Ecumene

Venerdì, 06 Agosto 2004 23:56

I musulmani della televisione

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Un paio di settimane fa i responsabili di alcune televisioni hanno pensato che il signor Adel Smith fosse persona degna e rappresentativa dei musulmani e lo hanno invitato in trasmissioni in cui venivano affrontati temi legati all'islam. Cosa dice Smith non mi interessa in questa riflessione, ciò che mi lasci a perplessa e amareggiata è il comportamento dei giornalisti: il sedicente studioso Smith fa sempre le stesse affermazioni provocatorie, da più di una decina d'anni: invitandolo la rissa è assicurata!

Il musulmano che piace di più ai nostri giornalisti è evidentemente l'integralista, o se è donna la convertita infagottata dalla testa ai piedi, che ripetono slogan come se fossero un disco stonato, con i quali è impossibile avere una discussione, nel vero senso del termine. Io posso ascoltare queste persone per alcuni minuti e scuotere il capo per la pochezza delle loro conoscenze in merito alle scienze religiose islamiche. Quanto siano rappresentativi nei confronti dei loro correligionari al telespettatore non viene detto, lasciandogli credere che i musulmani siano così. Non viene detto per esempio che le moschee sono quasi sempre vuote, a parte ricorrenze speciali, perché la maggioranza non condivide il legame che molti imam hanno con il movimento dei "Fratelli musulmani".

Il giorno dopo la rissa tra Smith e un giornalista italiano, sulla stessa televisione in un programma mattutino al direttore di un giornale locale, presente al fatto, è stato chiesto di commentare l'accaduto. L'interessato ha risposto che giustificava se un veneto, dopo aver visto il programma, incominciasse a nutrire sentimenti di razzismo nei confronti di un vicino musulmano con il quale fino ad allora aveva vissuto amichevolmente.

Però mi piacerebbe sapere perché Bruno Vespa poco dopo l'undici settembre 2001 riesumi proprio Adel Smith, che da alcuni anni era scomparso dalla scena, invitandolo a "Porta a porta". Chi e perché gli ha indicato il suo nome?

Dare voce a questi musulmani non è forse dovuto a un preciso calcolo: quello di dimostrare quando l'occidente sia "superiore, civile e tollerante" e preparare così l'opinione pubblica a guerre contro il pericolo islam?

L' islam è uno e la sua essenza è nella testimonianza di fede: "Non c'é Dio al di fuori di Iddio e Muhammad è il suo profeta" frase che stabilisce i confini tra chi è musulmano e chi non lo è. Al suo interno però la Comunità dei fedeli conosce vari livelli e segmenti. La differenza è riconosciuta e valorizzata dal Corano. Accanto a un islam colto e ufficiale rappresentato da dotti, che non hanno nessun ruolo di intermediari tra l'uomo e Dio, esiste un islam popolare incarnato dalle confraternite i cui capi hanno ruolo di mediazione con Dio. Sunniti e sciiti, scuole giuridiche, sufi, l'elenco delle divisioni passate e presenti e lunghissimo. Ma attenzione: tutte pienamente legittime perché nell'islam non c'è ortodossia o eterodossia, l'unico dogma è l'unicità di Dio come viene affermato nella testimonianza di fede. Un consenso dottrinale può essere sempre "contestato", non c'è una struttura che possa legittimare un movimento religioso, tutti possono organizzare un gruppo che si ispira all'islam. L'unica legittimazione è data dall'accettazione da parte dei componenti la Comunità. Nessun musulmano può scomunicare un altro, a meno che questo contesti l'unicità di Dio o dica di voler abbandonare l'islam; anche se poi ogni gruppo afferma di essere la sola, vera e legittima manifestazione dell'islam.

Molteplici sono le strutture sociali e le istituzioni a cui l'islam a dato vita.

Ciò che non cambia sono le norme che regolano i rapporti tra Dio e gli uomini (le ibadat) costitute dai "cinque pilastri" eterni e immutabili: la testimonianza di fede, la preghiera rituale, l'elemosina legale, il digiuno di ramadan, il pellegrinaggio. Tutto ciò che regola le azioni e le relazioni fra gli uomini nella vita sociale, economica e politica (le muamalat) cambia con il mutare dei tempi e dei luoghi, sempre rimanendo fedele allo spirito del Corano.

Una realtà così complessa non può è non deve essere ridotta a una rappresentazione rigida e semplicistica.

Letto 2139 volte Ultima modifica il Domenica, 26 Giugno 2011 13:22
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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