizione; la questione palestinese rimarrà una spina al fianco per i paesi arabi e islamici. 1966: Sayyed Qutb. In Egitto il più importate ideologo dei Fratelli musulmani è giustiziato da Nasser; i suoi scritti diventano la "bibbia" di tutti i movimenti islamisti.
1967: guerra dei sei giorni. Nuova sconfitta ad opera di Israele. Segna la fine del regimi del cosiddetto "socialismo arabo". I movimenti islamisti acquistano una maggior influenza.
1979: Khomeini prende il potere in Iran. Trionfo della "rivoluzione islamica", modello vincente per tutti i movimenti islamisti del mondo.
1989: evacuazione delle truppe sovietiche dall'Afghanistan. Vittoria "della fede contro la miscredenza (kufr)": gli ex combattenti afgani esportano la prassi militante-militare in tutto il mondo islamico. Nasce il regime dei talibân; Usâma Bin Lâden fa dell'Afghanistan la base (quâ’ida) per una rivoluzione islamica a scala mondiale, e diretta in primo luogo contro gli Stati Uniti.
2000: seconda intifada in Palestina, provocata dalla visita di Sharon alla spianata delle moschee
2001: 11 settembre, bombardamento delle Twin Towers e guerra contro il terrorismo islamico; minacce Usa contro l’Iraq, che però trovano opposizione ovunque; l'intervento Usa in Afghanistan non sembra aver raggiunto i risultati sperati
2002: estendersi della violenza islamica, i movimenti estremisti mostrano la loro vitalità, abilità e determinazione a livello mondiale dalla Nigeria all'Indonesia, contrariamente a quanto i politologi occidentali sembravano pronosticare.
Memorie da purificare
di Giuseppe Scattolin
Sorpreso, l’Occidente si è visto confrontato con un islam attivo e minaccioso, sostenuto per di più da una forte presenza islamica nel suo stesso territorio. "Le mie riflessioni vogliono essere un aiuto per aprire cammini di dialogo con esso".
Si calcola che in Europa ci siano oggi più di dieci milioni di musulmani, altrettanti negli Usa. Tale presenza suscita perplessità, timori ed addirittura rifiuti xenofobici. Ed è una situazione nuova sia per l’islam sia per l’Europa, che pone ad entrambi molti interrogativi. Percepisco tale problematica da una situazione di immersione nel mondo islamico più che trentennale. Grazie allo studio e ai contatti personali nei paesi in cui ho vissuto – Libano, Sudan, Egitto – mi considero in qualche modo parte di questo mondo. Le mie riflessioni vogliono essere un aiuto per capirlo ed aprire un cammino di dialogo e di incontro con esso. In primo luogo è importante far percepire, anche se in maniera generica, il "sentire" molto diffuso tra i musulmani in questa fase particolare nella quale si trovano ad affrontare sfide che mettono in discussione molte loro certezze tradizionali. Questo sentire islamico deve essere confrontato con il corrispondente sentire del mondo occidentale. Perché sono questi atteggiamenti interiori che creano l’atmosfera generale in cui viviamo e siamo immersi, che condiziona i nostri modi di vedere e di ragionare. Occorre far emergere tali sentimenti alla coscienza per potersene liberare.
FRUSTRAZIONE E AUTOESALTAZIONE
L'atteggiamento prevalente all'interno dell'islam di fronte al mondo occidentale moderno è complesso, un misto di frustrazione, apologetica e autoesaltazione.
Frustrato per la sua arretratezza rispetto all'occidente, il mondo islamico deve difendere un'immagine di sé che considera falsificata dai media occidentali dominati dalla propaganda sionista. Questi, infatti, presentano l'islam come una religione di violenza e fanatismo. I musulmani ritengono che tale immagine sia stata creati apposta per denigrare e combattere là loro religione. Si sentono vittime di un aggressione culturale frutto di una cospirazione internazionale, fomentata dai sionisti e dai loro amici per impedire all’islam la sua legittima espansione a livello planetario.
Simmetricamente, l’islam rivisita volentieri il suo passato glorioso, una delle più splendide civiltà della storia. E, nella propaganda, l’islam è l’unica alternativa e salvezza per l'occidente, civiltà di corruzione e decadenza.
Simili atteggiamenti difensivi mancano però di uno sguardo obiettivo e critico sia sulla propria realtà sia su quella dell’altro. La propaganda islamica sfrutta una diffusa moda anticolonialista, antioccidentale e terzomondista per far presa sulle masse islamiche in stato di arretratezze e sfruttamento. Inoltre tale apologetica è abilmente sfruttata dai movimenti estremisti che si propongono di riportare l’islam ai suoi antichi splendori. Tende a dimenticare però che l’islam è stato pure una delle più grandi potenze colonialiste ed imperialiste della storia; che con le sue conquiste militari ha sottomesso, islamizzato e arabizzato un gran numero di popoli al punto che si può parlare di "imperialismo religioso islamico". Esso ha segnato la storia umana come quello egizio, babilonese, persiano, romano, mongolo… fino agli imperialismi più recenti, delle potenze coloniali europee.
Fanatismo ed estremismo dei movimenti islamici contemporanei, inoltre, non sono una novità, quasi un moderno frutto di reazione al colonialismo europeo. Movimenti estremisti di ispirazione religiosa hanno sempre agitato il mondo islamico fin dal suo sorgere, come quello dei kharigiti del primo secolo islamico. Essi combattevano per una ideologia islamica, purista ed integrista, che si ritrova quasi con gli stessi termini nei movimenti odierni. Attribuire il loro sorgere alla sola reazione contro l'occidente, o unicamente a cause sociali quali la povertà è una posizione semplicista e politicamente interessata. La realtà storica è che l'islam mostra di avere dentro di sé fin dal suo sorgere un contenuto di violenza di cui probabilmente non si è ancora liberato in modo critico. Per questo ondate di integrismo e di intolleranza si sono sempre susseguite. Mentre innumerevoli sono le guerre che l’islam ha combattuto ovunque "in nome di Dio", anche se tale aspetto religioso poteva coprire pure altri fattori ed interessi. Certo l’islam storico non è stato solo violenza e fanatismo; ha avuto periodi di tolleranza che per quei tempi rappresentavano posizioni progressiste. Lo stato islamico medievale è stato, nel suo complesso, più intollerante del corrispondente cristiano. Nel mondo islamico attuale vi sono, infine, seri tentativi di riforma per accogliere importanti aspetti del mondo moderno quali il pensiero scientifico e critico, il riconoscimento dei diritti umani universali, lo sviluppo di istituzioni democratiche, movendo dall’interno dell’islam stesso e dai suoi momenti di tolleranza e di apertura. Cominciano ad apparire le prime riletture critiche del retaggio religioso e delle sue fonti, che provocano però spesso reazioni violente da parte dei fondamentalista (ai danni, in Egitto per esempio, di Faraj Foda, Naguîb Mahfûz, Nasr Abû Zaid, Sa’îd al-Asmâwî). Ultimamente nel mondo islamico si è data quasi una vera e propria caccia contro gli scrittori musulmani liberali.
L’islam insomma non è una realtà semplice e monolitica: nessuno ne è portavoce ufficiale, con l’autorità di dire "questo è islam". È un nodo complesso, attraversato da correnti diverse e a volte contrastanti, che occorre tenere presenti nella loro totalità per avere un quadro completo del fenomeno.
In occidente, nel medioevo, l’islam rappresentava il nemico per eccellenza della cristianità. Quel clima di lotta ha fatto sì che ognuno creasse un propria immagine del nemico per giustificare la guerra contro di lui. In campo cristiano si è formata una vasta letteratura di storie velenose contro Maometto e l’islam in generale. Sentimento che viene spesso rinfocolato ai nostri giorni prendendo spunto da episodi di violenza contro i non musulmani. Molti atteggiamenti negativi attuali hanno radici nelle memorie interiorizzate degli scontri di un tempo. Una storia parallela evidentemente esiste nell’immaginario islamico verso il mondo cristiano ed occidentale in generale, qualificato come "crociato" nel senso peggiorativo del termine (questo vale per tutte le imprese occidentali nel mondo islamico, dalle missioni cristiane al colonialismo, all’influenza culturale). Questi sentimenti di ostilità sono presenti il più delle volte, in ambo i campi, in modo inconscio, rendendo veramente difficile una vera comunicazione e dialogo.
Una "purificazione della memoria" è dunque necessaria per entrambi, sincera, mediante una rivisitazione critica della propria storia, in vista di liberarsi dai pregiudizi del passato per poter guardare l’altro nella sua effettiva realtà, con un cuore libero.
Nonostante il clima di polemica, in molti settori della Chiesa, in particolare dopo il Concilio Vaticano II, si è sviluppato un sincero atteggiamento di dialogo col mondo islamico.
Questo atteggiamento, andando spesso contro ogni speranza crede possibile trovare valori positivi comuni su cui creare incontro e collaborazione; a tale volontà positiva dovrebbe corrispondere una simile islamica, scavalcando secoli di lotte e polemiche.
Da un altro punto di vista, molti secolarismi e agnostici guardano all’islam come una religione storica, spesso idealizzata come la religione della pura natura, in contrasto col "soprannaturalismo" cristiano. Tuttavia, per tali secolarismi anche l’islam, al pari di ogni altra religione è espressione di un mondo mitologico che dovrebbe sparire ed essere assorbito in un mondo dominato sempre più dal pensiero scientifico e tecnico. Ma anche costoro devono costatare che l’islam è più vivo e vegeto che mai.
Negli anni sessanta la cultura mondiale era dominata dall’ideologia marxista, adottata anche da molti pensatori musulmani.
Tuttavia l’islam era portatore di una forza ben più profonda e duratura, di un solido contenuto di fede che rispondeva alle domande fondamentali dell’uomo, sul senso della sua esistenza. L’ideologia marxista è caduta, e l’islam continua la sua espansione incutendo paura e sgomento, mentre nulla sembra in grado di contrastarlo.
SERVE UN UMANESIMO GLOBALE
Oggi l’islam deve far fronte all’ideologia del liberismo secolarista, ben più insidiosa di una apertamente atea come il marxismo. Sarà capace di sopravvivere di fronte alla modernità della scienza e della tecnica e ai cambiamenti sociali e culturali che ciò comporta?
Molti sembrano vivere una sorta di attesa escatologica sulla fine dell’islam, che avverrà in seguito alla critica storica delle sue fonti stimolata dal confronto storico con la modernità. Ma il tempo passa e l’islam dà segni sempre nuovi di vitalità e di espansione. Non vedo motivo per dubitare che, al pari delle grandi religioni mondiali, anche l’islam non possa resistere alla prova del liberalismo secolarista e scientista moderno, ideologia che appaga alcuni superficiali bisogni dell’essere umano me senza saper dare, alla fin fine, risposte serie alle domande esistenziali più profonde. Il cosiddetto "ritorno di Dio" di fine secolo nel cuore delle nostre società secolarizzate testimonia che non si può sradicare totalmente dall’essere umano il "bisogno di Dio".
L’islam in mezzo a noi. Questo rappresenta una novità storica sia per l’occidente sia per l’islam stesso. Dopo secoli di separazione e di lotte, a partire dal XIX secolo ma soprattutto dopo la seconda guerra mondiale, la presenza islamica in Europa e nel mondo occidentale in genere è cresciuta e continua a crescere in modo notevole. È uno degli effetti inevitabili della globalizzazione. Le società umane nel villaggio globale diventano sempre più vicine e pluraliste. È più che mai urgente creare una mentalità nuova che favorisca una convivenza pacifica tra le varie ideologie: le religioni in primo luogo. Senza tale mentalità, cioè senza un nuovo umanesimo globale, si rischia di andare incontro ad amare sorprese, come gli avvenimenti dell’11 settembre 2001 hanno mostrato.
Un’altra economia cresce. È islamica
di Donato Masciandaro
La finanza islamica è stata sovente associata ai tragici eventi dell’11 settembre… Oggi in Pakistan, Iran e Sudan, tutte le banche operano seguendo i principi della finanza islamica; in 68 paesi, tra industrializzati ed emergenti, esistono intermediari e strumenti che si richiamano ai medesimi principi.
I tassi d’interesse sono divenuti, nell’occidente, l’elemento distintivo di un sistema del credito… La religione islamica vieta ogni forma di tasso d’interesse (riba), ma guarda con favore alla sviluppo economico del singolo e della comunità. In linea a questo principio, la banca islamica si caratterizza come un intermediario che stipula contratti di condivisione delle prospettive di profitto-perdite, sia nei rapporti con i depositanti, sia nella relazione con le imprese, principio del divieto del tasso d’interesse…
Lo studio delle caratteristiche della banca islamica riveste grande interesse, in quanto caso paradigmatico di intreccio tra un determinato sistema valoriale, in questo caso religioso, e comportamenti di tipo economico e finanziario. In un momento in cui alta è in occidente l’attenzione sul rapporto tra finanza ed etica, il disegno della banca islamica rappresenta un esempio emblematico di attività in cui il sistema etico metaeconomico ha una rilevanza interna forte sulle decisioni economiche
(Donato Masciandaro, Il sole - 24 ore 28/4/02. Cit. da Nigrizia 3/2003)
Islam-Cola
di Cèdric Mathiot
La Zamzam-Cola, sostituto islamico della Coca-Cola americana boicottata da una parte della popolazione dei paesi arabi, sta penetrando anche il mercato saudita. La bevanda, che trae il suo nome dalla sacra fonte di Zamzam, alla Mecca, è un grande successo a causa del sentimento antiamericano che, esacerbato dal clima di violenze e guerre in Medio Oriente, allarga gli orizzonti.
Esiste anche in versione light, la Cola islamica è leggermente più zuccherata del modello originale.
(Cèdric Mathiot, Libèration, 23/8/02. Cit. da Nigrizia 3/2003)
Petro-islam
di Jeremy Rifkin
Trent’anni fa, i paesi arabi produttori di petrolio per la prima volta hanno usato il petrolio come arma contro Israele, gli Usa e i loro alleati. L’8 aprile 2002, il presidente iracheno Saddam Hussein ha minacciati di sospendere le esportazioni. Il giorno dopo, l’Arabia Saudita ha garantito la sua opposizione e il suo impegno a sostituire l’eventuale petrolio mancante.
Il rischio – soprattutto a causa dei movimenti islamici radicali – è sempre lì, e le conseguenze potrebbero essere gravi. Ricordiamo come l’aumento del prezzo del petrolio negli anni settanta e ottanta fu la causa principale dello scoppio della crisi del debito dei Paesi del terzo mondo.
Un nuovo embargo petrolifero potrebbe affondare i Paesi in via di sviluppo in un abisso economico senza ritorno.
Il petrolio, che ha fatto dell’occidente le più grande potenza economica, politica e culturale nel XX secolo, potrebbe rovesciare tutto per mano di un mondo islamico che vuole riguadagnare la sua supremazia. Comunque, petrolio e islam sono inevitabilmente uniti. Il destino dell’uno determinerà, a grandi linee, il destino dell’altro.
(Jeremy Rifkin, Newsday.com, 11/4/02. Cit. da Nigrizia 3/2003)
Miniglossario
I cinque pilastri (‘ibâdât)
La professione di fede: shahada
Le cinque preghiere giornaliere: salât
Il digiuno durante il mese di ramadân
Le elemosine ai poveri: zakât
Il pellegrinaggio alla Mecca: hajj
Islam sunnita
Indirizzo maggioritario che vuole rimanere fedele alla Sunna (tradizione, la raccolta degli hadith, detti e fatti attribuiti al Profeta) oltre che al Corano, e che ritiene ereditario il califfato.
Islam sciita
Indirizzo che riconosce l’incarnazione del Profeta solo nel quarto Califfo, Ali, e nei suoi successori che vengono chiamati imâm (maestro e condottiero, "colui che sta davanti"), nel senso che ad essi spetta la guida politico-militare come religiosa. È la religione ufficiale in Iran, ma comprende anche la setta degli Israeliti, il cui capo è il famoso e ricchissimo Aga Kahn.
(da Nigrizia 3/2003)