Ecumene

Martedì, 19 Settembre 2006 01:14

5. La Madre di Dio, "Terra promessa" (Introduzione) (Michelina Tenace)

Vota questo articolo
(1 Vota)

La Madre di Dio non si impone alla fede. Nel cammino di fede, semplicemente, la troviamo sempre presente, o all'inizio o alla fine, perché porta dentro, per aver una volta portato il Figlio, tutta l'umanità che da lei il Figlio ha preso e mai lasciato.

«Il mistero del mondo è la sua femminilità [...] la generazione del mondo è dovuta all’azione della Santissima Trinità tutta intera, che si estende a partire da ogni ipostasi, sull’essere che la riceve, sulla femminilità eterna che diventa così il “principio del mondo” e che costituisce la “quarta ipostasi”, il “seno materno dell’essere». (S. BOULGAKOV, La Lumière sans dèclin, Lausanne 1990, p. 177).

«Cielo, stelle, terra, fiumi, giorno, notte e tutte le creature che sono sottoposte al potere dell’uomo o disposte per la sua utilità, si rallegrano, o Signora, di essere stati per mezzo tuo in certo modo risuscitati allo splendore che avevano perduto, e di avere ricevuto una grazia nuova inesprimibile. Erano tutte come morte le cose, poiché avevano perduto la dignità originale alla quale erano state destinate. Loro fine era di servire al dominio e alle necessità delle creature cui spetta di elevare la lode di Dio. Erano schiacciate dall’oppressione e avevano perso vivezza per l’abuso di coloro che si erano fatti servi degli idoli. Ma agli idoli non erano destinate. Ora invece, quasi risuscitate si rallegrano di essere rette dal dominio e abbellite dall'uso degli uomini che lodano Dio. Hanno esultato come di una nuova e inestimabile grazia sentendo che Dio stesso, lo stesso loro Creatore, non solo visibilmente tra loro, le santifica servendosi di esse. Questi beni così grandi sono venuti dal frutto benedetto del grembo benedetto di Maria benedetta.

Per la pienezza della tua grazia anche le creature che erano negli inferi si rallegrano della gioia di essere liberate, e quelle che sono sulla terra gioiscono di essere rinnovate. Invero per il medesimo glorioso Figlio della tua gloriosa verginità, esultano, liberati dalla loro prigionia, tutti i giusti che sono morti prima della sua morte vivificatrice, e gli angeli si rallegrano perché è rifatta nuova la loro città diroccata. O donna piena e sovrabbondante di grazia, ogni creatura rinverdisce, inondata dal traboccare della tua pienezza. O vergine benedetta e più che benedetta, per la cui benedizione ogni creatura è benedetta dal suo Creatore, e il Creatore è benedetto da ogni creatura.

A Maria Dio diede il Figlio suo unico che aveva generato dal suo seno uguale a se stesso e che amava come se stesso, e da Maria plasmò il Figlio, non un altro, ma il medesimo in modo che secondo la natura fosse l’unico e medesimo figlio comune di Dio e di Maria. Dio creò ogni creatura, e Maria generò Dio: Dio che aveva creato ogni cosa, si fece lui stesso creatura di Maria, e ha ricreato così quello che aveva creato. E mentre aveva potuto creare tutte le cose dal nulla, dopo la loro rovina non volle restaurarle senza Maria. Dio dunque è il padre delle cose create, Maria la madre delle cose ricreate. Dio è padre della fondazione del mondo, Maria la madre della sua riparazione, poiché Dio ha generato colui per mezzo del quale tutto è stato fatto, e Maria ha partorito colui per opera del quale tutte le cose sono state salvate. Dio ha generato colui senza del quale niente assolutamente è e Maria ha partorito colui senza del quale niente è bene. Davvero con te è il Signore che volle che tutte le creature, e lui stesso insieme, dovessero tanto a te». (ANSELMO D’AOSTA, Or. 52, PL 158,955-956).

«Come potremo ricambiare nel modo dovuto una degnazione così grande e così piena di amore? L'Unigenito Dio, unico per ineffabile origine divina, disceso nel grembo della Vergine santa, cresce nella forma di un essere umano. Chi contiene tutto e nel quale e per il quale ogni cosa sussiste, viene dato alla luce secondo le leggi dell’umano; colui, alla cui voce gli arcangeli e gli angeli tremano, il cielo e la terra e tutti gli elementi di questo mondo si dissolvono, l'Invisibile, egli, che non può essere contenuto in nessuna umana realtà, colui che non si può vedere, sentire e toccare, ecco, è nel giaciglio stretto da fasce. Chi riflette su queste cose, indegne di un Dio, sentirà tanto più di essere amato, proprio in contrasto con la grandezza divina. Colui, per mezzo del quale l'uomo è stato fatto, non aveva bisogno di divenire uomo; mentre noi avevamo necessità che Dio diventasse uomo e abitasse in noi cioè assumendo l'umanità, vivesse dentro di noi. La sua umiliazione è la nostra grandezza, la sua degradazione è il nostro onore, da una parte l'incarnazione di Dio e dall'altra, per contro, la nostra rinascita in Dio». (ILARIO DI POITIERS, in Lodi alla Madonna nel primo millennio delle Chiese d'Oriente e d'Occidente, Antologia a cura di C. BERSELLI e G. GHARIB, Roma 1981, pp. 25-26)

Michelina Tenace

 

Letto 2752 volte Ultima modifica il Domenica, 13 Novembre 2011 19:57
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

Search