Dialogo Islamo-Cristiano
di Halim Noujaim
Direttore della scuola Terra Sancta College - Nazareth
Introduzione
Molti sono i pareri contraddittori riguardo al dialogo islamo-cristiano.
Molte le posizioni contraddittorie riguardo allo stesso argomento. Difficilmente possiamo trovare su questo argomento una posizione equa e stabile.
In questa mia esposizione cercherò di prendere una posizione media, fin tanto è possibile, riguardo alla serietà del dialogo e della sua necessità in una società come quella della Terra Santa.
Noi francescani e specialmente noi che operiamo in Terra Santa, non possiamo ignorare questo argomento, perché è punto focale nella nostra spiritualità francescana di Terra Santa. Come possiamo dimenticarlo, quando l’Assisiate fu tra i pionieri del dialogo tra cristiani e musulmani! Inoltre molte nostre istituzioni sociali e religiose vivono questa realtà quotidianamente!
Se osserviamo la storia cristiana in Terra Santa, troviamo che i cristiani di queste regioni hanno vissuto e vivono tuttora in condizioni molto difficili, mettendo in pratica la parola del Signore: "come hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi" perché "il discepolo non è più grande del maestro".
Dopo l’islamizzazione di queste regioni, in Terra Santa si ebbero tre religioni monoteiste: Ebraismo, Cristianesimo e Islam. Di conseguenza l’autorità civile, lungo i secoli, apparteneva ad una o all’altra religione. Molte volte le "religioni" si sono fronteggiate con guerre dure e sanguinose. Conflitti e guerre per la sopravvivenza.
Ora tocca a noi capire che il nostro destino è di vivere insieme, prendendo lezioni dal passato, lontano e vicino, e accettare di formare una società multi religiosa, basata sulla uguaglianza, e sulla giustizia.
Il dialogo tra le tre religioni è così una esigenza irrinunciabile della Terra Santa.
La salvezza è generale.
Siccome lo Spirito opera anche nei seguaci delle altre religioni, ne consegue che pure loro possono salvarsi.
La Chiesa incoraggia i suoi figli a riconoscere i valori morali, spirituali, sociali e culturali che esistono nelle altre religioni, anzi li sprona a mantenere e sviluppare questi valori, attraverso il dialogo e la cooperazione, con intelligenza, comprensione e amore, testimoniando la fede e la vita cristiana.
Questa apertura positiva verso le altre religioni non cristiane, non significa che dobbiamo sottovalutare le contraddittorietà che esistono tra queste religioni non cristiane e la rivelazione cristiana, ma dobbiamo tenere presente e mettere in luce le diverse posizioni e principi fondamentali esistenti nelle altre religioni.
Gli insegnamenti cristiani asseriscono che i non cristiani aderendo oggettivamente alle prescrizioni giuste delle loro religioni, con buona fede, possano salvarsi con la stessa salvezza che Cristo ha donato all’umanità, seguendo i dettami delle loro coscienze, anche se non credono che Cristo sia il loro salvatore.
Si può affermare, secondo san Paolo, che l’uomo si salva se crede nella esistenza di Dio Renumeratore, e che Dio giudica l’uomo secondo le sue opere.
Commentando questo pensiero, Kanawati, studioso del Dialogo Islamo-cristiano, afferma: "Se voglio dialogare con un musulmano, non debbo incominciare mettendolo all’inferno per la sua fede, ma debbo affermargli che potrà salvarsi se si realizzano in lui alcune condizioni che non sono impossibile, pur rimanendo musulmano. Solo così sarà possibile iniziare un proficuo dialogo.
San Paolo afferma che Dio vuole la salvezza di tutti gli uomini e che arrivino alla conoscenza della verità; (1) e la stessa affermazione la troviamo nel libro degli Apostoli. (2)
Mentre nel cristianesimo la salvezza è estesa a tutti i popoli di buona volontà, nell’Islam non troviamo questa dichiarazione, nonostante che alcuni si sforzino a generalizzare la salvezza. Si basano su una frase del Corano che dice: ad ogni popolo Iddio manda un suo Messaggero.
Il teologo Al Ghazali (1058-1111), afferma che "se i non musulmani sono leali e moralmente buoni, possono salvarsi". Mentre Mahmoud Ayyoub, dice che l’Islam non è tanto chiaro in questo argomento, infatti afferma: "La dottrina musulmana dice che onorare Dio è sufficiente per salvarsi e per guadagnare la felicità eterna nella seconda vita". E, di seguito, afferma "che davanti a questa dottrina i musulmani si trovano ad un bivio: come conciliare il loro diritto come una comunità di credenti e accettare il diritto degli altri ad esistere…" Finora non si sono resi conto dell’insegnamento del Corano, che vede nell’unicità del genere umano e la molteplicità delle religioni e delle culture, come una prova dell’unicità di Dio.
Recentemente dice Mohammad Sa’iddin che "il primo principio del dialogo islamo-cristiano è l’invito chiaro a Dio e alla religione musulmana… E si considera il dialogo un’applicazione pratica dell’invito alla religione musulmana". (3) Ad ogni modo sembra che l’Islam non possa rinunciare alla sua professione di fede che si riassume nel credere in Dio e in Maometto come suo messaggero, e, senza questa professione di fede, non c’è salvezza per l’uomo. Questa ultima affermazione i cristiani non la potranno mai accettare.
Così abbiamo visto che, secondo il cristianesimo e l’islam, le vie della salvezza dell’uomo sono molteplici, anche se ciò non è tanto chiaro, per i musulmani, e non si possono restringere a un popolo escludendo gli altri, perché non si può limitare la misericordia di Dio, a non espandere la sua giustizia e il suo amore per comprendere tutte le religioni e i popoli che vivono onestamente entro le differenti religioni. Dio non può che essere ad una distanza unica da tutti gli individui e da tutte le religioni, dalla creazione dell’uomo fino ai nostri tempi. (4)
Il dialogo in senso generale
Il dialogo è tra due o più interlocutori che sono su posizioni diverse con lo scopo di arrivare ad un punto di intesa.
Il dialogo è uno scambio di idee, fonte di arricchimento per tutti gli interlocutori.
Il dialogo non si limita alla convivenza pacifica e serena, ma ha lo scopo di sradicare il fanatismo religioso, perché, cristiani e musulmani, lavorino insieme nella educazione, nella giustizia sociale, nello sviluppo della società, per raggiungere fini ottimali dei diritti e dei doveri dell’uomo.
Il dialogo è accogliere che l’altro abbia il diritto di avere un parere differente dal mio, anzi è meglio che sia così, e in ciò si applica il detto di Voltaire: "sono in contrasto con te fino alla morte, e fino alla morte difendo il tuo diritto di esporre il tuo parere". (5)
Alcuni hanno creduto che il dialogo sia un conflitto tra il vero e il falso. Perciò il suo scopo principale era di convertire l’interlocutore alla propria fede religiosa, se non voleva andare all’inferno. Alcuni sono arrivati ad insultare e bestemmiare l’altra religione, ed è ciò che causò molte guerre tra le religioni, duranti i secoli passati.
Il vero dialogo non mira alla conversione della seconda parte alla nostra religione, ma mira al consolidamento di ognuno degli interlocutori nella propria religione per costruire un nuovo mondo fondato sulla giustizia e sulla pace.
Il dialogo può evolversi su problemi dottrinali, ma non per convincere l’altra parte della falsità della sua dottrina, ma per chiarire all’altro la propria.
La religione non parla solamente del paradiso, ma anche dei problemi sociali, come: la difesa dei deboli, degli oppressi, degli emarginati, degli abbandonati, ecc....
"Incontrarsi, sedersi tutti insieme: cristiani e musulmani, come un tentativo per capire meglio la nostra umanità, e la nostra relazione con la verità divina nonostante i vari nomi che le diamo... in realtà è atto incoraggiante. Speriamo di poter sentire l’invito divino e che possa riempire le nostre anime e vivificarle. (6)
Il dialogo è il modo nel quale i cristiani incontrano i seguaci di altre tradizioni religiose per camminare insieme verso la verità e per lavorare insieme in progetti di comune interesse… Il dialogo con persone di altre religioni ci ha insegnato che come cristiani possiamo vivere la nostra fede in maniera più integra e possiamo essere veri testimoni di Cristo attraverso la collaborazione con gli altri credenti. (7)
Il dialogo interreligioso favorisce una collaborazione dei vari interlocutori per preparare dei piani comuni sui problemi mondiali, sull’oppressione e sulla giustizia tra le religioni, nel nostro caso tra l’Islam e il Cristianesimo.
Insomma il dialogo pone la sua forza nell’accettazione dell’altro, nonostante la diversità dei punti di vista, ma con carità, amore e sincerità.
Il Dialogo nell’Islam e nel Cristianesimo
Teoricamente le due religioni invitano alla convivenza reciproca e pacifica e al dialogo tra gli adepti.
L’Islam:
Nel Corano ci sono dei versetti che invitano al dialogo, come: "O gente del libro (cristiani e ebrei), venite ad una parola di intesa tra voi e noi". (8) In realtà la parola di verità e di giustizia, è quella che mette ordine tra tutti. Sembra che il Corano inviti affinché gli incontri siano fraterni, ricavando da essi (incontri) il bene e le lezioni morali che avvicinano l’uomo all’uomo.
Riguardo ai cristiani il Corano dice: "Non discutete con la gente del Libro se non in cose migliori". (9) Dice Mohammad Munir Sa’adiddin che "noi, musulmani e cristiani, siamo una famiglia sola; ci unisce la fede in Dio e la rivelazione divina".
"Il dialogo in cose migliori significa - sempre secondo Sa’adiddin - che dobbiamo scegliere la parte migliore nel comportamento reciproco, e seguire la strada migliore nello scegliere le parole e le espressioni giuste in un metodo pacifico e tranquillo… fino a diventare tutti buoni amici". (10)
Un altro autore musulmano, commenta una terza frase del Corano che dice: "O popoli, vi abbiamo creati maschio e femmina e abbiamo creato vari popoli e razze, affinché venite a conoscenza che i migliori ( i credenti) tra di voi sono i più pii". (11)
Lo scrittore Mahmoud Ayyoub commentando la stessa frase dice: "Iddio vuole manifestare l’unità nella molteplicità, e invitare gli uomini al dialogo…" e aggiunge "Dio non vuole soltanto la conoscenza reciproca, gli uni dagli altri, ma vuole che gli uni rispettino gli altri, anzi Iddio vuole che impariamo come possiamo intenderci gli uni con gli altri". (12)
Un altro autore dice che "per fede io sono obbligato a porger la mia mano all’altro, affinché lui mi conosca, e io conosca lui". (13)
Secondo il Corano, Dio asserisce che Maometto non può portare chiunque alla conoscenza di Dio, cioè portar ad abbracciare la fede musulmana, ma è Dio stesso che porta chi vuole lui alla fede. (14)
Leggiamo nella Hadith (15) musulmana che non ogni credente è musulmano e neppure ogni musulmano è credente. Perciò non tutti quelli che pretendono di essere musulmani, sono necessariamente tali, ma sono tali solamente quelli che sono pii, devoti e pieni di timor di Dio. Perciò, è possibile trovare dei veri credenti che non siano musulmani, come è possibile trovare dei musulmani che non sono dei veri credenti. Dio solo conosce l’intimo dell’uomo e Lui solo distingue il vero credente dal non credente.
Cristianesimo:
Nel cristianesimo troviamo l’invito all’apertura a tutti i popoli. Questo invito già lo troviamo nell’Antico Testamento specialmente quando dichiara che la Salvezza si estende a tutti i popoli e non solo agli israeliti.
Cristo Signore, nonostante che nel Vangelo affermi che è stato inviato per i figli d’Israele, lo troviamo a conversare con la samaritana, la cananea e fare miracoli a beneficio dei pagani, come il centurione. Cristo loda la fede dei pagani (Dialogo e Proclamazione, n. 21) … e invia i suoi discepoli a portare il Vangelo a tutte le genti senza distinzione tra popoli, razze e religioni.
Papa Paolo VI, dice (16) : "La religione musulmana merita la nostra ammirazione per tutto quello che c’è di vero e buono nell’adorazione di Dio", e di nuovo, nel suo discorso a Kampala, in Uganda, ha espresso il suo profondo rispetto per la fede che i musulmani hanno, ed ha auspicato la speranza che "ciò che noi possediamo in comune possa servire a unire cristiani e musulmani, sempre più strettamente, in una autentica fraternità". (17)
Questa affermazione di Paolo VI, causò scompiglio nella chiesa cattolica. Alcuni sono arrivati a pensare che la missione della Chiesa di convertire i popoli alla fede di Cristo, perché possono salvarsi, non era più necessaria, purché i credenti delle altre religioni vivessero la propria fede con coerenza.
Dopo un lungo silenzio, il Papa pubblica la "Evangelii Nuntiandi", per chiarire la posizione della Chiesa, e dire che, nonostante la presenza di alcuni elementi buoni e veri nelle altre religioni, tuttavia rimane solamente la religione di Cristo, che la Chiesa proclama, attraverso l’Evangelizzazione, ad essere l’unica religione che pone la persona umana, oggettivamente, in relazione con Dio. In altre parole la nostra religione stabilisce effettivamente un’autentica e viva relazione con Dio, che le altre religioni non sono riuscite ad avere. (18)
Attualmente la dottrina della Chiesa in questo campo dice che i cristiani non devono pensare di possedere tutta la verità, e quelli delle altre religioni non hanno nulla di vero. Piuttosto devono essere pronti a riconoscere la presenza dello Spirito nell’altro. Non possiamo porre limiti all’azione dello Spirito.
Anche se si trova qualche cosa di buono nelle altre religioni, tuttavia non si deve pensare che ogni cosa sia perfetta nelle varie tradizioni religiose del mondo. Esse hanno anche i loro lati oscuri. Possono includere riti degradanti o pratiche che sono moralmente discutibili. Questi elementi sono quindi soggetti a giudizio.
Perciò quanto di bene si trova seminato nel cuore e nella mente degli uomini o nei riti particolari e nelle culture dei popoli, non solo non deve andar perduto, ma viene sanato, elevato e perfezionato per la gloria di Dio… Papa Giovanni Paolo II dice che "il dialogo interreligioso fa parte della missione evangelizzatrice della Chiesa". (19)
Questo dialogo può assumere molte forme, ovunque stiano insieme persone di differenti religioni: cercare di vivere in armonia, fianco a fianco, lavorare insieme a beneficio della società, chiarire le idee sull’altro attraverso scambi formali, condividere esperienze spirituali ecc...
Sappiamo, che le relazioni fra persone di differenti religioni non sempre sono facili. Possono sorgere tensioni. Mediante il dialogo, i cristiani e gli altri sono invitati ad approfondire il loro impegno religioso, e a rispondere, con crescente sincerità, all’appello personale di Dio e al dono gratuito che egli fa di se stesso. (20)
Giovanni Paolo II, a più riprese parla chiaramente della presenza dello Spirito Santo anche nelle altre religioni. E, nell’Enciclica "Redemptor Hominis", afferma chiaramente la presenza dell’opera dello Spirito oggigiorno persino fuori del Corpo Visibile della Chiesa".(6) Questa affermazione è da intendersi nel senso che, "secondo Giovanni Paolo II, l’azione dello Spirito della verità è limitata a ciò che vi è di buono nella vita dei musulmani e nella loro religione". (21)
Nel discorso agli 80.000 giovani a Casablanca, il 19 agosto 1985, Papa Giovanni Paolo II, dopo d’aver affermato che cristiani e musulmani hanno molte cose in comune, come credenti e come uomini, parla pure di differenze, che non possiamo sottovalutare: "La lealtà esige pure che riconosciamo e rispettiamo le nostre differenze. Evidentemente, quella fondamentale è lo sguardo che posiamo sulla persona e sull’opera di Gesù di Nazaret. Inoltre, aggiunge il Papa, che "dobbiamo rispettarci, e anche stimolarci gli uni gli altri nelle opere di bene sul cammino di Dio". (22) Ad ogni modo "il dialogo deve esser condotto e attuato con la convinzione che la Chiesa è la via ordinaria di salvezza (23) e che solo essa possiede la pienezza dei mezzi di salvezza" , e "il Papa classifica le altre religioni come teologicamente immature, incomplete e bisognose di aiuto".
I principi del Dialogo Islamo-cristiano
Per avere un vero e autentico dialogo interreligioso, bisogna tener conto di alcuni principi:
1 - Un Dialogo non un monologo
La verità non può essere ristretta ad una sola religione, e cioè affermare che, per esempio, esista solamente nella religione cristiana e le altre religioni non possiedono niente di vero o di giusto. La stessa cosa vale per la religione musulmana. Queste idee, assolutiste e possessive di verità, hanno causato tanti conflitti nel passato e hanno causato molte vittime sia dell’una che dell’altra parte, senza arrivare ad un risultato positivo.
Lo stesso si dica riguardo agli interlocutori. Sono i due protagonisti che debbono dialogare, e l’uno deve sentire l’altro e accogliere le idee dell’altro per poterle discutere. Solo così avremo un vero dialogo.
Infine se c’è da cedere qualche cosa riguardo alle credenze religiose, non deve essere da una parte sola, ma da parte dei due interlocutori.
2 – Il Dialogo richiede libertà, rispetto e valutazione reciproca
Il dialogo interreligioso non può essere che tra due interlocutori o due gruppi, che si rispettano, e che credano che anche nell’altra religione vi sono delle verità da valutare, anzi da portare alla luce e alla conoscenza di tutti.
Il rispetto vicendevole è fondamentale per un dialogo tra il cristianesimo e le altre religioni, specialmente la musulmana e l’ebrea, per lavorare insieme per giungere alla giustizia sociale, ai valori morali, alla pace e alla libertà. (24)
3 – Il Dialogo richiede una conoscenza reciproca tra gli interlocutori:
Noi tutti, cristiani e musulmani, viviamo insieme in una sola comunità sociale, ma spesso ci ignoriamo, e perciò molti concetti e pregiudizi influiscono sul nostro modo di agire. Spesso il nostro vicino lo consideriamo il nemico numero uno, solamente perché professa un’altra religione.
Nel dialogo dobbiamo lasciare che l’altro parli con tutta libertà di se stesso, delle sue credenze religiose e noi, da parte nostra, dobbiamo essere aperti a quel che afferma, anche se sono contrari alle nostre credenze, soffermandoci su ciò che ci accomuna e non su ciò che ci divide. Anche noi dobbiamo presentare le nostre credenze, senza togliere o nascondere nessuna verità per la scusa che urtano l’interlocutore, il quale le deve accogliere, come abbiamo accolto le sue.
4 – Dobbiamo liberarci dai sentimenti negativi del passato
Nessuno può negare che vi siano state delle reazioni negative nel passato tra cristiani e musulmani, e Papa Giovanni Paolo II lo afferma dicendo che "Cristiani e musulmani vissero insieme per secoli, alle volte in pace e altre volte in conflitti atroci e sanguinari". (25)
Per aver un dialogo sincero e proficuo, bisogna liberarsi da questo passato negativo per mezzo della conoscenza reciproca, la mutua comprensione. In questo modo si semina l’amore, la fratellanza e l’uguaglianza tra tutti i membri della stessa società formata da religioni diverse.
5 – Il Dialogo dà il diritto al singolo di rimanere fedele alla sua fede:
Come abbiamo il diritto di vivere e praticare la nostra religione con tutta libertà, così anche gli altri hanno lo stesso diritto.
Dobbiamo aborrire il fondamentalismo religioso e incoraggiare e incrementare le pratiche religiose. La nostra testimonianza a Cristo ci spinge a vivere sempre la nostra vita cristiana in ogni luogo in cui ci troviamo e in ogni tempo. E’ Dio che gratuitamente chiama alla fede chi vuole.
6 – Accettare la differenze tra il cristianesimo e l’islam
Ci sono molte differenze di credenze religiose tra l’islam e il cristianesimo ed è per questo che dobbiamo accoglierle e rispettarle per poter continuare il dialogo e giungere ad una completa conoscenza della verità.
Tipi di dialogo
1 – Dialogo di vita:
Il dialogo è il mezzo in cui i cristiani e i musulmani s’incontrano per camminare insieme verso la verità e per lavorare insieme in progetti di comune interesse…
Il dialogo richiesto dalla regola francescana con persone di altre religioni ci ha insegnato che, come cristiani, dobbiamo vivere la nostra fede in maniera più integra ed essere veri testimoni di Cristo nella collaborazione con gli altri credenti, proprio come scrive S. Francesco nel capitolo 16° della Regola non bollata, dove si legge: "I frati - che vivono tra i musulmani (saraceni) - non facciano liti o dispute, ma siano soggetti a ogni creatura umana per amore di Dio, e confessino di essere cristiani".
Dai cristiani di oggi ci si attendono atteggiamenti, non di confronto e di conflitto, ma di vero spirito di collaborazione… La semplice ma salda testimonianza di Francesco d’Assisi… ci spiega che cosa voleva dire Gesù quando invita i suoi discepoli ad essere "il sale della e la luce del mondo". San Francesco è oggi venerato non solo dai cristiani ma anche da molti seguaci di altre tradizioni religiose. (26)
E’ questo il dialogo che conviene alle società, multi religiose, come la nostra: discutere i problemi di divergenza e solverli con oggettività e razionalità, favorendo una convivenza pacifica e vera collaborazione in tutti i campi del sapere.
2 – Dialogo di servizio sociale:
Collaborazione dei cristiani e musulmani per sviluppare i progetti del servizio sociale, per arrivare a stabilire la giustizia sociale, per aiutare gli abbandonati dalla società e per difendere i diritti dell’uomo
3 – Dialogo nelle attività spirituali:
I cristiani e i musulmani che vivono una vita spirituale di relazione intima con Dio, debbono scambiarsi queste esperienze.
4 – Dialogo teologico:
Lo scopo di questo dialogo è di chiarire i dubbi e le false idee che uno ha riguardo all’altro. Riguardo ai dogmi della propria religione, per giungere ad una convivenza pacifica e al rispetto reciproco. Questo dialogo non mira a trovare la vera religione, ma ad accettare il principio della molteplicità delle religioni in una società come la nostra.
Ostacoli al dialogo
Per raggiungere un dialogo fruttuoso e serio è necessario risolvere alcuni problemi che sono di grande ostacolo al dialogo stesso:
1 – L’idea sbagliata del Corano sul cristianesimo.
I musulmani credono che l’islam sia l’unica religione completa, e tutto quello che vero, è presente nel Corano e quindi non hanno bisogno di imparare niente agli altri. Inoltre credono di conoscere la religione cristiana meglio degli stessi cristiani. (27)
In realtà, però, il Corano parla di un cristianesimo che non è genuino. Maometto si era fatto l’idea del cristianesimo venendo a conoscenza di alcune sette non cattoliche. Di conseguenza la dottrina cristiana che il Corano combatte anche noi non l’accettiamo. Per es. Il Corano presenta la divina Trinità composta da Dio Padre, da Gesù e da Maria, oppure dal Padre che diventa Figlio e, a sua volta, diventa Spirito Santo.
Il dialogo Islamo-Cristiano non può iniziare su questi concetti di un cristianesimo ereticale. Infatti i nostri dogmi non sono quelli combattuti dal Corano e perciò la prima condizione per un buon dialogo è far conoscere la nostra vera fede.
L’ignoranza dei musulmani della religione cristiana cattolica , ha influito molto
nell’ostacolare il vero dialogo islamo-cristiano, perché, come dicono gli arabi
"l’uomo è nemico di quel che ignora".
2 – Tolleranza Islamica
La tolleranza in questo caso significa la permissione ai cristiani di vivere nella società musulmana, pagando la (jiziat) (28) che è una tassa speciale obbligatoria a tutti i non musulmani, che vivono in un governo musulmano, senza godere di uguali diritti dei musulmani.
Questo principio della tolleranza religiosa nella società musulmana, ebbe inizio con l’incontro di Maometto con i cristiani di Najaran, di cui ne parleremo più avanti, e si confermò nella garanzia che diede il Califfo Omar agli abitanti di Gerusalemme, quando i musulmani occuparono la Città Santa. Da quel tempo gli storici musulmani si gloriano di quel principio di convivenza tra cristiani e musulmani. Però, se quel principio fosse giusto, io non credo che tanti cristiani avrebbero lasciato la loro fede per abbracciare l’Islam. Se in quel tempo non dava uguale diritto agli abitanti delle differenti religioni nell’impero musulmano, tanto meno lo da oggi per i popoli del ventunesimo secolo.
I musulmani credono che con questo principio hanno dato l’esempio a tutti i popoli, che nella nazione musulmana possano vivere popoli di differenti religioni senza essere disturbarti nell’esercizio della loro religione.
Però questa tolleranza non offre a tutti uguali diritti, perché in una simile società, vi sono almeno due classi sociali: coloro che tollerano e i tollerati, il capo e il suddito, il forte e il debole... Quindi in realtà i tollerati si sentono umiliati, ciò è vero specialmente in una società del ventunesimo secolo, dopo la promulgazione dei diritti dell’uomo, e dopo la diffusione del principio di uguaglianza di tutti gli uomini, senza considerare che siano maggioranza o minoranza.
3 - L’idea dei cristiani sull’islam:
Storicamente, i pensatori cristiani hanno parlato molte volte duramente di Maometto, dei musulmani e dell’islam, che è stato considerato come una eresia del cristianesimo. L’islam, secondo molti, è una religione della perdizione, del terrorismo e dell’egoismo. Quest’idea persiste tuttora, specialmente dopo il dramma dell’ 11 settembre 2001. Altri affermano che l’islam sia la religione del diavolo, e Maometto sia un anticristo. (29) Queste idee sulla religione dell’interlocutore, non favorisce il successo di un dialogo interreligioso, nella nostra regione.
I cristiani debbono guardare ai musulmani con un nuovo spirito, considerandoli non come nemici, ne come scolari distratti o vittime da salvare; ma li dobbiamo considerare come fratelli. Quindi i cristiani debbono liberarsi dai pregiudizi passati e pensare che incontrando altri, diversi da noi, hanno sempre qualche cosa da imparare.
4 – Stato e Religione:
L’islam non pone distinzione tra lo Stato e la Religione. Per i musulmani i due enti sono uniti, sono un’unica realtà. Questo influisce negativamente nel dialogo
con i cristiani perché per questi ultimi le due entità sono intrinsecamente separate, mentre per i musulmani lo stato è a servizio completamente della religione. Però il cristiano non può essere in nessun modo a servizio della religione musulmana. Per avere un fruttuoso dialogo questo punto deve essere risolto.
5 – Qualche Verità si trova anche fuori della propria religione
Questo principio deve essere accettato non solo in teoria ma anche in pratica. Nessuno può essere certo che solo lui possiede la Verità, e nemmeno che possegga tutta la verità e addirittura fuori delle sue credenze non c’è niente di vero. I musulmani difendono con entusiasmo, persino colla spada il principio che dice che fuori del Corano non c’è niente di vero. (30) Perciò essendo difficile per loro ammettere l’esistenza di qualche verità nel cristianesimo che non sia compresa nel Corano, quindi, senza che loro risolvano questo problema sarà difficile avere un dialogo con loro.
Per aver un dialogo sincero e oggettivo, i musulmani debbono abbandonare l’idea che fuori del Corano non c’è niente di vero, e i cristiani debbono ammettere che c’è qualche cosa di vero nelle altre religioni, come ci insegnano specialmente gli ultimi Papi. Senza ammettere questo principio il dialogo è destinato al fallimento.
Dialogo Islamo-cristiano: Sguardo storico.
Prima dell’occupazione musulmana gli abitanti del Medio Oriente erano completamente cristiani, ma in pochi anni furono islamizzati, e rimasero pochi cristiani, fermi nella loro fede. (31)
All’inizio la collaborazione tra cristianesimo e musulmanesimo era buona e continuò specialmente nel campo filosofico, della medicina e nel campo culturale in genere perché i cristiani, rimasti nella loro fede, si sentivano parte integrante della società araba, in fondo pensavano che gli arabi venuti dalla penisola arabica, erano la liberazione loro dall’oppressione bizantina.
Dice Maurice Bormans: "Il dialogo Islamo-cristiano iniziò con i cristiani di Najran al tempo di Maometto, quando andarono a discutere dei problemi religiosi con il capo della nuova religione, il quale offrì ai cristiani una sfida per provare la veracità della nuova religione, però i cristiani di Najaran, non l’accettarono, preferendo la proposta di pagare le tasse o farsi musulmani... Così iniziò il dialogo, e continuò per vari secoli, che in molti casi finì con degli scontri religiosi, politici e culturali, per causa delle incomprensioni e offese reciproche, che portarono a delle guerre sanguinarie”. (32)
Scrive lo scrittore musulmano, Ahmad Amin, che i musulmani conquistarono il Medio Oriente, abitato dai cristiani. Quando la guerra, con la spada, cessò, i musulmani iniziarono quella religiosa con una propaganda a largo raggio invitando tutti all’islam. Presentarono prove per convincere i popoli conquistati ad aderire alla nuova religione, ma anche questi ultimi dovettero portare prove e contro prove in difesa della loro fede e dimostrare la falsità della religione degli occupanti.
Questa propaganda religiosa portò a discussioni sterili e causò gravi perdite materiali, culturali e morali da ambo le parti, senza parlare delle guerre sanguinarie con innumerevoli vittime umane. I risultati di tutto ciò furono falsificazioni delle verità. (33)
Bormans conclude affermando che furono 14 secoli di storia comune, nei quali prevalsero le discussioni e le discordie (tra cristiani e musulmani), invece della comprensione e cooperazione. (34)
Quattordici secoli di malintesi, discordie e guerre feroci: guerre tra bizantini e musulmani, discriminazione religiosa, guerre crociate, impero ottomano con la volontà di islamizzare l’Europa fino ai movimenti fondamentalisti attuali.
Il dialogo teologico Islamo-Cristiano iniziò nel settimo secolo, e continuò per molti secoli dopo. Solo Francesco d’Assisi, Raimondo Lullo e pochi altri fecero eccezione e tentarono un altro modo di dialogare coi musulmani.
Le relazioni tra cristiani e musulmani prima del secolo ventesimo, hanno avuto dei rimbalzi lungo i secoli, invece di vivere in un’atmosfera fraterna e pacifica.
Nel ventesimo secolo, con Louis Massignon, ebbe inizio una nuova scuola di Dialogo, per far conoscere l’Islam quale religione che crede in un unico Dio, il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe.
Una diecina di anni prima del Concilio Vaticano II, c’è stato un cambiamento in campo cristiano riguardo all’atteggiamento da tenersi verso l’islam. Alcuni hanno rifiutato l’idea dei secoli passati nei riguardi della religione musulmana, e hanno iniziato ad inculcare lo spirito di rispetto e di stima, di fratellanza e di amicizia, di comprensione e di collaborazione.
Tutti questi cambiamenti hanno preparato il terreno al Concilio Vaticano II, di promulgare i decreti e i documenti conciliare riguardo al rispetto della Chiesa Cattolica verso l’Islam, dando inizio a passi enormi nello stabilire il dialogo reciproco tra la Chiesa e l’Islam.
Il Concilio Vaticano II e il Dialogo Islamo-Cristiano
Il Concilio Vaticano II afferma che l’umanità forma una famiglia umana unica, che ha avuto origine da Dio. Dice S. Paolo che Dio ha dato ai cristiani "il servizio della riconciliazione". Ebbene questo servizio non si può dare se non nel vero dialogo con i credenti delle altre religioni, un dialogo fondato sui principi del rispetto vicendevole, dando il valore necessario alla dignità della persona umana. A base di tutto ciò ci deve essere la libertà, specialmente, quella religiosa.
Il Concilio Vaticano II, con il documento "Nostra Aetate", ha aperto nuovi orizzonti verso le altre religioni e in modo particolare verso l’Istam. I cristiani hanno corrisposto a questa apertura con centri di studio delle altre religioni; in molte università hanno istituito la facoltà delle religioni comparate, e delle religioni non cristiane ecc...
I cristiani incominciarono a considerare più oggettivamente e positivamente le altre religioni specialmente l’Islam, e si specializzarono nei vari campi della islamologia, dimostrandosi all’altezza del momento.
Però non troviamo la stessa preparazione nella parte musulmana. In questo campo uno scrittore musulmano della Tunisia dice che "la Chiesa Cattolica approfittò delle grandi scuole teologiche e le grandi questioni sorte nel mondo cristiano, in questo modo la Chiesa diventò più preparata nel campo del dialogo con l’Islam, che l’Islam stesso. Questo non deve scoraggiare l’Islam dal dialogo, ma lo dovrà incoraggiare a fare tutto il suo possibile per raggiungere la stessa preparazione dei cristiani, se non addirittura di più. (35)
Un altro autore dice che i due interlocutori debbono avere una buona preparazione teologica, ma purtroppo lo studio della teologia cristiana, fino a poco tempo fa, era assente dalla cultura dell’interlocutore musulmano, "l’ignoranza è il nemico numero uno del dialogo e della pace. Il rispetto dell’altro non ci può essere che conoscendolo bene, perché la conoscenza è la strada ordinaria per il futuro". (36)
Il Concilio Vaticano II afferma: "La Chiesa guarda con stima i musulmani che adorano l’unico Dio, vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della terra, che ha parlato agli uomini. Essi cercano di sottomettersi con tutto il cuore ai decreti di Dio anche quelli nascosti, come vi si è sottomesso anche Abramo, a cui la fede islamica volentieri si riferisce. Benché essi non riconoscano Gesù come Dio, lo venerano tuttavia come profeta; onorano la sua madre vergine, Maria, e talvolta pure la invocano con devozione. Inoltre attendono il giorno del giudizio, quando Dio retribuirà tutti gli uomini risuscitati. Così pure hanno in stima la vita e i valori morali, la pace e la libertà.
"Se, nel corso dei secoli, non pochi dissensi e inimicizie sono sorte tra cristiani e musulmani, il sacro Concilio esorta tutti a dimenticare il passato e a esercitare sinceramente la mutua comprensione, nonché a difendere e promuovere insieme per tutti gli uomini la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà". (37)
Il Concilio Vaticano II, con questa sua dichiarazione ha aperto una nuova era nella storia della Chiesa, specialmente nelle sue relazione con l’Islam. Parlando di questo cambiamento J. Hoeberichts afferma che: "L’idea e la pratica del dialogo e cooperazione con seguaci dell’Islam e le altre religioni non trovarono solamente la loro strada nella vita delle chiese, ma anzi formano una parte essenziale di essa (chiesa)". (38)
Tentativo di San Francesco per un dialogo interreligioso:
Francesco pensava in modo differente da quelli della sua epoca. I suoi contemporanei volevano distruggere l’Islam, che aveva occupato i Luoghi Santi cristiani, distrutto molte chiese e costretto molti cristiani a rinnegare la fede e farsi musulmani.
Gli europei hanno voluto dare una dura lezione all’Islam riprendendo i Luoghi Santi con la forza delle armi, ma, in realtà, in meno di due secoli dovettero lasciare l’Oriente e tornarsene a casa.
Proprio al tempo delle crociate appare il Poverello di Assisi che non accoglie il comando della Chiesa di partecipare alle guerre. Invece della spada alza la Croce, simbolo dell’amore e non dell’odio, della costruzione e non della distruzione e dice ai suoi fraticelli di precederlo nei Luoghi Santi.
I suoi frati giungono in Oriente nel 1217. Francesco li raggiunse, due anni dopo, in Palestina e in Egitto, con l’intento di tentare la strada dell’avvicinamento con la religione musulmana. Chiede di colloquiare e di dialogare con il sultano musulmano e, dopo tanti ostacoli, riceve il permesso. Passando attraverso molti pericoli arriva davanti al sultano, Al Malik Al Kamel Al Ayyubi.
Lo storico Ernoul, autore del libro delle Cronache (1227-1229), descrive l’incontro avvenuto in modo molto semplice, ma espressivo. Nel racconto si nota che il Cardinale Legato Pontificio, a malincuore diede a Francesco il permesso di andare dal Sultano. Francesco, poi, nel colloquio col sultano, non nascose lo scopo per cui era venuto alla sua presenza, e cioè di volergli salvare l’anima, e questo era possibile solo accettando la religione cristiana. Per raggiungere questo scopo era pronto a sostenere la sfida di camminare, con i teologi musulmani, a piedi scalzi, sul fuoco. La religione di colui che rimaneva incolume sarebbe stata la vera religione. Davanti a questo sfida i teologi musulmani si ritirarono ordinando al sultano, in nome della religione, di uccidere Francesco e il suo compagno. Il magnanimo sultano invece di ucciderlo offrì a Francesco e al suo compagno, di rimanere suoi ospiti, ma Francesco non accettò. Allora il sultano offrì molti doni che Francesco non accettò. Francesco, vedendo che non era possibile la conversione del sultano, se ne tornò nel campo crociato.
Il tentativo di Francesco fallì, però i risultati dell’ incontro rimangono tuttora.
Si parla di una amicizia speciale tra Francesco e il sultano Kamel Al-Ayyubi, amicizia che si prolungò ai successori, sia di Francesco che del sultano. I figli di Francesco, i frati della corda, rimarranno in Terra Santa a fianco, oppure come vuole la Regola francescana, tra i musulmani, testimoniando con la vita la fede cristiana e francescana, e alcuni moriranno martiri. Questa amicizia rimarrà viva finchè si troveranno in campo cristiano "altri Francesco" e in campo musulmano "altri Kamel Al-Ayyubi". Così iniziò il dialogo della vita, che è conforme alla vita e spiritualità francescana, da sete secoli e più.
Frutti dell’incontro:
Negli scritti di Francesco non si trova alcun cenno su questo incontro, forse per questo alcuni dubitano della sua storicità. Che sia storico o meno questo incontro, non è questo il momento per verificarlo, però è vero, almeno in spirito, quello che Ernoul scrive nelle sue cronache compilate al tempo di Francesco o un anno o due dopo la morte del santo. Molti affermano che questo incontro abbia influito nello stendere il capitolo sedicesimo della Regola non Bollata, e il capitolo dodicesime di quella bollata, dove si parla dei "frati che vogliano andare tra i musulmani (saraceni)". Nessun altro fondatore di Ordini religiosi ha scritto qualcosa di simile.
Francesco Gabrielli scrive su questo incontro: "E’ un fatto incoraggiante pensare nello spirito angelico e pacificante di Francesco e confrontarlo con la prudenza tollerante e gentile del suo ospitante musulmano il sultano Al-Kamel, forse l’eccellente spirito in cui si distinsero i due interlocutori, appaga il desiderio di sapere qualche cosa di quell’incontro". Continua Gabrielli e dice "che noi mai possiamo conoscere i sentimenti che ebbe Francesco nel suo colloquio col sultano... senza dubbio quest’incontro ebbe un’eco nel determinare la missione di Francesco tra i non cristiani. Una cosa è certa: come frutto di questo incontro i seguaci di Francesco i suoi frati continuarono la sua missione e hanno vissuto e tuttora vivono tra i musulmani, e hanno protetto la presenza cristiana in Oriente e hanno vivificato il cristianesimo nella regione dove è nato, dopo che era prossimo a morire".
Considerazioni sull’incontro
Si può considerare quest’incontro come:
1 – Miracolo.
L’incontro è avvenuto in tempo in cui i due eserciti: crociato e musulmano erano schierati per la guerra, anzi si erano già scontrati. Nonostante ciò i due si incontrano e parlano di pace, di amore, di fratellanza.
2 – Incontro di conoscenza e di apertura:
Francesco parla francamente dei suoi principi religiosi, e, il suo amore per il sultano e per la salvezza della sua anima, lo spinge ad offrirgli la miglior cosa che ha, e quindi invita il sultano ad abbracciare la fede cristiana; mentre il suo interlocutore ascoltava con compiacenza e soddisfazione, e si meravigliava per il coraggio e la semplicità do Francesco e delle sue parole. Tutto questo è una cosa eclatante.
3 – E’ un incontro storico e singolare nel suo genere.Francesco con difficoltà ottenne il permesso di andare dal sultano e, dopo tanti ostacoli e pericolo di essere scomunicato, viene accolto con massimo rispetto dal sultano. Lo studioso del dialogo interreligioso, Youakim Moubarak, afferma: "La figura di Francesco rimane una luce che illumina la storia cristiana nel campo delle sue relazioni con l’Islam" e "Francesco rimane eccellente e singolare nella storia della Chiesa e del dialogo cristiano-musulmano, che fino a questo tempo nessuno dei suoi frati o dei cristiani, è arrivato al suo livello".
Infine dice G. K. Chesterton (1930) che "l’incontro fu uno dei più grandi avvenimenti storici, e se i cristiani e i musulmani avessero ascoltato Francesco la storia delle relazioni tra cristiani e musulmani si sarebbero realizzate.
Francesco trovò nel sultano una persona amante della pace, i pensieri dei due personaggi si completarono e crearono una vera amicizia e fratellanza, che durò per tutta la loro vita".
4 – E’ una risposta alla sfida di Maometto coi cristiani di Najran.
La sfida che Maometto proponeva ai cristiani di Najran per costatare la vera fede non fu accettata dai cristiani per paura di un possibile fallimento.
Allo stesso modo la sfida posta da san Francesco di camminare scalzo su tizzoni roventi non fu accolta dai teologi musulmani per la stessa ragione dei primi.
Così Francesco pareggiò la sconfitta dei cristiani con Maometto.
Lezioni dall’incontro:
Anche se la storicità dell’incontro è messa in dubbio, tuttavia abbiamo da parte di alcuni studiosi delle interpretazioni.
Alcuni sostengono che al momento del commiato di Francesco dal sultano, questi gli abbia chiesto di pregare per lui affinché Iddio gli facesse scoprire qual’è la vera religione e che fede piacesse a Dio. Se ciò fosse vero, sarebbe già un buon successo.
La maniera francescana del dialogo tra le religioni, specialmente con l’Islam, non è tra superiori (cristiani) e sudditi (musulmani), ma servizio fraterno, e questo modo di agire si sta riproponendo sempre di più in questi giorni.
Fuori da questo metodo sarà molto difficile costruire una vera società di più religioni. La fratellanza e l’uguaglianza dovranno regnare sovrane. Ogni individuo troverà il dovuto rispetto per il suo patrimonio culturale e religioso e, nella collaborazione si edificherà una società nella pace e nella giustizia.
Quando Francesco chiese ai suoi frati di essere obbedienti anche ai musulmani e di evitare contese e discordie, non era un inviarli ad incontrare un possibile martirio, ma la genuina testimonianza al Vangelo: sale della terra, lievito per tutta la grande massa musulmana. I frati, seguendo l’esempio di Cristo e di Francesco, di fronte alle difficoltà e alle persecuzioni rimasero e rimangono ai loro posti con pazienza e umiltà.
Francesco sperimentando la presenza dell’amore di Dio tra i musulmani e che Dio aveva rivelato a loro la sua bontà, li accolse così come sono.
Questo in realtà è il dialogo della vita, della testimonianza al Vangelo che Francesco chiede ai suoi frati. Vivere con apertura verso gli altri della stessa società, anche se sono di un’altra religione; condividere insieme gioia e dolori, problemi e preoccupazioni, con sentimenti di fratellanza universale.
Questi principi potevano sembrare utopie o immaginazioni al suo tempo, ma ora, dopo il Concilio Vaticano II, li troviamo come via ordinaria per un fruttuoso dialogo interreligioso e interculturale.
Conclusione
Dice il vescovo greco cattolico Cirillo Bustros parlando del dialogo: "Il Dialogo è una attitudine spirituale, prima di qualunque altra cosa. L’uomo si presenta davanti al suo Signore dialogando con Lui, eleva la sua anima, purifica il suo cuore e sentimenti... Il dialogo è una spiritualità che ci trasporta dalla lontananza alla prossimità dell’uno all’altro, dal rifiutare l’altro alla sua accettazione, dalla discordia alla concordia, dalla condanna alla misericordia, dall’inimicizia alla familiarità, dal conflitto alla fratellanza... Il dialogo con l’altro significa conoscere e riconoscere l’altro come nostro complemento... In questo modo il dialogo diventa un arricchimento reciproco, senza cedere nulla di quel che crediamo, o pensiamo e senza rinnegare la nostra personalità e la nostra esistenza... Senza dubbio il fondamentalismo religioso è il più grande nemico del dialogo". (39)
Dice Mohammad Talibi: "Il dialogo richiede una pazienza lunga, ci fa continuamente accostare l’uno all’altro, ci fa godere l’amicizia invece della negligenza e dell’inimicizia, pianta una fratellanza tra i due interlocutori nonostante le divergenze nei pensieri e nelle credenze religiose. Il dialogo non comporta l’arrivo a delle soluzioni comuni, e non richiede d’imporre l’accordo tra i due interlocutori, ma il suo scopo è di fornire la discussione di elementi di chiarificazioni dei problemi, e da una maggior apertura agli interlocutori per vincere se stessi e non rimanere fossilizzati nelle loro posizioni che sono le sole vere. La strada alla luce è lunga e Dio l’ha voluta piena di misteri. (40)
Papa Giovanni Paolo II dice: "E’ mio ardente desiderio che i capi religiosi e i teologi, musulmani e cristiani, presentino le nostre due grandi comunità religiose, come comunità che stanno in un rispettabile dialogo e non mai più come comunità in conflitto. E’ importante che i musulmani e i cristiani continuino ad esplorare insieme le questioni filosofiche e teologiche, per arrivare ad una conoscenza molto più oggettiva e universale delle credenze religiose di ogni parte dei due interlocutori. Una migliore conoscenza ci porta sicuramente, a livello pratico, a trovare dei metodi nuovi per presentare le nostre due religioni non in opposizione l’una con l’altra, come fu nel passato, ma in collaborazione per il bene della famiglia umana...
Il dialogo interreligioso è molto effettivo quando nasce da un’esperienza del vivere insieme giorno per giorno, con la medesima comunità e cultura...
Per tutto il tempo in cui i musulmani e i cristiani hanno offeso gli uni gli altri, abbiamo bisogno di chiedere perdono dall’Altissimo Dio, e di offrire l’uno all’altro il perdono. (41)
In conclusione, il cristianesimo e l’islam rimarranno due religioni differenti, il dialogo teologico tra di loro non mira a sopprimere una delle due, e nemmeno a sopprimere le differenze tra loro due. Nel dialogo abbiamo la possibilità di chiarire queste differenze, ed eliminare le vecchie divergenze, e i giudizi a priori contro l’una o l’atra delle due religioni, sorte lungo la storia delle due religioni. Il cristianesimo e l’islam sono due religioni che conducono ad onorare lo stesso Dio Uno e Misericordioso, e a considerare tutti gli uomini, fratelli, figli dello stesso Dio Creatore.
(conferenza tenuta a Gerusalemme il 26/11/2002)
Note
1) Tim. 4:2.2) Atti 10: 34-35.
3) Mohammad Munir Sa’iddin: Al-Machriq, rivista semestrale dell’Università di S. Giuseppe, Beirut, gennaio-giugno 2002, pag. 76-77.
4) Mons. Gregorio Haddad: "Il Dialogo delle Culture e delle religioni", p. 25, Luaizeh University, Lebanon.
5) L’università di Louaizeh: "Il Dialogo interculturale e interreligioso".
6) Mahmoud Ayyoub: "Studi sulle relazioni tra cristiani e musulmani", I Vol. L’università del Balamand (Libano), 2000, pag. 208.
7) Felix A. Machado, sotto-segretario Pontificio Consiglio per il Dialogo Inter-Religioso, Pentecoste, 2000.
8) Corano: Surat El Imran (3). n. 64.
9) Corano: Surat Al ‘Ancabout (29), n. 46.
10) La rivista "Al-Mashriq", luglio-dicembre, 2000, pag. 514-515.
11) Corano: Surat El-Hajarat (49), n. 13
12) Mahmoud Ayyub: opera citata, pag. 205-208.
13) "Il Dialogo interculturale e intereligioso", opera citata pag. 61.
14) Corano: Surat Kisas (28), n. 56.
15) Tradizione musulmana, oppure al Hadith, sono dei detti o fatti, che ci sono stati rimandati da vari autori e che hanno la loro origine da Maometto.
16) Nella "Ecclesiam suam", 6 agosto 1964.
17) J. Hoeberichts: "Francesco e l’ Islam", ed. Messaggero Padova, Italia, 2002, pag. 235.
18) J. Hoeberichts, opera citata pag. 236, cfr. pure Giovanni Paolo II: "Redmptoris Missio", n. 55.
19) Redemptoris missio 55.
20) Dialogo e Annuncio n. 40 Michael L. Fitzgerald, Segretario del ontificio Consiglio per il Dialogo Inter-Religioso 30 maggio 2000.
21) J. Hoeberichts, "Francesco e l’Islam", Edizione Messaggero Padova, 2002, pag. 240.
22) J. Hoeberichts, opera citata, pag. 245-246.
23) Giovanni Paolo II: "Redemptoris Missio", n. 55.
24) Papa Giovanni Paolo II: "Esortazione Apostolica per il Libano", n. 89.
25) Papa Giovanni Paolo II: "Esortazione Apostolica per il Libano", n. 90.
26) Felix A. Machado, sotto-segretario Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, Pentecoste, 2000.
27) Al-Machriq, rivista semestriale dell’Università S. Giuseppe, Beirut, luglio dicembre, 2002 pag. 358-359.
28) Attualmente questa tassa non viene pagato, ma lo fu per molti secoli.
29) Al-Machriq, opera citata, pag. 360-361.
30) Dice il Corano: "Ammazzati gli infedeli dovunque li incontrerete… e li lascerete liberi soltanto quando crederanno e pregheranno…(10:5), e più esplicetamente degli ebrei e cristiani dice: "Combattete quelli che non credono in Dio , e nel giorno del giudizio generale… e quelli che non sono dei seguaci della vera fede, di quelli che hanno avuto il Libro (la gente del libro che sono i cristiani e gli ebrei), fino a che paghino la Jiziat (la tassa imposta ai non musulmani), umiliandosi e sottomettendosi ai musulmani" (10:29).
31) I musulmani quando occuparono il Medio Oriente, offrirono ai cristiani della regioni tre scelte: - farsi musulmani. - pagare la Jiziah (tassa obbligatoria ai non musulmani), oppure il combattimento (la guerra). La rivista Al-Machriq, citata più sopra, pag. 360.
32) Bormans, Maurice: "Orientazione nel dialogo interreligioso", pag. 25-26.
33) Documenti moderni per il dialogo… , 51.
34) Orientazioni per un dialogo tra cristiani e musulmani, nella traduzione araba, libreria dei paolisti – Libano – 1981, pag. 156.
35) Mohammad Talibi: "L’Islam: Libertà e Dialogo", casa editrice Annahar, Beirut, Libano, 1999, pag. 19-23.
36) Al-Machriq, rivista semestrale dell’Università di S.Giuseppe, Beirut, gennaio-giugno, 2002, pag. 72-73.
37) Nostra Aetate n. 3, 28 ottobre 1965, e anche nella Costituzione "Lumen Gentium", n. 16, si legge: "Il disegno di salvezza abbraccia anche coloro che riconoscono il Creatore, e tra questi in particolare i musulmani, i quali professando di tenere la fede di Abramo, adorano con noi un Dio unico, misericordioso, che giudicherà gli uomini nel giorno finale".
38) J. Hoeberichts: opera citata, pag. 235.
39) Mons. Cirillo Bustros: "Le Relazioni Islamo-Cristiane", Libano, pag. 228.
40) Vari autori: "Documenti moderni per il dialogo tra cristiani e musulmani", Libano, 1992, pag. 69.
41) Il Papa Giovanni Paolo II, Discorso tenuto nella Grande Moschea Omayyade di Damasco, il 6 maggio, 2001.