Quando si affronta il tema della vita religiosa, in genere le tematiche da affrontare sono già segnate. Carisma, voti, costituzioni, vita comune… In specifico, poi, si tratta di presentare la spiritualità del proprio istituto, le sue particolarità, le devozioni. Il rischio è che ci si trovi come nel racconto zen, là dove si finisce con il guardare il dito che indica la luna, e non la luna stessa. La riflessione di questo volume si presenta volutamente – sia nella forma che nel contenuto – modulata in maniera diversa. Nella prima parte l’autore spiega – partendo dalle motivazioni che da altri gli sono state presentate – perché ha scelto la vita religiosa come fratello laico, senza voler diventare prete. Nella seconda parte entra in merito ad alcuni punti che possono essere significativi per un’esperienza di vita religiosa oggi.