ZOHAR
(IL LIBRO DELLO SPLENDORE)
(Passi scelti)
LA CREAZIONE
(II - 20a - Midrash ha-Neelam)
Disse Rabbi Shim'on: Guai alle creature che non badano e non sanno. Quando al Santo, che benedetto egli sia, venne il pensiero di creare il mondo, in quell'unico pensiero furono presenti tutti i mondi ed in esso vennero creati, secondo quanto è scritto:
“Li hai fatti tutti con sapienza” (Sal. CIV, 24). Con quel pensiero che è la sapienza, sono stati creati tanto questo mondo che il mondo superiore.Egli distese la sua destra e creò il mondo superiore, distese la sinistra e creò questo mondo, secondo quanto è scritto: “La mia mano ha fondato la terra e la mia destra ha disteso il cielo, io li chiamo ed essi si alzano assieme” (Is. XLVIII, 13). Tutti furono creati in un solo momento ed in un solo attimo. Dio fece questo mondo in corrispondenza con il mondo superiore: ciò che esiste in alto è il modello di ciò che esiste in basso, e tutto ciò che esiste in basso è il modello di ciò che esiste nel mare. E tutto è uno.
(I - 77a)
Rabbi Yosè prese a dire: “Come sono care le tue sedi, o Signore delle schiere” (SaI. LXXXIV, 2). Quanto dovrebbero meditare gli uomini sulle azioni del Santo, che benedetto egli sia! Infatti gli uomini non pongono mente e non sanno su che cosa si fonda il mondo, e su cosa essi stessi poggiano. Quando il Santo, che benedetto egli sia, creò il mondo, fece i cieli di fuoco e di acqua, mescolati insieme, ed essi non si solidificarono. Successivamente si solidificarono e stettero nello spirito eccelso. Di là Dio piantò il mondo in modo che poggiasse sulle colonne e queste colonne, a loro volta, non si reggono se non per merito di questo spirito. Quando esso si allontana, le colonne vacillano ed ondeggiano e tutto il mondo trema, come è scritto: “Egli scuote la terra dal suo luogo e le sue colonne vacillano” (Giob. IX, 6). E ogni cosa, a sua volta, poggia sulla Torà, perché quando i figli di Israele si occupano della Torà il mondo si mantiene ed essi si mantengono; e le colonne se ne stanno alloro posto perfettamente salde.
(I - 47a)
“Dio vide che tutto quello che aveva fatto era molto buono” (Gen. I, 31). E che Dio non l'aveva già previsto? Sì, il Santo, che benedetto egli sia, aveva previsto tutto. Il fatto che abbia usato l'espressione “che tutto” è per comprendere in essa tutte le generazioni che sarebbero apparse successivamente e tutto ciò che si sarebbe rinnovato nel mondo di generazione in generazione, ancor prima che se ne vedesse la realizzazione.
L'espressione “quel che aveva fatto” si riferisce all'opera della creazione, nel corso della quale fu creato il fondamento e la base di tutto ciò che sarebbe avvenuto o si sarebbe rinnovato nel mondo nei periodi successivi. Il Santo, che benedetto egli sia, vide ciò che non era e lo pose nell'opera della creazione.
(III - 9b - 10a)
Rabbi Yehudà prese a dire: “Dio disse: sia un firmamento in mezzo alle acque, che separi le une dalle altre” (Gen. I, 6). Nello stesso momento in cui il Santo, che benedetto egli sia, creò il mondo, egli creò anche sette firmamenti in alto, sette terre in basso, sette mari, sette fiumi, sette giorni, sette settimane, sette anni, sette cicli di settemila anni della durata del mondo. Il Santo, che benedetto egli sia, si trova nel settimo di tutto.
Sette firmamenti sono in alto, ed in ognuno di essi ci sono stelle, costellazioni e pianeti. In ogni firmamento ci sono inoltre degli angeli, gli uni presso gli altri, che accettano su di loro il giogo del regno del loro Signore. Infine, in ogni firmamento ci sono angeli e “divini servitori”, diversi gli uni dagli altri: alcuni hanno sei ali, altri ne hanno quattro; alcuni hanno quattro facce, altri due, altri ancora una; alcuni sono di fuoco fiammeggiante, altri di acqua, altri di spirito, secondo quanto è scritto: “Tu ti servi dei venti come dei tuoi angeli e del fuoco ardente come di tuoi servitori” (Sal. CIV, 4). Tutti i firmamenti, gli uni presso gli altri, sono come le membrane della cipolla, alcuni in basso, alcuni in alto. Ognuno di essi trema per timore del suo Signore, in base alla cui volontà si muove o sta immobile. Al di sopra di tutti i firmamenti c'è il Santo, che benedetto egli sia, che sostiene tutto con la sua forza ed il suo vigore.
In corrispondenza dei firmamenti, ci sono sette terre in basso e tutte sono abitate. Alcune sono in alto ed altre sono in basso: la terra di Israele è più in alto di tutte e Gerusalemme è più in alto di ogni altro centro abitato. I nostri compagni che abitano il sud lessero nel libro degli antenati e nel libro di Adamo, che le terre sono divise in questo modo. Esse si trovano in basso, secondo il modello dei firmamenti che si trovano in alto, le une presso le altre. Tra una terra e l'altra un firmamento fa da separazione, cosicché ognuna di esse può essere contraddistinta con un nome particolare. In ogni terra c’è un giardino dell'Eden ed una Geenna, e vi vivono delle creature differenti le une dalle altre, secondo il modello degli angeli che vivono in alto. Alcune di esse hanno due facce, altre quattro, altre ancora solo una, e l'aspetto delle une è diverso da quello delle altre.
(III - 168b - 169a)
Disse Rabbi Shim'on bar Yochai a colui che lo accompagnava: “Conosci tu una cosa nuova, intorno alla quale mi trovo confuso?” Gli rispose: “Dì pure”. Egli allora disse: “Vorrei conoscere il segreto dell'eco. L'uomo fa udire la propria voce nel campo o in altro luogo ed un'altra voce, sconosciuta, gli torna indietro”. Allora quegli così parlò: “O uomo pio e santo, su tale argomento diverse opinioni sono sorte e varie precisazioni sono state fatte dinanzi al capo dell'assemblea del mondo superiore. Quando il capo dell'assemblea ridiscese, disse: Così è stato risolto l'argomento nell'assemblea celeste e si tratta di un profondo mistero.
Considera dunque. Esistono tre voci, che non scompaiono mai, a parte le voci della Torà e della preghiera, che quando salgono in alto aprono i cieli. Si tratta di altre voci, che non salgono e non scompaiono mai. Esse sono tre. La voce della partoriente nel momento delle doglie, che vaga per l'aria da un'estremità dal mondo all'altra. La voce dell'uomo, nel momento in cui la sua anima esce dal corpo, che vaga per l'aria da un'estremità del mondo all'altra. La voce del serpente quando cambia la pelle, che vaga per l'aria da un'estremità del mondo all'altra. O uomo pio e santo, quanto questo tema è vasto ed importante! Che avviene di tali voci ed in quale luogo esse entrano ed aleggiano? Queste sono voci di dolore: esse vagano da un'estremità del mondo all'altra e penetrano negli anfratti e nelle fessure del terreno, nascondendosi là. Quando un uomo emette la propria voce, a quel suono quelle voci si destano. Solo la voce del serpente non si desta alla voce dell'uomo. E come si desta? Al suono di un colpo. Quando un uomo batte un colpo, a quel suono si ridesta la voce del serpente, che si era nascosta. Quella voce e non un'altra voce, perché ogni voce desta la voce corrispondente, ogni specie la sua specie. Perciò nel giorno solenne del Capo d'Anno il suono del corno desta un altro suono del corno: ogni specie segue la propria specie. La tendenza del serpente è verso il male, per colpire e per uccidere, e la sua voce non si ridesta se non al suono di una voce della sua stessa specie. Perciò quando l'uomo colpisce la terra con il bastone, richiama la sua specie e ridesta la voce del serpente, che risponde alla propria specie. E questo è un mistero profondo.
(I - 208a - 208b)
“Giuseppe non poté più resistere dinanzi a tutti i presenti ed esclamò: Fate uscir tutti. E nessuno rimase con lui quando si fece conoscere ai suoi fratelli” (Gen. XLV, 1). Rabbi Chiyà prese a dire: “Dà in abbondanza ai poveri, la sua giustizia dura in eterno, la sua gloria si innalza con onore” (Sal. CXII, 9). Considera dunque. Il Santo, che benedetto egli sia, creò il mondo e lo pose sotto il dominio dell'uomo, di modo che egli fosse il re di tutto. Dell'uomo esistono nel mondo tipi differenti: ci sono i giusti ed i malvagi, gli stolti ed i sapienti, i ricchi ed i poveri. E tutti esistono nel mondo. Ciò affinché gli uni traggano benefici dagli altri: i malvagi dai giusti, gli stolti dai sapienti ed i poveri dai ricchi. Perché l'uomo si merita la vita eterna ed è legato all'albero della vita soltanto attraverso la giustiziache esercita e che dura in eterno, come è scritto: “la sua giustizia dura in eterno”.
“Dà in abbondanza ai poveri”. Rabbi El'azar disse: Quando il Santo, che benedetto egli sia, creò il mondo, lo fissò su una sola colonna, il cui nome è “il giusto”. Il giusto è infatti il fondamento del mondo: egli abbevera ed alimenta tutto, come è scritto: “dall'Eden usciva un fiume che bagnava il giardino e di là si divideva e formava quattro capi”(Gen. II, 10).
“E di là si divideva”. Che significa “si divideva”? Invero l'alimento e le acque di quel fiume sono dapprima assorbite completamente dal giardino, e successivamente sono divise e diffuse ai quattro angoli della terra. E molti sono coloro che anelano ad abbeverarsi e ad alimentarsi di là, come è detto: “Gli occhi di tutti sono rivolti con fiducia a te e tu dai loro il loro pane a suo tempo” (Sal. CXLV, 15). Perciò l'espressione “dà in abbondanza ai poveri”si riferisce al giusto. L'espressione “la sua giustizia dura in eterno” si riferisce alla comunità di Israele, che per mezzo di essa si mantiene nel mistero della pace, in una durata perfetta. L'espressione “il malvagio vede e si adira” (Sal. CXII, 10) si riferisce al resto degli idolatri. Considera dunque. Il regno dei cieli è il Tempio di Gerusalemme, che mantiene tutti i poveri sotto l'ombra della divina presenza (Shekhinà), ed il giusto si chiama tesoriere della carità,facendo egli del bene ed alimentando tutti, secondo quanto è scritto: “Egli dà in abbondanza ai poveri”. Perciò i tesorieri della carità ricevono il premio per tutti, perché essi fanno la carità.
“E nessuno rimase con lui quando si fece conoscere dai suoi fratelli”. L'espressione “con lui” si riferisce alla comunità di Israele. “I suoi fratelli” sono gli angeli e le altre schiere celesti, a proposito delle quali è scritto: “Per il bene dei miei fratelli e dei miei amici, pregherò che la pace regni in te” (Sal. CXXII, 8).(I - 75a - 75b)
“E nel sabato e nel capomese verrà aperta”, perché allora ci si serve della cosa sacra in un giorno sacro. Quello è il momento adatto, in cui la luna si unisce al sole. Considera dunque. Questa porta non viene aperta in quei sei giorni feriali, perché essi sono i sei giorni profani che dominano sul mondo e lo alimentano, con la sola eccezione della terra di Israele. Ed essi dominano, perché questa porta rimane chiusa. Però “nel sabato e nel capomese” essi vengono eliminati e non dominano più, perché questa porta è aperta ed il mondo nella gioia, di là trae alimento, senza essere posto sotto il dominio del male. Ma come puoi dire che in quei sei giorni le forze profane dominano da sole? Considera dunque. L'espressione “che volge a oriente” significa che prima che tali forze sorgano a dominare, Dio guarda sempre al mondo. Tuttavia la porta, dalla quale il mondo si alimenta del sacro, non viene aperta se non nel giorno del Sabato e del capomese. Tutti gli altri giorni dipendono dal Sabato e da esso traggono alimento, perché nel giorno del Sabato tutte le porte sono aperte e si realizza il riposo per tutti, per i mondi superiori e per quelli inferiori.(III - 159a)
Il Santo, che benedetto egli sia, possiede tre mondi, nei quali egli si trova nascosto. Il primo, e più segreto di tutti, è il mondo superiore, che non può essere visto e conosciuto se non da lui, che è nascosto in esso. Il secondo è collegato con il mondo superiore, ed attraverso di esso il Santo, che benedetto egli sia, si fa conoscere, secondo quanto è scritto: “Apritemi le porte della giustizia... Questa è la porta del Signore” (Sal. CXVIII, 19-20). Questo è il secondo mondo. Il terzo si trova al di sotto dei primi due mondi ed in esso è la separazione. Questo è il mondo, dove si trovano gli angeli superiori; però il Santo, che benedetto egli sia, vi si trova e non vi si trova. Potrebbe esserci adesso, ma quando si provasse a scrutare per conoscerlo, si allontanerebbe e non si lascerebbe vedere, sicché tutti chiedono: “Dov'è il luogo della sua gloria?”: “Benedetta la gloria del Signore da ogni luogo” (Ez. III, 12). Questo è il mondo, dove Dio non si trova sempre.
(II - 148b - 149a)
E scritto: “Dio disse: Sia la luce. E luce fu” (Gen. I, 3). Disse Rabbi Yosè: Quella luce fu nascosta e messa da parte per i giusti nel mondo futuro, secondo quanto è scritto: “La luce è stata seminata per il giusto” (Sal. XCVII, 11), per ogni giusto. Quella luce non fu utilizzata nel mondo altro che nel primo giorno della creazione, dopo di che fu nascosta e non venne più utilizzata.
Rabbi Yehudà disse: Se quella luce fosse stata nascosta del tutto, il mondo non avrebbe potuto sopravvivere per un solo momento. Ma fu nascosta e “seminata” come il seme che produce germogli e frutta, ed attraverso di essa il mondo si mantiene. E non c'è giorno in cui questa luce non si irradi nel mondo, facendolo esistere. Il Santo, che benedetto egli sia, attraverso di essa alimenta il mondo. In ogni luogo in cui c'è gente che si affatica nello studio della Torà, avviene che di notte un sottile raggio esce da quella luce nascosta e giunge fino a coloro che si affaticano sulla Torà, secondo quanto è scritto: “Tutti i giorni il Signore mi manda la sua bontà e tutte le notti il canto in suo onore è presso di me”(Sal. XLII, 9). Lo abbiamo già spiegato. Il giorno in cui fu eretto il Tabernacolo in basso, cosa accadde? “Mosè non poté penetrare nella tenda della radunanza, perché la nube posava su di essa” (Es. L, 35). Cos'era la “nube”? Era un raggio che usciva da quella luce originale per la gioia della sposa che era entrata nel Tabernacolo in basso. Da quel giorno non si e più rivelata, ma continua ad esercitare la sua influenza sul mondo, rinnovando ogni giorno l'opera della creazione.
(I - 207a)
E scritto: “Con la sapienza il Signore fondò la terra” (Prov. III, 19). Il mondo superiore non fu creato altro che dalla sapienza. Anche il mondo inferiore non fu creato se non dalla sapienza. Ed ambedue tali mondi sono scaturiti dalla sapienza superiore e dalla sapienza inferiore. “Con l'intelligenza egli consolida i cieli” (Prov. III, 19). Che significa l'espressione “consolida?” Egli consolida i cieli giorno per giorno, senza interruzione; non li ha infatti stabiliti in un solo periodo ma giorno per giorno li viene stabilendo. E questo è il mistero, che sta dietro al verso: “I cieli stessi non sono meritevoli ai suoi occhi” (Giobbe XV, 15).Ti può mai venire in mente che nei cieli vi sia una manchevolezza? Ma così si deve intendere. L'importanza dei cieli consiste nell'apprezzamento e nel grande amore che il Santo, che benedetto egli sia, ha per loro, che gli sono assai cari. Perciò non sembra ai suoi occhi che essi siano stabiliti come si conviene, nonostante che egli li venga stabilendo giorno per giorno. Dio infatti per l'amore che ha per loro desidera illuminarli in perpetuo, senza interruzione. E il mondo futuro emana ogni giorno delle luci splendenti, senza interruzione, perché essi siano sempre illuminati. Perciò è detto: “i cieli non sono meritevoli ai suoi occhi”. Non è infatti scritto soltanto “i cieli non sono meritevoli”, ma è aggiunta la precisazione “ai suoi occhi”. Quindi si comprende il verso: “Con l'intelligenza egli consolida i cieli”.